Coop Alleanza 3.0 a confronto con i Sindacati sul Bilancio 2020 e sul futuro della rete commerciale in Sicilia

Dell’Orefice: «Il rilancio della Cooperativa passi anche da investimenti, nuove aperture e da interventi di ammodernamento e di restyling delle strutture di vendita gestite direttamente»

Roma, 19 maggio 2021 - Prosegue il confronto tra i sindacati di categoria Cgil Cisl Uil e la direzione di Coop Alleanza 3.0. Dopo l’intesa sulla risoluzione incentivata del rapporto di lavoro siglata le scorse settimame le parti si sono aggiornate sul Bilancio di Esercizio 2020, sottoposto all’approvazione delle assemblee dei soci della cooperativa di consumatori, e sul futuro della rete commerciale siciliana.

Dal Bilancio 2020 emerge il miglioramento del margine operativo lordo (al 24%), così come della produttività (a 187,50 €), dell’incidenza del costo del lavoro sui ricavi (al 13,41%) e dei costi di sede (al 2,13%). Le vendite ad insegna Coop (vale a dire quelle realizzate tra rete diretta, partecipate, Easycoop e franchising) hanno raggiunto quota 5,12 miliardi di euro; le vendite della sola rete diretta (Cooperativa più controllate) sono state di 4,36 miliardi di euro, facendo registrare un incremento di 52 milioni di euro rispetto al 2019.

Dall’illustrazione bilancio consuntivo è emerso inoltre un calo di 8milioni di euro dell’Ebitda della gestione caratteristica, in netto miglioramento rispetto ai due esercizi precedenti (era stato di -120 milioni di euro). Il bilancio evidenzia poi le sensibili difficoltà registrate dalle altre gestioni relative alle partecipate attive in settori pesantemente colpiti dalla pandemia da Covid-19, come librerie, viaggi e turismo.  

Dal conto economico gestionale consolidato di IGD Siiq SpA (La società quotata in Borsa Immobiliare Grande Distribuzione Società di Investimento Immobiliare, una delle principali società italiane del settore immobiliare retail nei centri commerciali di medie-grandi dimensioni composti da ipermercato-superstore e galleria commerciale, controllata da Coop Alleanza 3.0), si rileva che al 31 dicembre 2020, i ricavi da attività locativa hanno subito un decremento ed il Gruppo Unipol non ha proceduto alla distribuzione dei dividendi in ossequio alle raccomandazioni delle autorità di vigilanza per banche e assicurazioni, nonostante gli importanti risultati conseguiti dalla compagnia assicurativa anche a seguito della alienazione del ramo bancario.

Il prestito soci è calato meno del previsto nell’arco del 2020 ed il rapporto prestito/patrimonio netto è abbondantemente sotto controllo a 1,69.

Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice «è indubbio che si sia in presenza di una forte riduzione delle perdite rispetto all’esercizio 2019, che, infatti nel 2020, ammontano a -132 milioni di euro, a livello di bilancio consolidato, ed a -138 milioni di euro in termini di risultato netto della Cooperativa».

Il sindacalista si è espresso anche sul futuro dei punti vendita della rete siciliana. «Oltre alle verifiche in ordine alla affidabilità economico-patrimoniale del soggetto imprenditoriale interessato a rilevare i punti vendita in Sicilia ed alla realizzabilità del piano industriale che lo stesso elaborerà – ha evidenziato – è necessario affrontare il tema della responsabilità di Coop Alleanza 3.0 nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori siciliani anche in una visione prospettica, ovverosia nel caso in cui tale piano non dovesse avere gli auspicabili esiti in termini di garanzia occupazionale e di continuità commerciale».

«La Fisascat Cisl – ha poi sottolineato – si è dichiarata preoccupata per il fatto che la Direzione di Coop Alleanza 3.0 abbia ammesso di aver operato, nel 2020, meno investimenti di quelli in programma». Il sindacalista ricorda che «la stessa Cooperativa si era impegnata ad effettuare investimenti per circa 500 milioni di euro nell’arco di vigenza dell’Accordo quadro, ossia entro il 31 dicembre 2023, e ad operare, sempre nello stesso periodo, 40 nuove aperture». «A questo punto – ha aggiunto – non può essere trascurata la strada dell’implementazione della presenza commerciale di Coop Alleanza 3.0».

«Il rilancio della Cooperativa – ha concluso Dell’Orefice – non può avvenire unicamente per il tramite di una maggiore efficienza dei pochi fattori sinora interessati dagli interventi aziendali, ossia dalla dismissione dei punti vendita e dalle risoluzioni incentivate dei rapporti di lavoro, ma passa, necessariamente, anche per nuove aperture, interventi di ammodernamento e di restyling delle strutture di vendita gestite direttamente».

 

 

Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, in arrivo 2.100 nuovi Ispettori e il piano di prevenzione pluriennale con il coinvolgimento di Regioni e Asl. Nuovo fronte di lotta e di mobilitazione sindacale, il 20 maggio tre iniziative unitarie Cgil Cisl Uil

Guarini: «Occorre difendere le ragioni del lavoro sicuro e della dignità delle persone contro chi pensa solo al profitto e vuole sfuggire dall’accollo dei costi connessi alla predisposizione di tali misure»

Roma, 14 maggio 2021 - In arrivo 2.100 ispettori in più e un nuovo vertice per l’Ispettorato nazionale del lavoro per la sicurezza. L’annuncio è del ministro del Lavoro Orlando al tavolo con le confederazioni Cgil Cisl e Uil dopo gli ultimi gravi episodi e sei morti sul lavoro solo nell’ultima settimana. All’incontro ha partecipato anche il ministro della Salute, Roberto Speranza. 

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail da inizio anno fino al mese di marzo sono state 185, 19 in più rispetto alle 166 denunce registrate nel primo trimestre del 2020 (+11,4%). 

Per Orlando c’è la necessità di rafforzare la prevenzione e i controlli, aumentando gli investimenti e gli organici, con “una ricognizione” su questo fronte anche a livello delle Asl e delle Regioni e immaginando un piano di prevenzione pluriennale”. Un disegno – ha precisato Orlando – che sta dentro al Recovery Plan.

Il premier Draghi, durante il question time alla Camera, ha parlato di un ”significativo rafforzamento della vigilanza sui luoghi di lavoro” e ha annunciato che “il Governo ha convocato una cabina di regia per il rafforzamento dell’attività ispettiva con i prossimi provvedimenti legislativi” e che tutto questo ”si inserisce in quanto previsto anche nel Pnrr”. Il Presidente del Consiglio ha espresso il cordoglio per la morte della giovane Luana D'Orazio e degli altri cinque lavoratori deceduti sul lavoro soltanto nell'ultima settimana.

Ad esprimere cordoglio anche Cgil Cisl Uil riunite in Assemblea sui temi dalla salute e della sicurezza con i segretari generali Landini, Sbarra e Bombardieri, insieme ai delegati ed ai rappresentanti per la sicurezza. Le tre confederazioni hanno lanciato un messaggio forte e chiaro: quella degli incidenti e dei morti nei cantieri, nelle fabbriche, nei campi e in tutti i luoghi di lavoro è una emergenza nazionale. Il leader della Cisl Luigi Sbarra, ha rilanciato sulla istituzione di una cabina di regia a Palazzo Chigi per un patto sulla sicurezza. Sbarra ha ricordato che «c’è tanta rabbia e sgomento in queste settimane di chi da tanto tempo si mobilita per abbattere un muro di convenienze, profitti, inerzie e connivenza». 

Per Cgil Cisl e Uil serve un nuovo Patto da raggiungere per connettere il riscatto economico al protagonismo sociale, la centralità della persona che lavora. Si apre così un nuovo fronte di lotta e di mobilitazione che coinvolgerà tutti i territori e che a livello nazionale vedrà impegnati i sindacati confederali in tre iniziative unitarie il prossimo 20 maggio.

«Iniziative a cui prenderà parte convintamente anche la Fisascat Cisl» ha dichiarato il segretario generale della categoria cislina Davide Guarini sottolineando «la piena condivisione della Strategia azionale su salute e sicurezza sul lavoro definita dalla Cisl, sette punti cardine stilati dalla Cisl sui quali basare l’azione di tutela della salute e sicurezza in ogni contesto lavorativo e nello svolgimento di ogni mansione». 

Il sindacalista ha rilanciato «sull’urgenza di garantire in tutti i luoghi di lavoro salute e sicurezza». Un obiettivo che passa anche dal contrasto al Covid-19. «Con la gestione degli aspetti di interesse sindacale connessi alla crisi pandemica – ha sottolineato Guarini – si è contribuito a tenere alto il livello di attenzione sui temi della salute e della sicurezza». 

«L’incessante e intensa attività dei Comitati Aziendali ma anche degli Rls e dei dirigenti sindacali a tutti i livelli – ha evidenziato – ha costituito impegnativo momento di confronto con le aziende e con tutti i soggetti competenti in materia di prevenzione, salute e sicurezza in seno alle attività commerciali e di servizi, e un saldo punto di riferimento per le lavoratrici e i lavoratori». 

«Oggi più che mai – ha aggiunto il sindacalista – occorre difendere le ragioni del lavoro sicuro e della dignità delle persone contro chi pensa solo al profitto e vuole sfuggire dall’accollo dei costi connessi alla predisposizione di tali misure». «In questo senso – ha concluso Guarini – il Pnrr può rappresentare una grande opportunità per investire in prevenzione».

 

Esselunga, raggiunta l’intesa sulla risoluzione incentivata del rapporto di lavoro per i pensionandi e per i lavoratori fragili

Dell’Orefice:«Accordo innovativo nella sostanza dagli indubbi connotati sociali»

Roma, 14 maggio 2021 - Risoluzione incentivata del rapporto di lavoro per i pensionandi e per i lavoratori fragili alle dipendenze di Esselunga e creazione di nuova occupazione. Sono i pilastri del verbale di accordo siglato dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs e dalla direzione della società italiana della grande distribuzione organizzata. Le Parti hanno colto l’opportunità offerta dal Decreto Sostegni varato a marzo dal Governo.

In virtù dell’intesa potranno aderire al piano 90 dipendenti che matureranno il diritto previdenziale entro il 1° gennaio 2023 con almeno 10 anni di anzianità aziendale o i lavoratori fragili in possesso del riconoscimento di disabilità ai quali verranno destinate prioritariamente 1/3 delle posizioni incentivabili.

L’incentivo all’esodo è quantificato in importi mensili riferiti al livello professionale (da 830€ per i IV Livelli a 1.815€ per i Quadri); per i pensionandi detti importi andranno moltiplicati per il numero di mesi ricompreso da quello successivo alla risoluzione del rapporto di lavoro a quello precedente la decorrenza della pensione; per i lavoratori fragili che non matureranno il diritto al trattamento previdenziale l’importo mensile dovrà essere moltiplicato per 18 mesi. 

Corollario dell’intesa una clausola relativa all’assunzione di nuovo personale in ragione di quanti decideranno di lasciare il posto di lavoro; in alternativa Esselunga incrementerà l’orario di lavoro di un dipendente part time già impiegato per ogni lavoratore che risolverà il rapporto di lavoro.

«Con l’intesa – ha dichiarato il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice – le Parti hanno ritenuto opportuno dotare di una possibilità ulteriore, rispetto alle garanzie e alle tutele messe a disposizione dalle norme, i lavoratori che matureranno il diritto al trattamento previdenziale cosi come i lavoratori fragili». «I criteri utilizzati per stabilire la platea di riferimento – ha sottolineato il sindacalista – hanno degli indubbi connotati sociali».

«Quello siglato con Esselunga – ha concluso – è un accordo innovativo nella sostanza poiché opera  un tentativo sia pure parziale e limitato a poche unità lavorative ma di indubbio valore per quanti si trovino in particolari condizioni o prossimi alla pensione». 

 

 

 

Douglas Italia, c’è intesa sull’incentivo all’esodo volontario per 250 lavoratori e sulla riallocazione nella rete vendita

Blanca: «Prima e parziale risposta alla riorganizzazione che dovrà intrecciarsi con ulteriori risposte, in primis le cessioni dei locali, delle licenze e delle risorse umane».

Roma, 13 maggio 2021 - Prosegue il confronto tra i sindacati di categoria Cgil Cisl Uil e la direzione aziendale di Douglas Italia sul piano di rilancio annunciato dalla catena tedesca di profumerie con la chiusura di 128 punti vendita. Sono  457 le lavoratrici e i lavoratori coinvolti dalla riorganizzazione. 

Le Parti hanno concordato la proroga dell’ammortizzatore sociale per il periodo dal 25 aprile al 31 luglio 2021 ed hanno sottoscritto un verbale di accordo collettivo sulla risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Massimo 250 lavoratori, dal 15 maggio al 31 luglio, potranno manifestare l’interesse a risolvere volontariamente il rapporto di lavoro a fronte di un incentivo all’esodo quantificato sulla base dell’anzianità di servizio, pari a 15mila euro lordi fino a 13 anni di anzianità e pari a 22mila euro oltre i 13 anni di servizio prestati.

Le parti hanno inoltre convenuto di stabilire i criteri che fungeranno da guida nel riallocare i lavoratori tra i diversi punti vendita, a fronte di posizioni che si dovessero rendere disponibili, previo confronto con le organizzazioni sindacali territoriali.

Douglas Italia ha dunque sottoscritto l’impegno ad incontrare i sindacati a livello territoriale per valutare le opportunità di riallocazione del personale in altri siti produttivi non coinvolti dalla riorganizzazione, previa verifica delle posizioni disponibili e delle esigenze tecnico organizzative prima nei negozi della provincia di provenienza e poi nei negozi di provincie o regioni limitrofe. 

La riallocazione terrà conto di una graduatoria individuata sulla base di un punteggio combinato tra carichi di famiglia, eventuali tutele normative previste e dalla anzianità di servizio; qualora il punto vendita di nuova destinazione si trovi ad una distanza superiore a 80 km la società corrisponderà l’importo lordo una tantum di 1.500 euro oltre ad un ulteriore contributo di 1.000 euro. La società si è resa infine disponibile ad accogliere eventuali richieste di riduzioni di orario laddove compatibili con le esigenze organizzative territoriali. 

Per la segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca «si tratta solo di una prima e parziale risposta alla riorganizzazione che dovrà intrecciarsi con ulteriori risposte, in primis le cessioni dei locali, delle licenze e delle risorse umane».

«La società nel corso degli incontri – ha precisato la sindacalista – ha riferito che sono circa 67 le persone che potrebbero esser prossime al pensionamento». «Riteniamo pertanto – ha sottolineato Blanca – che gli accordi stipulati possano rappresentare la prima pietra sulla quale costruire solide fondamenta per salvaguardare l’intera forza lavoro che, ricordiamo esser prevalentemente di genere femminile, di cui il 50% part time». 

«Pur essendo fiduciosi nell’esito delle trattive in corso – ha aggiunto la sindacalista – abbiamo chiesto alla società di incentivare il percorso di risoluzione del rapporto di lavoro su base non oppositiva e di negoziare i criteri per una riallocazione non traumatica. Sappiamo bene quanto è difficile conciliare i tempi di vita e quanto influiscono gli spostamenti in questi casi, non solo in termini di tempo ma anche dal punto di vista economico».

«In attesa di conoscere le offerte vincolanti e l’intero perimetro oggetto di cessione – ha evidenziato – monitoreremo l’andamento delle fuoriuscite e, a livello locale, cercheremo di riallocare i dipendenti a fronte delle eventuali posizioni che dovessero rendersi vacanti, ponendo particolare attenzione ai carichi familiari, ai benefici riconosciuti dalla Legge e all’anzianità di servizio».

«Aver sottoscritto questi due accordi – ha chiosato – significa aver a cuore le sorti dei lavoratori e delle loro famiglie, all’interno delle quali sono molti i minori». «Ancora una volta – ha concluso – abbiamo preso le distanze dalla riorganizzazione unilaterale messa in opera da Douglas Italia in un momento in cui tutti siamo chiamati a dimostrare maggiormente senso di responsabilità e vicinanza al prossimo».

Terzo Settore Socio Sanitario Assistenziale, avviato il confronto con Anaste per il nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro

Roma, 13 maggio 2021 – Avviato il confronto tra i sindacati di categoria Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fisascat Cisl, Uiltucs e l’associazione imprenditoriale del terzo settore socio sanitario assistenziale Anaste per la definizione del nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro.

Sullo sfondo, recita un comunicato sindacale unitario, le forti criticità economiche connesse alla crisi pandemica evidenziate dalla presidenza Anaste, anche dettate dalla riduzione della presenza di ospiti all’interno delle Rsa e dai notevoli costi aggiuntivi sostenuti dalle strutture per l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale e le attività di pulizia e sanificazione. Criticità relative anche alle gravi carenze di personale venutesi a determinare in conseguenza della progressiva “migrazione” di decine di professionisti sanitari dal comparto privato verso il pubblico ed alla contestuale difficoltà nel reperire nuovi professionisti da impiegare all’interno delle Rsa. Non da ultimo il mancato adeguamento delle tariffe applicate dalle Rsa, che non consente più la copertura dei costi per i servizi effettivamente resi.

I sindacati, pur comprendendo le difficoltà manifestate da Anaste, soprattutto in relazione al modello organizzativo delle Rsa e alla necessità di avviare un percorso di corresponsabilità con le committenze, hanno evidenziato come l’operazione di riqualificazione del settore passi anche attraverso “la  valorizzazione del personale e la definizione di un Ccnl con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative”. 

Il confronto proseguirà il 9 giugno.

Ex Mercatone Uno, al via la fase liquidatoria dello storico marchio. Entro giugno le lettere di licenziamento per 1.232 lavoratori

Blanca: «Si chiude così una brutta pagina di storia, continueremo ad interloquire con tutti gli attori affinchè non vengano disperse le competenze acquisite dai lavoratori»

Roma, 7 maggio 2021 - Si affievoliscono le speranze per i 1.240 dipendenti ex Mercatone Uno ancora in forza della società M. Business. Entro il mese di giugno l’Amministrazione straordinaria comunicherà a 1.232 lavoratori il licenziamento per riduzione di personale con efficacia dal 24 novembre, all’indomani del termine del lungo periodo di Cassa Integrazione. Otto lavoratori della sede di Imola proseguiranno il rapporto di lavoro in funzione delle esigenze tecniche e organizzativa della fase liquidatoria gestita dalla triade commissariale. Il numero dei lavoratori coinvolti potrà ridursi attraverso l’attuazione di politiche attive volte a favorire la ricollocazione o progetti di autoimprenditorialità. 

«Si chiude così una brutta pagina di storia per le lavoratori e i lavoratrici che attendono ancora l’intervento dei Fondi di Garanzia e di Tesoreria dell’Inps, agli occhi dei quali si prospettano come soluzioni quella di beneficiare del trattamento di Naspi o di accedere agli strumenti di politica attiva anche in collaborazione con Anpal Servizi.» ha dichiarato la segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca ripercorrendo i tratti salienti della vertenza. «Quando Mercatone Uno richiese il concordato in bianco – ha sottolineato la sindacalista – le due procedure concorsuali avrebbero potuto, nell’interesse della salvaguardia occupazionale collaborare e dare un prosieguo allo storico brand, alle lavoratrici e ai lavoratori sia diretti sia indiretti, ai rapporti in essere con i fornitori, garantendo anche la merce acquistata dai clienti, continuando a mantenere in vita anche quei plessi ove insistevano i punti vendita. I nostri appelli sono stati inascoltati e, nel mentre venivamo tacciati di aver uno sguardo miope volto a immaginare solo scenari nefasti, pur proponendo soluzioni, tristemente, assistevamo ad un depauperamento del valore aggiunto di questa azienda».  «Nel 2019, mediante un messaggio whatsapp in circa 1800 appresero di esser stati licenziati dalla Shernon Holding e si ritrovarono increduli davanti ai loro posti di lavoro. Qualcuno di loro nel mentre ha raggiunto i requisiti per accedere alla pensione, altri sono stati ceduti e qualcun altro, autonomamente è riuscito a ricollocarsi sul mercato ma, nessuno potrà dimenticare gli sguardi di sgomento.

«Oggi – ha aggiunto la sindacalista – la triade commissariale si è dovuta confrontare  anche con la pandemia, con tutte le difficoltà connesse alla cessione dei negozi che si protrae dal 2019». «Come sindacato – ha sottolineato – continueremo a interloquire con tutti gli attori affinchè non vengano disperse le competenze acquisite negli anni alle dipendenze di Mercatone Uno, utilizzando inoltre le possibilità offerte dalla normativa vigente anche in tema di autoimprenditorialità, nella piena consapevolezza del disagio e del senso di sfiducia che questi lavoratori hanno maturato nei confronti delle istituzioni». «Ci aspettiamo che il Mise effettivamente, nel suo percorso di riorganizzazione, possa coadiuvare efficacemente lo sviluppo delle imprese e dell’occupazione – ha concluso la sindacalista – approntando un sistema volto ad evitare le crisi, lavorando al fianco di  quelle società, anche di lavoratori, che potrebbero realmente creare un volano per il Paese e offrire prospettive occupazionali a coloro che oggi sono maggiormente ai margini del mercato del lavoro: giovani e donne».  

Accessorize London chiude in Italia: a rischio 72 dipendenti, per la maggior parte donne

La crisi economica legata alla pandemia si abbatte sul lavoro femminile

Roma, 7 maggio 2021 – Si apre lo spettro dei licenziamenti per 72 dipendenti, prevalentemente donne, di Accessorize London, marchio inglese di bigiotteria e accessori low cost, gestito dalla società Melite Italia Srl con sede a Milano. La direzione societaria, dopo aver chiuso 12 dei 25 negozi in Italia, ha presentato al Tribunale di Milano un piano di Concordato Preventivo in bianco, concesso a Marzo, che prevede la chiusura di tutti i negozi e il licenziamento di 72 addetti attualmente in cassa integrazione. È il colpo di grazia per le lavoratrici e i lavoratori, e per tutto il settore, già provato dall’andamento dell’ultimo anno. Il marchio continuerà a sopravvivere soprattutto con l’e-commerce e l’attività di piccoli sub-franchising.

I sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno stigmatizzato la mancata informazione sulla richiesta di concordato preventivo e la poca chiarezza sulle reali intenzioni del brand inglese, in crisi anche nei tre anni precedenti la pandemia, soprattutto in questi mesi in cui sono state condivise intese per l’accesso agli ammortizzatori sociali Covid.

Le tre organizzazioni sindacali, che sollecitano la revoca dei licenziamenti, hanno trasmesso una lettera formale alla direzione societaria di Accessorize London per richiedere informazioni di dettaglio e tentare in extremis di percorrere la strada del risanamento della situazione economica e finanziaria, anche con l’attivazione di un tavolo al Mise, e ridurre l’impatto occupazionale delle chiusure annunciate. 

 

Carrefour Italia a confronto con i Sindacati sulla rete franchising. Dell’Orefice: «Definire standard di trattamento normativo ed economico per i lavoratori impiegati nella rete gestita dai franchisee»

Roma, 4 maggio 2021 - Definire standard di trattamento normativo ed economico per i lavoratori impiegati nella rete del Gruppo Carrefour in Italia gestita dai franchisee. E’ la richiesta avanzata dalla Fisascat Cisl al tavolo con la direzione della multinazionale francese della Grande Distribuzione Organizzata, convocato su richiesta dei sindacati dopo l’incontro con il Ceo Christophe Rabatel. In tale occasione Carrefour aveva palesato l’obiettivo di diventare il primo franchisor italiano.

Il Gruppo in Italia, dati di consuntivo del 2020, occupa 16.287 dipendenti fra funzioni centrali e 421 puntti vendita in gestione diretta tra ipermercati, market, express e cash&carry. Ma la parte maggiore della rete è già oggi costituita dal franchising, con ben 1.064 punti vendita. Nella componente a gestione “indiretta” di Carrefour Italia, eccettuando la parte operativa nell’isola di Malta, hanno un ruolo predominante due “master franchisees”, peraltro provenienti da un analogo rapporto commerciale con Auchan: Etruria Retail (Etruria Società Cooperativa), che deterrebbe 290 punti vendita – ubicati in 15 province fra Toscana, Umbria e alto Lazio – e con circa 3.000 lavoratori alle proprie dipendenze; Apulia Distribuzione Srl, attiva nelle regioni Puglia, Basilicata, Calabria e Molise con 350 negozi e 4000 dipendenti.

«Le difficoltà riscontrate in alcuni confronti sviluppatisi a livello locale con qualche franchisee relativamente alle condizioni del lavoro dei dipendenti trasferiti loro da Carrefour mettono in evidenza la necessità non solo di monitorare il fenomeno della cessione dei rami aziendali, ma anche, e soprattutto, di testare continuamente l’affidabilità imprenditoriale dei cessionari impegnati nella gestione diretta dei punti vendita» ha dichiarato il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice.

Per il sindacalista «sarebbe opportuno estendere degli standard comuni in termini di trattamento a quella componente della rete commerciale attiva sotto il marchio Carrefour e che la direzione aziendale definisce il “franchising puro”». Un esplicito riferimento alla situazione venutasi a creare in Calabria, dove i lavoratori impiegati in punti vendita ad insegna Carrefour, e che fino al mese di gennaio di quest’anno hanno svolto la loro attività alle dipendenze di una società, a seguito della rescissione del contratto di cessione di ramo d’azienda operata da quest’ultima, pur essendo tornati alle dipendenze del titolare sia delle licenze che della disponibilità dei locali, sono stati lasciati in un limbo, ossia senza lavoro e senza reddito. 

La Fisascat, sempre in relazione alle condizioni lavorative in essere all’interno di qualche punto vendita gestito da taluni franchisee, accende inoltre i riflettori sulla coesistenza di differenti casistiche di assunzione ~per lavoratori che, pur svolgendo le stesse mansioni negli stessi negozi, risulterebbero avere datori di lavoro differenti, con ogni probabilità per via dell’appartenenza dello stesso franchisee ad aggregazioni di imprese aventi un contratto di rete. 

«Senza voler demonizzare la formula del franchising o della codatorialità introdotta dai contratti di rete, il nostro sincero auspicio – ha chiosato Dell’Orefice – è che la direzione aziendale voglia cogliere l’opportunità per qualificare maggiormente il ruolo delle lavoratrici e dei lavoratori impiegati nei negozi in franchising, stabilendo delle condizioni minime da includere nei format contrattuali vincolanti fra franchisor e franchisee».

«Mentre le policy aziendali di Carrefour sono molto “esigenti” nella selezione dei fornitori – ha concluso Dell’Orefice – crediamo che sul versante dei franchisee molto sia ancora da fare per assicurare condizioni di lavoro dignitose e parità di trattamento normativo ed economico per tutti i lavoratori».

Turismo e Decreto Imprese, in fase di valutazione una nuova una tantum per i lavoratori stagionali

Guarini: «Ben venga un ulteriore intervento economico rivolto alla stagionalità, caratteristica del settore finora non ben attenzionata»

Roma, 3 maggio 2021 – «Ben venga un ulteriore intervento economico rivolto ai lavoratori stagionali del turismo. Crediamo sia importante mettere in campo tutto quello che è possibile per sostenere il turismo e i lavoratori un settore basato sulla stagionalità, caratteristica finora non ben attenzionata». Così il segretario generale Davide Guarini, intervistato in diretta su TGCom24, ha commentato le previsioni del Decreto Imprese, al centro del Consiglio dei Ministri convocato entro venerdì prossimo, con un nuovo pacchetto di aiuti alle imprese e con una nuova una tantum per i lavoratori stagionali del turismo.

«I lavoratori non hanno percepito gli adeguati ristori rispetto la perdita di reddito subita in questi mesi e le misure disposte si sono rivelate insufficienti» ha aggiunto il sindacalista sottolineando quanto sia «importante, dopo 16 mesi di stop, riuscire a riprendere con l’attività turistica operativa e a pieno regime anche rispetto l’occupazione dei lavoratori stagionali perché è il lavoro che fa la differenza». «Diversamente – ha evidenziato il sindacalista – rischiamo oltretutto di perdere le professionalità del settore che potrebbero rivolgersi altrove o cambiare addirittura mestiere».

 

 

Gioco Legale, in migliaia in piazza per la riapertura delle attività del gioco pubblico in concessione

Nuova missiva dei sindacati al ministro Orlando: garantita la ripresa in sicurezza, restituire dignità al settore chiuso dal 2020

 

Roma, 12 maggio 2021 – Non si arrendono all’incertezza i 150mila addetti del gioco pubblico in concessione, addetti della distribuzione specializzata, delle sale bingo, scommesse, slot e case da gioco. Arriva forte e chiaro il messaggio dalle piazze della mobilitazione organizzata oggi in tutta Italia dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs: migliaia di manifestanti, dalle piazze contingentate di Bologna, Brindisi, Genova, Milano, Palermo, Rimini, Roma, Termoli, Torino e Venezia, hanno chiesto a gran voce la riapertura delle sale gioco per restituire dignità al settore ed ai lavoratori, stremati da oltre 300 giorni di chiusure e dalla mancanza del salario sostituito in questi mesi dalla cassa integrazione.

 

Alcune delegazioni dei lavoratori, ricevute dalle Prefetture e dalle istituzioni regionali, hanno esposto il disagio e le criticità dettate dalle misure restrittive varate dal Governo per contrastare l’avanzata del Covid-19 e che di fatto hanno imposto lo stop delle attività del gioco legale dal mese di ottobre del 2020.

 

In una nuova missiva trasmessa al ministro del Lavoro Orlando i sindacati, sollecitando la riapertura delle sale gioco, rilanciano sulle iniziative messe in campo, congiuntamente alle associazioni datoriali, per garantire la ripresa delle attività in totale sicurezza. A cominciare dalla “costituzione, il 17 dicembre 2020 del Tavolo Permanente delle Parti Sociali per il Futuro della Gaming Hall-Bingo" fino “ai Protocolli e agli Avvisi Comuni sottoscritti con le maggiori associazioni di rappresentanza che fanno capo  a Confindustria, Confcommercio e Confesercenti  nei quali viene richiamata l'attenzione delle Istituzioni Nazionali nonchè Regionali, sulle ricadute economiche, occupazionali e sociali causate dalla reiterata sospensione delle attività esercitate nelle Sale, senza specifici interventi a sostegno della filiera del gioco legale, dei suoi lavoratori e, in ultima analisi, della collettività”.

“Il gioco regolamentato, alla pari dell'intera economia dell'intrattenimento, nella enorme crisi economica che l'emergenza sanitaria ha determinato nell'ultimo anno – si legge nella nota unitaria – ha subito effetti devastanti, soprattutto se correlati alle specificità di contrasto all'illegalità, tutela dei consumatori e contributo erariale che ne contraddistingue la ragione fondativa nell'ordinamento giuridico del nostro Paese”.

I sindacati chiedono al ministro Orlando “un autorevole intervento per mettere in campo tutte le iniziative utili alle Aziende del settore affinchè possano riprendere le attività sospese da oltre 300 giorni ed ai lavoratori addetti perché abbiano di nuovo garanzie retributive certe e non sostegni economici attraverso forme di cassa integrazione, che si sono dimostrati insufficienti avendo ridotto di fatto ad un terzo il normale stipendio”.

 

La mobilitazione unitaria proseguirà nei prossimi giorni, almeno fino a quando non ci saranno notizie e date certe sulle riaperture.