Studi Professionali, finalmente operativo il Fondo di Solidarietà Bilaterale per il sostegno al reddito delle attività professionali

Guarini: «Avanza il modello partecipativo da noi auspicato per il sostegno al reddito in settori tradizionalmente esclusi dagli strumenti di integrazione salariale ordinari e straordinari»

Roma, 27 maggio 2021 – E’ finalmente operativo il Fondo di Solidarietà Bilaterale degli Studi Professionali per il sostegno al reddito delle attività professionali.

I sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e l’associazione imprenditoriale del settore delle professioni Confprofessioni siglarono nel 2017 l’accordo per l’istituzione il Fondo – recepito dal Mef nel 2019 – in applicazione delle normative di Legge sulla costituzione di fondi di solidarietà per i settori esclusi dalla disciplina delle integrazioni salariali ordinarie e straordinarie.

Dopo la nomina del Comitato Amministratore, avvenuta il 20 maggio, una circolare Inps ha dettato le istruzioni operative per il funzionamento del Fondo che potrà garantire così l’assegno ordinario di integrazione salariale ai dipendenti degli studi professionali coinvolti dalla sospensione dell’attività lavorativa per riorganizzazione, crisi aziendale, riduzione dell’orario di lavoro e situazioni temporanee di mercato o aziendali non imputabili all’impresa o ai lavoratori.

Il Fondo – finanziato da contributi ordinari e addizionali a carico per due terzi del datore di lavoro e per un terzo del lavoratore – quando sarà a regime erogherà un assegno ordinario per il sostegno al reddito, fino a un massimo di 24 mesi, ai dipendenti degli studi professionali con più di tre addetti interessati dalla riduzione dell’orario di lavoro o coinvolti dalla sospensione temporanea dell’attività lavorativa della durata massima di 12 mesi in un biennio mobile (fino a 18 mesi negli studi professionali che occupano mediamente più di 15 dipendenti) e di 24 mesi nel quinquennio mobile.

Nel quadro dei processi di agevolazione all’esodo, il Fondo riconoscerà inoltre un assegno straordinario per il sostegno al reddito ai lavoratori che raggiungano i requisiti previsti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato nei successivi tre-cinque anni. L’accesso al trattamento di integrazione salariale è subordinato alla condizione che il lavoratore non svolga attività lavorativa in favore di soggetti terzi e si impegni nei percorsi di riqualificazione. Con l’intesa, le parti si sono impegnate ad avviare politiche attive volte alla riqualificazione professionale attraverso la bilateralità contrattuale.

Soddisfazione in casa Fisascat Cisl per il percorso di costituzione avviato nel 2017 che giunge a compimento. «Con la piena operatività del Fondo di Solidarietà per le Attività Professionali – ha dichiarato il segretario generale della categoria cislina Davide Guarini – avanza il modello partecipativo da noi auspicato per il sostegno al reddito in settori tradizionalmente esclusi dagli strumenti di integrazione salariale ordinari e straordinari».

«Il Fondo di Solidarietà Bilaterale per la tutela e l’integrazione salariale delle lavoratrici e dei lavoratori degli studi professionali, nel panorama del terziario e dei servizi, rappresenta un punto di svolta importante, fornendo al contempo la possibilità di implementare e aggiornare le competenze» ha aggiunto il sindacalista sottolineando la prima finalità dello strumento, ossia «la stabilizzazione dell’occupazione nel comparto degli studi professionali, dove sono impiegati complessivamente oltre 1milione di addetti, per il 90% donne e giovani».

«Le politiche attive e i percorsi di formazione professionale erogati dalla bilateralità contrattuale di settore e dal fondo interprofessionale – ha concluso – contribuiranno ulteriormente a dare stabilità ad un settore che ha risentito dei nefasti effetti della crisi pandemica ma che al contempo è riuscito prontamente a coglierne le opportunità».

 

Distribuzione Cooperativa, avviato il negoziato per il rinnovo del Contratto Nazionale applicato a 65mila addetti

Sindacati: «Accrescere la qualità del lavoro e rispondere in maniera congrua alle aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori»

Roma, 27 maggio 2021 – Ha preso il via in modalità videoconferenza il confronto per il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro della Distribuzione Cooperativa applicato a circa 65mila lavoratrici e lavoratori. I segretari generali dei sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno illustrato ai vertici associativi delle associazioni di settore Ancc Coop, Confcooperative Consumo e Utenza e Agci Agrital, i contenuti del documento unitario posto alla base dell’avvio della stagione dei rinnovi contrattuali settoriali, valorizzando la specificità rappresentata dalla distribuzione cooperativa.

Al centro della proposta di parte sindacale i temi legati a salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, alla introduzione di nuove tutele e garanzie per la conciliazione dei tempi di vita e tempi di lavoro tenuto conto della presenza femminile nel comparto, al welfare, alla formazione e all’aggiornamento professionale come diritto individuale, con un’attenzione particolare al lavoro del futuro e la espressa richiesta di rendere più strutturato l’articolato contrattuale in tema di lavoro agile.

Temi anche connessi alla rivisitazione delle professionalità nei sistemi di classificazione del personale, da attualizzare e semplificare, come pure al contrasto al divario e alla violenza di genere con maggiori garanzie per le lavoratrici inserite nei percorsi di protezione.

Tra le richieste dei sindacati anche nuove modalità di fruizione dei congedi parentali, norme contrattuali più utili per rafforzare il diritto al lavoro dei disabili e dei lavoratori cosiddetti “fragili”, ma anche dei nuovi assunti, dei giovani e delle donne.

Attenzionato anche il tema dell’invecchiamento attivo e la necessità di favorire la convivenza generazionale, anche mediante forme di “staffetta generazionale” che trovino un volano nel Contratto Nazionale.

Centrali nell'ambito del rinnovo del Contratto Nazionale, sono i temi relativi agli impatti delle esternalizzazioni e terziarizzazioni e della salvaguardia dell'occupazione diretta, a partire dal Mezzogiorno.

Il salario deve tenere conto degli incrementi che ci sono stati anche in altri settori e per altre categorie. I sindacati hanno poi proposto di proseguire il confronto per aree tematiche.

Per Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs «è necessario, sia pure nelle condizioni complesse che il macrosettore del terziario sta attraversando, accrescere la qualità del lavoro all’interno delle cooperative di consumo e rispondere in maniera congrua alle aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori, preservando il potere di acquisto delle retribuzioni e le professionalità».

 

 

 

Disney Store, 8 ore di sciopero e sit in di mobilitazione nazionale è la risposta dei lavoratori alla dismissione dei negozi annunciata dal colosso americano

I Sindacati chiedono l’attivazione di un tavolo istituzionale con i ministeri dello Sviluppo Economico e del Lavoro.

Roma, 25 maggio 2021 – Attivazione immediata di un tavolo istituzionale con i ministeri dello Sviluppo Economico e del Lavoro e contestuale avvio del confronto con la direzione societaria di Disney Store per conoscere i dettagli della procedura di liquidazione del marchio avviata il 19 scorso ed annunciata ai sindacati a cose fatte dalla direzione societaria. E’ quanto deciso dall’Assemblea unitaria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, promossa in modalità telematica, partecipata dalla quasi totalità dei lavoratori del colosso americano.

L’Assise ha deciso anche l’attivazione dello stato di agitazione e la proclamazione 4 ore di sciopero a livello territoriali da organizzare con sit in di protesta davanti ai punti vendita ed ulteriori 4 ore di sciopero da organizzare a livello nazionale.

I 233 lavoratori di Disney Store Italia non si arrendono alla dismissione dei negozi e chiedono soluzioni volte a preservare i livelli occupazionali.

Una situazione certamente non facile, tenuto conto della dismissione dell’intero perimetro di vendita a fronte di un investimento aziendale orientato tutto sul canale e-commerce.

Si attende ora la ricezione della procedura di licenziamento collettivo paventata dalla direzione societaria che, oltre a chiarire i dettagli della presenza in Italia, aprirà la fase di confronto sindacale prevista dalla normativa italiana.

I sindacati tenteranno di percorrere la strada della cessione delle licenze, di definire un accordo sull’incentivo all’esodo volontario e di attivare percorsi di politiche attive volte alla ricollocazione dei lavoratori.

Una sfida epocale. La crisi pandemica continuerà a produrre effetti nefasti per lungo tempo.

Disney Store, oltre al danno la beffa: i lavoratori intimati al silenzio stampa, il sindacato alza la voce

Il 25 maggio l’assemblea unitaria per i dettagli della mobilitazione

Roma, 22 maggio 2021 – Oltre al danno la beffa per i 233 dipendenti italiani di Disney Store. La direzione societaria in una nota interna ha “invitato” i lavoratori a non rilasciare interviste ai giornalisti fornendo i recapiti aziendali da contattare. Un atteggiamento singolare che i sindacati di categoria Filcams Cgil Fisascat Cisl e Uiltucs stigmatizzano all’indomani dell’inattesa informativa sulla chiusura dei 15 store italiani.

In attesa di nuovi sviluppi e di ricevere la comunicazione ufficiale  sull’annunciata procedura di licenziamento collettivo i sindacati confermano l’avvio della mobilitazione i cui dettagli saranno concordati con le lavoratrici e i lavoratori e i Rappresentanti Sindacali Aziendali nel corso dell’Assemblea unitaria del 25 maggio.

DL SOSTEGNI BIS, MODIFICATI I CRITERI PER L’ACCESSO AI CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO. RECEPITE LE OSSERVAZIONI DELLA FISASCAT CISL E DELLE ALTRE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA

Roma, 21 maggio 2021 – In attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Sostegni Bis la Fisascat Cisl commenta positivamente le anticipazioni sulle misure a favore degli agenti e dei rappresentanti di commercio. Il Dl ha recepito le osservazioni delle associazioni di categoria (di cui al link https://bit.ly/3wnCpwH) sulla necessità di modificare i criteri di accesso ai nuovi contributi a fondo perduto previsti dal decreto; nel merito cambiano, i parametri per il calcolo della perdita subita, decisamente più adeguati rispetto ai precedenti. 

Per comprendere il funzionamento dei nuovi contributi è necessario operare una distinzione tra "Vecchi Beneficiari" e "Nuovi Beneficiari" del trattamento: 

VECCHI BENEFICIARI 

Sono coloro che hanno ottenuto il primo contributo a fondo perduto, previsto dal precedente Decreto Sostegni, e che riceveranno automaticamente nelle prossime settimane lo stesso importo attraverso bonifico o credito d’imposta. Non servirà presentare una nuova richiesta all’Agenzia delle Entrate. 

Per questi soggetti sarà possibile aumentare il valore del sostegno che riceveranno presentando una domanda per ottenere un contributo a fondo perduto alternativo, a condizione di aver avuto un calo superiore al 30% tra l’ammontare medio delle fatture emesse nel periodo tra il 1° aprile 2020 e il 31 marzo 2021 e quelle del periodo dal 1° aprile 2019 al 31 marzo 2020.

In questo caso, andrà applicata una percentuale sulla differenza tra l’ammontare medio delle fatture emesse nel periodo tra il 1° aprile 2020 e il 31 marzo 2021 e l’ammontare medio di quelle emesse del periodo dal 1° aprile 2019 al 31 marzo 2020 secondo queste fasce:

  • 60% per coloro che hanno ricavi e compensi non superiori a 100.000 euro;
  • 50% per coloro che hanno ricavi e compensi superiori a 100.000 euro e fino a 400.000 euro;
  • 40% per coloro che hanno ricavi e compensi superiori a 400.000 euro e fino a 1 milione di euro;
  • 30% per coloro che hanno ricavi e compensi superiori a 1 milione di euro e fino a 5 milioni di euro;
  • 20% per coloro che hanno ricavi e compensi superiori a 5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro.

Considerando il precedente contributo percepito:

  • se la cifra ottenuta con i nuovi parametri è superiore, la differenza si aggiunge alla somma che riceveranno in automatico;
  • se la cifra ottenuta è inferiore, si ha diritto comunque alla somma già ricevuta con il precedente Decreto Sostegni;

Esempio pratico:  se con il precedente Decreto Sostegni avete ricevuto € 2.000, nelle prossime settimane riceverete la stessa somma. Però, se utilizzando i nuovi parametri sopra indicati, il contributo risulterà essere di € 3000, vi verrà riconosciuto un contributo alternativo aggiuntivo di € 1000. Al contrario, se con il nuovo sistema di calcolo vi risulterà un contributo più basso, ad esempio di € 1500,  riceverete comunque € 2000.

NUOVI BENEFICIARI

Coloro che sono rimasti esclusi dal precedente contributo a fondo perduto dovranno verificare di aver avuto una perdita superiore al 30% usando gli stessi parametri, ma dovranno applicare delle percentuali diverse alla differenza tra l’ammontare medio delle fatture, ossia:

  • 90% per coloro che hanno ricavi e compensi non superiori a 100mila euro;
  • 70% per coloro che hanno ricavi e compensi superiori a 100mila euro e fino a 400mila euro;
  • 50% per coloro che hanno ricavi e compensi superiori a 400mila euro e fino a 1 milione di euro;
  • 40% per coloro che hanno ricavi e compensi superiori a 1 milione di euro e fino a 5 milioni di euro;
  • 30% per coloro che hanno ricavi e compensi superiori a 5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro;

È comunque garantito un contributo minimo non inferiore a € 1.000 per le persone fisiche ed a € 2.000 per i soggetti diversi dalle persone fisiche. L’importo del contributo riconosciuto non può superare € 150.000.

Nel Decreto Sostegni è previsto anche un ulteriore contributo che verrà calcolato sulla base delle perdite di esercizio registrate nel confronto tra il 2020 e il 2019. Su questo contributo dovremo attendere delle precisazioni sul metodo di calcolo da parte del  Ministero dell’economia e delle finanze.

Ad ogni modo, questo contributo dovrebbe essere riconosciuto ai soggetti che svolgono attività d’impresa, arte o professione e che producono reddito agrario, titolari di partita IVA residenti o stabiliti nel territorio dello Stato. I requisiti richiesti saranno:

  • peggioramento del risultato economico d’esercizio relativo al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2020, rispetto a quello relativo al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2019, in misura pari o superiore ad una percentuale che verrà definita dal MEF;
  • aver trasmesso la dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2020 entro il 10 settembre 2021;

Sembra che il calcolo verrà effettuato applicando una percentuale sulla perdita subita. Al risultato andrà detratto quanto già ricevuto con i precedenti contributi a fondo perduto del 2020 e del 2021.

Disney Store abbandona l’Italia, più di 230 dipendenti restano senza lavoro. Martedì 25 maggio l’assemblea unitaria dei lavoratori Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs per pianificare le iniziative di mobilitazione

Roma, 21 maggio 2021 –  Ultimi mesi in Italia per Disney Store, la catena internazionale di negozi specializzati nella vendita di prodotti Disney. La direzione societaria ha comunicato alle organizzazioni sindacali  Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs di voler chiudere tutti i negozi sul nostro territorio. Più di 230 dipendenti occupati nei circa 15 punti vendita, sono ora con il fiato sospeso per la terribile e inaspettata notizia, peraltro arrivata a cose fatte, con la messa in liquidazione della società avvenuta il 19 maggio scorso.

Dopo l’emergenza sanitaria e le tante restrizioni, i periodi di cassa integrazione alternati a periodi di lavoro non certo brillanti, dopo l’anno più difficile, ora più di 230 famiglie dovranno affrontare un’ulteriore fase difficile e piena di incertezza.

Una decisione grave, di un marchio importante, punto di riferimento in molti centri storici per adulti e bambini, che ha comunicato la decisione senza dare nessuna prospettiva o avanzare proposte per la tutela occupazionale.

Immediata la reazione dei sindacati e dei lavoratori che hanno convocato un’assemblea unitaria per il prossimo 25 maggio: un primo urgente confronto sulle iniziative di lotta da mettere in campo.

 

Decreto Semplificazioni. Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uiltrasporti: con la liberalizzazione del subappalto e il massimo ribasso pronti alla mobilitazione e allo sciopero generale

Roma, 20 maggio 2021 – Con la liberalizzazione del subappalto e la reintroduzione del massimo ribasso il Governo si accinge a dare un duro colpo alle tutele di lavoratrici e lavoratori dei servizi in appalto, peraltro proprio nel giorno della celebrazione del 51°anno dello Statuto dei Lavoratori. E’ unanime la posizione dei sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, UIltucs e UIltrasporti sulla bozza del Decreto Semplificazioni che il Governo si accinge a varare nelle prossime ore. 

In un comunicato sindacale unitario le federazioni di categoria Cgil Cisl Uil stigmatizzano “l’inserimento di norme pericolose”. “La semplificazione – è l’affondo delle segreterie nazionali  - non può tradursi in deregolamentazione, soprattutto quando va a colpire i diritti, le tutele e la qualità del lavoro che è data da certezza salariale, sicurezza, prevenzione, legalità”.

Per i sindacati “la scelta indicata dal Governo non è peraltro coerente con gli obiettivi indicati dall’Esecutivo in tema di innovazione, riqualificazione, rigenerazione, qualità dei servizi, inclusione e lotta al sommerso, così come si prova a far emergere dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un Piano che, per gran parte della sua realizzazione poggia proprio sull’affidamento di opere e servizi in appalto”.

“L’introduzione del massimo ribasso generalizzato e liberalizzazione del sub appalto – sottolineano – significa, di fatto, compiere una scelta astraendosi dalla realtà”. “La condizione di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori che, negli appalti di servizi, vivono spesso inseguendo imprese che non pagano stipendi, dove è necessario avviare vertenze per recuperare le competenze di fine rapporto in aziende che svaniscono nel nulla, che ad ogni cambio appalto vedono decurtare le proprie ore di lavoro in un ricorso già importante a contratti part time involontario, e dove la frammentazione del lavoro è già di per se fonte di maggiore precarietà – stigmatizzano – è ciò che oggi accade”. “Questa è la faccia opaca degli appalti di servizi che da una deregolamentazione del subappalto rischia di diventare ancora più scura, che inquina e distorce le regole nel mercato mettendo in difficoltà le aziende sane” aggiungono sottolineando che “questo è ciò che avviene con troppa frequenza anche quando riguarda servizi fondamentali come le pulizie e le mense nella sanità e nelle scuole, di servizi di vigilanza e sicurezza nei luoghi della Pubblica Amministrazione”.

Per i sindacati è “necessario discutere del sistema negli appalti nel nostro paese, certamente in termini di semplificazione e miglioramenti amministrativi e tecnici, ma anche di compiere un cambio di passo che rimetta al centro la coerenza tra appalto-qualità del servizio-qualità del lavoro e la scelta di ripristinare una condizione che vede il massimo ribasso e la liberalizzazione del subappalto non andrebbe in questa direzione”.

Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e UIltrasporti si dichiarano “disponibili e pronti al confronto” ed al contempo “se la scelta che il Governo intende fare è quella di decidere con Decreto, scaricando gli effetti negativi sulle lavoratrici e i lavoratori, la risposta – avvertono – sarà il contrasto e la mobilitazione fino allo sciopero generale”.

Fermiamo la strage nei luoghi di lavoro, lo slogan delle assemblee unitarie Cgil Cisl Uil in tutta Italia

Guarini: «Imprescindibile proporre in maniera continuativa e strutturale il tema della prevenzione, salute e sicurezza in ogni ambito contrattuale, sia esso nazionale o decentrato. Superare il paradosso che ad un corpus normativo tra i più avanzati si affianchi il triste fenomeno della macabra contabilità dei morti che quotidianamente facciamo. Le regole servono ma serve ancor di più che richiede l’applicazione di quelle regole senza fare sconti perché il lavoro non è merce che può essere messa ai saldi»

Roma, 20 maggio 2021Fermiamo La Strage nei luoghi di lavoro è lo slogan delle Assemblee Unitarie promosse il 20 maggio da Cgil Cisl Uil in tutta Italia. La mobilitazione si è svolta nella giornata celebrativa dei 51 anni dal varo dello Statuto dei lavoratori – era il 20 maggio 1970 – una delle conquiste più significative del movimento sindacale. La campagna di sensibilizzazione nazionale unitaria ha preso il via il 12 maggio scorso quando le tre confederazioni hanno reso pubblica la piattaforma in sette punti sulla quale costruire un vero e proprio Patto per la sicurezza con governo e imprese: qualificazione imprese, contrattazione nazionale e decentrata, formazione, rappresentanza, ispezioni sul lavoro, innovazione e ammodernamento tecnologie e Dpi, inserimento della materia nei percorsi istruttivi.

Riflettori accesi sugli incidenti mortali e sugli infortuni gravi nei luoghi lavoro che sono purtroppo nella cronaca quotidiana con una media di tre decessi al giorno e «con una frequenza davvero inaccettabile per un Paese civile» ha sottolineato il leader della Cisl Luigi Sbarra intervenuto all'assemblea dei lavoratori del cantiere Pavimental sulla autostrada A1, a Barberino di Mugello in occasione della giornata nazionale per la sicurezza sul lavoro. Nel cantiere lavorano circa 500 addetti e nel corso degli anni si sono registrati vari infortuni e nel 2014 un lavoratore è morto folgorato toccando dei cavi. «Dobbiamo fermare questa lunga scia di sangue, questa strage silenziosa che sta toccando tutti i luoghi di lavoro, dalle aziende tessili alle fabbriche, dai cantieri edili all'agricoltura» ha dichiarato Sbarra sollecitando il Governo ad «aprire immediatamente un confronto con le parti sociali finalizzato a negoziare un accordo che metta al centro gli investimenti sui temi della salute e della sicurezza sul lavoro».

«Serve un grande investimento – ha aggiunto il leader della Cisl – sulla prevenzione, sulla formazione, sulla comunicazione, sulla crescita della cultura della sicurezza. E poi bisogna rafforzare vigilanza e controllo, è necessario assumere ispettori e medici del lavoro, investire sulla ricerca». «Non è accettabile – ha evidenziato – che ogni anno quasi 1.300 persone perdano la vita lavorando». «Il lavoro – ha concluso è dignità per la persona, ecco perché chiediamo alle associazioni datoriali di vedere la salute e la sicurezza non come un costo ma come un investimento, per la competitività e il miglioramento della capacità reputazionale delle aziende».

Anche la Fisascat Cisl è in prima linea sui temi della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. «La mobilitazione straordinaria unitaria sui temi della prevenzione, salute e sicurezza realizzata dalle confederazioni Cgil Cisl Uil, non a caso proprio in occasione del cinquantunesimo anniversario dell’approvazione dello Statuto dei Lavoratori – ha dichiarato il segretario generale della categoria cislina Davide Guarini – ha visto anche un ruolo fattivo della Fisascat Cisl ad ogni livello con assemblee, confronti e attività informative realizzate sul territori».

«Riteniamo imprescindibile proporre in maniera continuativa e strutturale il tema della prevenzione, salute e sicurezza in ogni ambito contrattuale, sia esso nazionale o decentrato» ha aggiunto il sindacalista. «In particolare – ha sottolineato – riteniamo che a livello aziendale la negoziazione e l’implementazione di regole e procedure volte a realizzare l’obiettivo di zero infortuni sia l’orizzonte verso il quale orientare ogni attenzione e sforzo sia da parte delle organizzazioni sindacali che delle imprese». «L’emergenza pandemica – ha ribadito Guarini – ci ha ricordato che il mondo del lavoro realizza i livelli più avanzati di coesione e solidarietà ripartendo dai fondamentali». «Il lavoro dignitoso – ha chiosato – è un lavoro reso in un ambiente salubre e privo di pericoli per l’incolumità personale di chi vi opera». «Le regole che già esistono per garantire i lavoratori, anche quelli del terziario di mercato – ha aggiunto – devono trovare nelle Rls e nei Comitati Aziendali anti Covid-19 soggetti solleciti nell’attuazione di quelle misure contenute nelle Leggi e superare così il paradosso che ad un corpus normativo tra i più avanzati si affianchi il triste fenomeno della macabra contabilità dei morti che quotidianamente facciamo». «Le regole servono – ha concluso Guarini – ma serve ancor di più che richiede l’applicazione di quelle regole senza fare sconti perché il lavoro non è merce che può essere messa ai saldi».

Alla giornata di mobilitazione seguiranno una serie di iniziative unitarie dal 24 al 28 maggio nei diversi territori davanti alle prefetture. I leader di Cgil Cisl Uil manifesteranno a Roma davanti il Parlamento. Al centro della mobilitazione non solo salute e sicurezza ma anche la garanzia del lavoro a partire dalle grandi crisi che sono aperte per sostenere la riforma degli ammortizzatori sociali e il blocco dei licenziamenti almeno fino al 31 ottobre.

 

Icts Italia Srl sigla l’accordo con i Sindacati: buste paga più pesanti di 90€ per i 700 addetti ai servizi di vigilanza privata e servizi fiduciari nei 35 siti della committente Amazon Italia Logistica

Blanca: «Intesa sia da stimolo per altri Istituti, i lavoratori del settore della sicurezza, pur essendo considerati essenziali, da troppi anni attendono il rinnovo del contratto nazionale senza alcun riconoscimento economico».

Roma, 20 maggio 2021 – Buste paga più pesanti per i circa 700 dipendenti della Icts Italia SrL, addetti ai servizi di vigilanza privata e servizi fiduciari nei 35 siti della committente Amazon Italia Logistica.  In virtù dell’intesa siglata dalle federazioni di categoria Cgil Cisl Uil e dalla direzione societaria, i lavoratori in forza alla data del 1° maggio 2021, “tenuto conto delle peculiarità dei servizi” prestati, potranno contare su un aumento salariale di 90 euro lordi a regime, 60 euro da maggio 2021 fino a dicembre 2021 ed ulteriori 30 euro dal mese di maggio 2022.

Gli incrementi, assorbibili dai futuri aumenti tabellari contrattuali di settore, si applicheranno anche ai lavoratori trasferiti in altre sedi di lavoro e ai nuovi assunti, compresi quelli operativi in eventuali nuovi siti della committente Amazon Italia Logistica SrL sui quali Icts dovesse conseguire l’affidamento di servizi di vigilanza privata e fiduciari in regime di appalto.

Soddisfazione in casa Fisascat.  «Speriamo che questo accordo stimoli altri istituti a seguitare su questa strada» ha dichiarato la segretaria nazionale Aurora Blanca sottolineando che «i lavoratori della vigilanza attendono il rinnovo del contratto nazionale scaduto dal 31 dicembre del 2015 e, pur essendo stati considerati essenziali, non hanno avuto alcun riconoscimento sebbene le loro prestazioni siano aumentate».

«Fisascat, Filcams e Uiltucs – ha evidenziato – da anni sostengono con forza che il vero valore aggiunto di un istituto di vigilanza privata sono le risorse umane». «Fortunatamente – ha chiosato – vi sono imprese che convenendo con noi, non solo lo dichiarano ma lo dimostrano fattivamente, riconoscendo ai propri dipendenti il valore dell’impegno profuso anche nella promozione dell’immagine dell’azienda, della qualità dei servizi da questa offerti sia ai clienti pubblici che privati, nonché il mancato rinnovo della contrattazione a loro applicata».

«Il nostro auspicio – ha aggiunto – è che a fronte delle progressive riaperture e con il pass vaccinale si possano creare le condizioni affinché questo accordo possa esser esteso a tutti i dipendenti dell’azienda». «Sono molti gli imprenditori che, secondo noi, mediano gli interessi dell’impresa con quelli della loro forza lavoro e che, ambiscono a migliorare le regole del mercato avendo a cuore il principio sacrosanto del buon padre di famiglia. Riteniamo che particolare attenzione a questi – ha concluso Blanca – dovrebbero porre attenzione anche le committenti che, ricordiamo dovrebbero perseguire in linea con il codice degli appalti solo l’ottica dell’offerta economicamente più vantaggiosa».

 

 

 

Coop Alleanza 3.0 a confronto con i Sindacati sul Bilancio 2020 e sul futuro della rete commerciale in Sicilia

Dell’Orefice: «Il rilancio della Cooperativa passi anche da investimenti, nuove aperture e da interventi di ammodernamento e di restyling delle strutture di vendita gestite direttamente»

Roma, 19 maggio 2021 - Prosegue il confronto tra i sindacati di categoria Cgil Cisl Uil e la direzione di Coop Alleanza 3.0. Dopo l’intesa sulla risoluzione incentivata del rapporto di lavoro siglata le scorse settimame le parti si sono aggiornate sul Bilancio di Esercizio 2020, sottoposto all’approvazione delle assemblee dei soci della cooperativa di consumatori, e sul futuro della rete commerciale siciliana.

Dal Bilancio 2020 emerge il miglioramento del margine operativo lordo (al 24%), così come della produttività (a 187,50 €), dell’incidenza del costo del lavoro sui ricavi (al 13,41%) e dei costi di sede (al 2,13%). Le vendite ad insegna Coop (vale a dire quelle realizzate tra rete diretta, partecipate, Easycoop e franchising) hanno raggiunto quota 5,12 miliardi di euro; le vendite della sola rete diretta (Cooperativa più controllate) sono state di 4,36 miliardi di euro, facendo registrare un incremento di 52 milioni di euro rispetto al 2019.

Dall’illustrazione bilancio consuntivo è emerso inoltre un calo di 8milioni di euro dell’Ebitda della gestione caratteristica, in netto miglioramento rispetto ai due esercizi precedenti (era stato di -120 milioni di euro). Il bilancio evidenzia poi le sensibili difficoltà registrate dalle altre gestioni relative alle partecipate attive in settori pesantemente colpiti dalla pandemia da Covid-19, come librerie, viaggi e turismo.  

Dal conto economico gestionale consolidato di IGD Siiq SpA (La società quotata in Borsa Immobiliare Grande Distribuzione Società di Investimento Immobiliare, una delle principali società italiane del settore immobiliare retail nei centri commerciali di medie-grandi dimensioni composti da ipermercato-superstore e galleria commerciale, controllata da Coop Alleanza 3.0), si rileva che al 31 dicembre 2020, i ricavi da attività locativa hanno subito un decremento ed il Gruppo Unipol non ha proceduto alla distribuzione dei dividendi in ossequio alle raccomandazioni delle autorità di vigilanza per banche e assicurazioni, nonostante gli importanti risultati conseguiti dalla compagnia assicurativa anche a seguito della alienazione del ramo bancario.

Il prestito soci è calato meno del previsto nell’arco del 2020 ed il rapporto prestito/patrimonio netto è abbondantemente sotto controllo a 1,69.

Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice «è indubbio che si sia in presenza di una forte riduzione delle perdite rispetto all’esercizio 2019, che, infatti nel 2020, ammontano a -132 milioni di euro, a livello di bilancio consolidato, ed a -138 milioni di euro in termini di risultato netto della Cooperativa».

Il sindacalista si è espresso anche sul futuro dei punti vendita della rete siciliana. «Oltre alle verifiche in ordine alla affidabilità economico-patrimoniale del soggetto imprenditoriale interessato a rilevare i punti vendita in Sicilia ed alla realizzabilità del piano industriale che lo stesso elaborerà – ha evidenziato – è necessario affrontare il tema della responsabilità di Coop Alleanza 3.0 nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori siciliani anche in una visione prospettica, ovverosia nel caso in cui tale piano non dovesse avere gli auspicabili esiti in termini di garanzia occupazionale e di continuità commerciale».

«La Fisascat Cisl – ha poi sottolineato – si è dichiarata preoccupata per il fatto che la Direzione di Coop Alleanza 3.0 abbia ammesso di aver operato, nel 2020, meno investimenti di quelli in programma». Il sindacalista ricorda che «la stessa Cooperativa si era impegnata ad effettuare investimenti per circa 500 milioni di euro nell’arco di vigenza dell’Accordo quadro, ossia entro il 31 dicembre 2023, e ad operare, sempre nello stesso periodo, 40 nuove aperture». «A questo punto – ha aggiunto – non può essere trascurata la strada dell’implementazione della presenza commerciale di Coop Alleanza 3.0».

«Il rilancio della Cooperativa – ha concluso Dell’Orefice – non può avvenire unicamente per il tramite di una maggiore efficienza dei pochi fattori sinora interessati dagli interventi aziendali, ossia dalla dismissione dei punti vendita e dalle risoluzioni incentivate dei rapporti di lavoro, ma passa, necessariamente, anche per nuove aperture, interventi di ammodernamento e di restyling delle strutture di vendita gestite direttamente».