Coop Alleanza 3.0, siglate le intese sul piano di incentivazione all’esodo volontario

Dell’Orefice: «L’equilibrio raggiunto con Alleanza 3.0 sulle risoluzioni condivise si pone in continuità con le Linee guida sottoscritte lo scorso luglio e dà a queste piena attuazione offrendo un’opportunità alle lavoratrici ed ai lavoratori che vorranno coglierla».

Roma, 18 novembre 2020 – Prosegue il confronto con la direzione di Coop Alleanza 3.0 nell’ambito della riorganizzazione prevista dal Piano di Rilancio 2020-2023 avviato dalla cooperativa di consumatori.

Le parti hanno sottoscritto le intese sul piano di incentivazione per i lavoratori che opteranno entro il 20 dicembre 2020 per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, fino ad un numero massimo di 968 unità.

L’incentivo all’esodo è quantificato in 40.000 € lordi per i lavoratori a tempo pieno inquadrati al 4 livello, riproporzionato all’orario di lavoro e da riparametrare ai livelli di inquadramento.

Non potranno accedere al piano di risoluzione incentivata condivisa nell’intesa allegata i direttori, gli assistenti dei direttori, i capireparto, gli assistenti dei capireparto, i farmacisti, gli ottici e gli impiegati impegnati nelle funzioni centrali di sede; tuttavia, limitatamente all’organico di stanza presso la rete di vendita della Sicilia, la Cooperativa si è riservata la possibilità di valutare l’accettazione delle richieste di adesione provenienti dai cosiddetti “gruppi guida”.

In via prioritaria, saranno accolte le richieste delle lavoratrici e dei lavoratori in possesso dei requisiti pensionistici o che li matureranno entro il 31 dicembre 2024; in subordine, saranno accolte le manifestazioni di volontà formalizzate dagli altri lavoratori.

L’intesa sulla gestione del piano di incentivazione prevede lo svolgimento di incontri a livello territoriale nel periodo compreso tra il 20 dicembre 2020 e il 13 gennaio 2021 finalizzati ad analizzare il numero di adesioni nei singoli territori e l’eventuale ordine di priorità di accoglimento delle manifestazioni di interesse a fuoriuscire dall’azienda, oltre che ad avviare una verifica sulla possibilità di accogliere maggiori adesioni, qualora in altre province risultino minori adesioni, nonché sui criteri di ricollocazione e riequilibrio degli organici nei punti vendita.

Il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice sottolinea «che l’equilibrio raggiunto con Coop Alleanza 3.0 dà un’opportunità alle lavoratrici ed ai lavoratori che vorranno coglierla optando per la risoluzione incentivata dei rapporti di lavoro».

Il sindacalista sottolinea che «le linee guida definite nel mese di luglio sul piano di riorganizzazione della rete commerciale di Coop Alleanza 3.0 si fondavano proprio sulla introduzione di poche ed essenziali regole volte ad introdurre delle garanzie aggiuntive rispetto alle previsioni di Legge per i dipendenti maggiormente coinvolti in tale piano di riorganizzazione della rete commerciale della cooperativa».

Garanzie aggiuntive, quelle condivise dalle organizzazioni sindacali Filcams, Fisascat, Uiltucs e dalla più grande Cooperativa di consumo d’Italia, che non si limitano soltanto a prevedere incentivi all’esodo per chi liberamente dovesse decidere di accedere alla risoluzione condivisa del proprio rapporto di lavoro, ma che si sostanziano anche nel riconoscimento del diritto a restare alle dipendenza di Alleanza 3.0 a quei lavoratori impiegati presso negozi del Centro-Nord in caso di cessione di tali rami aziendali a terzi operatori commerciali di tipo non cooperativo.

Part time verticale ciclico, nella Legge di Bilancio 2021 la svolta sul riconoscimento dei diritti previdenziali

Guarini: «Superare la discriminazione patita dai lavoratori a tempo parziale»

Roma, 18 novembre 2020 – Possibile svolta sul riconoscimento dei diritti previdenziali dei lavoratori che svolgono la prestazione lavorativa in part time verticale ciclico – oltre 150mila in Italia in tutti i settori produttivi, prevalenti nei settori dei servizi di pulizia/multiservizi e ausiliariato, ristorazione e mense – con l'articolazione della prestazione lavorativa a tempo pieno solo su alcuni giorni del mese o di determinati periodi dell'anno.

Il testo finale della Legge di Bilancio 2021, bollinato dalla Ragioneria Generale dello Stato e inviato al Quirinale prima della trasmissione alle Camere, nell’articolato del Ddl dal titolo “Calcolo dei requisiti di anzianità ai fini pensionistici nel part-time verticale ciclico”, prevede infatti che “l’intera durata del contratto di lavoro a tempo parziale, che comprende periodi non interamente lavorati, è riconosciuta utile ai fini del raggiungimento dei requisiti di anzianità richiesti per l’accesso alla pensione. A tal fine, il numero delle settimane da assumere ai fini pensionistici si determina rapportando il totale della contribuzione annuale al minimale contributivo settimanale..”.

La Fisascat Cisl negli ultimi anni si è fortemente battuta per il superamento della discriminazione patita dai lavoratori a tempo parziale.Nel mese di aprile 2019 Il Parlamento Europeo ha pubblicato la petizione presentata nel 2018 dalla categoria cislina.

La richiesta della Fisascat Cisl verteva sul riconoscimento dell’anzianità contributiva per tutte le 52 settimane dell’anno, a prescindere dai periodi per i quali sono versati i contributi e dunque sulla possibilità che i contributi da accreditare ai lavoratori in regime part-time verticale ciclico siano riproporzionati sull'intero anno a cui si riferiscono, anziché essere versati solo in relazione a prestazioni lavorative eseguite in una frazione di questo.

Attualmente l'Inps prevede un trattamento differenziato tra i lavoratori che effettuano il part time verticale ciclico e quelli che effettuano il part time orizzontale, riconoscendo a questi ultimi l'intera anzianità contributiva ed ai primi la sola anzianità relativa ai periodi lavorati.

«Certamente se passasse il provvedimento i lavoratori in regime di part time verticale ciclico, che oggi hanno un trattamento peggiorativo, potrebbero superare l’attuale discriminazione rispetto ai lavoratori a tempo pieno, vedendosi riconosciuti anche i periodi di interruzione della prestazione lavorativa sia ai fini della prestazione previdenziale sia dell'anzianità contributiva».

«In Italia – ricorda il sindacalista – non esiste una previsione di Legge specifica per i lavoratori in part time verticale ciclico e l’Inps continua ad attenersi ad una sua circolare del 1986 sostenendo di non applicare deroghe se non si modifica la normativa italiana di riferimento, continuando a calcolare l'anzianità lavorativa dei lavoratori in part time verticale ciclico sulla base dell'effettivo lavoro prestato escludendo i periodi non lavorati».

«I lavoratori di fronte a tale ingiustizia, per vedersi riconosciuto il loro diritto, sono costretti a rivolgersi al Giudice generando un lungo contenzioso legale costoso sia per chi lo intraprende, sia per la collettività, sia per gli uffici che amministrano la giustizia» ha aggiunto Guarini evidenziando che «i sindacati e i Patronati, negli anni, hanno interessato alla questione il ministero del Lavoro senza alcun esito» e che «solo attraverso le decisioni della Corte di Cassazione, emesse in virtù dei ricorsi individuali, i lavoratori vedono riconoscersi un diritto sacrosanto».

«La nostra è stata ed è ancora una battaglia di civiltà affinché sia svolta ogni possibile azione per la tutela dei diritti previdenziali dei lavoratori interessati» ha aggiunto il sindacalista.

«Oggi più che mai, con la crisi pandemica e gli effetti delle restrizioni sulle attività economiche e sul lavoro – ha concluso il sindacalista – è necessario proseguire nel percorso di soppressione delle discriminazioni nei confronti dei lavoratori a tempo parziale, ben venga dunque il varo di un provvedimento normativo in materia che rivendichiamo da tempo».

EMERGENZA COVID – RISTORI, FISCO E FIRR: CONFRONTO AL MISE CON IL MINISTRO PATUANELLI 

FISASCAT CISL, USARCI, FNAARC, FILCAMS CGIL, UGL TERZIARIO, UILTUCS: POSITIVA L’ATTENZIONE MA GLI AGENTI DI COMMERCIO NON POSSONO ASPETTARE A LUNGO!

il 16 novembre 2020 si è svolto l’incontro tra le Parti Sociali ed il Ministro dello Sviluppo Economico, On. Stefano Patuanelli, sulle problematiche degli agenti di commercio.

Fisascat Cisl, Fnaarc, Filcams Cgil, Ugl Terziario, Uiltucs e Usarci hanno rappresentato al Ministro le difficoltà di una categoria che – pur soffrendo non meno di altre per le chiusure decise dal Governo causa l’emergenza COVID – è esclusa da gran parte dei provvedimenti per le imprese in crisi.
Fisascat Cisl, Fnaarc, Filcams Cgil, Ugl Terziario, Uiltucs e Usarci hanno registrato l’attenzione da parte del Ministro Patuanelli a venire incontro ai problemi urgenti degli agenti di commercio: verrà convocato un tavolo permanente sulla categoria, allargato agli altri Ministeri interessati e nella manovra di bilancio il Ministro ha assicurato che vi saranno risorse da destinare anche agli agenti di commercio. Le Parti sociali manifestano però la necessità di dare risposte concrete e urgenti il più presto possibile perché gli interventi non possono essere rinviati ulteriormente.
Fisascat Cisl, Fnaarc, Filcams Cgil, Ugl Terziario, Uiltucs e Usarci hanno ribadito il pacchetto di proposte sulle quali fare il confronto immediato:
•          Inclusione degli agenti di commercio in tutti provvedimenti di congelamento degli adempimenti fiscali e previdenziali, al pari delle altre categorie.

•          Accesso ai ristori per gli agenti di commercio, attraverso il fondo perduto e superando il meccanismo dei Codici Ateco (che esclude chi rifornisce attività chiuse) e delle territorialità, utilizzando un significativo arco temporale per valutare i cali di fatturato, tenendo conto delle peculiarità della categoria.

•          Immediata emanazione dei pareri dei Ministeri vigilanti (Ministero del Lavoro e MEF) sulle richieste delle Parti Sociali di erogare – tramite Fondazione Enasarco e da quest’ultima già deliberati – ulteriori 18 milioni di euro di contributi a fondo perduto e le anticipazioni del FIRR – fino al 30% – per un totale di circa 525 milioni di euro di cui 175 immediatamente disponibili. Tali pareri sono attesi da mesi e sarebbero a costo zero per lo Stato.
A seguito dell’incontro le scriventi organizzazioni, firmatarie degli Accordi Economici Collettivi della categoria, hanno ribadito con una lettera le loro richieste al Ministro Patuanelli sottolineando l’urgenza della convocazione del Tavolo.

Sport. Indennità, nodi strutturali della riforma e rivendicazioni, al centro della prima assemblea sindacale unitaria

Roma, 16 novembre 2020 – Le grandi criticità di un settore fermo e il sistema delle indennità e dei bonus che crea difficoltà di accesso a diversi collaboratori sportivi, assieme ai nodi strutturali della riforma dello Sport paventata dal ministro Vicenzo Spadafora, a proposte per il completamento del percorso legislativo sono state al centro della prima Assemblea unitaria dei lavoratori del settore sportivo, indetta dai sindacati di categoria Slc e Nidil CGIL, Fisascat e Felsa CISL, Uilcom e Uiltemp UIL. Oltre 220 partecipanti, tra lavoratori dipendenti e collaboratori sportivi, hanno preso parte alla kermesse organizzata in modalità videoconferenza da tutta Italia nel rispetto delle misure anti Covid.

In analisi anche le ultime previsioni normative, dalle restrizioni al sostegno al settore durante l’emergenza pandemica, a cominciare dai ristori destinati al settore volti ad attenuare gli effetti negativi del blocco delle attività sportive, tra le prime ad essere state attenzionate e, sovente, vietate.

Il comparto dello Sport concorre al Pil con 4 punti percentuali, e complessivamente impiega oltre 100.000 lavoratori dipendenti e più di 500 mila collaboratori sportivi, da ricondurre al sistema giuslavoristico ordinario, siano essi rapporti di collaborazione coordinata e continuativa o di lavoro autonomo oppure dipendente.

Il dibattito, ampiamente partecipato, ha messo in luce tutte le contraddizioni e le criticità del mondo dello Sport, altamente frammentato e poco regolamentato all’interno di un quadro normativo di riferimento da riformare. In particolare è emersa l’urgenza del riconoscimento dei diritti e delle tutele piene per le lavoratrici e i lavoratori del settore a prescindere dalla tipologia del rapporto di lavoro.

I sindacati, già in occasione della presentazione nei mesi scorsi della prima bozza di Decreto hanno sollecitato la necessità di definire diritti, come avviene per il resto del mondo del lavoro: disoccupazione, previdenza, malattia, infortunio, maternità e genitorialità, tutele oggi negate alle collaboratrici e ai collaboratori sportivi. Le organizzazioni sindacali, in particolare, avevano espresso contrarietà su eventuali deroghe allo Statuto dei Lavoratori che sembravano previste dalla bozza del provvedimento, ritenendo invece dirimente salvaguardare le specificità professionali e le qualifiche – anche connesse ai percorsi formativi e universitari effettuati – da ricondurre nell’alveo del sistema di classificazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e contrattate anche per le collaborazioni e il lavoro autonomo, concetto ribadito anche dall’Assemblea sindacale unitaria che ha confermato la validità della contrattazione nazionale di settore e la necessità di un suo rinnovo, essendo scaduta nel 2018.

Per i sindacati, che in una missiva al Ministro dello Sport nelle ultime settimane hanno sollecitato il proseguimento del confronto di merito sulla riforma del settore, occorre dare una prospettiva anche di medio termine, per superare la pandemia in atto, affinché il comparto sportivo possa continuare a dare il suo essenziale contributo al benessere e alla salute di tutti, mantenendo il prezioso ruolo di presidio sociale e di prevenzione sanitaria.

Unanime la condivisione sulla necessità di fornire un adeguato ristoro anche alle imprese del settore, impianti e attività connesse, piscine, palestre e centri sportivi dilettantistici.

L’assemblea ha rappresentato un momento di confronto con i diretti interessati, per conoscere le quotidiane difficoltà che vivono e poter quindi cogliere e rappresentare al meglio le esigenze di un universo così articolato e complesso, ma non per questo meno bisognoso di tutele.

Alla prima Assemblea unitaria, finalizzata ad avviare un percorso condiviso e continuativo, seguiranno ulteriori momenti di incontro. Su mandato dei lavoratori i sindacati avvieranno delle azioni di confronto con il Ministero dello Sport per ottenere chiarimenti ed approfondimenti in merito alle questioni più spinose e contingenti della riforma, nonché in merito ad alcune criticità emerse in relazione all’accesso alle misure messe in campo dal Governo a fronte della pandemia.

L’invito che le organizzazioni estendono ai lavoratori del settore è quello di rivolgersi alle strutture sindacali territoriali e apportare il proprio contributo a sostegno di un percorso che dovrà vedere, passo dopo passo, la risoluzione di problematiche concrete che impattano sulla vita dei lavoratori e sulla dignità di un lavoro che a pieno titolo concorre al benessere delle persone.

Sciopero multiservizi, massiccia l’adesione alla mobilitazione per il contratto nazionale scaduto da oltre 7 anni

#ContrattoAdesso

Roma, 13 novembre 2020 – Massiccia la partecipazione allo sciopero per il contratto nazionale delle imprese di pulizia, servizi integrati e multiservizi scaduto da oltre 7 anni. La mobilitazione, promossa in tutta Italia con presidi, sit-in e manifestazioni nel rispetto nelle misure anti Covid, ha registrato una media di adesione superiore al 80%, con punte del 100% in alcune realtà industriali e di impresa al netto dei lavoratori precettati, così come nelle scuole e negli uffici pubblici.

Alta partecipazione anche nelle attività essenziali in sanità e negli ospedali, dove, con grande senso di responsabilità i lavoratori hanno assicurato le prestazioni indispensabili, in ottemperanza alla normativa vigente, pur condividendo le motivazioni dello sciopero.

La protesta, indetta dai sindacati di categoria da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti, accende i riflettori sulla vertenza che coinvolge complessivamente oltre 600mila addetti, il 70% donne con salari esigui, orari spesso ridotti, carichi di lavoro pesanti e condizioni di lavoro difficili in molte realtà. Le tre sigle stigmatizzano l’atteggiamento dilatorio delle associazioni imprenditoriali di settore – Anip Confindustria, Confcooperative Lavoro e servizi, Legacoop Produzione e Servizi, Unionservizi Confapi e Agci Servizi – che mettono in discussione diritti e tutele dei lavoratori del settore e la definizione di un aumento salariale congruo e dignitoso, senza dare ancora riscontro concreto alle sollecitazioni volte a concludere positivamente e in tempi brevi il percorso di rinnovo del contratto nazionale di lavoro.

Dai presidi di oggi le tante lavoratrici e lavoratori in sciopero rivendicano il rinnovo del contratto nazionale per vedere riconosciuto il valore del loro lavoro. I sindacati chiedono con forza un’assunzione di responsabilità da parte delle imprese in mancanza della quale continueranno le iniziative di mobilitazione e lotta.

Uni Global Union, la Fist Cisl al primo meeting dei sindacati del settore automotive e vendita auto

Roma, 13 novembre 2020 – Il 13 novembre si è tenuto il primo meeting internazionale dei sindacati del settore automotive e della vendita auto organizzato dal sindacato internazionale dei servizi Uni Global Union, con oltre 20milioni di iscritti in 150 Paesi nel mondo Giappone ed Italia i Paesi trainanti della kermesse, accumunati da molte similitudini: il settore automotive diviso tra produttori e venditori e la dinamica demografica con una bassa natalità e l’invecchiamento della popolazione che necessariamente richiede un cambio di passo proporzionale alle necessità emergenti con un approccio di strategia commerciale.

Anche il resto del mondo però non differisce molto dalla realtà in Giappone e Italia, se non per essere più indietro nella progressione che caratterizza il mercato dell’automotive.

Una più forte attività di scambio di informazioni e di strategie sindacali è la finalità dell’avvio di questa alleanza sindacale internazionale per far fronte anche alla concentrazione dei produttori a cui si sta assistendo in questi tempi, da ultimo quello FCA-PSA.

Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Mirco Ceotto che ha presenziato l’iniziativa «il meeting internazionale Uni Global Union nel settore dell’automotive è il primo passo di un progetto che come Fist Cisl abbiamo fortemente sostenuto e che vede nella reciproca informazione e condivisione delle esperienze e delle attività sindacali realizzate nel settore un valido aiuto nel determinare la trasparenza salariale e nel rafforzamento dei diritti dei dipendenti del comparto».

Imprese pulizia servizi integrati multiservizi, domani 13 novembre è sciopero per il contratto nazionale scaduto da oltre 7 anni

#ContrattoAdesso

Roma, 12 novembre 2020 – Domani 13 novembre, per l’intera giornata, sciopereranno in tutta Italia gli oltre 600mila lavoratrici e lavoratori del comparto delle imprese di pulizia, servizi integrati e multiservizi. La mobilitazione, articolata con presidi e mobilitazioni da nord a sud, nelle zone rosse ed arancioni nel rispetto delle norme anti Covid-19, è stata indetta dai sindacati di categoria da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti. Sarà comunque garantito lo svolgimento delle prestazioni indispensabili nei luoghi individuati dalla normativa vigente, considerata anche la recrudescenza dei contagi delle ultime settimane.

Le tre organizzazioni sindacali stigmatizzano il comportamento delle associazioni imprenditoriali di settore – Anip Confindustria, Confcooperative Lavoro e servizi, Legacoop Produzione e Servizi, Unionservizi Confapi e Agci Servizi – che hanno strumentalmente prodotto la dilatazione dei tempi negoziali, messo in discussione diritti e tutele dei lavoratori del settore e la definizione di un aumento salariale congruo e dignitoso, senza dare ancora riscontro concreto alle sollecitazioni per concludere positivamente il percorso di rinnovo del contratto nazionale di lavoro.

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti puntano il dito contro la posizione delle rappresentanze datoriali del settore, che operano prevalentemente negli appalti pubblici, nei presidi ospedalieri, Rsa, case di cura, scuole, università, tribunali, fabbriche e uffici pubblici e privati dove i lavoratori del multiservizi svolgono un ruolo indispensabile anche per il contenimento del contagio, e si espongono in prima linea per garantirne l’accessibilità che diversamente non sarebbe possibile in sicurezza senza sanificazione e pulizia.

L’emergenza sanitaria ha solo evidenziato l’importanza del ruolo di questi lavoratori, per il 70% donne con salari esigui, orari spesso ridotti, carichi di lavoro pesanti e condizioni di lavoro difficili in molte realtà che in ambito sanitario, come i medici e gli infermieri, sono stati definiti cavalieri ed eroi, che non cercano titoli, ma rivendicano il giusto riconoscimento del loro lavoro e di maggiori diritti e tutele. con il rinnovo del contratto nazionale. Il settore del multiservizi è molto cresciuto negli ultimi anni per processi di esternalizzazione sempre più spinti anche da parte dello Stato e, con l’emergenza sanitaria, ha consistentemente incrementato attività e fatturato. Un settore che è spesso alla ribalta delle cronache non per la parte più sana delle imprese e dove il sistema degli appalti non è spesso sinonimo di qualità del servizio e di qualità del lavoro.

I sindacati chiedono alle associazioni datoriali un segnale diverso per modificare questa situazione, a partire dal rinnovo del contratto nazionale per riconoscere il valore delle lavoratrici e dei lavoratori che svolgono un servizio sempre più essenziale per il paese.

Qualora questa volontà e responsabilità venisse a mancare proprio da parte delle associazioni datoriali, per i sindacati diventerebbe ancora più necessario ripensare la gestione dei servizi pubblici in appalto.

Covid-19, la Fisascat Cisl promuove la prima riunione di coordinamento dei Comitati Aziendali definiti dal Protocollo Governo-Parti Sociali

Guarini: «Non dobbiamo allentare l’attenzione, necessario implementare e aggiornare le regole per il contenimento dei contagi nei luoghi di lavoro»

#NonAbbassiamoLaGuardia #RestiamoUniti

Roma, 10 novembre 2020 – Si è svolta in modalità videoconferenza la prima riunione di Coordinamento dei Comitati Aziendali Covid-19 – promossa dalla Fisascat Cisl – varati a seguito del “Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” condiviso il 14 marzo 2020 da Governo Parti Sociali e poi aggiornato il 24 aprile 2020. Al centro del confronto interno alla categoria il riacutizzarsi della crisi pandemica che sta investendo il nostro Paese con l’inevitabile corollario di criticità e problemi riscontrati nei luoghi di lavoro, dove i contagi riflettono il dato nazionale comunicati dall’Istituto superiore di sanità.

I casi di infezione da Covid-19 di origine professionale denunciati all’Inail alla data del 30 settembre sono 54.128, pari a circa il 15% del complesso delle denunce pervenute dall’inizio dell’anno, con un’incidenza del 17,2% rispetto al totale dei contagi nazionali Dall’analisi territoriale emerge un dato fortemente polarizzato, con circa l’80% delle denunce concentrate nel Nord Italia contro l’11,9% nel Centro, il 6,2% al Sud e il 2,4% nelle Isole, con un esito mortale che riflette sostanzialmente i contagi concentrato per circa il 70% nel Nord Italia. La Lombardia si conferma la regione più colpita, con il 35,2% dei contagi denunciati e il 41,7% dei casi mortali.

Tra le province, invece, il primato negativo spetta a quella di Milano, con il 10.8% del totale delle infezioni sul lavoro denunciate, seguita da Torino (7,8%), Brescia (5,4%) e Bergamo (4,6%), che con 37 decessi, pari all’11,6% del totale, si conferma al primo posto per numero di casi mortali, seguita dalle province di Milano (8,2%), Brescia (7,8%) e Napoli (6,0%). Rispetto alle attività produttive coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e dell’assistenza sociale – che comprende anche case di cura e di riposo, istituti e residenze per anziani e disabili – registra il 70,3% delle denunce e il 21,3% dei decessi. Tra gli altri settori più colpiti: i servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia e call center) e le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, dove la graduale ripresa delle attività sospese post lockdown è stata accompagnata da un aumento della quota di denunce passate dal 2,5% del primo periodo al 6,4% mentre il commercio è passato dall’1,4% al 3,4%. Nei settori del terziario privato, alla recrudescenza dei casi di contagio da Covid-19, è corrisposta una speculare intensificazione del lavoro dei Comitati Aziendali Covid-19 – laddove costituiti in applicazione delle intese Governo Parti Sociali per contrastare la diffusione della pandemia – a testimonianza che lavoratori ed imprese del settore sono seriamente mobilitati per far sì che l’attività lavorativa e la fruizione dei punti vendita e delle strutture ricettive siano sicure.

Nell’intervento introduttivo al confronto promosso dalla Fisascat Cisl il segretario nazionale Vincenzo Dell’Orefice ha esposto una disamina delle previsioni del Protocollo Governo Parti Sociali, illustrando anche i contenuti degli interventi governativi emanati per il contenimento del contagio.

Per il sindacalista «la crisi da Covid-19 ha cambiato il modo di concepire il lavoro e la fruizione dei luoghi di lavoro, dei punti vendita e delle strutture ricettive». «L’emergenza – ha aggiunto il sindacalista – ci fa comprendere quanto sia importante declinare il ruolo delle relazioni industriali e delle organizzazioni sindacali in tema di prevenzione, salute e sicurezza».

La Fisascat Cisl si è interrogata sulle concrete soluzioni per preservare standard di salubrità all’interno dei luoghi di lavoro nei quali operano le categorie dei lavoratori da essa rappresentati. Il dibattito, ampiamente partecipato da circa 100 tra delegate e delegati – componenti dei Comitati Aziendali ed Rls – dipendenti da aziende del Commercio Turismo Servizi ha messo in luce le buone prassi adottate, per lo più nelle imprese di grandi dimensioni, ma ha anche acceso i riflettori sulle criticità e sul precario rispetto del Protocollo Governo Parti Sociali nelle piccole e medie imprese e nelle realtà di impresa polverizzate. Il dibattito in particolare ha enfatizzato le criticità che si riscontrano quotidianamente per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti da imprese di servizi in appalto (pulizia, ristorazione, vigilanza e portierato) che operano presso gli ambienti di lavoro delle committenze. Il Coordinamento ha espresso piena condivisione sulla necessità di gestire la partita nell’ambito di un proficuo rapporto fra datori di lavoro, committente e organizzazioni sindacali volto a ben quantificare e qualificare i rischi di interferenza insiti nelle attività di servizi fornite.

Altro capitolo dibattuto dal Coordinamento è stato il tema della fruizione dei negozi e dei punti vendita in questa fase di recrudescenza di contagi, peraltro oggetto di una recente comunicazione unitaria inviata dai sindacati di categoria alle controparti datoriali della grande distribuzione organizzata. Per la Fisascat Cisl è necessario non abbassare la guardia e reintrodurre seri criteri organizzativi, abbandonati nei mesi estivi, quali il contingentamento della clientela, l’utilizzo dei soli carrelli per ciascun cliente al fine di indurre questi ad un distanziamento di fatto, fino al ritorno della rilevazione della temperatura della clientela in maniera generalizzata con una attenzione focalizzata sui reparti freschi e freschissimi per evitare la creazione di concentrazione di clienti.

L’intervento del segretario generale Fisascat Cisl Davide Guarini ha concluso i lavori del Coordinamento. Il sindacalista ha sottolineato «l’urgenza e la necessità di implementare e aggiornare le regole per gestire una situazione inedita che impone un più attento controllo sul rispetto delle previsioni normative». «Le Parti Sociali – ha aggiunto Guarini – devono avere certamente un ruolo orientativo ed educativo ma anche un ruolo operativo». Il sindacalista ha espresso «vicinanza alle lavoratrici e ai lavoratori in prima linea nei luoghi di lavoro per contrastare e prevenire il contagio e direttamente coinvolti dalla pandemia». «Non dobbiamo allentare l’attenzione e andare avanti in maniera determinata – ha concluso – Se il nostro impegno può essere utile a salvare anche solo una vita umana non avremo lavorato invano».

Scarpe&Scarpe sta chiudendo i battenti di 14 dei 154 negozi distribuiti sul territorio nazionale, mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro

Si chiudono negozi e aumentano gli Advisor aziendali.

Se l’obbiettivo aziendale è solo il taglio del costo lavoro anticipando un riassetto e ripiano economico attraverso l’autorizzazione del tribunale fallimentare ancor prima di aver presentato il piano concordatario slittato al 7 dicembre 2020, vengono meno chiarezza di intenti e relazioni sindacali.

Sconcertante scoprire che la società tenta di vendere o affittare punti vendita, ancor prima di rendere efficace l’eventuale omologa del concordato ed informare i dipendenti sul proprio destino I punti vendita vengono umiliati senza rifornimento della merce: è l’inizio del piano di dismissione?

Le Organizzazioni Sindacali rivendicano il diritto di conoscere le reali intenzioni della famiglia Pettenuzzo rispetto alle prospettive dell’azienda nel mercato italiano piuttosto che essere informati delle chiusure dei punti vendita di volta in volta autorizzate dal tribunale attraverso lo scioglimento dei contratti di affitto!

Per questo abbiamo richiesto incontro al MISE con la presenza dei Commissari per fare chiarezza sul destino di questa azienda. In questa fase di incertezza e lo stato di agitazione attivo da mesi, non resta che una mobilitazione, nei limiti delle ristrettezze pandemiche dettati dai Decreti DPCM, con l’astensione dal lavoro straordinario o supplementare, dalle festività, con particolare riferimento nelle giornate domenicali e festive.

Le Segreterie Nazionali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs

Esselunga, c’è intesa sulla cessione solidale di ferie e permessi. Dell’Orefice: «L’attenzione ai bisogni dei lavoratori agevola la coesione e la competitività aziendale»

Roma, 9 novembre 2020 – Si amplia il concetto di welfare in casa Esselunga. Un accordo tra i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e la direzione aziendale ha introdotto l’istituto della cessione dei riposi e delle ferie solidali previso dalla normativa vigente.

L’intesa – sviluppata sulla proposta elaborata e sottoposta alle parti negoziali dal Comitato paritetico welfare – introduce in via sperimentale fino al 30 giugno 2022 il Fondo ferie solidali; i circa 23mila lavoratori dipendenti della società della grande distribuzione potranno conferire al Fondo fino ad un giorno di ferie e 32 ore di permessi, secondo le modalità definite dalla stessa azienda indicativamente nel periodo dall’1 al 31 marzo e dall’1 al 31 ottobre. Esselunga conferirà al Fondo ferie solidali “un numero di ore pari a quelle donate dai lavoratori” fino ad un massimo di ore equivalenti a 300 giornate complessive; il 20% del contributo aziendale verrà prioritariamente destinato alle richieste presentate dal personale assunto con contratto a tempo determinato.

Può richiedere all’azienda di usufruire di “giorni di ferie solidali” chi ha già fruito di tutte le proprie giornate di ferie e permessi ed abbia la necessità di assistere figli minori aventi – per particolari condizioni di salute – “necessità di cure continue e costanti”.

Le richieste per fruire dell'istituto – corredate da “idonea certificazione rilasciata da specialisti del Ssn e/o da strutture con questo convenzionate” – potranno essere presentate dalle lavoratrici e dai lavoratori interessati all’azienda “fino ad un massimo di due volte l’anno” per massimo 30 giorni all’anno.

La fruizione dovrà avvenire entro tre mesi dalla data di richiesta e comunque entro il 31 dicembre di ciascun anno di applicazione dell’intesa; i lavoratori assunti con contratto a tempo determinato, la fruizione dovrà concludersi entro la data di scadenza del termine del contratto di lavoro individuale.

Il Comitato paritetico welfare sarà informato dall’azienda “di casi particolari, delle reiterate richieste provenienti dallo stesso lavoratore” e che, lo stesso Comitato, oltre a monitorare periodicamente l’andamento del Fondo, “esaminerà con la massima tempestività situazioni di particolare gravità”, valutando le richieste provenienti dai lavoratori disponibili “a destinare a un collega in modo specifico giornate solidali”. Il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice definisce l’accordo raggiunto con Esselunga «una bellissima pagina delle relazioni sindacali aziendali».

«L’auspicio che ci sentiamo di formulare – ha sottolineato il sindacalista – è che l’importante precedente a cui abbiamo dato vita con la più importante azienda succursalista della distribuzione commerciale italiana sia di stimolo anche ad altre aziende».

«L’attenzione concreta e tangibile alle particolari condizioni di bisogno delle lavoratrici e dei lavoratori – ha concluso – non è incompatibile con la capacità competitiva delle imprese, semmai, la agevolano, soprattutto accrescendo la coesione e migliorando il clima interno alle stesse».