FONDAZIONE ENASARCO: UNA LARGA INTESA TRA LE PARTI SOCIALI PER IL FUTURO DELL’ENTE

Roma, 4 dicembre 2020 – Confindustria, Confcommercio, Confcooperative e Confapi, in rappresentanza delle case mandanti e le organizzazioni sindacali degli agenti di commercio di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Fnaarc e Usarci sottoscrittrici degli accordi economici collettivi degli agenti di commercio, sono impegnate unitariamente a condividere il percorso per il futuro della Fondazione Enasarco, in vista dell’insediamento dei nuovi organi di governo della Fondazione.
I processi di trasformazione dell’economia e dei modelli organizzativi delle imprese, nonché gli effetti derivanti dalla pandemia, richiedono una larga intesa e un impegno unitario per assicurare alla Fondazione Enasarco le migliori condizioni, non solo, per assolvere la sua primaria funzione di erogatore di prestazioni pensionistiche a favore degli agenti e rappresentanti ma, anche, per divenire un elemento essenziale nella creazione di un sistema di protezione e di welfare sempre più efficace ed inclusivo.
Le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Fnaarc, Ugl Terziario, Usarci e le organizzazioni datoriali Confindustria, Confcommercio, Confcooperative, Confapi, cui le elezioni di ottobre hanno consegnato la maggioranza nella nuova Assemblea di Enasarco, si sono impegnate ad affrontare in maniera unitaria e condivisa le scelte future.

Eurospin Italia, i sindacati reiterano la richiesta di costituzione dei Comitati Aziendali Covid-19. Lavoratori obbligati a fare le pulizie, al via la campagna social e lo stato di agitazione

Roma, 4 dicembre 2020 – Il più grande Gruppo discount italiano presente nel bel paese e in Slovenia con 1.200 punti vendita è inadempiente sulle norme anti Covid.

E’ la denuncia dei sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs che in una missiva congiunta trasmessa alla direzione aziendale hanno reiterato la richiesta di costituzione dei Comitati Aziendali Covid-19 previsti dalle intese Governo Parti Sociali, finalizzati a garantire adeguate condizioni di sicurezza sui posti di lavoro nel contesto dell’emergenza pandemica.

Il sollecito era già stato trasmesso nel mese d’agosto con la espressa richiesta di parte sindacale di condividere specifici protocolli aziendali e di costituire i comitati per la sicurezza, con la partecipazione attiva di Rsa, Rls e delle organizzazioni sindacali. Della situazione erano state informate anche le ASL e le Prefetture di tutta Italia.

Questa estate i 15mila dipendenti, in stato di agitazione, avevano anche partecipato massivamente alla giornata di sciopero indetta dai sindacati.

Ad alimentare il dissenso anche la diffusa indisponibilità delle cinque Società del Gruppo a praticare efficaci e strutturate relazioni sindacali.

Nella nota congiunta i sindacati diffidano la direzione aziendale a permanere nelle posizioni assunte e stigmatizzano la mancanza di un intervento volto a risolvere la grave situazione di criticità, a partire dal contingentamento delle presenze nei negozi – dove si rilevano eccessivi affollamenti in base alle capienze metriche dei punti vendita – fino alle carenze ed inadeguatezze nella fornitura al personale dei dispositivi di protezione individuali e alla mancata informazione al personale e agli RLS in relazione ai casi di positività riscontrati tra il personale dipendente.

I sindacati stigmatizzano poi i trasferimenti repentini del personale da un punto vendita ad un altro e il mancato svolgimento di adeguata e periodica pulizia e sanificazione dei locali da parte di imprese esterne specializzate. I sindacati hanno contestato anche l’obbligo imposto ai dipendenti del Gruppo Eurospin di procedere alle pulizie e alla sanificazione dei negozi e dei servizi igienici, compresi quelli a disposizione della clientela, rivendicazione peraltro oggetto di una campagna social.

Una situazione fuori controllo che costringe continuamente il sindacato territoriale ad avanzare segnalazioni e contestazioni che rimangono per lo più senza alcun riscontro mentre non vengono attuati adeguati provvedimenti da parte delle società del Gruppo Eurospin.

I sindacati si riservano di dare seguito alla proclamazione dello stato di agitazione già realizzato, al fine di non lasciare nulla di intentato nella salvaguardia della salute e della sicurezza delle migliaia di lavoratrici e lavoratori del Gruppo Eurospin.

Fondazione Enasarco: una larga intesa tra le Parti Sociali per il futuro dell’Ente

 Roma, 4 dicembre 2020 – Confindustria, Confcommercio, Confcooperative e Confapi, in rappresentanza delle case mandanti e le organizzazioni sindacali degli agenti di commercio di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Fnaarc e Usarci sottoscrittrici degli accordi economici collettivi degli agenti di commercio, sono impegnate unitariamente a condividere il percorso per il futuro della Fondazione Enasarco, in vista dell’insediamento dei nuovi organi di governo della Fondazione.

I processi di trasformazione dell’economia e dei modelli organizzativi delle imprese, nonché gli effetti derivanti dalla pandemia, richiedono una larga intesa e un impegno unitario per assicurare alla Fondazione Enasarco le migliori condizioni, non solo, per assolvere la sua primaria funzione di erogatore di prestazioni pensionistiche a favore degli agenti e rappresentanti ma, anche, per divenire un elemento essenziale nella creazione di un sistema di protezione e di welfare sempre più efficace ed inclusivo.

Le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Fnaarc, Ugl Terziario, Usarci e le organizzazioni datoriali Confindustria, Confcommercio, Confcooperative, Confapi, cui le elezioni di ottobre hanno consegnato la maggioranza nella nuova Assemblea di Enasarco, si sono impegnate ad affrontare in maniera unitaria e condivisa le scelte future.

Vigilanza Privata e Servizi di Sicurezza, l’appello alle istituzioni di Cgil Cisl Uil e di Filcams, Fisascat e Uiltucs: individuare una soluzione di prospettiva per i 100mila addetti in attesa del rinnovo contrattuale da oltre quattro anni

Roma, 2 dicembre 2020 – Individuare una soluzione di prospettiva per i 100mila lavoratori e lavoratrici della Vigilanza Privata e dei Servizi di sicurezza, in attesa del rinnovo del contratto nazionale di lavoro da oltre quattro anni.

E’ l’appello delle confederazioni sindacali Cgil Cisl Uil e delle tre federazioni di categoria Filcams, Fisascat e Uiltucs rivolto al presidente del Consiglio Conte e ai ministri dell’Interno Luciana Lamorgese e del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo, esortati a “convocare un incontro al fine di poter meglio evidenziare le problematiche” del comparto dei servizi.

Il fronte sindacale, nella missiva alle istituzioni, sottolineano che “le Guardie Particolari Giurate e gli Addetti alla Sicurezza hanno concorso in questi mesi a garantire, oltre la normale attività loro propria, anche un importante supporto nella gestione delle procedure di sicurezza poste in essere da Enti Pubblici e imprese private a tutela della salute pubblica, a partire dalla regolazione dei flussi di accesso dei cittadini” e che “ciò è avvenuto con uno sforzo notevole, stante l’invarianza degli organici impiegati e il ricorso abnorme alla flessibilità degli orari di lavoro”.

“Le Associazioni Datoriali – stigmatizzano i sindacati nella nota congiunta – hanno sistematicamente osteggiato il rinnovo del contratto nazionale di lavoro fin dall’avvio del negoziato nel giugno 2016, arroccate in modo anacronistico e fallimentare nella conservazione dello status quo: una “giungla selvaggia” in cui livelli di concorrenza imbarbariti, appalti al massimo ribasso, “pirateria contrattuale”, violazioni di norme per l’esercizio dell’attività sono tutti fattori che si scaricano sui lavoratori.

Come se non bastasse, oggi si nega anche l’adeguamento del salario, fermo ai valori di cinque anni or sono!”. Infine il richiamo al “senso di responsabilità, in nome dell’interesse generale e per la tutela di questi lavoratori, che induce a chiedere un intervento volto ad aiutare la soluzione di una vicenda dal cui esito dipende la tenuta di un’attività strategica per il sistema nazionale”.

Terziario: associazione Confesercenti e sindacati di categoria Filcams Cgil Fisascat Cisl e Uiltucs a confronto sulle criticità del settore nell’era Covid e sul rinnovo del CCNL

Roma, 2 dicembre 2020 – Discutere le difficoltà nate nel settore Terziario, a causa dell’emergenza COVID 19, e riprendere le riflessioni relative al rinnovo del CCNL terziario, distribuzione e servizi scaduto il 31 dicembre del 2019.

E’ stato questo lo scopo dell’incontro di oggi tra l’associazione imprenditoriale Confesercenti e i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. Durante l’incontro, le Parti hanno sottolineato il ruolo centrale delle relazioni sindacali, soprattutto nell’emergenza Covid, che ha portato, in questi mesi, alla sottoscrizione di importanti Accordi volti alla salvaguardia della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e a definire intese sull’intervento del welfare contrattuale, attraverso la rete della bilateralità settoriale.

Le Parti confermano la centralità del CCNL e la volontà reciproca di avviare un percorso negoziale che dovrà necessariamente tener conto dell’andamento della pandemia, dei riflessi economici sul settore e delle nuove modalità di organizzazione del lavoro e di aggiornamento delle figure professionali del terziario, emerse in seguito all’emergenza pandemica.

Sarà programmato un nuovo incontro per avviare le trattative, partendo da documenti di analisi delle necessità e difficoltà dei lavoratori e delle imprese del settore.

Decreto Ristori Quater

E stato approvato il Decreto Ristori Quater, dove sono stati inseriti anche gli agenti di commercio di determinati settori, rilevabili dal Codice Ateco. Ora dobbiamo attendere, come sempre, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto, per poterlo studiare e darvi notizie più concrete sui provvedimenti presi. E' certo che le nostre azioni, messe in atto nel mese di novembre e culminate con la convocazione della Fisascat Cisl e delle altre associazioni di categoria da parte del Ministro Patuanelli, hanno avuto il loro effetto.
Ora dobbiamo capire fino a che punto il Governo ha compreso la gravità della situazione della Categoria che rappresentiamo e quello che abbiamo chiesto in occasione dell'incontro con il Ministro Patuanelli.
Nel frattempo, vi riportiamo qui di seguito l'intervento di ieri sera del Ministro dell'Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri:

"Il Decreto Ristori Quater è stato approvato dal Consiglio dei Ministri. Prosegue senza sosta il lavoro del Governo per ampliare e rafforzare il sostegno ai lavoratori, ai professionisti e alle imprese italiane, che non devono sentirsi soli davanti alle difficoltà che questa crisi covid pone, da cui, sono sicuro, usciremo presto tutti insieme. Lo voglio ribadire con forza: non siete soli, lo Stato è al vostro fianco. Con questo nuovo decreto rinviamo al 30 aprile 2021 i versamenti del secondo acconto dell’Irpef, dell’Ires e dell’Irap a tutte le partite iva e alle imprese che nel 2019 hanno conseguito ricavi fino a 50 milioni e subito una perdita di almeno il 33% rispetto al primo semestre 2019. Usufruiranno della medesima proroga, a prescindere da tali requisiti, i soggetti che operano nei settori economici individuati dal #DecretoRistoribis e i gestori di ristoranti nelle zone arancioni. Sospendiamo inoltre i versamenti delle ritenute, dell’Iva e dei contributi previdenziali di dicembre, sempre per le aziende e i professionisti con un fatturato non superiore a 50 milioni di euro nel 2019, che abbiano registrato un calo del 33% a novembre 2020 rispetto a novembre 2019. La sospensione si applica anche a tutte le attività economiche che sono state chiuse con il Dpcm del 3 novembre, a quelle oggetto di misure restrittive con sede nelle zone rosse, ai ristoranti nelle zone arancioni e rosse, a tour operator, agenzie di viaggio e alberghi nelle zone rosse. Rinviamo al primo marzo 2021 le scadenze dei pagamenti per la Rottamazione ter ed il saldo e stralcio relativi alle rate scadute nel 2020. Inoltre, ci rendiamo conto delle difficoltà di molti contribuenti e per questo potranno presentare una nuova richiesta di rateizzazione, con il relativo blocco delle procedure esecutive, coloro che ne avevano perso il diritto a causa del mancato pagamento di alcune rate. Consapevoli che ci sono dei settori che stanno soffrendo di più abbiamo dedicato una particolare attenzione al turismo, allo spettacolo e allo sport. Con questo spirito eroghiamo una nuova indennità una tantum di 1.000 euro per gli stagionali del turismo, degli stabilimenti termali e dello spettacolo, e per altre categorie come gli intermittenti. Destiniamo ulteriori 90 milioni di euro per il fondo emergenze spettacolo, cinema e audiovisivo e ulteriori 10 milioni al fondo per agenzie di viaggio e tour operator, nonché guide e accompagnatori turistici. Rifinanziamo inoltre con 350 milioni di euro per il 2020 il fondo per i ristori delle perdite subite dal settore delle fiere e dei congressi. Per quanto riguarda lo sport, incrementiamo di 92 milioni la dotazione del Fondo unico per il sostegno delle associazioni e società sportive dilettantistiche ed eroghiamo per il mese di dicembre un’indennità di 800 euro per i lavoratori di questo settore. Inoltre, anche grazie al confronto con il Parlamento, ampliamo ulteriormente la platea delle attività oggetto dei contributi a fondo perduto con l’ingresso di diverse categorie di agenti e rappresentanti di commercio. È possibile mettere in campo tutte queste ulteriori importanti misure di sostegno economico grazie al nuovo scostamento di bilancio di 8 miliardi di euro che, con grande senso di responsabilità, è stato approvato in Parlamento, anche col voto delle opposizioni. Una scelta giusta, che va nell’interesse del Paese e dei cittadini in difficoltà che si aspettano dalle Istituzioni il necessario supporto. Nel rispetto dei ruoli, mi auguro che questo spirito costruttivo e di dialogo prosegua nei prossimi mesi in cui dovremo accompagnare il Paese fuori dalla crisi. Infatti il lavoro per sostenere le famiglie e il tessuto economico dell’Italia non si esaurisce oggi ma proseguirà, ancora più intensamente, con l’obiettivo non solo di uscire dall’emergenza covid, ma di aprire una nuova stagione di sviluppo orientata al lavoro, alla sostenibilità ambientale e sociale, all’innovazione e all’equità."

Servizi ai Beni Culturali: Sindacati ed Associazioni datoriali siglano un Avviso comune rivolto al Governo e chiedono maggiore sostegno per i danni causati dall’emergenza sanitaria e sociale Covid-19

Roma, 1 dicembre 2020 – Il comparto dei servizi ai Beni Culturali è fra quelli maggiormente penalizzati dalla crisi generata dal Covid-19 essendo strettamente collegato con il turismo ed avendo subito chiusure obbligate durante il primo lockdown e dopo il DPCM del 3 novembre 2020. (Secondo i dati ISTAT durante il primo lockdown sono stati persi 19 milioni di visitatori e 78 milioni di euro nei soli musei statali).

Nella produzione e gestione dei servizi al pubblico, delle attività ed eventi culturali per il patrimonio culturale, – che siano statali, comunali o privati – operano in tutta Italia migliaia di imprese che danno lavoro ad oltre 70mila lavoratori.

Le imprese culturali versano in condizione di estrema difficoltà” si legge nell’Avviso comune siglato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, UILTuCS, Alleanza delle Cooperative Italiane Turismo e Beni Culturali, AICC Confindustria e Confcultura, per chiedere interventi urgenti a sostegno del comparto. Una crisi che si protrarrà ancora per diverso tempo e che ha generato una situazione ormai difficilmente sostenibile e i cui termini di superamento sono, ancora all’oggi, di difficile previsione, considerato tra l’altro, che “parte rilevante delle attività di riferimento è soggetta a gare di appalto e/o concessioni, alcune in corso d'opera, nel caso in cui non si dovesse determinare l’auspicata ripresa, si potrebbero prefigurare problematiche in ordine alla tenuta occupazionale.”

Il potenziamento degli strumenti di integrazione salariale all’oggi definiti rischia di rivelarsi insufficiente per fronteggiare il perdurare della crisi, visto che, in alcune realtà, ancora non sono pervenuti i contributi maturati nel periodo di lockdown.

I titolari dei dicasteri dei Beni e le Attività Culturali e del Turismo, del Lavoro e delle Politiche Sociali e  dello Sviluppo Economico – e, per conoscenza, il Presidente del Consiglio dei Ministri – hanno ricevuto richieste e proposte formalmente inviate dalle Organizzazioni Sindacali e dalle Associazioni datoriali per definire i prossimi interventi per il comparto dei servizi beni culturali.

Assicurare ulteriori risorse per il funzionamento degli ammortizzatori sociali; stanziare fondi ad hoc per la formazione dei lavoratori e per definire percorsi di riqualificazione utili alla ripartenza post Covid; far fruire le misure di sostegno alle imprese e la combinazione di politiche passive ed attive del lavoro in modo flessibile, alternando ammortizzatori sociali, formazione, decontribuzione al fine di garantire i livelli occupazionali; ridefinire e adeguare le gare in corso di aggiudicazione e i prossimi bandi di gara, per salvaguardare la tutela e la continuità occupazionale e reddituale; definire la riorganizzazione del regime fiscale per il settore culturale, anche attraverso politiche di incentivazione per l’innovazione e la produzione culturale. Sono alcune delle istanze alle quali si aggiunge la richiesta al MiBACT di chiarire le procedure per la rapida erogazione alle imprese culturali dei minori introiti anche a titolo di aggio durante il periodo del primo lockdown, e l’istituzione di un tavolo di lavoro comune che coinvolga anche MiSE e Ministero del Lavoro.

Servizi ai Beni Culturali: Sindacati ed Associazioni datoriali siglano un Avviso comune rivolto al Governo e chiedono maggiore sostegno per i danni causati dall’emergenza sanitaria e sociale Covid-19

Roma, 1 dicembre 2020 – Il comparto dei servizi ai Beni Culturali è fra quelli maggiormente penalizzati dalla crisi generata dal Covid-19 essendo strettamente collegato con il turismo ed avendo subito chiusure obbligate durante il primo lockdown e dopo il DPCM del 3 novembre 2020. (Secondo i dati ISTAT durante il primo lockdown sono stati persi 19 milioni di visitatori e 78 milioni di euro nei soli musei statali).

Nella produzione e gestione dei servizi al pubblico, delle attività ed eventi culturali per il patrimonio culturale, – che siano statali, comunali o privati – operano in tutta Italia migliaia di imprese che danno lavoro ad oltre 70mila lavoratori.

Le imprese culturali versano in condizione di estrema difficoltà” si legge nell’Avviso comune siglato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, UILTuCS, Alleanza delle Cooperative Italiane Turismo e Beni Culturali, AICC Confindustria e Confcultura, per chiedere interventi urgenti a sostegno del comparto. Una crisi che si protrarrà ancora per diverso tempo e che ha generato una situazione ormai difficilmente sostenibile e i cui termini di superamento sono, ancora all’oggi, di difficile previsione, considerato tra l’altro, che “parte rilevante delle attività di riferimento è soggetta a gare di appalto e/o concessioni, alcune in corso d'opera, nel caso in cui non si dovesse determinare l’auspicata ripresa, si potrebbero prefigurare problematiche in ordine alla tenuta occupazionale.”

Il potenziamento degli strumenti di integrazione salariale all’oggi definiti rischia di rivelarsi insufficiente per fronteggiare il perdurare della crisi, visto che, in alcune realtà, ancora non sono pervenuti i contributi maturati nel periodo di lockdown.

I titolari dei dicasteri dei Beni e le Attività Culturali e del Turismo, del Lavoro e delle Politiche Sociali e  dello Sviluppo Economico – e, per conoscenza, il Presidente del Consiglio dei Ministri – hanno ricevuto richieste e proposte formalmente inviate dalle Organizzazioni Sindacali e dalle Associazioni datoriali per definire i prossimi interventi per il comparto dei servizi beni culturali.

Assicurare ulteriori risorse per il funzionamento degli ammortizzatori sociali; stanziare fondi ad hoc per la formazione dei lavoratori e per definire percorsi di riqualificazione utili alla ripartenza post Covid; far fruire le misure di sostegno alle imprese e la combinazione di politiche passive ed attive del lavoro in modo flessibile, alternando ammortizzatori sociali, formazione, decontribuzione al fine di garantire i livelli occupazionali; ridefinire e adeguare le gare in corso di aggiudicazione e i prossimi bandi di gara, per salvaguardare la tutela e la continuità occupazionale e reddituale; definire la riorganizzazione del regime fiscale per il settore culturale, anche attraverso politiche di incentivazione per l’innovazione e la produzione culturale. Sono alcune delle istanze alle quali si aggiunge la richiesta al MiBACT di chiarire le procedure per la rapida erogazione alle imprese culturali dei minori introiti anche a titolo di aggio durante il periodo del primo lockdown, e l’istituzione di un tavolo di lavoro comune che coinvolga anche MiSE e Ministero del Lavoro.

Servizi ai Beni Culturali: Sindacati ed Associazioni datoriali siglano un Avviso comune rivolto al Governo e chiedono maggiore sostegno per i danni causati dall’emergenza sanitaria e sociale Covid-19

Roma, 1 dicembre 2020 – Il comparto dei servizi ai Beni Culturali è fra quelli maggiormente penalizzati dalla crisi generata dal Covid-19 essendo strettamente collegato con il turismo ed avendo subito chiusure obbligate durante il primo lockdown e dopo il DPCM del 3 novembre 2020. (Secondo i dati ISTAT durante il primo lockdown sono stati persi 19 milioni di visitatori e 78 milioni di euro nei soli musei statali).

Nella produzione e gestione dei servizi al pubblico, delle attività ed eventi culturali per il patrimonio culturale, – che siano statali, comunali o privati – operano in tutta Italia migliaia di imprese che danno lavoro ad oltre 70mila lavoratori.

Le imprese culturali versano in condizione di estrema difficoltà” si legge nell’Avviso comune siglato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, UILTuCS, Alleanza delle Cooperative Italiane Turismo e Beni Culturali, AICC Confindustria e Confcultura, per chiedere interventi urgenti a sostegno del comparto. Una crisi che si protrarrà ancora per diverso tempo e che ha generato una situazione ormai difficilmente sostenibile e i cui termini di superamento sono, ancora all’oggi, di difficile previsione, considerato tra l’altro, che “parte rilevante delle attività di riferimento è soggetta a gare di appalto e/o concessioni, alcune in corso d'opera, nel caso in cui non si dovesse determinare l’auspicata ripresa, si potrebbero prefigurare problematiche in ordine alla tenuta occupazionale.”

Il potenziamento degli strumenti di integrazione salariale all’oggi definiti rischia di rivelarsi insufficiente per fronteggiare il perdurare della crisi, visto che, in alcune realtà, ancora non sono pervenuti i contributi maturati nel periodo di lockdown.

I titolari dei dicasteri dei Beni e le Attività Culturali e del Turismo, del Lavoro e delle Politiche Sociali e  dello Sviluppo Economico – e, per conoscenza, il Presidente del Consiglio dei Ministri – hanno ricevuto richieste e proposte formalmente inviate dalle Organizzazioni Sindacali e dalle Associazioni datoriali per definire i prossimi interventi per il comparto dei servizi beni culturali.

Assicurare ulteriori risorse per il funzionamento degli ammortizzatori sociali; stanziare fondi ad hoc per la formazione dei lavoratori e per definire percorsi di riqualificazione utili alla ripartenza post Covid; far fruire le misure di sostegno alle imprese e la combinazione di politiche passive ed attive del lavoro in modo flessibile, alternando ammortizzatori sociali, formazione, decontribuzione al fine di garantire i livelli occupazionali; ridefinire e adeguare le gare in corso di aggiudicazione e i prossimi bandi di gara, per salvaguardare la tutela e la continuità occupazionale e reddituale; definire la riorganizzazione del regime fiscale per il settore culturale, anche attraverso politiche di incentivazione per l’innovazione e la produzione culturale. Sono alcune delle istanze alle quali si aggiunge la richiesta al MiBACT di chiarire le procedure per la rapida erogazione alle imprese culturali dei minori introiti anche a titolo di aggio durante il periodo del primo lockdown, e l’istituzione di un tavolo di lavoro comune che coinvolga anche MiSE e Ministero del Lavoro.

Mini Market Coop S.r.L, c’è intesa sul lavoro domenicale e festivo per i dipendenti della controllata di Coop Centro Italia

Dell’Orefice: «Accordo porta ai lavoratori nuovi ed importanti diritti»

Roma, 1 dicembre 2020 – Il carrello dei dipendenti della Mini Market Coop S.r.L. si arricchisce di nuove tutele. A pochi mesi dalla definizione del rinnovo del contratto integrativo siglato con la direzione della capogruppo Coop Centro Italia, e a poche settimane dalla sottoscrizione del protocollo di intesa sulle relazioni sindacali di Gruppo, i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e la direzione della controllata hanno raggiunto l’intesa sul lavoro domenicale e festivo. MMc è presente in Umbria e in Abruzzo con 9 punti vendita e un corner ottico.

Con l’intesa viene introdotto un sistema di maggiorazioni ad hoc, pari al 100% della retribuzione per ogni ora di prestazione lavorativa domenicale o festiva effettuata dall’ultima domenica di novembre al 7 gennaio; la maggiorazione sarà del 50% della retribuzione per ogni ora di prestazione lavorativa domenicale o festiva effettuata nelle restanti domeniche/festività dell’anno.

L’accordo contempla la chiusura la chiusura, sempre e comunque dei punti vendita nelle giornate 1° gennaio, 25 aprile, 1° maggio, Pasqua, Lunedì dell’Angelo, Natale e Santo Stefano. Sulla base di oggettive necessità di mercato, nelle giornate del 2 giugno e del 15 agosto, fermo restando il principio della volontarietà del lavoro festivo, si potrà attivare un confronto finalizzato alla definizione di intese sulle aperture con i sindacati territoriali.

L’intesa fissa in 15 domeniche (22 per i pdv Ipercoop Avezzano, Avezzano-Vidimari, Celano e Norcia) il numero massimo di domeniche richiedibili a ciascun lavoratore dall’8 gennaio alla penultima domenica di novembre. Soddisfazione in casa Fisascat Cisl.

«L’accordo – ha dichiarato il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice – porta ai lavoratori di MMC nuovi ed importanti diritti e qualifica ulteriormente la contrattazione e le relazioni sindacali avviate con le realtà aziendali di un importante gruppo commerciale ramificato in aree territoriali connotate da una situazione competitiva fra le più impegnative del Paese».