Roma, 23 gennaio 2019 – E’ scaduto da oltre 6 anni il contratto nazionale di lavoro applicato ad oltre 600mila addetti delle imprese di pulizia, servizi integrati e multiservizi. Settore che assume una rilevanza in termini di fatturato e numero di addetti, circa 139 miliardi di euro pari al 7% del Pil italiano prendendo a riferimento i soli appalti pubblici – il 47% dei quali attiene ai servizi – e più di 600mila addetti occupati prevalentemente donne, ma i lavoratori sono tra quelli a più basso reddito e spesso soggetti all’elusione delle norme contrattuali in un sistema che opera prevalentemente in regime di appalto e dunque particolarmente esposto al dumping. In una nuova missiva trasmessa al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo i sindacati di categoria Filcams Cgil Fisascat Cisl e Uiltrasporti accendono ancora una volta i riflettori sullo stallo delle trattative e sulle inevitabili ripercussioni nel settore del mancato rinnovo contrattuale sollecitando l’avvio di un confronto in sede istituzionale già richiesto ad ottobre dello scorso anno ma ad oggi senza riscontro. I sindacati puntano il dito contro le più recenti modifiche al Codice degli Appalti Pubblici che, affondano, vede nella liberalizzazione del subappalto la modifica più dannosa così come nelle cooperative cosiddette spurie la competizione al ribasso tra imprese viene realizzata sulla riduzione del costo del lavoro e dei diritti. Filcams Fisascat Uiltrasporti richiamano al ruolo delle Amministrazioni pubbliche in quanto principali committenze e dunque responsabili della costruzione dei Bandi di Gara e delle risorse destinate. A complicare la situazione nel settore delle imprese di pulizie e multiservizi – dove il fatturato nei soli appalti pubblici è aumentato rispetto al 2018 del 63% – le tabelle degli aumenti economici ferme al 2013, anno dell’ultimo rinnovo, situazione che impatta sia sul valore degli appalti sia sulla condizione economica dei lavoratori, già fortemente caratterizzata da part time involontari a poche ore settimanali, con bassi salari e un’alta mobilità dettata dagli appalti su più cantieri. I sindacati stigmatizzano infine l’intransigenza delle associazioni imprenditoriali di settore – Anip Confindustria, Fise, Legacoop, Confcooperative, Confapi e Agci – che condizionano fortemente il rinnovo contrattuale incassando di fatto un risparmio economico in una attività labour intensive.