Roma, 5 dicembre 2019 – E’ tornata nuovamente al ministero dello Sviluppo Economico la vertenza dei lavoratori Ex Mercatone Uno attualmente in cassa integrazione a zero ore da fine maggio 2019. All’incontro del 3 dicembre partecipato dai rappresentanti del dicastero, dai rappresentanti delle 14 Regioni dove hanno sede i negozi e dai sindacati di categoria Cgil Cisl Uil i tre Commissari dell’amministrazione straordinaria hanno comunicato che, rispetto allo stato di avanzamento della procedura di cessione, risultano esser pervenute 14 manifestazioni di interesse afferenti solo 44 punti vendita del perimetro aziendale del Gruppo Mecatone Uno in A.S. e che le stesse prevedono il riassorbimento parziale degli attuali livelli occupazionali. Le manifestazioni, non propriamente conformi al regolamento di vendita, sarebbero allo stato ancora oggetto di valutazione, approfondimento e interlocuzione con i soggetti interessati finalizzate ad un miglioramento delle stesse. Al momento, i commissari hanno comunicato che non sono pervenute offerte per 8 PdV: Crevoladossola, Caltignana, Serravalle Scrivia, Villafranca D’Asti, Castegnato, Verdello, Capena e Bari e che sono in attesa di un riscontro da parte della CVE, proprietaria di alcune delle superfici interessate dalla cessione, sulle quali è ancora pendente un sequestro. A fronte di tutto ciò, la triade commissariale ha precisato che presenterà richiesta di proroga del proprio mandato ora prevista al 31 dicembre 2019. La Fisascat Cisl, presente al tavolo con la segretaria nazionale Aurora Blanca, ha espresso forte preoccupazione sulla mancanza di dettagli in merito al settore merceologico nel quale operano i potenziali acquirenti, sulla tempistica occorrente per avere un quadro di riferimento più definito a fronte del fatto che le licenze solo al momento sospese, certezza della solidità economica e finanziaria delle potenziali acquirenti e sugli effetti occupazionali strettamente connessi alle manifestazioni di interesse che diventeranno vincolanti. «Le perplessità emerse allorquando abbiamo letto il bando di vendita hanno trovato riscontro durante l’ultimo incontro. – ha dichiarato la sindacalista sottolineando che si tratta «di una ancora paventata (manifestazione di interesse e non di offerte vincolanti) soluzione spezzatino che non darà garanzie occupazionali a tutti coloro che attendono risposte dal 24 maggio 2019». «Ad agosto 2018, con la precedente triade commissariale fu ceduto il complesso aziendale, – ha precisato Blanca – seppur per un breve periodo, alla Shernon Holding, con la perdita immediata di ben 888 posti di lavoro e la riduzione dell’orario di lavoro e di conseguenza la riduzione reddituale e contributiva per coloro ai quali doveva esser garantito il posto di lavoro per almeno 24 mesi». «Shernon è stata una parentesi infausta che poteva sicuramente esser gestita in modo differente. Durante l’incontro presso il Mise tenutosi nei primi mesi dell’anno in corso, l’avvocato Russo, oggi curatore della stessa, aveva già paventato l’ipotesi di fallimento e nessuno si è preoccupato di dar continuità ai rapporti in essere. Era una soluzione fattibile ed invece si è preferito abbassare le serrande, con aggravio non solo per i dipendenti tutti ma anche con la compromissione di un brand sinonimo di sacrifici ma soprattutto di vittorie» ha chiosato la sindacalista. «Stiamo assistendo ad una continua e costante richiesta di sacrifici da parte delle maestranze ormai sfinite che non vedono alcun barlume di speranza.La proroga della A.S. e conseguentemente dell’ammortizzatore sociale non destano sorrisi in chi aveva ed ha riposto nelle istituzioni tutte speranze e aspettative» ha poi stigmatizzato Blanca evidenziando i tanti coni d’ombra della vertenza. «Ci è stato detto che non bisogna parlare di esuberi ma ci chiediamo come non farlo di fronte a informazioni parziali non certamente rosee ed una pianificazione ed una tempistica che oseremo dire del tutto incerta. Quali sono le soluzioni per coloro che insistono negli otto punti vendita non oggetto di cessione? Quali quelle che si intendono porre in essere per coloro che non verranno acquisiti?» ha dichiarato rimarcando la disponibilità «a non parlare di esuberi ma solo di fronte a soluzioni concrete consentiranno di salvaguardare tutti i posti di lavoro nella trasparenza e nell’ottica che gli impegni assunti vengono rispettati». La sindacalisa ha poi sottolineato che «gli ammortizzatori sociali per noi sono una scialuppa di ausilio non la panacea dei mali». «I commissari si sono autodefiniti “tre medici in sala operatoria” di fronte ad un paziente “terminale”. Certo a fronte di ciò e consapevoli della gravità in cui versa l’azienda nonché il mercato, riteniamo che non vi siano soluzioni semplici e definite a priori ma sicuramente è necessario e imprescindibile il ruolo del sindacato e della contrattazione» ha dichiarato ancora Blanca che sottolinea «l’urgenza di stipulare accordi nazionali e territoriali finalizzati a definire clausole sociali atte a salvaguardare l’occupazione e a non disperdere le competenze. Inutile dire che molti in questo momento potrebbero manifestare interesse solo per le mura e le licenze, attendendo che il tempo si consumi in sala operatoria». «Se la procedura concorsuale messa in campo dal Mise è di tipo conservativo e l’interesse prioritario al quale tutti intendono concorrere è questo – ha concluso la sindacalista – la Fisascat Cisl è disponibile ad interagire e a sottoscrivere con tutti gli attori qualsiasi accordo vincolante che vada in questa direzione».