Coop Allenza 3.0 presenta ai sindacati il piano di rilancio aziendale 2020-2022. Domani il coordinamento Fisascat Cisl delle strutture e dei delegati

Dell’Orefice: «La dismissione dei punti vendita costituisca oggetto di approfondito confronto tra le partiۛ»

Roma, 16 luglio 2020 – I sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno incontrato la direzione aziendale di Coop Alleanza 3.0 per avviare un confronto sull’andamento gestionale e sul piano di rilancio della più grande cooperativa di consumatori d’Europa.

L’esercizio 2019 ha registrato un dimezzamento delle perdite registrate nell’anno precedente con la produttività complessivamente migliorata con risvolti positivi sulla gestione caratteristica anche per effetto della riduzione dell’incidenza dei costi di sede e degli interventi realizzati sulla rete.

Il piano di rilancio aziendale prevede, oltre ad investimenti e 40 nuove aperture da realizzare nel triennio 2020 – 2022, un importante intervento di ristrutturazione della rete commerciale con la dismissione dell’intera rete siciliana – i 12 ipermercati Forum, La Torre, Ragusa, Katanè, Le Ginestre, Le Zagare e Milazzo e i negozi di Palermo Via Di Giovanni, Palermo Via Di Marzo, Palermo Via Fante, Bagnasco e Bronte – per il tramite di cessione di ramo aziendale ad un imprenditore che rimarrebbe comunque legato a Coop Allenza 3.0 come master franchisee; la Fisascat ha sollecitato una disamina delle motivazioni che non rendono possibile la gestione diretta della rete vendita.

In Puglia il piano di rilancio contempla la riduzione di superfice in 6 punti vendita e la realizzazione di un nuovo modello organizzativo con nuovi investimenti nei negozi, soluzione che per la Fisascat, potrebbe aprire una fase negoziale sulla collocazione dei lavoratori e sull’efficientamento della rete vendita.

Il confronto proseguirà nelle giornate del 20 e del 21 luglio partendo con un focus sulla situazione siciliana.

«Il piano aziendale introduce una pluralità di elementi di continuità rispetto al passato, alcuni di questi complessi da gestire, in quanto si traducono nella dismissione di punti vendita che dovranno costituire oggetto di approfondito confronto tra le parti» ha dichiarato il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice.

«Oltre alle 26 chiusure da effettuarsi nelle provincie del centro nord, a fronte delle quali, sia pure in un lasso di tempo maggiore, dovrebbero essere realizzate 40 nuove aperture – ha sottolineato il sindacalista – sarà necessario garantire forme di ricollocazione e risoluzione non oppositiva dei rapporti di lavoro».

«Analogamente – ha chiosato – per la dismissione della intera rete siciliana che la cooperativa si propone di realizzare – come Fisascat Cisl riteniamo opportuno effettuare, in ordine alle situazione gestionali dei singoli punti vendita, una attenta disamina per comprendere quali siano i motivi ostativi alla prosecuzione dell’attività commerciale diretta».

«Sul tema dell’abbandono della Sicilia – ha concluso il sindacalista – riteniamo che i lavoratori abbiano il diritto di sapere come chi subentrerà al posto di Coop Alleanza 3.0 possa riuscire dove la più grande cooperativa di consumatori ha fallito».

La Fisascat Cisl, al fine di operare una ricognizione rispetto ai contenuti emersi nel corso del confronto avuto con il vertice della cooperativa sul futuro della rete commerciale, domani 17 luglio terrà un coordinamento sindacale con le strutture e i delegati.

Turismo, un nuovo Avviso Comune delle Parti Sociali per il sostegno dei lavoratori e delle imprese danneggiati dall’emergenza epidemiologica da Covid-19

Guarini: «Evitare che si inneschi un fenomeno depressivo dovuto alla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro»

Roma, 16 luglio 2020 – Assicurare ulteriori risorse per il finanziamento e la proroga degli ammortizzatori sociali fino al 31 dicembre 2020, garantendo la fruibilità ai lavoratori diretti ed agli indiretti che operano nel comparto turistico, anche in relazione alle diverse casistiche che compongono il settore (ristorazione commerciale e collettiva, anche in ambito di appalti privati in cui i committenti sospendono o riducono il servizio per ricorso allo smartworking e/o per applicazione di modalità alternative al servizio classico realizzate per evitare assembramenti e garantire il distanziamento sociale, come indicato dai Dpcm e dai protocolli di sicurezza; strutture alberghiere e ricettive; aree aeroportuali, ecc), che conta oltre 300mila imprese e più di un milione e mezzo di addetti, con un valore aggiunto pari a circa 90milliardi di euro.

E’ questa la richiesta congiunta rivolta al Governo contenuta in un nuovo Avviso Comune condiviso dalle Parti Sociali della contrattazione nazionale di settore, i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs e le associazioni imprenditoriale di settore Fipe, Federalberghi, Fiavet e Faita aderenti a Confcommercio.

Le parti chiedono il riconoscimento «di uno sgravio contributivo sulle nuove assunzioni» e sollecitano «interventi economici e fiscali, anche in riferimento al cuneo fiscale, volti a supportare la continuità dell’attività imprenditoriale, quale strategia fondamentale per consentire la conservazione del tessuto aziendale esistente e fattore determinante per mantenere nel tempo, anche dopo la fase emergenziale, l’occupazione, anche stagionale».

L’Avviso Comune segue il protocollo di intesa siglato a febbraio, all’inizio della fase emergenziale, sulle politiche attive a sostegno di lavoratori e imprese e danneggiati dalla pandemia anche attraverso il supporto della bilateralità settoriale, e l’accordo sulla costituzione di un Fondo Straordinario per le iniziative di sostegno al reddito dei lavoratori e delle lavoratrici, anche stagionali, da realizzare sempre attraverso sistema degli enti bilaterali territoriali.

«L’intero settore turistico italiano ha subìto e sta subendo i drammatici riflessi economici della grave situazione causata dalla pandemia da Covid-19 con perdite stimate di fatturato delle imprese dell’80% che anche considerata l’impossibilità di prevedere una ripresa certa delle attività in tempi rapidi» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini sottolineando «le pesanti ripercussioni sul turismo ricettivo alberghiero ma anche su tutta la filiera di migliaia di piccole e medie aziende dell’indotto generato dal comparto turistico della ristorazione commerciale e collettiva, che quest’anno subiranno gravi perdite a causa della pandemia».

«A causa del protrarsi della situazione i provvedimenti adottati dal Governo rischiano di rivelarsi insufficienti. A questo punto – ha concluso il sindacalista – bisogna evitare che si inneschi un fenomeno depressivo dovuto alla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, con le immaginabili conseguenze in termini di costo sociale, di perdita delle professionalità faticosamente costruite e di ulteriore calo dei consumi».

H&M. La denuncia dei sindacati: lavoratori al tempo del fast fashion usati e gettati!!!

Roma, 13 luglio 2020 – Già dallo scorso 28 aprile la multinazionale svedese H&M che conta in Italia 180 negozi con 5500 addetti diretti e circa 2000 precari, ha dichiarato che a metà maggio non avrebbe riaperto 8 negozi: Grosseto, Udine, Vicenza, Bassano, Gorizia, Bari e due nel centro di Milano, lasciando centinaia di lavoratrici e lavoratori senza impiego. Sin da subito le organizzazioni sindacali hanno contestato la gestione aziendale durante l’emergenza Covid-19.

H&M ha messo in crisi oltre 2000 lavoratori, molti di questi impossibilitati anche ad accedere ad ammortizzatori sociali causa il grande utilizzo di contratti a termine e di contratti a chiamata e nonostante il già consistente risparmio economico, ha il coraggio di dichiarare che nel 2020 effettuerà 8 chiusure.

In 12 anni di attività in Italia, H&M ha sfruttato in svariati modi le risorse del nostro paese, compreso l’utilizzo della Cassa Integrazione in Deroga, senza mai dimostrare responsabilità sociale per chi ne fa parte: i lavoratori!. Da allora ad oggi le organizzazioni sindacali, unitariamente, hanno cercato di mettere in campo svariate strategie sia a livello nazionale che territoriale per invertire questa tendenza legata solo al profitto ma H&M sembra non voler trovare soluzioni alternative.

Lunedì 6 maggio H&M ha inviato 70 lettere di trasferimento coatto ai lavoratori milanesi, con ben oltre 100 km di distanza dalla precedente collocazione, confermando così il comportamento arrogante e senza nessuna mediazione per risolvere la crisi occupazionale che ha creato non riaprendo i 2 negozi su Milano dalla fine del lock down. H&M sta sbagliando, non può pensare di eliminare forza lavoro e continuare ad essere azienda leader del settore del fast fashion!!! Filcams, Fisascat e Uiltucs consapevoli che la crisi sanitaria ha comportato e comporterà gravi danni a tutto il tessuto economico e produttivo non solo italiano, condannano la direzione di H&M, unica azienda del settore che sta chiudendo negozi, e sta creando emergenza occupazionale.

È arrivata l’ora di dire BASTA a questa modalità di fare impresa che vede solo il profitto come motore di sviluppo, dov’è finita la responsabilità sociale di impresa tanto decantata dalle multinazionali?! Filcams, Fisascat e Uiltucs metteranno in campo ogni iniziativa utile a contrastare questa deriva, a partire dal coinvolgimento del Ministero dello Sviluppo Economico per venire a capo del Piano Industriale e delle eventuali ricadute occupazionali.

Non ci fermeremo fino a quando per tutti i lavoratori H&M non saranno definite delle collocazioni realmente sostenibili.

Osservatorio sugli effetti della crisi sanitaria sugli Agenti di Commercio – indagine

Riproponiamo l’indagine promossa dal nostro Osservatorio sugli effetti della crisi sanitaria sugli Agenti di Commercio (www.osservatorioagentidicommercio.it ).

L’obiettivo è costruire un unico centro di aggregazione in cui far confluire tutte le informazioni disponibili per elevare la completezza e la conoscenza dei dati economici sulla categoria.

Lo studio dei dati sarà utile per avere una panoramica sulla situazione odierna della Categoria, dati altrimenti impossibili da reperire se non a distanza di un anno, e per poter proporre soluzioni adatte a coordinare azioni politiche in favore degli Agenti di Commercio.

Per procedere alla compilazione del questionario, usare il seguente link:   https://tinyurl.com/ybvzbm3x

Vi ricordiamo, inoltre, che è iniziato il secondo bando quadrimestrale per le erogazioni straordinarie Enasarco Covid-19, che possono esser presentate entro il 31/08/2020.
In allegato vi inviamo un estratto del bando mentre, al link che indichiamo qui di seguito, potete trovare tutte le informazioni complete su questa prestazione integrativa di Enasarco: https://www.enasarco.it/Guida/erogazioni_straordinarie_2020__covid19

 

Banqueting e catering, un Avviso Comune delle Parti Sociali sul grave stato di crisi del settore. Guarini: «Necessarie misure a lungo termine che accompagnino il comparto verso l’auspicata ripresa a pieno regime delle attività»

Roma, 10 luglio 2020 – Un intervento normativo che riconosca lo stato di crisi del settore del banqueting e del catering che alimenta un giro di affari annuo pari a circa 2 miliardi e 200 milioni di euro di fatturato ed è parte fondamentale del sistema turistico italiano, con oltre 2.200 imprenditori che operano su tutto il territorio nazionale e circa 100mila addetti di cui 13.500 con contratto a tempo determinato.

E’ la richiesta congiunta rivolta al Governo contenuta in Avviso Comune condiviso dalle parti sociali della contrattazione nazionale di settore, i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs e l’associazione imprenditoriale Fipe Confcommercio.

Le parti sollecitano la proroga in continuità del Fondo di Integrazione Salariale fino al 31 dicembre 2020 per il sostegno al reddito dei lavoratori, con rifinanziamento delle misure, con semplificazione delle procedure e con tempi di erogazione certi e rapidi. E ancora interventi economici e fiscali, anche in riferimento al cuneo fiscale, volti a supportare la continuità dell’attività imprenditoriale, quale strategia fondamentale per consentire la conservazione del tessuto aziendale esistente e fattore determinante per mantenere nel tempo, anche dopo la fase emergenziale, l’occupazione.

«L’intero settore turistico italiano ha subito e sta subendo i drammatici riflessi economici della grave situazione causata dalla pandemia da Covid-19 con perdite stimate di fatturato dell’80% anche considerata l’impossibilità di prevedere una ripresa certa delle attività in tempi rapidi» ha dichiarato il segretario nazionale della Fisascat Cisl Fabrizio Ferrari sottolineando anche «le pesanti ripercussioni su tutta la filiera di migliaia di piccole e medie aziende dell’indotto generato dal comparto turistico che quest’anno subiranno gravi perdite a causa della pandemia».

«Tutto questo rischia di compromettere la tenuta delle attività di impresa e dei livelli occupazionali, con le immaginabili conseguenze in termini di costo sociale, di perdita delle professionalità faticosamente costruite e di ulteriore calo dei consumi» ha aggiunto il segretario generale della categoria cislina Davide Guarini.

«I provvedimenti del Governo fin qui adottati – ha concluso – rischiano di rivelarsi insufficienti. Sono necessarie misure a lungo termine che accompagnino il settore verso l’auspicata ripresa a pieno regime delle attività».

Turismo, Guarini: «Urgente prorogare cassa integrazione e prevedere sgravi contributivi e fiscali e credito di imposta per le imprese ricettive che hanno scommesso su riapertura e che richiamano in servizio personale»

Roma, 9 luglio 2020 – «Il turismo è uno dei settori che ha ricevuto il colpo più duro dalla pandemia e, soprattutto, è uno dei comparti che ritornerà più lentamente alla normalità. E’ evidente che l’assistenzialismo non è sufficiente, sono urgenti investimenti pubblici e privati per accompagnare lo sviluppo turistico del Paese e la riqualificazione delle infrastrutture nella fase post pandemica e nei prossimi anni, preservando l’occupazione di un comparto così strategico per la nostra economia e che oggi perde oltre 110mila posti di lavoro stagionali e temporanei di varia natura».

Così il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini ha commentato i dati diffusi da una delle associazioni imprenditoriali di settore, Federalberghi, che segnala la perdita di 295 milioni di presenze turistiche nel 2020 con un crollo del fatturato del settore ricettivo del 69%, pari a quasi 16,3 miliardi di euro.

«Le stime diffuse questa mattina dall’Osservatorio Federalberghi accendono i riflettori sullo stato di salute di un settore che necessita di una visione organica e di interventi collegati a precisi progetti di sviluppo che assicurino la tenuta complessiva di un settore destinato alla ripresa» ha aggiunto il sindacalista sottolineando che «è urgente prorogare la cassa integrazione introdotta dal Dl Cura Italia e dal Dl Rilancio, che molti lavoratori hanno già terminato, e prevedere sgravi contributivi e fiscali e credito di imposta per le imprese ricettive e turistiche che hanno scommesso sulla riapertura e che richiamano in servizio il personale anche investendo in digitalizzazione».

Per Guarini «nell’ambito di una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali, è urgente anche rafforzare l’intervento nel sostegno al reddito in un settore labour intensive dove la stagionalità è una caratteristica strutturale del comparto da salvaguardare anche prevedendo~politiche attive di formazione e riqualificazione ad hoc per un settore che vale il 13% del Pil e occupa oltre 3 milioni e mezzo di addetti».

Settore termale, un avviso comune delle parti sociali per il rilancio del comparto. Investimenti per salvaguardare la continutà aziendale e ammortizzatori sociali per preservare l’occupazione

Roma, 9 luglio 2020​ – Un impegno preciso nei confronti del settore termale,​​ comparto​ di fondamentale importanza per la sanità pubblica, da sempre componente di assoluto rilievo dell’offerta turistica nazionale​ con più di 320​ stabilimenti termali attivi in tutta Italia.​

E’ questa la richiesta delle Parti Sociali –​ l’associazione imprenditoriale​ Federterme/Confindustria e​ i sindacati di categoria​ FILCAMS Cgil, FISASCAT Cisl e UILTuCS –​ contenuta in un​ Avviso Comune​ rivolto​ al Governo e al Parlamento.​

Il Covid_19 ha messo a dura prova tutta l’economia del Paese con effetti​ devastanti tanto per il sistema delle imprese termali quanto per​ gli oltre 10mila​ lavoratori del settore​ compresi gli addetti stagionali​ e, pertanto, vi è l’esigenza primaria di salvaguardare la continuità aziendale, da un lato, e​ preservare​ l’occupazione, dall'altro.

Cosa da ripensare anche recuperando, più in generale, le eccellenze termali a suo tempo chiuse prima dell'emergenza epidemiologica.

Le imprese e le organizzazioni sindacali chiedono, a gran voce, che le risorse per gli ammortizzatori sociali per l’intero comparto turistico e termale siano ulteriormente integrate, almeno a copertura dell’intero arco di tempo intercorrente tra la scadenza dei trattamenti attualmente previsti ed il 31 dicembre 2020, per il sostegno delle numerose aziende termali e/o alberghiero-termali che non riusciranno ad aprire in questa stagione ed a salvaguardia delle​ professionalità e competenze esistenti.

Dovranno, altresì, essere adottate misure strutturali a sostegno delle imprese, per la realizzazione di piani​ di promozione, di formazione e di investimento, finalizzati a favorire il recupero di competitività e di quote di mercato e andrà valorizzata appieno l’originaria vocazione sanitaria del sistema termale con particolare riferimento alla riabilitazione dei soggetti già affetti da COVID-19, per consentire alla Sanità pubblica di riequilibrare il carico che l’assistenza territoriale si è trovata ad affrontare, nella condivisa consapevolezza che l’omogenea diffusione delle terme lungo tutta la penisola, rende queste ultime luogo di elezione per il recupero psico-fisico di tali pazienti.​

Ultimo punto della richiesta al Governo e al Parlamento riguarda la richiesta di insediare un tavolo Governo/Federterme/Organizzazioni Sindacali, per condividere i problemi del settore e individuare misure specifiche ed urgenti a sostegno delle imprese e dei lavoratori, atte a fronteggiare la situazione di emergenza in atto​ e a rilanciarlo.

Cineca, lavoratori in stato di agitazione. Poca trasparenza da parte del consorzio che offre servizi alla pubblica amministrazione

Roma, 9 luglio 2020- I lavoratori del consorzio Cineca hanno dichiarato lo stato di agitazione. In queste settimane le decisioni aziendali stanno creando un solco profondo con i propri lavoratori.

La poca chiarezza sulle prospettive future delle commesse su cui il consorzio opera, le decisioni organizzative operate, la richiesta di cassa integrazione (FIS) che di fatto è focalizzata su un numero limitatissimo di lavoratori designati senza che ne sia chiaro il motivo della scelta e infine la decisione di far slittare il pagamento del premio di risultato di alcuni mesi, sono tutti atti unilaterali che aprono una fase conflittuale di cui non si sente il bisogno.

Le organizzazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e le rappresentanze sindacali interne hanno chiesto di conoscere nel dettaglio i motivi delle scelte operate, le modalità con cui si sono fatte queste scelte e la possibilità di contrattarle.

Il consorzio ha invece scelto un atteggiamento di chiusura inaccettabile. Ricordiamo che il consorzio opera offrendo servizi alla pubblica amministrazione da cui è creditrice per 100 milioni di euro.

Dopo l’avvio dello stato di agitazione e la comunicazione al Ministero del Lavoro le parti sono state convocate dal dicastero per il 13 luglio prossimo.

Lavoro. Contratti, Cnel: 15mln di lavoratori in attesa del rinnovo, oltre 5mln nel commercio, turismo e servizi

Guarini: «Pronti alla definizione delle piattaforme unitarie. Il confronto sulla riforma preveda il coinvolgimento dei sindacati confederali, necessario garantire la continuità del reddito ai lavoratori dipendenti da imprese in crisi o a rischio chiusura»

Roma, 3 luglio 2020 – Sono oltre 11 milioni e mezzo i lavoratori del settore privato, oltre l’80% della platea degli occupati in Italia, in attesa di rinnovo contrattuale; a questi si aggiungono i 3,2 milioni di lavoratori pubblici. Sono i dati più recenti elaborati dall’archivio dei contratti nazionali del Cnel, integrato con il flusso informativo Inps-Uniemens.

Al 31 marzo 2020 il numero dei contratti collettivi nazionali vigenti depositati ha raggiunto quota 932, con un aumento di 10 unità rispetto a dicembre 2019. Nel primo trimestre del 2020 risultano depositati nell’Archivio del Cnel 84 nuovi contratti e accordi relativi alla contrattazione nazionale; di questi, in 18 casi (il 21,4%) si tratta di nuove accessioni.

Il settore in cui si registra il maggior numero di accordi depositati al Cnel rimane il Commercio con 248 accordi, pari al 26,6% del totale.

Per la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan «il rinnovo dei contratti nazionali è indispensabile e non bisogna guardare solo al salario, che pure è un elemento importante, ma anche all’organizzazione del lavoro, al welfare aziendale, alla produttività e alla formazione delle competenze».

Per Furlan, che sollecita un incontro tra Parti Sociali, «sui temi del lavoro, della rappresentanza, dell’orario di lavoro e del salario non è la legge ma la contrattazione che deve trovare soluzioni più adeguate».

E ancora per la sindacalista «è urgente fissare una agenda di priorità, a cominciare dallo sblocco degli investimenti e dalla riforma degli ammortizzatori sociali». Un tema, quello della riforma degli ammortizzatori sociali, fortemente sentito anche in casa Fisascat Cisl alle prese con la sottoscrizione degli accordi di proroga del Fis e della cassa integrazione in deroga che nei settori del commercio turismo e servizi, dall’inizio della fase emergenziale, hanno coinvolto complessivamente oltre 5milioni di addetti.

«Il dibattito sulla riforma degli ammortizzatori sociali, che finora ha avuto un corso anomalo, deve prevedere da parte del Governo il coinvolgimento dei sindacati confederali» ha dichiarato il segretario generale della categoria cislina Davide Guarini. «Per il vasto arcipelago del terziario di mercato – ha aggiunto il sindacalista – questa può essere l’occasione per superare anacronistiche differenze in termini di integrazioni salariali in caso di sospensione delle attività in continuazione del rapporto di lavoro».

«Più nello specifico – ha evidenziato Guarini – vanno superate le differenze di copertura concernenti le dimensioni occupazionali o le differenze settoriali tra imprese». «Il sistema – suggerisce il sindacalista – deve guardare ad una semplificazione e ad una omogeneità dei trattamenti non disconoscendo ciò che il ruolo della bilateralità settoriale potrà offrire ad un rinnovato sistema di ammortizzatori sociali». «Tuttavia – ha sottolineato – una seria riforma non può non farsi carico di ridisegnare una sistema volto a garantire la continuità del reddito per i lavoratori dipendenti da imprese in crisi o a rischio chiusura».

Per Guarini «occorre uscire da una visione dogmatica del ruolo degli ammortizzatori sociali che oggi non riconoscono integrazioni salariali nel caso di crisi strutturale con chiusura delle attività di impresa, impostazione che alla prova dei fatti – ha stigmatizzato – si è rivelata non solo inconsistente, ma irrealizzabile, tanto è vero che lo stesso legislatore che lo aveva perfezionato si è trovato costretto a riproporre, in deroga al principio generale, diversi interventi tampone».

Per il sindacalista «occorre uscire dalla logica della discrezionalità politica in termini di concessione degli ammortizzatori sociali ed introdurre dei requisiti obiettivi soddisfatti i quali anche una azienda a rischio chiusura può e deve richiedere l’intervento per l’integrazione al reddito dei propri dipendenti».

Il sindacalista ha rilanciato anche sul tema dei rinnovi contratti nazionali nel commercio, turismo e servizi che interessano complessivamente circa 5 milioni di lavoratori. Per Guarini «occorre riprendere la discussione relativamente alla preparazione delle piattaforme unitarie di rinnovo contrattuale facendo tesoro di ciò che la lezione dell’emergenza Covid ci ha lasciato, ossia focalizzare ancor di più l’attenzione del sindacato sui temi della prevenzione e della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro così come sui temi dell’organizzazione del lavoro e della prestazione lavorativa in modalità lavoro agile non è solo opportuno ma necessario».

«A ben guardare le piste tematiche che possono fare la differenza – ha concluso il sindacalista – crediamo siano centrali i temi tanto cari alla Fisascat Cisl della integrità fisica del lavoratore come anche la crescita del suo potenziale attraverso la formazione professionale e il necessario investimento da farsi sulle professionalità impiegate nel settore dei servizi globalmente inteso, dove si concentra oltre il 70% dell’occupazione in Italia e dove la priorità resta debellare la crescente precarietà, assicurare una occupazione dignitosa, contrastare l’avanzamento del dumping e gli effetti della polverizzazione che vive il settore».

Vigilanza privata e servizi fiduciari, ripresi i negoziati di rinnovo del contratto nazionale scaduto nel 2015. C’è intesa sulla sfera di applicazione, si tratta sul sistema di classificazione e sul mercato del lavoro

Blanca: «Confronto costruttivo, necessaria riforma settore sicurezza»

Roma, 2 luglio 2020 – Sono ripresi i negoziati per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro della Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari, scaduto dal 2015, applicato ai circa 70mila addetti del comparto dei servizi.

Le parti, i sindacati di categoria Cgil Cisl Uil e le associazioni imprenditoriali di settore, hanno raggiunto una intesa di massima sulla sfera di applicazione, punto focale per la definizione della cornice di riferimento delle attività alle quali si applica il contratto nazionale della sicurezza privata; nel merito si è convenuto di ricomprendere non solo quelle che sono le attività di vigilanza privata armata ma anche di ridenominare i servizi fiduciari in servizi di sicurezza, con l’inclusione delle attività di stewarding e dei servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo nei luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi.

Al momento restano escluse dalla sfera applicativa le attività investigative, caratterizzate prevalentemente da rapporti di lavoro autonomo ed i servizi anti pirateria a bordo delle navi battenti bandiera italiana.

Sul tavolo anche la classificazione del personale – con la richiesta di parte sindacale di disciplinare il settore mediante un sistema unico che abbia come riferimento per ogni livello una declaratoria omogenea e una retribuzione univoca – e il tema del salario di ingresso, per i sindacati da ridurre dagli attuali 48 mesi ai soli primi 36 mesi nel settore, in analogia con l’istituto dell’apprendistato.

Per la segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca «il negoziato è apparso costruttivo e ha preso in esame le proposte sindacali».

«Come Fisascat – ha aggiunto la sindacalista – stiamo monitorando la situazione e verificando gli impegni che le associazioni datoriali assumono di volta in volta, nonché il tangibile interesse al rinnovo del contratto nazionale».

«E’ evidente a tutti – ha chiosato Blanca – che necessita una riforma del settore ma che la stessa presuppone una tempistica non confacente con le attese dei lavoratori e delle loro famiglie che attendono da ormai 55 mesi». Il negoziato è aggiornato al 10 luglio e proseguirà sui temi della salute e della sicurezza, della previdenza complementare e dell’assistenza sanitaria integrativa e sui permessi e congedi.

Si concretizza intanto l’intervento della bilateralità settoriale; nel mese di maggio, in piena fase emergenziale, le Parti Sociali avevano deciso di destinare le somme accantonate sul bilancio dell'Ebinvip, circa 2 milioni di euro, ad aiutare i lavoratori del settore maggiormente interessati dall'ammortizzatore sociale in deroga a fronte dell'emergenza pandemica Covid-19 con conseguente perdita di salario.

Sono confermate inoltre per i lavoratori dipendenti con contratto part time, full time e per gli apprendisti del comparto sicurezza le prestazioni sanitarie erogate dal Fondo Fasiv sia in forma diretta sia in convenzione con Unisalute, ivi incluse quelle adottate in piena emergenza pandemica che le Parti Sociali hanno deciso di prorogare fino a fine ottobre.