Imprese pulizia servizi integrati multiservizi, il 13 novembre in sciopero i 600mila addetti. Nessuna ripresa dei negoziati per il rinnovo del contratto nazionale scaduto da oltre 7 anni, dalle associazioni imprenditoriali solo parole false

Roma, 3 novembre 2020 – Il 13 novembre prossimo incroceranno le braccia per l’intero turno di lavoro gli oltre 600mila addetti del comparto delle imprese di pulizia, servizi integrati e multiservizi.

La mobilitazione nazionale indetta dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti, segue le iniziative territoriali delle ultime settimane e la grande manifestazione del 21 ottobre scorso, in risposta all’indisponibilità delle associazioni datoriali e delle imprese del settore a rinnovare il contratto collettivo nazionale scaduto da oltre 7 anni.

Nella nota di proclamazione dello sciopero trasmessa alla Commissione di Garanzia ed alle associazioni datoriali Anip Confindustria, Confcooperative Lavoro e servizi, Lagacoop Produzione e Servizi, Unionservizi Confapi, Agci Servizi, i sindacati hanno stigmatizzato la mancanza di riscontro alle numerose sollecitazioni di ripresa dei negoziati, per concludere positivamente il percorso di rinnovo avviato nel mese di giugno, sulla scia della prima ondata della pandemia da Covid-19.

Le lavoratrici e I lavoratori dei servizi in appalto di pulizia e sanificazione svolgono un ruolo ritenuto essenziale per il contenimento del contagio nei presidi ospedalieri, nelle Rsa, nelle case di cura, nelle scuole, nelle università, nei tribunali, nelle fabbriche e negli uffici pubblici e privati, esponendosi in prima linea per garantire l’accessibilità dei luoghi che senza la loro opera, non sarebbe possibile. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti puntano il dito contro il dietrofront delle rappresentanze datoriali del settore che opera prevalentemente negli appalti pubblici.

Non rispettando gli impegni e gli affidamenti, hanno fatto saltare tutti gli incontri programmati, producendo una strumentale dilatazione dei tempi negoziali, mettendo in discussione diritti e tutele e la definizione di un aumento salariale congruo e dignitoso.

Tutto questo nonostante molte imprese, con la pandemia, abbiano incrementato in modo consistente lavoro e fatturato, continuando a sfruttare il senso di responsabilità, il grande impegno, i sacrifici, la professionalità e la dedizione di centinaia di migliaia di lavoratori, per il 70% donne, con salari esigui, orari spesso ridotti, carichi di lavoro pesanti e condizioni di lavoro difficili in molte realtà. In questo scenario è inaccettabile che si continui a impedire il rinnovo del contratto nazionale, che finora ha permesso a molte imprese “risparmi” milionari, scaturiti da sette anni e mezzo di mancati adeguamenti delle retribuzioni dei lavoratori.

L’emergenza pandemica ha evidenziato l’importanza del lavoro di questi lavoratori definiti cavalieri ed eroi, ma che non hanno bisogno di titoli ma del giusto riconoscimento del lavoro prestato e di maggiori diritti e tutele con il rinnovo del contratto nazionale. Lo sciopero del 13 novembre sarà articolato con presidi e mobilitazioni, lotte e serrate, a partire dai settori dove i lavoratori del comparto multiservizi sono più esposti alle difficoltà legate all’emergenza sanitaria.

Unicoop Tirreno, siglata l’ipotesi di accordo per il nuovo integrativo applicato ai 3.500 dipendenti

Dell’Orefice: «Scongiurato il rischio dell’applicazione di un regolamento aziendale, poste le basi per garantire condizioni omogenee di trattamento retributivo fra le diverse generazioni di lavoratori»

Roma, 2 novembre 2020 – Siglata l’ipotesi di accordo per il nuovo contratto integrativo aziendale applicato ai circa 3.500 dipendenti della cooperativa di consumatori presente sul territorio nazionale con 176 punti vendita in Toscana, Umbria e Lazio. L’intesa, previa consultazione dei lavoratori, entrerà in vigore dal 1° dicembre 2020 fino al 30 novembre 2023.

Il sistema di relazioni sindacali viene implementato a livello regionale/provinciale e di singolo punto vendita o unità operativa; il confronto potrà essere finalizzato anche alla definizione di intese su una pluralità di istituti. Sui diritti di informazione si introduce l’obbligo in capo all’azienda di dare informazioni a carattere organizzativo con cadenza mensile.

Confermate le agibilità sindacali per RSU/RSA; sulla salute e sicurezza l’intesa prevede la possibilità di eleggere 30 RLS.

Sull’organizzazione del lavoro l’ipotesi di accordo uniforma il regime orario e garantisce una articolazione con minimo di 3 mezze giornate di riposo distribuite a rotazione. I part-time potranno incrementare le ore di lavoro prestate fino a 38 ore settimanali; in alternativa all’incremento orario verrà riconosciuto un ad personam assorbibile.

Sul mercato del lavoro l’intesa prevede la stabilizzazione, entro la vigenza contrattuale, di 100 part- time per i quali la cooperativa si impegna ad incrementare a titolo definitivo l’orario di lavoro mentre 50 lavoratori che hanno già avuto un rapporto di lavoro a tempo determinato o somministrato saranno assunti a tempo indeterminato.

Unicoop Tirreno si impegna inoltre ad includere nei nuovi contratti di appalto una clausola che obbliga le imprese appaltatrici ad applicare integralmente la contrattazione nazionale di categoria. Maggiorazioni ad hoc per il lavoro domenicale e festivo retribuito con il 40% per le prime 10 domeniche lavorate, con il 55% dalla 11^ alla 20^ domenica e con il 65% dalla 21^ domenica.

Nel mese di dicembre 2020 il lavoro domenicale sarà valorizzato con la maggiorazione del 70%.

Sul capitolo trasferte e trasferimenti, fatte salve le garanzie già previste, l’intesa introduce ulteriori garanzie per i trasferimenti oltre i 50 km.

Il sistema premiante prevede l’erogazione di un premio aziendale di 92,96€ su base mensile oltre ad una retribuzione variabile annuale – legato all’incremento di redditività, produttività, qualità e competitività – fino ad un massimo di 1.300€ al IV livello riproporzionato per ciascun lavoratore in relazione al parametro ed all’orario di lavoro settimanale. Ai lavoratori che non hanno maturato il diritto al premio aziendale l’intesa riconosce un importo di salario variabile legato agli obiettivi di singola unità produttiva.

Unicoop Tirreno, con un protocollo sottoscritto con i sindacati a margine dell’ipotesi di accordo, si impegna a preservare l’invarianza della superfice di vendita attualmente detenuta e a fare ricorso, in caso di crisi, a strumenti conservativi dell’occupazione. Soddisfazione in casa Fisascat Cisl.

«La sottoscrizione dell’ipotesi di accordo, che scongiura l’applicazione di un regolamento aziendale definito unilateralmente, conferisce al risultato negoziale una valenza ancor più importante e ha il merito di prefigurare una soluzione ad una vertenza aperta da tempo e che, trascinandosi irrisolta, avrebbe causato ulteriori disagi alle lavoratrici ed ai lavoratori» ha dichiarato il segretario nazionale della categoria cislina Vincenzo Dell’Orefice sottolineando che «l’intesa si configura non solo come un primo passo diretto a dare un rinnovo del contratto integrativo ma anche a preservare la contrattazione aziendale in una delle cooperativa di consumo fra le più importanti del nostro Paese, introducendo un unico regime sia d’orario che di trattamento retributivo per la totalità dei dipendenti, realizzando così quella solidarietà fra generazioni che molti teorizzano e pochi praticano».

Decreto Ristoro, leggi il volantino Fist Cisl sulle principali misure del provvedimento normativo pubblicato in Gazzetta Ufficiale rivolte ai lavoratori stagionali, somministrati, partite IVA nei settori del commercio, turismo e servizi

DECRETO RISTORI, TRA I BENEFICIARI INCLUDERE GLI AGENTI E I RAPPRESENTANTI DI COMMERCIO

L’APPELLO DELLE RAPPRESENTANZE DI CATEGORIA. CEOTTO (FISASCAT CISL): «QUESTI LAVORATORI NON SIANO DISCRIMINATI» 

Roma, 30 ottobre 2020 – Inserire tra i beneficiari del nuovo Decreto Ristori anche gli agenti e i rappresentanti di commercio coinvolti indirettamente dalle chiusure previste dall’ultimo DPCM in vigore dal 26 ottobre. E’ la richiesta unanime dellerappresentanze di categoria degli oltre 220 mila agenti e rappresentanti di commercio – Fnaarc, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Ugl Terziario, Usarci – contenuta in una nota congiunta trasmessa al premier Giuseppe Conte e ai ministri dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri e dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Le rappresentanze sollecitano “l’adozione di provvedimenti a sostegno della categoria di lavoratori che, ogni anno, intermedia più del 70% del Pil italiano” e che vedrà “notevolmente diminuire, se non azzerare completamente, le vendite con i clienti”.

Nel mese di giugno le rappresentanze avevano acceso i riflettori sulle difficoltà riscontrate dalla categoria degli agenti e dei rappresentanti di commercio nell’accesso ai contributi a Fondo Perdutoprevisti dal Decreto Rilancio, stigmatizzando il metodo penalizzante e discriminatorio utilizzato per l’accesso all’indennizzo, che tra i requisiti ha previsto il raffronto delle fatture dei mesi di aprile 2020 e 2019, producendo nei fatti un effetto distorsivo sulla dimostrazione della diminuzione dei fatturati nel primo semestre del 2020. Le rappresentanze di categoria  auspicano quindi, nel caso in cui venisse accolto l’appello, che “il Governo tenga conto delle criticità segnalate relativamente all’applicazione del Fondo Perduto per la Categoria degli Agenti di Commercio”.

Il segretario nazionale della Fisascat Cisl Mirco Ceotto sottolinea che «gli agenti e i rappresentanti di commercio oggi non stanno lavorando perché le attività oggetto dell’ultimo DPCM sono chiuse o stanno lavorando a scartamento veramente ridotto» e che «anche questa categoria di lavoratori ha la necessità di avere ristori adeguati al fatturato». «Al Governo – ha concluso il sindacalista – chiediamo di compiere un ulteriore sforzo per non lasciare soli gli agenti e i rappresentanti di commercio e le loro famiglie, questi lavoratori non siano discriminati»

Decreto Ristori, 6miliardi per sostenere le attività economiche. Cgil Cisl Uil a confronto con il Premier Conte e i ministri Gualtieri, Patuanelli e Catalfo

Roma, 29 ottobre 2020 – Oltre 6 miliardi di risorse, con interventi per 5,4 miliardi di euro in termini di indebitamento netto, per sostenere le attività economiche danneggiate dall’ultimo Dpcm.

A tanto ammontano le risorse stanziate con il Decreto Ristori approvato dal Consiglio dei Ministri e pubblicato il 29 ottobre in Gazzetta Ufficiale. Soldi a fondo perduto che, ha assicurato il premier Conte durante il question timealla Camera, arriveranno su conto corrente con bonifico dell'Agenzia delle Entrate. Gli indennizzi arriveranno a metà novembre.

Chi ha beneficiato degli aiuti del Decreto Rilancio, potrà ricevere le risorse immediatamente; subito dopo gli altri. Il contributo a fondo perduto sarà erogato automaticamente a oltre 300mila aziende che già lo hanno già avuto. Per i ristoranti è stato deciso di applicare il coefficiente del 200%.

Il 150% andrà a bar pasticcerie, gelaterie. L'importo medio per i ristoranti con fatturato fino a 400mila euro, ha spiegato il ministro dell’Economia, Gualtieri, è di 5.173 euro; per quelli fino a un milione di fatturato, 13.920 euro, e per quelli fino a cinque milioni di fatturato 25mila euro.

Per sale da concerto e teatri l'importo, per la fascia più bassa, ”sarà circa 5mila euro, per quella media di circa 13.900 euro”. Si arriva a 30mila euro medi per i fatturati maggiori. I settori chiusi completamente – come palestre, piscine, teatri, cinema – riceveranno un importo doppio rispetto a quello già avuto a giugno.

E’ inoltre prevista, ha spiegato la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, “una indennità da 1.000 euro per i lavoratori stagionali del turismo (inclusi quelli con contratto di somministrazione o a tempo determinato) nonché gli stagionali degli altri settori, i lavoratori dello spettacolo, gli intermittenti, i venditori porta a porta e i prestatori d'opera, tra quelle categorie a cui la pandemia finora ha imposto i sacrifici più grandi”.

Sono state finanziate, poi, due nuove mensilità del Reddito di emergenza.S ul versante scuola, il decreto stanzia ulteriori 85 milioni per la didattica digitale integrata, con cui si acquisteranno dispositivi e strumenti per le connessioni.

Per le aziende interessate dal Dpcm è prevista la sospensione dei versamenti contributivi relativi ai lavoratori per il mese di novembre. Per tutte le imprese sono, inoltre, garantite altre 6 settimane di cassa integrazione Covid-19 utilizzabili dal 16 novembre fino al 31 gennaio 2021 o, in alternativa, ulteriori 4 settimane di esonero contributivo.

Al contempo, è stato prorogato il blocco dei licenziamenti fino al 31 gennaio.

La richiesta dei sindacati confederali Cgil Cisl Uil, al tavolo con il premier Conte e i ministri dell’Economia, dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Gualtieri, Patuanelli e Catalfo, già ribadita nell’incontro del 22 ottobre, è quella di estendere il blocco dei licenziamenti per tutta la durata della cassa Covid per evitare una crisi sociale.

“Sarebbe terribile che le persone sommino al timore di ammalarsi quello di essere licenziati”, ha dichiarato la segretaria generale della Cisl Furlan. La sindacalista, intervistata da Agorà, ha anche sottolineato “che la situazione pandemica impone la rigidità delle misure decise dal Governo” ma che tuttavia “bisogna dare subito i sostegni economici alle imprese e ai lavoratori” e che se “il Decreto Ristori va in questa direzione, su alcune tipologie di lavoro, ad esempio per i lavoratori stagionali, il provvedimento è stato avaro” .

Al premier i sindacati hanno inoltre chiesto quali saranno i necessari investimenti in sanità, scuola, innovazione. Il tavolo è servito anche ad aprire un confronto sulle politiche attive e sulla formazione mentre, sul Recovery plan – il piano di utilizzo delle risorse del Recovery Fund in fase di elaborazione e di definizione – Conte ha dichiarato che si farà un incontro ad hoc con i sindacati sul Next generation eu insieme al ministro Amendola con precise indicazioni progettuali, ferme restando le linee guida e gli obiettivi già approvati dal Parlamento'. Intanto l’impatto della nuova ondata di Covid sull'economia, con la curva dei contagi che ha superato quota 26 mila, torna a spaventare i mercati finanziari, allarmati anche dagli annunci di nuovi lockdown, totali o parziali.

I listini europei sono andati tutti in terreno negativo. Piazza Affari ha perso il 4%, lo spread ha rialzato la testa intorno a quota 140. Secondo il Censis, a fine anno, a causa della seconda ondata di restrizioni in aggiunta al primo lockdown, si stima un crollo dei consumi per un valore complessivo di 229 miliardi di euro. Il solo retail subirà una sforbiciata di 95 miliardi di euro di fatturato.

Nel periodo delle feste natalizie, stima il Centro Studi Investimenti Sociali, restrizioni paragonabili al lockdown di primavera farebbero sfumare 25 miliardi di euro di spesa delle famiglie. Nella prima ondata, quasi 4 milioni di famiglie hanno già fatto ricorso a prestiti e aiuti da parte di familiari e amici, soprattutto quelle con redditi bassi.

Ecco perché blindare la proroga del divieto licenziamenti potrebbe scongiurare una crisi sociale.

Vigilanza Privata, dietrofront delle Associazioni imprenditoriali sul rinnovo del contratto nazionale scaduto nel 2015. Sindacati pronti alla mobilitazione

Blanca: «Prioritario riformare l'assetto contrattuale nel settore dei servizi»

Roma, 29 ottobre 2020 – Si allungano le distanze sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro della Vigilanza Privata e dei Servizi Fiduciari, applicato ai 70mila addetti del comparto dei servizi, scaduto nel 2015.

In occasione dell’ultimo incontro in modalità videoconferenza, le Associazioni imprenditoriali hanno comunicato che le imprese, a fronte dell’evoluzione della situazione pandemica, non ritengono esservi le condizioni per poter affrontare nel corso dell’anno un esborso finanziario connesso al rinnovo contrattuale, contrariamente a quanto dichiarato precedentemente.

Per i sindacati di categoria Cgil Cisl Uil, a distanza di oltre quattro anni dall’avvio delle trattative, tale motivazione appare strumentale.

“Pur riconoscendo la gravità del momento, è evidente che fino alla fine del 2019 le Associazioni Datoriali hanno reiterato un comportamento dilatorio lungo tutto il negoziato” hanno stigmatizzato le tre sigle in una nota congiunto sottolineando che “dall’esame dei dati relativi agli ammortizzatori sociali, si evince che questo settore è stato colpito in misura meno intensa rispetto ad altri e l’attività è continuata senza interruzioni anche nella fase più acuta dell’emergenza”.

Pur prendendo atto di un comportamento inaccettabile nel metodo e nel merito, i sindacati hanno dichiarato la nostra disponibilità a proseguire il negoziato aggiornato al10 e 11 novembre annunciando l’apertura di una nuova fase di iniziative e di mobilitazione con il coinvolgimento dei lavoratori a supporto della vertenza. Il 18 novembre si riunirà il coordinamento unitario delle strutture e delle rappresentanze sindacali.

«L’equilibrio negoziale – ha dichiarato la segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca – deve tenere conto del lungo tempo trascorso e della prioritaria esigenza di rispondere ai bisogni del comparto mediante il rinnovo del contratto collettivo».

Lavoro Domestico, un Avviso Comune per la tutela del settore. Guarini: «Necessario un intervento coordinato Stato – Parti Sociali»

Roma, 29 ottobre 2020 – Non trascurare il settore del Lavoro Domestico, datori e lavoratori, da eventuali ed ulteriori misure d’urgenza adottate dall’Esecutivo in materia di lavoro per contrastare la diffusione della pandemia da Covid-19.

E’ questa la richiesta condivisa dalle Parti Sociali firmatarie della contrattazione nazionale di settore in un Avviso Comune indirizzato al Governo ai Ministeri competenti e all’Ilo.

Le Parti Sociali sottolineano che “il momento emergenziale vissuto durante il periodo del lockdown ha messo a dura prova il settore, considerato che i lavoratori domestici e le famiglie datrici di lavoro domestico non sono stati destinatari di provvedimenti normativi con misure di sostegno al reddito o di provvedimenti di tutela delle condizioni di lavoro uguali o equivalenti agli altri settori lavorativi”.

Per i sindacati e le associazioni datoriali di settore “Questo momento storico, considerata la paura del contagio o l’eventuale possibilità di un nuovo lockdown, e comunque l’intensificarsi dell’utilizzo dello smart working, nonché il rientro dei lavoratori stranieri in Italia da Paesi considerati a rischio, qualora non accompagnato da un’attenta normativa precauzionale e preventiva ad hoc, potrebbe mettere in ginocchio un settore che oggi coinvolge oltre quattro milioni di persone tra datori e lavoratori”.

Le Parti Sociali firmatarie si dichiarano disponibili ad avviare un confronto costruttivo sul tema degli interventi d’urgenza per il lavoro domestico, ed in particolare l’estensione della CIGD, la malattia da Covid-19 a carico dello Stato, l’infortunio Covid-19, l’erogazione di DPI gratuiti nell’assistenza e nella cura alle persone, ed ogni altro intervento utile”.

Secondo i dati INPS 2019 i lavoratori domestici regolari sono 848.987, in lieve calo rispetto al 2018 (-1,8%).

Il tasso di irregolarità nel settore domestico è del 58,3% con circa un milione e 200mila lavoratori domestici irregolari in Italia. Il settore, complessivamente, produce circa l’1,1% del PIL (17,9 miliardi di euro di Valore Aggiunto).

Lo Stato, senza il sostegno delle famiglie datrici di lavoro domestico, solo per l’assistenza alla persona non autosufficiente, spenderebbe oltre 33 miliardi di euro, a fronte degli attuali 22 miliardi.

«Il settore del lavoro domestico, per la peculiare natura della prestazione prestata – ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini – necessita di misure precipue e urgenti che supportino i lavoratori e i datori di lavoro, le famiglie che pagano le retribuzioni».

Coopersalute, a rimborso il costo della vaccinazione antinfluenzale. Guarini: «La bilateralità settoriale può fare la differenza per i lavoratori esposti anche al rischio contagio da Covid-19»

Roma, 29 ottobre 2020 – ll Fondo di assistenza sanitaria integrativa per i 60mila dipendenti delle imprese della Distribuzione Cooperativa Coopersalute ha deliberato di rimborsare il costo della vaccinazione antinfluenzale per la stagione 2020-2021 a tutti gli Iscritti al Fondo Sanitario che non rientrano nelle campagne vaccinali gratuite organizzate dalle singole Regioni del nostro Paese.

La prestazione si aggiunte al Piano Sanitario di Coopersalute implementato nel mese di marzo e fino alla fine dell’anno, con l’erogazione di una indennità, riconosciuta ai lavoratori iscritti al fondo risultati positivi al virus COVID-19, in caso di ricovero pari a €. 40,00 per ogni notte di ricovero per un periodo non superiore a 50 giorni all’anno.

Un indennizzo di € 40,00 al giorno per ogni giorno di permanenza presso il proprio domicilio per un periodo non superiore a 14 giorni all’anno sarà riconosciuto anche in caso di isolamento domiciliare, a seguito di positività al virus.

La diaria giornaliera per isolamento domiciliare verrà corrisposta anche qualora l’Assicurato non abbia preventivamente subito un ricovero.

Per il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini «l’intervento di assistenza sanitaria integrativa svolto da Coopersalute, anche con il rimborso delle spese sostenuto per il vaccino antinfluenzale, si inserisce in un più generale quadro di attenzione verso le misure di prevenzione nei luoghi di lavoro».

«Riteniamo che questa esperienza debba far riflettere i detrattori sulla necessità di conferire agli organismi bilaterali di settore maggiori spazi e competenze» ha aggiunto il sindacalista sottolineando che «il Piano Sanitario di Coopersalute dimostra che l’ambito di cogestione rappresentato dalla bilateralità di settore possa fare la differenze ed erogare servizi di qualità ad una base associativa esposta, per la propria attività lavorativa, anche al rischio da contagio da Covid-19».

Impianti e attività sportive, le perplessità di sindacati e imprese sull’ultimo Dpcm

Roma, 29 ottobre 2020 – Impianti e attività sportive, le parti sociali firmatarie della contrattazione nazionale di settore, la Confederazione dello Sport e i sindacati di categoria Slc Cgil, Fisascat Cisl e Uilcom hanno espresso forti perplessità sul testo dell’ultimo Dpcm in vigore dal 26 ottobre. In una nota congiunta trasmessa al ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili Vincenzo Spadafora hanno stigmatizzato la “sospensione delle attività di palestre e piscine che, unita alle restrizioni che coinvolgono l’intero mondo dell’attività sportiva, provocherà impatti devastanti su un settore già fortemente piegato dal lockdown, con conseguente emorragia di posti di lavoro e distruzione di un’importante fetta del tessuto socio economico di tutte le regioni”.

Le parti sociali in particolare contestano “l’equiparazione tra attività sportiva e aggravamento del quadro epidemiologico” e sottolineano che “i centri sportivi hanno applicato con rigore e precisione i protocolli di sicurezza” e che “gli sportivi e gli operatori dello sport di base non solo diffondono valori positivi sul rispetto delle regole e di tutela della salute e della conduzione di stili di vita sani ma sono anche elementi utili a contrastare la pandemia”.

Le Parti Sociali esortano il ministro dello Sport piuttosto a “considerare la possibilità di utilizzare i tecnici sportivi per diffondere istruzioni e messaggi sulle corrette condotte da seguire nelle entità sportive presenti sul territorio che possono, anche con le limitazioni imposte da misure di contenimento, giocare una carta fondamentale nella gestione dello stato di crisi, fino a sostenere il morale della popolazione”.

La Confederazione dello Sport e i Sindacati auspicano infine “un ripensamento generale dello sport, dell’attività delle imprese e delle realtà dilettantistiche, delle tutele e dei diritti dei lavoratori del settore” e “un deciso e immediato mutamento di rotta che possa consentire, finalmente, di prendere atto del fatto che la risposta alla pandemia non può essere semplicemente di chiusura della vita delle persone, ma di individuazione di nuove misure di convivenza con il virus nell’attesa che il quadro epidemiologico muti”.

Interventi in favore degli agenti di commercio – Decreto Ristori – lettera alle istituzioni

La Fisascat unitamente a Filcams, Uiltucs Ugl ed Usarci, hanno inviato al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte una missiva nella quale vengono evidenziate le enormi ricadute sul settore degli Agenti di Commercio a seguito del Decreto Ristori. Le OO.SS. informeranno prontamente la categoria sull'esito della missiva