Lavoro Domestico, l’avviso comune delle Parti Sociali: includere le badanti tra i primi destinatari del vaccino anti Covid. La categoria sia equiparata agli operatori socio sanitari

Roma, 23 dicembre 2020 – I lavoratori domestici addetti alla cura domiciliare di anziani, bambini e persone fragili siano inseriti nella prima categoria dei soggetti cui sarà somministrato il vaccino. E’ la richiesta unanime delle Parti Sociali firmatarie della contrattazione nazionale del Lavoro Domestico, le associazioni datoriali di settore Fidaldo (costituita da Assindatcolf, Nuova Collaborazione, Adlc, Adld) e Domina e i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federcolf, contenuta in un Avviso Comune rivolto al Governo e ai ministri competenti Speranza, Catalfo, Lamorgese, Gualtieri, Bonetti e al Direttore dell’Ufficio ILO De Rosas, all’indomani della definizione del Piano per la vaccinazione anti Covid elaborato dall’Esecutivo Conte.

Per le Parti Sociali badanti e baby sitter che prestano lavoro di cura domiciliare, per la tipologia delle mansioni prestate e per gli elevati fattori di rischio che incorrono nell’esercizio della professione, devono essere equiparate, come si desume dagli stessi indirizzi della Oms, agli operatori socio-sanitari che espletano la loro attività in ambito extradomiciliare. Si tratta, infatti, di lavoratrici e lavoratori che ogni giorno operano a strettissimo contatto con le persone più vulnerabili, senza possibilità di effettivo distanziamento e quindi ad alto rischio di contagio da Covid-19. Il comparto domestico occupa complessivamente circa 2milioni di addetti.

Poco meno di 860mila addetti sono regolarizzati; di questi oltre 400mila sono badanti, in continua crescita (+11,5% dal 2012), anche per effetto del progressivo invecchiamento della popolazione, stime che collocano il Bel Paese tra i Paesi più anziani del globo. Lombardia (63,5mila), Emilia-Romagna (45,1mila), Toscana (41,8mila), Veneto (35,9mila), Lazio (35,6mila) e Piemonte (33mila) sono le Regioni nelle quali sono più numerose.

Le Parti Sociali, in piena emergenza pandemica, avevano rivolto al Governo un altro Avviso Comune con la espressa richiesta di includere tra i destinatari degli ammortizzatori sociali Covid e degli strumenti di integrazione al reddito, finalizzando l’intervento alla salvaguardia della continuità del rapporto di lavoro e del reddito, come anche di prevedere misure ad hoc di sostegno dei datori di lavoro del settore, per lo più famiglie con il bisogno crescente di cura e assistenza domestica. Anche la bilateralità settoriale è scesa in campo per rispondere ai numerosi bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto con prestazioni sanitarie integrative ad hoc legate all’emergenza Covid-19, con uno stanziamento pari a 6 milioni di euro, erogate attraverso la cassa di assistenza sanitaria integrativa di settore Cassa Colf.

L’Italia della sicurezza si ferma per la vigilia di Natale: il 24 dicembre 100mila guardie giurate e addetti in sciopero per il contratto

Roma, 23 dicembre 2020 – Risposte immediate e interventi risolutivi, urgenti, dopo 5 lunghi anni di attesa. Questo chiedono i lavoratori e le lavoratrici della vigilanza privata e gli addetti alla sicurezza italiani che domani, 24 dicembre, saranno in sciopero per il Contratto Collettivo nazionale.

La proclamazione da parte dei sindacati di categoria, Filcams CGIL, Fisascat CISL e UILTuCS, è stata inevitabile dopo l'ultimo infruttuoso incontro con le associazioni datoriali. I lavoratori si fermeranno per tutta la giornata della vigilia di Natale: chi sarà stato assegnato ad orari notturni sciopererà nei turni che avranno inizio nella giornata del 24.

"Durante questi mesi di emergenza sanitaria – commentano Filcams CGIL, Fisascat CISL e UILTuCS – decine di migliaia di addetti alla vigilanza privata e alla sicurezza hanno lavorato incessantemente garantendo il servizio e supportando enti pubblici e privati nella gestione delle procedure di sicurezza. Per loro è stato uno sforzo enorme, perché hanno eseguito i loro compiti in condizioni spesso di estrema precarietà e senza nessun riconoscimento".

"Con la mobilitazione – aggiungono i sindacati – intendiamo portare sotto i riflettori una situazione critica che abbiamo fatto presente anche al premier Giuseppe Conte e alle ministre Nunzia Catalfo e Luciana Lamorgese attraverso una lettera scritta con un invito a discutere rapidamente per risolvere altrettanto celermente la situazione".

“Tutti i tentativi fatti dalle organizzazioni sindacali per arrivare ad un accordo – concludono, infatti, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – si sono scontrati con la netta ritrosia delle associazioni datoriali che sono arrivate perfino a strumentalizzare la pandemia, usando il virus come pretesto per l'ennesimo rinvio. Ora basta: i lavoratori sono stanchi di attendere e vogliono un intervento immediato, nel segno del rispetto e del riconoscimento del loro ruolo di grande impegno e responsabilità”.

Car2Go Italia, siglato l’accordo integrativo aziendale applicato ai 45 dipendenti dell’operatore del car sharing

Carofratello: «Esempio di contrattazione win-win»

Roma, 21 dicembre 2020 – Arriva a destinazione la trattativa per il primo accordo aziendale Car2Go Italia. Sono 45 i dipendenti dell’operatore di car sharing, presente in Italia a Milano, Roma, Torino, nelle principali città in Europa e nel Nord America.

L’integrativo entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre 2023 Molteplici gli ambiti di intervento dell’intesa, a partire dalle relazioni sindacali – ai due livelli, nazionale e territoriale/unità operativa, alla responsabilità sociale, fino ai programmi di formazione – con l’espresso richiamo ai fondi interprofessionali per la formazione continua – e al capitolo delle agibilità sindacali, con un monte di 14 ore dedicato allo svolgimento delle assemblee con la costituzione di un Coordinamento Nazionale Rsa/Rsu/Rls. Altro tema di rilievo quello della flessibilità e del ricorso al lavoro straordinario, con la costituzione della banca delle ore con l’accantonamento delle ore di straordinario fino ad un massimo di 60 ore annue – per le quali verrà riconosciuta la maggiorazione spettante da Ccnl – che potranno essere usufruite sotto forma di permessi retribuiti entro il 31 marzo dell’anno successivo; in caso di mancata fruizione verrà erogata la relativa indennità sostitutiva.

Ampio spazio al capitolo dedicato allo smart working, che coinvolgerà tutto il personale in forza per la totalità della prestazione o parte di essa, il cui accesso è subordinato alla sottoscrizione di un accordo individuale a tempo indeterminato – esclusivamente su base volontaria e oggetto di informativa delle organizzazioni firmatarie dell’accordo integrativo – preservando gli elementi costitutivi del contratto in essere quali inquadramento, mansioni, livello retributivo, ecc., e nel rispetto delle norme su prevenzione e sicurezza.

Sul welfare riferito al congedo parentale per maternità e paternità, l’accordo integrativo prevede che anche nei periodi di astensione facoltativa – per un periodo continuativo pari a sei mesi l’azienda – provvederà ad integrare quanto corrisposto dagli enti previdenziali con un ulteriore 70% della retribuzione. In caso di parto gemellare o plurigemellare ciascun genitore avrà diritto a fruire del numero di mesi di congedo parentale previsti dalla normativa vigente.

Sulla malattia le parti concordano di riconoscere l’integrazione al 100% del trattamento economico di malattia indipendentemente dalla durata della malattia; in caso di evento morboso l’azienda comunicherà al lavoratore l’imminente esaurimento del periodo di comporto con un preavviso di almeno 15 giorni di calendario. Verranno inoltre riconosciuti 7 giorni retribuiti all’anno per malattia del bambino di età compresa tra i 2 e i 12 anni. Anche in caso di infortunio l’azienda integrerà l’indennità corrisposta dall’Inail. L’accordo contempla poi un articolato sulla disciplina delle ferie, congedi per le coppie che contraggono vicolo di unione civile, agevolazioni per lavoratori stranieri, permessi in caso di nascita del nipote, lutto e grave infermità di un familiare e per visita medica oltre ad articolati normativi riferiti a buono pasto – di 8€ a decorrere dal mese di gennaio 2022 – anticipi Tfr e aumento di un + 2% della quota aziendale versata al Fondo Fon.Te..

Sul capitolo appalti e terziarizzazioni la società si fa garante di esigere dalle aziende appaltatrici e/o in affidamento dei servizi ad essa collegate, il rispetto delle norme contrattuali, previdenziali, antinfortunistiche ed anti contagio da Covid-19. Nell’articolato sulle tutele di genere l’accordo aziendale condanna espressamente la violenza sulle donne e alla violenza perpetrata sull’orientamento sessuale in genere e contempla misure di miglior favore applicate alle lavoratrici vittime di violenza di genere.

A pochi mesi dalla sottoscrizione dell’intesa sul premio di risultato 2020, riconosciuto nel cedolino paga del mese di marzo 2021, convertibile anche in prestazioni di welfare, l’accordo integrativo prevede l’istituzione di un Conto Welfare individuale; tra le spese oggetto di rimborso anche quelle sostenute per asili nido, istruzione, mensa, testi scolastici, soggiorni studio all’estero, corsi di lingue, master e corsi di specializzazione post laurea, centri estivi invernali e ludoteche.

Soddisfazione in casa Fisascat Cisl. Per il funzionario sindacale della categoria cislina Salvo Carofratello «la sottoscrizione del primo accordo integrativo applicato ai 45 dipendenti dell’operatore del car sharing, comparto che ha subìto pesantemente degli effetti del lockdown e delle misure restrittive, rappresenta un modello di contrattazione win-win, individuando una sintesi tra le diverse posizioni nella condivisione di una normativa a tutto tondo che qualifica la professione, introduce nuove tutele e implementa ulteriormente l’intervento di welfare in un’ottica di ripresa e consolidamento aziendale».

Sale bingo e Gaming Halls, al via il tavolo permanente di confronto delle parti sociali. Urgente definire una strategia di azione comune aziende lavoratori

Roma, 17 dicembre 2020 – Si è riunito in modalità telematica il tavolo permanente di confronto delle Parti Sociali firmatarie della contrattazione nazionale e degli accordi del settore Sale Bingo e Gaming Halls, duramente provato dalla crisi pandemica e dalle misure attuate dal Governo per contenere il contagio, con oltre il 70% di perdite denunciate nel 2020 rispetto lo scorso anno.

Il comparto occupa complessivamente oltre 25mila addetti oltre agli operatori dell’indotto e delle aziende fornitrici di servizi. Il confronto ha messo in luce le criticità ante Covid del modello concessorio organizzato delle sale gioco, con costi fissi progressivamente sempre meno sostenibili, la carenza di un intervento legislativo a supporto del tessuto industriale di riferimento, la progressiva impossibilità della continuità dell’esercizio dell’attività in diverse Regioni oltre alla tendenziale cancellazione di marginalità dall’esercizio delle sale.

La crisi Covid, con la totale interruzione di attività, ha accentuato i problemi del settore ed ha evidenziato la necessità di prolungare gli ammortizzatori sociali straordinari per il personale fino al mese di marzo 2021, come anche la necessità per le imprese di sostenere larga parte dei costi strutturati e di realizzare investimenti non programmati per la sicurezza di lavoratori e avventori.

Lo scenario 2021 si prospetta incerto con una situazione di diseconomicità che metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro nel momento più difficile della crisi economica del Paese, riducendo anche il perimetro di legalità e sicurezza dei consumatori nell’offerta giochi.

Le Parti hanno condiviso l’urgenza di definire una strategia di azione comune aziende lavoratori, per rilanciare il modello delle sale gioco, anche in previsione dell’auspicata ripresa post Covid, e ridefinire il ruolo delle Gaming Halls e Sale Bingo. Al Tavolo ha preso parte anche la Fisascat Cisl con il segretario nazionale Mirco Ceotto.

La risposta della Cisl all’inchiesta di Report

In risposta alle informazioni contenute nel servizio di Report andato in onda il 14 dicembre 2020, riteniamo importante rispondere nel merito direttamente ai nostri iscritti, ai lavoratori, ai pensionati agli attivisti, operatori e delegati che fanno parte della Cisl.

Dov’è il contraddittorio?
Nonostante il tweet diffamatorio nei confronti dei vertici Cisl, pubblicato a giugno da Sigfrido Ranucci tramite il profilo di Report, convinti della buona fede della testata, in un primo momento abbiamo espresso disponibilità informale a un confronto con la redazione.
Con il passare delle settimane abbiamo constatato che, nonostante la denuncia presentata da Cisl, il tweet diffamatorio non è stato rimosso. Inoltre, le modalità sempre più aggressive, insinuanti e persecutorie degli inviati hanno rilevato l’impostazione non imparziale da parte della trasmissione.
Una tendenza confermata anche dalla decisione di utilizzare come “fonti di informazioni” persone sfiduciate, indagate, sottoposte a provvedimenti o che non fanno più parte del sindacato in seguito a irregolarità.
Quale credibilità può avere un’inchiesta che si fonda sulla testimonianza di una persona allontanata dal sindacato per non aver rispettato le regole di base? Parliamo di Emilio Lonati, ex Segretario della FNP Cisl Piemonte: non avendo pagato le quote associative per diversi anni, Lonati non risultava iscritto alla FNP Cisl e non aveva dunque titolo a ricoprire il ruolo di Segretario Generale della FNP territoriale.
Quale credibilità può avere una trasmissione che fonda le sue insinuazioni sulla testimonianza di una persona che era a capo della Cisl Campania e che, per il suo operato, ha determinato le dimissioni di tutti i Componenti della Segreteria Regionale, la contrarietà delle categorie sulla gestione politica e organizzativa, la sottoscrizione, da parte della quasi totalità dei Componenti il Consiglio Generale Regionale Cisl, di un documento di denuncia, anche di gravi inadempienze statutarie.
È il caso di Lina Lucci, ex Segretaria della Cisl Campania, denunciata nel dicembre 2016 presso il Tribunale di Napoli per irregolarità nell'uso e nella gestione delle risorse. Rinviata a giudizio dalla Magistratura Ordinaria per appropriazione indebita e tutt’ora sotto processo.
Per queste ragioni abbiamo dato la nostra disponibilità a intervenire in diretta, per rispondere in maniera puntuale alle affermazioni contenute nel servizio. Ma Report ha detto no.
 
Trasparenza? Cisl risponde sempre
L’inchiesta di Report punta il dito sul tema della trasparenza all’interno del sindacato: è singolare che questo tema sia affrontato parlando proprio di Cisl, il primo sindacato in Italia ad aver pubblicato online stipendi e bilanci, certificati anche da una società autorizzata da Consob.
Prima del 2014, infatti, nessun sindacato in Italia rendeva pubbliche le retribuzioni dei dirigenti. La Cisl è stata la prima a farlo.
 
Fin dalla sua elezione, la Segretaria Furlan ha avviato l'operazione "Casa di vetro": regolamenti dispositivi obbligatori, Codice Etico, anagrafe unica degli iscritti, certificazione dei bilanci, per garantire massima attenzione e trasparenza su:
-​utilizzo delle risorse;
-​tesseramento;
-​gestione amministrativa delle categorie, delle strutture territoriali e degli enti, inclusi gli stipendi;
La parzialità dell’inchiesta emerge anche dalla polemica sollevata sul ruolo del Collegio dei Probiviri, un organismo democraticamente eletto dal Congresso Confederale Cisl. Il suo obiettivo? Garantire il rispetto nel sindacato, delle regole previste dallo Statuto e dal Regolamento di attuazione dello Statuto e tutelare tutti gli iscritti.
 
Un attacco al sindacato
Da sempre Cisl ha difeso e lottato per qualsiasi forma di libertà di espressione. Ci spiace constatare che qualcuno metta in discussione la libertà sindacale: è inaccettabile che una trasmissione del servizio pubblico si faccia portavoce di questi attacchi pretestuosi, non solo alla Cisl ma ai 4 milioni di iscritti che ne fanno parte.
È altrettanto inaccettabile che vengano confusi privilegi e libertà sindacali, tutelate dallo Statuto dei Lavoratori e dai contratti, e presenti in tutti i Paesi democratici. È importante ricordare che, prima di questa fondamentale legge, i lavoratori non avevano diritti, perché non c’era nessuno che potesse tutelarli.

Data l’impostazione tendenziosa del servizio, abbiamo dato mandato ai nostri legali per valutare se possano esservi gli estremi per procedere con una querela nei confronti della trasmissione e del suo conduttore Sigfrido Ranucci.

 

Vigilanza privata e servizi di sicurezza: il 24 dicembre 
in sciopero per il contratto 100mila addetti
. L’appello dei sindacati alle istituzioni: “Individuare 
una soluzione di prospettiva per chi garantisce la sicurezza!”

Roma, 11 dicembre 2020 – Vigilia di protesta e rivendicazione, per i lavoratori e le lavoratrici della vigilanza privata e gli addetti alla sicurezza italiani. I 54 mesi di trattative non sono stati sufficienti per arrivare all’accordo per il Contratto Collettivo nazionale e la proclamazione dello sciopero nazionale per il 24 dicembre, è stata inevitabile.

È questa l’amara conclusione cui si è arrivati oggi (11 dicembre 2020, ndr), dopo l’ennesimo incontro infruttuoso tra Filcams CGIL, Fisascat CISL e UILTuCS con le associazioni datoriali: una decisione assunta non a cuor leggero, spiegano i sindacati, “nella consapevolezza che il Paese sta attraversando una fase difficilissima, ma resa inevitabile dall’intransigenza delle imprese del settore che, incuranti del tempo trascorso senza alcun adeguamento salariale e nelle tutele, strumentalizzano la situazione al solo fine di rinviare sine die il rinnovo del Ccnl.

Durante questi mesi di emergenza sanitaria, migliaia di lavoratori e lavoratrici della vigilanza privata e addetti alla sicurezza hanno continuato ad operare, oltre che nella normale attività loro propria, anche per collaborare con enti pubblici ed imprese private nella gestione delle procedure di sicurezza.

Uno sforzo realizzato spesso in condizioni di precaria sicurezza del proprio lavoro, e con inasprimento del già gravoso impegno quotidiano, senza riconoscimento alcuno. “Tutti i tentativi operati dalle organizzazioni sindacali per arrivare ad un accordo – spiegano Filcams CGIL, Fisascat CISL e UILTuCS – si sono scontrati con la netta ritrosia delle associazioni datoriali, il cui unico obiettivo è la conservazione e, persino, il peggioramento delle norme del rapporto di lavoro con la negazione di qualunque riconoscimento salariale”.

Una strategia perseguita da anni che ha portato il settore a ridursi ad una “giungla selvaggia”, nella quale livelli di concorrenza imbarbariti, appalti al massimo ribasso, “pirateria contrattuale”, violazioni di norme per l’esercizio dell’attività si scaricano sulla vita delle guardie particolari giurate e degli addetti alla sicurezza.

Le tre categorie Filcams CGIL, Fisascat CISL e UILTuCS, insieme ai segretari generali di CGIL-CISL-UIL, hanno inviato nei giorni scorsi una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai ministri Luciana Lamorgese e Nunzia Catalfo per chiedere un incontro in cui poter approfondire anche i temi che affliggono il settore sotto il profilo regolamentare.

Commercio, turismo e servizi. Il Consiglio Generale Fisascat Cisl a confronto sullo scenario contrattuale

Guarini: «Le Parti Sociali affrontino con senso di responsabilità e pragmatismo la tornata dei rinnovi»

Roma, 10 dicembre 2020 – Il terziario privato e il commercio, turismo e servizi si confermano in tutta Italia tra i settori maggiormente colpiti dagli effetti della crisi sanitaria ed economica derivante dalla pandemia e dalle misure attuate dal Governo per contrastare la diffusione del contagio. Il 90% delle imprese ha registrato un consistente calo di fatturato; il 70% delle aziende ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali Covid-19 con circa 5milioni di lavoratrici e lavoratori coinvolti.

Nella fase emergenziale sono crollate le aspettative degli imprenditori, riflettendo la consapevolezza che la situazione di emergenza si protrarrà ancora nei mesi a vanire: il saldo tra aspettative di crescita e diminuzione del fatturato è pari al -65% per le imprese dei servizi e al -39% per gli esercizi commerciali.

Nei servizi la variazione media di fatturato su base annua è del 9,6%, mentre per il commercio al dettaglio il calo risulta meno pronunciato con un -7,2% La variazione negativa mostrata dal commercio al dettaglio è diversificati tra i diversi comparti: i negozi specializzati non alimentari hanno dovuto in larga parte chiudere i battenti e registrano un crollo di fatturato del -19,1%, mentre la variazione negativa è contenuta per i negozi specializzati alimentari con -2,2% mentre i negozi non specializzati, che comprendono la grande distribuzione organizzata a prevalenza alimentare, hanno visto un significativo incremento della domanda al +6,9%.

Anche nei servizi la situazione appare differenziata, sebbene in questo caso tutti i comparti mostrino una perdita di fatturato: i più penalizzati sono stati le attività di alloggio e ristorazione (-23,4%) e i servizi alla persona (-22,1%), che nel mese di marzo hanno dovuto interrompere quasi completamente le attività.

Meno grave risulta la perdita nel commercio all’ingrosso (-9,6%), che ha comunque risentito della chiusura di buona parte della rete commerciale, mentre il settore meno colpito in assoluto è quello dei servizi alle imprese (-5,3%), che, pur risentendo del calo generalizzato della domanda, nella maggior parte dei casi ha proseguito le attività in smart working. Tutto questo a fronte di una crescita esponenziale degli acquisti online; gli incrementi del comparto e-commerce sfiorano quota 80% per i settori abbigliamento e articoli per la casa mentre raggiungono il 30% nell'alimentare.

E’ in questo scenario, analizzato in occasione del Consiglio Generale Fisascat di fine anno, che si dovranno avviare le trattative di rinnovo dei contratti nazionali scaduti che interessano complessivamente 4 milioni di lavoratrici e di lavoratori. Uno scenario complesso ben descritto dal 54° Rapporto Censis che scatta una fotografia inquietante del mercato del lavoro nel settore privato, con quasi 400mila lavoratori con contratto a tempo determinato – prevalentemente del comparto turistico e alberghiero – che non hanno visto rinnovarsi il contratto nel secondo trimestre 2020 e una stima di circa 5milioni di persone che ruotano nel settore dei servizi direttamente riconducibili alle sacche di lavoro nero e sommerso e ai lavori occasionali mentre gli indicatori economici confermano il taglio congiunturale del Pil del 18% rispetto lo scorso anno.

A farne le spese i giovani e le donne, queste ultime soggette più degli uomini alla perdita del posto di lavoro, a lavorare meno ore e a guadagnare meno confermando il gap di genere che penalizza la componente femminile del lavoro.

Il segretario generale della Fisascat Davide Guarini, ha stigmatizzato «l’indebolimento del potere contrattuale che caratterizza la rappresentanza del lavoro dipendente, con oltre 935 contratti nazionali, molti dei quali in dumping, depositati al Cnel» come si evince dal rapporto Censis che pure evidenzia che oltre il 50% dei lavoratori con contratti scaduti, circa 4milioni di addetti, sono proprio riconducibili al terziario, distribuzione e servizi, al turismo e ai servizi globalmente intesi.

«Una situazione – ha sottolineato Guarini a margine dei lavori del Consiglio Generale Fisascat – che deve spingere le Parti Sociali ad affrontare con grande senso di responsabilità e pragmatismo la tornata dei rinnovi contrattuali proprio in questa fase di difficoltà congiunturale».

«I contratti nazionali, soprattutto nel comparto nel comparto dei servizi in appalto – ha sottolineato il sindacalista – non solo tutelano l’occupazione altamente frammentata, ma svolgono anche l’importante funzione di regolazione dei corrispettivi, preservando quello che comunemente viene chiamato costo del lavoro, ma che piuttosto qualifica professionalità e mansioni e la qualità delle prestazioni e dei servizi resi».

Primo banco di prova che vedrà impegnata la categoria cislina sarà l’avvio delle trattative di rinnovo dei contratti nazionali del terziario, distribuzione e servizi e della distribuzione moderna organizzata che complessivamente interessano oltre 2milioni e 400mila lavoratori. Il primo appuntamento è fissato al 27 gennaio con l’associazione imprenditoriale Confcommercio.

Fondo Nuove Competenze, siglato l’Accordo Quadro con Federalberghi e Faita

Guarini: «Con Intesa Parti Sociali firmatarie della contrattazione nazionale di settore prendono atto della necessità di implementare le politiche attive del lavoro»

Roma, 10 dicembre 2020 – “La formazione continua rappresenta uno strumento strategico per innalzare il livello del capitale umano nel mercato del lavoro, offrendo ai lavoratori l’opportunità di acquisire nuove o maggiori competenze e di dotarsi degli strumenti utili per adattarsi alle trasformazioni in atto e, al tempo stesso, per sostenere le imprese nel processo di adeguamento dei modelli organizzativi e produttivi determinati dall’emergenza epidemiologica da Covid-19”.

E’ una delle premesse dell’Accordo Quadro siglato dalle associazioni imprenditoriali Federalberghi e Faita con la partecipazione di Confcommercio e i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, il primo sottoscritto nel terziario privato per l’accesso al Fondo Nuove Competenze istituito presso l’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro, Anpal Servizi, con una dotazione di 730 milioni di euro complessivi, disponibili fino ad esaurimento. Nel comparto turistico ricettivo operano circa 55mila imprese e trovano occupazione circa 450mila persone, di cui 380 mila dipendenti; il valore del settore è stimato in 90miliardi di euro; gli esercizi ricettivi italiani ospitano ogni anni più di 430milioni di pernottamenti.

«Con l’accordo quadro le Parti Sociali firmatarie della contrattazione nazionale di settore – ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini – prendono atto della necessità di implementare le politiche attive del lavoro volte a riqualificare la professionalità dei lavoratori di un settore gravemente provato dalla crisi pandemica».

Guarini ha sottolineato «il ruolo della contrattazione e la valorizzazione del livello decentrato aziendale e territoriale dove realizzare specifiche intese sulla rimodulazione dell’orario di lavoro per mutate esigenze organizzative e produttive dell’impresa, attraverso le quali parte dell’orario di lavoro viene finalizzato allo svolgimento di percorsi formativi».

Il sindacalista ha evidenziato anche «l’opportunità di valorizzare la rete della bilateralità settoriale, che già sostiene attivamente lavoratori ed imprese, ed il Fondo Interprofessionale di riferimento For.Te.».

AGENTI E RAPPRESENTANTI DI COMMERCIO, LE RAPPRESENTANZE DI CATEGORIA CHIEDONO UN NUOVO INCONTRO AL GOVERNO: IN MOLTI ANCORA ESCLUSI DAL DECRETO RISTORI QUATER, SUPERARE LA LOGICA DEI CODICI ATECO

Roma, 10 dicembre 2020 – “Bene l’estensione agli agenti di commercio, nei codici Ateco indicati, del contributo a fondo perduto. È un primo passo, ma gli agenti lavorano trasversalmente su più settori. Restano, quindi, molti operatori che non sono stati compresi”. E’ questa la valutazione delle rappresentanze sindacali di categoria Fnaarc, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Ugl Terziario e Usarci sul Decreto Ristori quater. Criticità espresse anche nella lettera congiunta trasmessa al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, con la quale sollecitano l’attivazione del tavolo di confronto proposto dallo stesso dicastero.

Il nostro impegno prioritario – sottolineano le rappresentanze – è far giungere i Ristori a tutti gli Agenti e Rappresentanti di commercio, Agenti in attività finanziaria, Collaboratori e Consulenti finanziari che hanno subito perdite. Chiediamo perciò, nello spirito di collaborazione già riscontrato di recente con il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, che si possa avviare un nuovo tavolo di confronto: l’obiettivo è quello di andare oltre la logica dei codici Ateco e di considerare un periodo più ampio per il calcolo del calo di fatturato, non certamente solo aprile sull’aprile dell’anno precedente. Gli agenti di commercio, oltretutto, percepiscono le provvigioni in maniera differita rispetto ai fatturati acquisiti e il calcolo aprile su aprile non corrisponde alla realtà delle perdite”.

“La nostra categoria, che ha un ruolo essenziale per la ripresa dei consumi e l’attività, in particolare, delle piccole e medie imprese – concludono Fnaarc, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Ugl Terziario e Usarci – risente in tutta la sua gravità degli effetti fortemente negativi di questo 2020. Occorrono immediati interventi di sostegno”.

 

Agenti e rappresentanti di commercio, rappresentanze di categoria: «Chiesto un nuovo incontro al Governo. In molti ancora esclusi dal decreto Ristori-quater, superare la logica dei codici Ateco»

Roma, 10 dicembre 2020 – “Bene l’estensione agli agenti di commercio, nei codici Ateco indicati, del contributo a fondo perduto. È un primo passo, ma gli agenti lavorano trasversalmente su più settori. Restano, quindi, molti operatori che non sono stati compresi”. E’ questa la valutazione delle rappresentanze sindacali di categoria  Fnaarc, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Ugl Terziario e Usarci sul Decreto Ristori quater.

Il nostro impegno prioritario – sottolineano  – è far giungere i Ristori a tutti gli Agenti e Rappresentanti di commercio, Agenti in attività finanziaria, Collaboratori e Consulenti finanziari che hanno subito perdite. Chiediamo perciò, nello spirito di collaborazione già riscontrato di recente con il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, che si possa avviare un nuovo tavolo di confronto: l’obiettivo è quello di andare oltre la logica dei codici Ateco e di considerare un periodo più ampio per il calcolo del calo di fatturato, non certamente solo aprile sull’aprile dell’anno precedente. Gli agenti di commercio, oltretutto, percepiscono le provvigioni in maniera differita rispetto ai fatturati acquisiti e il calcolo aprile su aprile non corrisponde alla realtà delle perdite”.

“La nostra categoria, che ha un ruolo essenziale per la ripresa dei consumi e l’attività, in particolare, delle piccole e medie imprese – concludono Fnaarc, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Ugl Terziario e Usarci – risente in tutta la sua gravità degli effetti fortemente negativi di questo 2020. Occorrono immediati interventi di sostegno”.