Roma, 15 marzo 2018 – Lavoro, rilanciare l’occupazione e gli investimenti per dare un futuro al Paese. Questo, l’obiettivo dell’incontro tra i sindacati confederali Cgil Cisl Uil e il ministro del lavoro Di Maio I sindacati hanno espresso soddisfazione per la scelta dell'esecutivo di avviare tavoli di confronto, che si svilupperanno sia in sede tecnica che in sede politica a Palazzo Chigi. Il confronto proseguirà nelle prossime settimane su sblocca-cantieri, decreto crescita e sviluppo. previdenza e politiche attive del lavoro e, infine, rappresentanza e salario minimo, tema anche al centro delle audizioni in Commissione Lavoro del Senato. I sindacati hanno chiesto anche di affrontare la questione della legge sulle esternalizzazioni delle municipalizzate, fisco, autonomia differenziata e la questione del Mezzogiorno. Una discussione è prevista anche sulla normativa dei rider. L’ipotesi di fissare per legge un salario minimo, uguale per tutti, non convince sindacati e imprese che respingono il principio di una legge che entra nel campo della contrattazione. Cgil, Cisl e Uil si dicono fortemente preoccupate da probabili effetti collaterali pericolosi. E puntano il dito sulla proliferazione dei contratti pirata ”poco e per nulla rappresentativi”; e ancora il provvedimento spiazzerebbe la contrattazione comportando per le aziende nessun altro obbligo che l’applicazione della paga di legge.. Per la leader della Cisl Annamaria Furlan «i minimi tabellari dei contratti nazionali, che coprono circa il 90% dei lavoratori, sono da estendere al rimanente 10%». In Commissione al Senato l’Istat ha sostenuto che l’introduzione del salario minimo rischierebbe di essere un incentivo per il sommerso; e comporterebbe un aggravio di costi per circa 1,5 milioni di imprese. Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Davide Guarini, la conseguenza dell’introduzione di un salario minimo sarebbe «una fuga dal contratto nazionale di lavoro il quale non si limita solo a fissare solo i minimi di retribuzione ma integra il trattamento economico del lavoratore con molte altre voci riferite per esempio al welfare dell’assistenza sanitaria integrativa e della previdenza complementare». «Nel commercio, turismo e servizi – ha sottolineato il sindacalista – oltre l’85% dei lavoratori è coperto dalla contrattazione collettiva e il nostro impegno deve essere profuso per quel restante 15% che rimane fuori da ogni regola contrattuale. Ribadiamo la valutazione assolutamente negativa del provvedimento che rischia inficiare sulla contrattazione collettiva stipulata dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative facendo venire a meno l’importante ruolo della rappresentanza» ha aggiunto il sindacalista evidenziando anche «il pericolo di innesto del meccanismo di dumping a sfavore di chi applica integralmente i contratti leader, viziando in tal modo il contesto economico e produttivo».

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