Contributo del Fondo Perduto (Decreto Rilancio)

L'Agenzia delle Entrate dovrà nei prossimi giorni comunicare, le modalità per chiedere il contributo del Fondo Perduto (art. 25 del Decreto Rilancio).

Nel frattempo, in allegato alla presente, il report del questionario del mese di maggio, che vi avevamo invitato a compilare tempo fa. 

Avevamo chiesto di rispondere ad alcuni quesiti per capire l'andamento della vostra attività, anche a livello contrattuale, nel mese di aprile.

Questi dati servono non solo per monitorare la situazione della Categoria, ma anche per creare un database per far comprendere alle Istituzioni la situazione generale degli agenti di commercio.

Quello che vi abbiamo inviato a maggio è il secondo questionario, dopo quello di aprile con il quale abbiamo raccolto i dati di marzo. Nel mese di giugno ne invieremo un terzo, che ci servirà per raccogliere i dati del mese di maggio. All'ultimo questionario hanno risposto migliaia di agenti di commercio da tutta Italia quindi ci auguriamo di proseguire su questo trend anche per il prossimo.

Segnaliamo inoltre la nuova procedura prevista da Enasarco per fare un reclamo.

Da oggi in poi, infatti, bisognerà seguire solo ed unicamente la procedura che trovate a questo indirizzo: https://bit.ly/2YgoitG 

Per quanto riguarda l'anticipo del Firr, per il quale le parti sociali hanno firmato l'accordo che vi abbiamo comunicato il 25 maggio u.s., il 9 giugno p.v. si riunirà il CdA Enasarco per discutere esclusivamente di questa questione e, con molta probabilità, darà disposizione agli uffici preposti di mettere in atto quanto verrà deliberato. Anche in questo caso, vi terremo aggiornati attraverso le nostre newsletter.

L’Italia riapre i battenti. Dal 3 giugno avvio della nuova fase per la ripartenza. Ma l’Italia del lavoro, dal commercio all’industria, fatica a riaprire.

Guarini: «Le incertezze nella prima fase di riapertura e i colpevoli ritardi nell’erogazione del sostegno al reddito ai lavoratori ci chiamano ad una rinnovata assunzione di responsabilità»

Roma, 5 giugno 2020 – L’Italia riapre i battenti. Dalla mezzanotte del 3 giugno sono riaperti i confini regionali e dopo circa tre mesi e oltre 33.500 morti per coronavirus, gli italiani sono completamente liberi di muoversi nel Paese.

Con l'avvio della nuova fase cade l’obbligo dell’autocertificazione che ha caratterizzato i 100 giorni di pandemia – e si può liberamente circolare tra una regione e l’altra senza alcuna giustificazione – come anche cade l’obbligo della quarantena di 14 giorni per chi proviene dai Paesi dell'area Schengen e dalla Gran Bretagna. Restano in vigore, invece, gli altri obblighi previsti e cioè, continuare ad usare la mascherina nei luoghi al chiuso accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto, così come sarà necessario mantenere il cosiddetto distanziamento sociale di un metro.

Rigorosamente vietati gli assembramenti. Rimane anche l'obbligo di rimanere in casa per chi è in quarantena e per chi ha un'infezione respiratoria con febbre superiore ai 37,5 gradi. Il prossimo step sarà, infine, quello del 15 giugno quando potranno partire i centri estivi per minori nonché cinema e teatri mantenendo però il rispetto della distanza. L’Italia dunque riapre i confini interni. Ma c’è un’Italia del lavoro che resta chiusa o rischia di chiudere per sempre.

A due settimane dall'avvio della Fase 2, delle quasi 800 mila imprese del commercio e dei servizi che sono potute ripartire, solo l'82% ha riaperto l'attività: il 94% nell'abbigliamento e calzature, l'86% in altre attività del commercio e dei servizi ma solo il 73% dei bar e ristoranti. Il 18% delle imprese che potevano riaprire non l'ha ancora fatto e la percentuale sale al 27% tra bar e ristoranti. Soprattutto, per quasi il 30% delle imprese che hanno riaperto, rimane elevato il rischio di chiudere definitivamente a causa delle difficili condizioni di mercato, dell’eccesso di tasse e burocrazia e della carenza di liquidità.

La pandemia ha colpito duramente anche l'industria, che pure attraversava nel pre-Covid problemi strutturali con oltre 149 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo economico. Il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini rilancia sul ruolo della contrattazione «per accompagnare le riaperture con la definizione di nuovi modelli organizzativi, condivisi e sostenibili, finalizzati al mantenimento dell’occupazione e a garantire salute e sicurezza nei luoghi di lavoro».

Il sindacalista ricorda che «sono stati mesi difficili per i lavoratori del commercio, turismo e servizi, tra i settori del terziario privato a vario titolo maggiormente coinvolti dai provvedimenti del Governo finalizzati a fronteggiare la pandemia ma anche pericolosamente esposti al contagio, con oltre 2milioni di addetti nella fase del lockdown in prima linea nel garantire le aperture dei servizi ritenuti essenziali nei settori della distribuzione commerciale dei generi alimentari e farmaceutica come nei servizi di pulizia e in quelli dell’assistenza e della cura alla persona».

«Altri 5 milioni di addetti del commercio, turismo e servizi sono stati interessati dall’ammortizzatore sociale tra Fis e Cigd, e molti di questi da circa due mesi sono ancora in attesa di ricevere il sostegno al reddito con un colpevole ritardo da parte delle istituzioni» ha stigmatizzato Guarini sottolineando ancora una volta «quanto, in questa fase, la bilateralità contrattuale abbia contribuito a dare risposte all’emergenza nell’erogazione di prestazioni sanitarie attraverso i fondi di assistenza sanitaria integrativa e, più recentemente, nel sostegno al reddito dei lavoratori del terziario distribuzione e servizi coinvolti dall’emergenza nonché per l’acquisto dei mezzi e dei dispositivi di protezione individuali, dimostrando ancora una volta la validità delle relazioni sindacali partecipative e degli strumenti bilaterali messi in campo attraverso la contrattazione».

«Il compito della bilateralità a sostegno del sistema contrattuale non è ancora terminato ma bisogna traguardare ad un periodo più ampio rispetto a quello definito con i primi interventi» ha poi evidenziato il segretario generale della Fisascat Cisl annunciando di aver richiesto ai fondi di assistenza sanitaria integrativa di settore Fondo Est e Quas, insieme alle altre federazioni sindacali di categoria e le associazioni imprenditoriali di settore, di continuare a garantire le prestazioni almeno fino al 31 ottobre».

«Le incertezze che si stanno manifestando nel primo periodo di riapertura delle attività ed i colpevoli ritardi nell’erogazione del sostegno al reddito ai lavoratori – ha concluso il sindacalista – ci chiamano ad una rinnovata assunzione di responsabilità contrattuale a supporto delle lavoratrici e dei lavoratori».

Case da Gioco, fronte sindacale compatto: le istituzioni valutino la rapida riapertura dei casinò di Saint Vincent, Sanremo e Venezia

Roma, 5 giugno 2020 – Il Ministero dell’Interno e il MEF, unitamente al Governo, valutino attentamente una rapida riapertura delle Case da Gioco di Saint Vincent, Sanremo e Venezia.

È questa la richiesta principale dei sindacati di categoria Slc Cgil, Fisascat Cisl e Uilcom al tavolo con le associazioni imprenditoriali di settore Federgioco e Fipe, rappresentanti delle Sale da Gioco italiane autorizzate, unitamente alla richiesta di incontro urgente trasmessa ai dicasteri competenti “per riaprire le attività e ridare fiducia ai lavoratori e alle loro famiglie, ormai da tre mesi in cassa integrazione che, com’è noto, scadrà il prossimo 15 giugno”.

I sindacati hanno anche proposto la sottoscrizione di un Avviso Comune per chiedere che si individui urgentemente una data certa per la ripresa delle attività, nel rispetto dei protocolli di sicurezza sottoscritti dalle Case da Gioco italiane; protocolli che prevedono tutte le azioni necessarie per prevenire e ridurre il rischio di contagio e che saranno adottati da ogni azienda.

Nel corso del confronto è stata anche analizzata la tragica situazione della Casa da Gioco di Campione d’Italia, chiusa dal 27 luglio 2018, che ha prodotto drammatiche conseguenze occupazionali e sociali non più sopportabili dall’intera comunità, con più di 500 addetti che rischiano di non tornare al lavoro.

«In Europa e nel mondo le Case da Gioco sono già aperte o in via di apertura, crediamo che anche in Italia la “Fase 2” debba cominciare nell’immediato» ha dichiarato il segretario nazionale della Fisascat Cisl Mirco Ceotto sottolineando «l’urgenza di un tavolo di confronto con i competenti Ministeri volto ad analizzare e risolvere la drammatica situazione di centinaia di lavoratori addetti alle case da Gioco».

Vigilanza Privata: lavoro in sicurezza e solidarietà

Roma, 5 giugno 2020 – Associazioni Datoriali e Organizzazioni Sindacali del settore della Vigilanza Privata continuano la propria azione per affrontare la pesante situazione emergenziale che sta attraversando il Paese, anche in questo comparto la cui attività rappresenta un tassello fondamentale per la sicurezza del Paese e dei cittadini.

L’Accordo Quadro definito oggi affronta il delicato problema della tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, alla luce delle indicazioni contenute nel Protocollo generale sottoscritto dalle Parti Sociali con il Governo il 24 aprile scorso.

Si definiscono le “Linee Guida per le aziende di Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari per la definizione di un protocollo aziendale di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19” a valere su tutto il territorio nazionale, con indicazioni dettagliate sulle misure da assumere per lo svolgimento dei diversi servizi forniti dalle aziende.

In ciascuna impresa si darà luogo alla costituzione dei Comitati aziendali, con la partecipazione del Rappresentante Servizio Prevenzione e Protezione, del Medico Competente e dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza.

L’intesa assume particolare rilevanza tenuto conto che gli addetti della Vigilanza Privata hanno continuato a svolgere la propria attività durante l’intera fase di lockdown, garantendo ancora oggi servizi ausiliari di controllo per l’accesso alle imprese private e agli Enti Pubblici in condizioni di sicurezza rispetto alle prescrizioni sanitarie disposte dalle Autorità.

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs esprimono un giudizio positivo per l’accordo raggiunto, che fornisce un percorso univoco e omogeneo per garantire la tutela della salute e la sicurezza nel lavoro di oltre 100.000 addetti. Inoltre esso si affianca all’altra intesa raggiunta nelle settimane scorse che ha previsto l’intervento solidaristico da parte dell’Ente Bilaterale Vigilanza Privata (EBINVIP) destinando 2 milioni di euro in favore dei lavoratori maggiormente colpiti dal ricorso agli ammortizzatori sociali.

Le Associazioni Datoriali Assiv, Anivp, Univ, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative e Agci ritengono che l’adozione di efficaci e condivise procedure di tutela sanitaria, rappresentino un valore aggiunto a salvaguardia, in particolare, delle risorse umane aziendali e delle competenze e qualificazioni professionali da queste espresse, elementi fondanti del patrimonio delle imprese.

Appalti pulizia scuole, i sindacati scrivono al Presidente del Consiglio e sollecitano un incontro istituzionale

Roma, 5 giugno 2020 – Fronte sindacale compatto nella vertenza che ha coinvolto i 4 mila addetti ai servizi di pulizia e decoro delle scuole statali italiane esclusi dalla procedura di internalizzazione del servizio avviata il 1° marzo 2020.

Le federazioni di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti hanno trasmesso una missiva al presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, ai ministri del Lavoro e dell’Istruzione Nunzia Catalfo e Lucia Azzolina, al presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini e all’Anci sollecitando l’avvio di un confronto volto “ad individuare soluzioni, anche in concorso tra loro, per dare una soluzione strutturale di occupazione e di reddito”.

In particolare i sindacati hanno proposto di “utilizzare i lavoratori per le operazioni di pulizia e sanificazione che ogni scuola dovrà fare in previsione della riapertura degli istituti scolastici in occasione degli esami e per la ripresa dell’anno scolastico 2020/2021 coinvolgendo gli Usr; impegnare le Regioni e i Comuni per individuare attività aggiuntive dirette e/o in appalto; coinvolgere le imprese per ricollocazioni sostenibili in altri appalti, anche a fronte dell’aumento delle attività di pulizia e sanificazione conseguenti all’emergenza da Covid-19; anticipare la seconda fase del Concorso per titoli e servizio che potrà portare all’immissione in ruolo dei lavoratori a fronte di posti accantonati ancora disponibili di lavoro”.

I sindacati hanno sottolineato “l’urgenza del confronto, dovuta all’esaurirsi della copertura prevista dagli ammortizzatori sociali che avverrà nella prima settimana di giugno 2020, data oltre la quale le lavoratrici e i lavoratori rischiano concretamente di essere collocati in sospensione, senza reddito e senza lavoro e , ancor più grave, senza possibili alternative in termini di occupazione per il futuro determinando così una situazione inaccettabile e socialmente insostenibile”.

Mense e ristorazione scolastica, approda al Ministero del Lavoro la vertenza dei 40mila addetti dei servizi in appalto

 

Cisl e Fisascat: «Si estendano le previsioni del DL Rilancio a lavoratrici e lavoratori già penalizzati dalla sospensione ciclica della prestazione part-time e senza reddito da tre mesi»

Roma, 3 giugno 2020 – Approda al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali la vertenza dei circa 40mila addetti ai servizi mensa e ristorazione scolastica in appalto. Al tavolo, convocato in modalità videoconferenza, hanno preso parte i sottosegretari Francesca Puglisi e Stanislao Di Piazza insieme ai sindacati confederali Cgil Cisl Uil con le rispettive federazioni di categoria.

Per la Cisl e la Fisascat hanno preso parte i funzionari nazionali Daniele Meniconi e Marco Demurtas. I sindacati hanno sostanzialmente sottolineato l’angosciosa situazione dei lavoratori, prevalentemente donne di famiglie monoreddito con contratti di lavoro sotto le 15 ore settimanali e sotto i massimali Inps, sospesi dal mese di febbraio con la chiusura delle attività scolastiche, molti dei quali senza reddito da quasi tre mesi a causa della indisponibilità di numerose imprese a riconoscere l’anticipo dell’Assegno Ordinario come anche del grave ritardo nella liquidità dell’indennità da parte dell’Inps.

Si tratta di lavoratori peraltro già penalizzati dalla strutturale sospensione ciclica della prestazione lavorativa part-time – che segue il calendario di apertura e chiusura delle scuole con la sospensione dei contratti di lavoro nel mese di giugno e la ripresa nel mese di settembre – anche rispetto il mancato riconoscimento dell’anzianità contributiva per tutte le 52 settimane dell’anno con l’evidente discriminazione previdenziale, battaglia, quest'ultima, fortemente sostenuta negli ultimi anni dalla Fisascat Cisl con una petizione pubblicata nel 2019 dal Parlamento Europeo https://www.fisascat.it/site/news/petizione-fisascat-eu.

I sindacati hanno sollecitato una revisione normativa in sede di conversione in Legge del Decreto Rilancio con particolare riferimento alla necessità di ricondurre l’inquadramento del comparto mense e ristorazione collettiva e commerciale nella filiera del turismo – così come definito nella contrattazione nazionale di settore siglata dalle associazioni comparativamente maggiormente rappresentative – in modo tale da estendere i benefici previsti dal provvedimento in termini di utilizzo degli ammortizzatori sociali in deroga con le ulteriori 9 settimane previste in aggiunta alle 9 settimane contemplate dal Decreto Cura Italia.

Tra le richieste di parte sindacale la previsione di una Naspi straordinaria a copertura dei mesi estivi in attesa della ripresa delle attività didattiche nonchè la proroga del divieto dei licenziamenti allo stato prevista fino al mese di agosto.

I Sottosegretari del ministero delle Politiche Sociali Puglisi e Di Piazza hanno dichiarato la disponibilità a definire un nuovo inquadramento del settore mense e ristorazione per far rientrare i lavoratori nel conteggio delle 9 settimane di ammortizzatore sociale previste dal Decreto Rilancio; hanno inoltre annunciato che in Parlamento, nella giornata di domani 4 giugno, verranno presentate diverse proposte di emendamento al Decreto in corso di conversione, fermo restando tuttavia, hanno sottolineato, la necessità di ricondurre la discussione ad una riforma complessiva e strutturale da individuare nell’ambito della Legge di Bilancio dove orientare capitoli e risorse ad hoc a sostegno del comparto.

2 giugno. Deregulation orari e aperture, Guarini: «Rivalutare quadro normativo, definire compromesso tra le esigenze delle imprese e diritto ad una congrua astensione periodica da prestazioni domenicali e festive dei lavoratori del commercio e della gdo»

Roma, 1 giugno 2020 – «Passata la fase della prima emergenza, contestualmente al progressivo ritorno alla normalità, crediamo ci siano le condizioni per rivalutare scelte di deregolamentazione degli orari e delle aperture commerciali che in epoche recenti hanno avuto esclusivamente come risultato l’espandersi della crisi di interi format e una emorragia occupazionale molto seria che sarà complicato recuperare».

Così il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini, alla vigilia della festività civile del 2 giugno, rilancia sulla revisione del quadro legislativo in tema di orari e aperture commerciali.

«Il ritorno alla normalità deve necessariamente indurre a un equilibrato intervento normativo volto a ricondurre a condizioni maggiormente accettabili il sacrificio del lavoro domenicale e festivo per gli addetti del commercio e della grande distribuzione organizzata» ha aggiunto il sindacalista sottolineando che «il modello che propugna zero regole in tema di aperture e orari, oltre ad essere inadeguato a garantire condizioni accettabili di vita e di lavoro per le lavoratrici e i lavoratori, ha rappresentato in questi anni esclusivamente un moltiplicatore di costi di struttura ed ha prodotto, per corollario, chiusure e crisi occupazionali».

«La Fisascat Cisl è convita che un altro servizio di vendita è possibile» ha rimarcato Guarini evidenziando che «occorre conciliare bisogni ed esigenze dei consumatori e il diritto ad una vita sociale e relazionale normale degli addetti che vi operano». «Assumere atteggiamenti ideologici pro aperture selvagge piuttosto che negare che l’evoluzione delle abitudini di spesa possano comportare una diversa articolazione delle prestazioni lavorative non serve» ha stigmatizzato.

«Sul tema degli orari e delle aperture domenicali e festive e delle condizioni di lavoro in tali giornate è auspicabile che tutte le parti coinvolte, a partire dai sindacati e dalle imprese fino al decisore politico, assumano orientamenti pragmatici e finalizzati a ricercare il migliore equilibrio fra interessi che pur non essendo antitetici sono obiettivamente contrapposti» ha poi sottolineato il sindacalista.

«Il risultato a cui tendere non deve essere la vittoria assoluta di un punto di vista sulle ragioni degli altri ma un compromesso che riesca a contemperare le esigenze di produttività delle aziende ed il diritto dei lavoratori del commercio e della grande distribuzione organizzata – ha concluso – ad una congrua astensione periodica dal lavoro nelle giornate festive e domenicali per la vita di relazione».

Pubblici esercizi e ristorazione collettiva commerciale e turismo, sindacati e imprese al tavolo con i Ministri Patuanelli e Bellanova.

Ferrari: «Urgente prorogare gli ammortizzatori sociali e il divieto dei licenziamenti»

Roma, 29 maggio 2020 – «Sostenere i lavoratori dei pubblici esercizi e della ristorazione collettiva, commerciale e del turismo e delle mense, settori che hanno fortemente risentito della crisi sanitaria ed economica.

Urgente prorogare gli ammortizzatori sociali e il divieto dei licenziamenti. Il contratto collettivo nazionale di lavoro è uno strumento valido per affrontare le criticità ma occorre un intervento del Governo per contenere gli effetti di una crisi che non terminerà a settembre. Bisogna lavorare congiuntamente per sostenere lavoratori e imprese».

E’ quanto dichiarato dal segretario nazionale della Fisascat Cisl Fabrizio Ferrari al tavolo convocato in modalità videoconferenza dai ministeri dello Sviluppo Economico e delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali in presenza dei ministri Stefano Patuanelli e Teresa Bellanova, delle rappresentanze imprenditoriali di settore e dei sindacati di categoria Cgil Cisl Uil.

Massima condivisione dalle diverse rappresentanze sulla necessità di ricondurre il comparto strategico della ristorazione e dei pubblici esercizi – con 400mila imprese e circa 2 milioni di addetti – nella filiera turistica anche con l’accesso al credito e l’estensione delle previsioni del Decreto Rilancio nonché in materia di incentivazione fiscale e sgravi contributivi.

Registrata l’apertura dei ministeri intervenuti sulla prosecuzione di un tavolo permanente e sulla necessità di prorogare gli ammortizzatori sociali e il divieto dei licenziamenti.

Lavoro, Istat: con il lockdown 385mila occupati in meno. Nel terziario distribuzione e servizi scende in campo la bilateralità contrattuale

Guarini: «Occorre dotarsi di linee guida per gestire l’eventuale fase di ristrutturazione che sia aprirà da agosto in poi con il venir meno del divieto dei licenziamenti»

Roma, 28 maggio 2020 – A maggio l'indice di fiducia delle imprese, che misura l'umore del tessuto produttivo italiano, non solo crolla, scendendo al minimo storico (51,1), ma subisce una riduzione che porta a un suo quasi dimezzamento rispetto ai livelli pre-Covid Male anche l'indice del clima di fiducia dei consumatori (94,3), al livello più basso da dicembre 2013. Lo rileva l'Istat riprendendo l'indagine interrotta ad aprile, Si tratta dei primi dati post-lockdown.

Sul lavoro, l’istituto di statistica stima "che in media d'anno l'impatto del lockdown e della riduzione dei consumi del 4,1% del valore aggiunto dell1,9% abbia avuto un impatto di quasi 2 punti di valore aggiunto e di 2,2 punti di occupazione, con 385mila occupati in meno. Maggiormente esposte rispetto alla possibile esposizione al virus sarebbero più le donne che gli uomini, rileva l’Istat, presenti in molti settori classificati a medio e ad alto rischio; viceversa è più alta la quota di uomini che opera in settori a rischio alto o medio-alto (28% contro 12%).

A risentirne anche le famiglie, segnala poi l’Istat. Dati confermati anche dal rapporto annuale Confcommercio – Censis su fiducia, consumi e impatto del Covid-19: causa della crisi sanitaria e del conseguente lockdown – rileva l’indagine – il 42,3% delle famiglie ha visto ridursi l’attività lavorativa e il reddito, il 25,8% ha dovuto sospendere del tutto l’attività, il 23,4% è finito in Cig. Quasi 6 famiglie su 10 nutrono il timore di perdere il posto di lavoro.

Tra i principali effetti sui consumi, il 48% ha dovuto rinunciare definitivamente a qualsiasi forma di vacanza (week end, ponti, Pasqua, vacanze estive) e il 23% all’acquisto di beni durevoli (mobili, elettrodomestici, auto) già programmati.

Per le vacanze estive, prosegue il rapporto, oltre la metà delle famiglie non ha fatto programmi e il 30% ha già deciso che resterà a casa; solo il 9,4% ci andrà ma con durata e budget ridotti. Resta inoltre molto ampia la fascia di chi, dopo la riapertura del Paese, vede il futuro con pessimismo: il 52,8% vede “nero” per la propria famiglia, ma la percentuale sale al 67,5% con riferimento alle prospettive del Paese. Nell’ambito di questi indicatori il sistema delle relazioni sindacali del terziario, distribuzione e servizi prova a reagire mettendo in campo risorse per il cofinanziamento dei programmi e delle iniziative promossi dalla bilateralità territoriale nella Fase 2.

I sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e l’associazione imprenditoriale Confcommercio hanno sottoscritto, in qualità di parti istitutive della bilaterallità settoriale, un importante accordo che destina risorse della gestione dell’Ebinter, l’Ente Bilaterale Nazionale del Terziario, per il sostegno al reddito dei lavoratori coinvolti dall’emergenza nonché per l’acquisto dei mezzi e dei dispositivi di protezione individuali e per l‘erogazione di prestazioni sanitarie integrative attraverso i Fondi e le Casse di Assistenza Sanitaria Integrativa.

L’accordo segue le intese sottoscritte tra le parti sulla costituzione dei Comitati Territoriali e sulla definizione dei Protocolli da osservarsi nella fase di riaperture successiva al lockdown.

«L'intesa, che integra il puzzle della strumentazione che il sistema delle relazioni sindacali nel terziario distribuzione e servizi è in grado di mettere in campo per fronteggiare l’emergenza dettata dalla pandemia da Covid-19, consente di stanziare le risorse messe a disposizione dall’Ente Bilaterale Nazionale quale cofinanziamento alle iniziative che saranno realizzate al livello territoriale in un passaggio quanto mai complicato per i lavoratori e per le imprese» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini sottolineando che «anche nelle emergenze la bilateralità fa la differenza fra chi ha scelto di appartenere ad un sistema solido e consolidato di relazioni sindacali derivanti da contratti nazionali collettivi degni di questo nome e chi invece ha perseguito la strada della compressione dei costi del lavoro utilizzando forme contrattuali spurie che, nell’immediato, lasciano da soli i lavoratori e che in situazioni come queste abbandonano le imprese».

«La lezione che ricaviamo da questa crisi – ha poi evidenziato il sindacalista – è che il mondo della distribuzione commerciale e della grande distribuzione commerciale ne esce completamente trasformato». «L’andamento a zig zag delle vendite di generi alimentari ha fortemente compromesso l’equilibrio economico di molti ipermercati mentre i provvedimenti di sospensione di molte attività nell’ambito del non food e il brusco calo che questi operatori hanno registrato nelle ultime settime – ha sottolineato – rischia di desertificare un comparto del commercio assai significativo sia per volumi di fatturato che di consistenza occupazionale».

Per il sindacalista «occorre dotarsi di linee guida per gestire l’eventuale fase di ristrutturazione che sia aprirà da agosto in poi con il venir meno del divieto dei licenziamenti». «Occorre agire per tempo mettendo in campo risorse pubbliche e private per dare continuità ai rapporti di lavoro, altrimenti – ha concluso – questo come altri settori rischierà di perdere pezzi significativi del proprio perimetro».

Studi professionali, l’offerta sanitaria integrativa di Cadiprof si amplia con il progetto “benessere in famiglia”

Blanca: «Ancora una volta la bilateralità scende in campo non solo a supporto dei lavoratori ma anche dei problemi quotidiani in ambito lavorativo ed extra lavorativo»

Roma, 28 maggio 2020 – La Cassa di Assistenza sanitaria integrativa del settore degli Studi Professionali Cadiprof ha deliberato di riconoscere ai lavoratori una nuova prestazione che sarà erogata dalla Cassa in forma diretta, nell’ambito del nuovo progetto “BenEssere in Famiglia”.

Si tratta di un servizio di consulenza psicologica che potrà esser fruito in presenza o in videoconferenza presso uno degli Psicologi iscritti alla rete Cadiprof/PLP (Associazione degli psicologi liberi professionisti), consultabile sul sito www.plpitalia.it . I lavoratori potranno usufruire della prestazione in seguito al verificarsi di stati di stress, ansia o malattia connessi all’emergenza Covid-19 come in ambito lavorativo nella prevenzione del burnout e dello stress da lavoro correlato e nel sostegno alla genitorialità, dalla fase di fecondazione e nascita del bambino sino alla gestione dei problemi connessi allo sviluppo e all’andamento scolastico dei figli come anche in supporto dei lavoratori in particolari momenti di criticità della vita.

Ciascun iscritto potrà richiedere a Cadiprof, nell’ambito della vigenza del progetto, da 1° maggio 2020 – 30 aprile 2021, un rimborso massimo pari al 50% della prestazione fatturata e comunque per un importo non superiore a 350,00 euro.

Per maggiori dettagli, è possibile consultare il sito www2.cadiprof.it nella sezione pacchetto famiglia.

Per «Ancora una volta la bilateralità scende in campo non solo a supporto dei lavoratori ma anche dei problemi quotidiani in ambito lavorativo ed extra lavorativo» ha dichiarato la segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca sottolineando che «con questa ulteriore prestazione si intende dare un supporto alla persona capace di fronteggiare le esigenze alle quali ancor di più l’emergenza pandemica ha costretto ciascun individuo».