Prestazioni Integrative di Previdenza Enasarco 2020

Sotto il programma delle Prestazioni Assistenziali Enasarco per l’anno 2020. Per ogni singola prestazione è stato indicato anche lo stanziamento.Nel corso della seduta del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Enasarco del 4 marzo è stato deliberato un ampliamento dello stanziamento previsto per le erogazioni straordinarie, inizialmente di 2 milioni di euro, di ulteriori 2 milioni per far fronte a misure di sostegno agli iscritti, in conseguenza del perdurare dell’emergenza sanitaria e per altre calamità naturali.Data l’eccezionalità delle disposizioni in materia di Sanità Pubblica, la Fondazione sta valutando ogni iniziativa, avviando anche contatti con le Autorità competenti in merito alla fattibilità di ulteriori misure a sostegno degli iscritti.Come sempre, vi terremo aggiornati.Per chi avesse problemi a scaricale l'allegato, può andare a questa pagina: https://bit.ly/39u2bEA

Coronavirus. Cgil, Cisl, Uil: Inserire il lavoro domestico nella cassa integrazione in deroga

Roma, 13 marzo 2020 – Tania Scacchetti della CGIL, Luigi Sbarra della CISL e Ivana Veronese della UIL hanno segnalato con preoccupazione alla Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo la situazione che si sta creando in relazione a colf e badanti, la cui attività viene sospesa in questi giorni a causa delle misure precauzionali relative al contenimento del virus Covid-19. Ad evitare grave pregiudizio del reddito di queste lavoratrici e lavoratori, che possono andare incontro addirittura alla perdita dell’alloggio, Cgil Cisl e Uil hanno chiesto che i lavoratori domestici siano esplicitamente inclusi tra i beneficiari della cassa integrazione in deroga prevista dal decreto legge di prossima emanazione.

Emergenza Coronavirus. Anche i lavoratori della vigilanza privata esposti al rischio salute e alla sospensione dell’attività lavorativa

I sindacati scrivono al Ministero dell’Interno: si condividano le azioni da mettere in campo per il superamento delle criticità.Roma, 13 marzo 2020 – Anche i 70mila addetti del comparto della vigilanza privata sono esposti al rischio salute in seguito ad un possibile incremento del servizio conseguente alle chiusure disposte dalle aziende private e pubbliche per effetto del DPCM dell’11 marzo 2020 ed è pertanto necessario ottemperare alle disposizioni varate dal Governo ed emanare una normativa cogente per disporre gli equipaggi nel settore del trasporto valori volta a garantire il servizio sull’intero territorio nazionale coerente con le misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica Covid-19. In una missiva trasmessa al Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs accendono i riflettori sulla situazione degli addetti del comparto esposti anche alla sospensione delle attivitaÌ e dunque alla conseguente sospensione della retribuzione e della contribuzione in mancanza del differimento dei termini per l’ottenimento del rinnovo dei titoli e della licenza per il conseguimento dei quali, secondo la normativa vigente, è necessario sottoporsi periodicamente a visite mediche di controllo, posticipate a data destinarsi, ed esercitazioni presso i poligoni di tiro, allo stato chiusi. Per le tre sigle «le criticità nel comparto della vigilanza armata sono diverse anche considerata l’oggettiva difficoltà a mantenere la distanza tra le unitaÌ lavorative consigliata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità». I sindacati sottolineano che «sebbene in attesa di rinnovo contrattuale atteso dal 2015, seppur ignorati dalle associazioni, questi lavoratori anche durante l’emergenza pandemica, continuano con impegno e professionalità a presidiare tutti i luoghi, garantendo la sicurezza dei beni ma anche la ns salute, contrastando anche gli assembramenti di persone». Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs evidenziano inoltre che «la maggior parte degli istituti di vigilanza non hanno provveduto a fornire ai lavoratori dispositivi di sicurezza e ordini di servizio precipui in tal senso». «Purtroppo – stigmatizzano – il settore della sicurezza privata sconta gli effetti delle gare di appalto sottocosto e questo da tempo compromette proprio la salute degli addetti». Nell’esortare i lavoratori «a rispettare le misure igienico sanitarie indicate dall’Iss e ad utilizzare i dispositivi di sicurezza» i sindacati sollecitano infine le Istituzioni «a condividere tutte le azioni da mettere in campo per il superamento delle criticità che investono il comparto della vigilanza privata e dei servizi fiduciari».

Emergenza Coronavirus: Cooperative-Sindacati, tutelare terzo settore 200 mila lavoratori che offrono servizi a tutela 6 milioni di famiglie

Roma, 12 marzo 2020 – Tutelare il terzo settore, prevedendo l’utilizzo di risorse già appostate a bilancio con i contratti stipulati con la Pubblica amministrazione, la cui interruzione non può ricadere sulle cooperative sociali, sui loro soci lavoratori e dipendenti. Allo stesso tempo, disponibili a ritarare e ricalibrare i servizi per i contratti già in essere che hanno per oggetto attività sociosanitarie, sociali ed educative, ricalibrandole e modificandole in base alle attuali esigenze e modalità di erogazione sempre nella massima sicurezza di utenza e lavoratori. A scriverlo sono Agci Solidarietà, Confcooperative Federsolidarietà, Legacoopsociali e Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs in una lettera indirizzata al premier Conte, ai Ministri del Lavoro e dell’Economia e delle Finanze, Catalfo e Gualtieri, e ai presidenti della conferenza delle Regioni, Anci e Upi. In seguito all’emanazione dei decreti per contrastare l’emergenza Covid-19, scrivono, “accanto alla necessità di sostenere tutti i presidi sanitari, tema che il Governo sta affrontando seriamente e con continuità, vi è anche l’esigenza parallela, non meno rilevante, dei presidi sociosanitari, sociali ed educativi che il mondo della cooperazione sociale ha garantito e che ora rischia il tracollo. Si tratta di servizi che hanno una finalità di interesse generale che tutelano 6 milioni di famiglie. Il tracollo di tali servizi ha evidenti ricadute occupazionali, al momento stimate in 200mila lavoratori, certamente come in altri settori. Ma si tratta intanto di numeri rilevanti, centinaia di migliaia di persone, strettamente connessi ai divieti e alle restrizioni prodotti dai decreti e diffusi in tutta Italia. Ma quel che è più grave è che le attività di interesse generale garantite dalla cooperazione sociale hanno dirette ricadute su persone e famiglie che si vedono negare la possibilità della presa in carico di anziani e disabili a causa della chiusura dei centri diurni, o l’interruzione dell’assistenza e cura domiciliare, oltre che le interruzioni dei servizi educativi”. Poiché – proseguono – questi servizi “di interesse generale consentono a milioni di italiani di avere dei sostegni reali e concreti, riteniamo ed auspichiamo che tale settore sia tutelato in modo attento ed efficace prevedendo l’utilizzo di risorse già appostate a bilancio con i contratti stipulati con la PA, la cui interruzione non può ricadere sulle cooperative sociali, sui loro soci lavoratori e dipendenti. Si tratta di contratti, già stipulati, che le pubbliche amministrazioni stanno interrompendo, ma per i quali sono stati appostati fondi pubblici e sui quali le famiglie ricevono servizi specifici. Pertanto, è fondamentale predisporre un dispositivo normativo che consenta (ed anzi obblighi), in modo chiaro ed esplicito, le pubbliche amministrazioni ad erogare in continuità le quantità previste dagli accordi vigenti e già appostate nei bilanci anche in regime di sospensione o chiusura delle attività. Tale soluzione alternativa ai meri ammortizzatori sociali o con un utilizzo in forma congiunta, potrebbe essere adottata attraverso una precisa disposizione governativa per garantire retribuzioni a tutti i lavoratori del settore, dare respiro finanziario alle Cooperative e allo stesso tempo produrre un ritorno economico allo Stato in termini di gettito fiscale e non ultimo liberare maggiori risorse per sostenere i settori gravemente colpiti dalla crisi. Così come le parti si dicono disponibili “anche a ritarare e ricalibrare i servizi per i contratti già in essere che hanno per oggetto attività sociosanitarie, sociali ed educative, ricalibrandole e modificandole in base alle attuali esigenze e modalità di erogazione sempre nella massima sicurezza di utenza e lavoratori. A tal proposito riteniamo fondamentale che le cooperative sociali, nello svolgimento dei servizi essenziali alla persona e negli interventi nei presidi sanitari possano contare sulla distribuzione dei DPI da parte delle ASL e/o della Protezione civile al pari dei servizi sanitari pubblici al fine di non incorrere nel rischio di interruzione del servizio”. In un momento così grave che sta vivendo il Paese, le parti firmatarie del CCNL Cooperative Sociali “non possono che sostenere quanto disposto finora dal Governo per frenare il diffondersi del contagio e con questa breve lettera vogliono interpretare l’indirizzo di ricostruzione di un nuovo concetto di comunità, di unità di intenti e allo stesso tempo lanciare un forte allarme per la tenuta di un settore che nell’ottica del principio costituzionale di sussidiarietà contribuisce a sostenere le fasce più deboli ed esposte di questo Paese, producendo sviluppo di prossimità. È in quest’ottica che vengono formulate queste proposte che vanno nella direzione, di sostegno ai servizi, alle Cooperative e ai lavoratori del settore”, concludono.

Emergenza Coronavirus. I sindacati siglano con Federdistribuzione l’avviso comune per preservare la continuità occupazionale e di reddito dei lavoratori

GUARINI: «Primo contributo degli attori negoziali, il settore commercio ancora una volta considerato al pari dei servizi pubblici essenziali» Roma, 12 marzo 2020 – Avviati i tavoli di confronto richiesti dalle federazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs per definire il contributo che i sistemi bilaterali contrattuali nei settori del terziario distribuzione e servizi e della distribuzione moderna organizzata possono dare a lavoratori ed imprese per fare fronte ai disagi conseguenti all’emergenza e alla diffusione della pandemia Covid-19. L’atteggiamento responsabile delle Parti Sociali ha dato i suoi primi frutti; mentre il Governo ha adottato la significativa decisione di sospendere sull’intero territorio nazionale diverse attività commerciali, i sindacati di categoria e l’associazione imprenditoriale Federdistribuzione hanno sottoscritto un Avviso Comune relativamente ai percorsi attivabili, sia in seno alle imprese che nell’ambito settoriale, per preservare la continuità dei posti di lavoro e del reddito delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto della distribuzione moderna organizzata. In particolare lo sforzo degli attori negoziali si rivolgerà verso le Istituzioni affinchè, a seguito dei provvedimenti di sospensione e di forte limitazione delle attività commerciali, si provveda ad approntare strumenti di integrazione al reddito in deroga alla vigente normativa, al fine di riconoscere ai lavoratori interessati dalla sospensione dell’attività lavorativa, o che devono farsi carico dell’assistenza dei figli in seguito alla chiusura delle scuole e dell’attività didattica, un riconoscimento in termini economici. «L’Avviso Comune sottoscritto con Federdistribuzione è un primo contributo che gli attori categoriali e del settore offrono per combattere lo smarrimento e i dubbi che hanno invaso le strutture di vendita ad ogni livello» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini. «La Fisascat Cisl – ha sottolineato – ritiene fondamentale ed imprescindibile che la politica assuma le congrue decisioni per garantire un integrazione al reddito alle lavoratrici e ai lavoratori che, soprattutto nel settore dell’abbigliamento, andranno incontro ad un periodo che tutti speriamo non sia lungo di inattività, come riteniamo altrettanto fondamentale moltiplicare gli sforzi affinchè in primis le imprese adottino delle misure eccezionali per garantire l’incolumità degli addetti nell’ambio delle attività commerciali di beni di largo consumo ed alimentari in particolare». «Ancora una volta – ha concluso il sindacalista – il commercio al dettaglio viene chiamato in questa delicatissima fase che il Paese intero sta affrontando a svolgere il suo ruolo di servizio nella comunità al pari di altri funzioni che vengono considerate servizi pubblici essenziali di primaria necessità».

Emergenza Coronavirus. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs: garantire l’incolumità delle lavoratrici e dei lavoratori del commercio e della distribuzione moderna organizzata, rispettare tutte le indicazioni igienico-sanitarie

Roma, 11 marzo 2020- Ottemperare scrupolosamente alle vigenti disposizioni finalizzate a contenere la diffusione dell’epidemia da contagio da COVID-19 ed adoperarsi al fine di garantire l’incolumità dei propri dipendenti particolarmente esposti a causa dell’affollamento della clientela. E’ l’invito rivolto dai sindacati di categoriaFilcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs a tutte le Associazioni di Imprese ed alle aziende del terziario distribuzione e servizi, della distribuzione moderna organizzata e della distribuzione cooperativa con una presenza diffusa sull’intero territorio nazionale (Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Ancd, Ancc e Coop Alleanza 3.0, Carrefour, Esselunga, Conad Consorzio Nazionale, Unicoop Tirreno, Pam Panorama, Metro Italia C&C, Coop Centro Italia, Margherita Distribuzione, Lidl Italia, Aspiag Service, Eurospin, Finiper Magazzini Gabrielli, Todis, Aldi, Penny Market, TuoDì Dico, Md Discount).La richiesta dei sindacati verte sull’integrale rispetto delle misure precauzionali volte a garantire e rassicurare i lavoratori che operano nel settore della distribuzione commerciale – circa 2milioni e 800mila addetti – “che in questo periodo stanno lavorando con sacrificio e dedizione, per garantire le aperture dei punti vendita e dei supermercati, al servizio dei cittadini”. “Attenzioni e adempimenti – sottolineano i sindacati nelle missive – vanno rivolti anche a tutte le lavoratrici e i lavoratori delle società che operano in appalto presso gli spazi delle strutture commerciali”.«E’ necessario produrre ogni sforzo ed attivarsi per superare le difficoltà che si sono registrate in molti luoghi di lavoro sul mancato rispetto delle disposizioni previste dai diversi DPCM per il contenimento dell’infezione da coronavirus» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini sottolineando «quanto sia essenziale in questo momento attenersi alle indicazioni igienico sanitarie per preservare la salute delle lavoratrici e dei lavoratori della distribuzione commerciale, ancora una volta chiamati ad uno sforzo suppletivo per assicurare l’apertura delle attività commerciali».In particolare i sindacati – in applicazione del DPCM 4/3/2020 e delle successive modifiche previste dal DPCM 09/03/2020 – sollecitano le imprese a far rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di un metro rispetto la superficie di vendita effettiva,  “ovvero al netto delle scaffalature e degli spazi occupati dalla merce posizionata in area di vendita” nonché ad: Esporre all’ingresso dei punti vendita il decalogo del Ministero della Salute; Esporre all’interno dei punti vendita una speciale cartellonistica, indirizzata alla clientela, che sensibilizzi il cliente, rispetto alle misure igieniche previste ed alle distanze da tenere verso i lavoratori;  Dotare i lavoratori di guanti usa e getta e gel alcoolico per il lavaggio delle mani, ciò con particolare riferimento agli addetti alle barriere casse; Mettere a disposizione dei clienti nei punti vendita dispenser con gel alcoolico per il lavaggio delle mani; Eseguire interventi di pulizia e sanificazione straordinaria dei punti vendita per tutta la durata dell’emergenza, rendere strutturali tali interventi; Prevedere in caso di afflussi importanti di clienti nel punto vendita, un filtro in ingresso che dilazioni temporaneamente le entrate;  Coinvolgere i Rappresentanti dei Lavoratori alla sicurezza, le RSU/RSA sulle misure in materia prese dalle aziende.

Emergenza Coronavirus, a rischio anche oltre 500mila collaboratori del settore sportivo. Fronte sindacale compatto: siano tra i beneficiari del sostegno al reddito straordinario e in deroga

Roma, 11 marzo 2020 – Anche gli oltre 500mila collaboratori che operano nel settore dello sport siano tra i beneficiari del sostegno al reddito così come contemplato per i tutti gli altri lavoratori dagli interventi normativi adottati dal Governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. E’ questa la richiesta che i sindacati di categoria Slc Cgil, Fisascat Cisl e Uilcom, insieme alle federazioni del lavoro atipico Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp, si apprestano a trasmettere al ministro dello Sport Vincenzo Spadafora – con il quale è aperta una interlocuzione – alla luce delle ultime disposizioni dell’Esecutivo sulla chiusura di tutte le attività sportive su tutto il territorio nazionale, misura che, se pur utile a contrastare l’epidemia Covid-19, rischia di trasformarsi in una vera emergenza sociale per decine di migliaia di addetti. In particolare le organizzazioni sindacali accendono i riflettori sulla situazione degli istruttori, dei preparatori sportivi e dei personal trainer nonché degli addetti alla riabilitazioni ma anche del personale amministrativo, allo stato privi da ogni tutela legislativa e tradizionalmente esclusi dal sistema degli ammortizzatori sociali ordinari e straordinari. "Oltre ai dipendenti delle strutture sportive per cui si dovranno stanziare risorse in deroga, non avendo questi lavoratori accesso alla cassa integrazione – sottolineano i sindacali – esiste un mondo nascosto fatto di collaboratori sportivi per cui la normativa non prevede alcuna contribuzione e quindi nessuna tutela”. “Questi lavoratori – evidenziano – se chiude la palestra semplicemente non percepiranno reddito fino a ché non riapre. Per loro non ci sono ferie, permessi, congedi parentali o di malattia eppure vengono affidati loro la cura e lo sviluppo motorio dei nostri ragazzi, come se il benessere fisico di chi usufruisce del servizio prescinda dalla serenità di chi se ne occupa”. La richiesta dei sindacati verte dunque sull’inclusione dei lavoratori fra coloro che potranno beneficiare di un sostegno come già previsto per i lavoratori dipendenti, i lavoratori autonomi e i professionisti, in attesa che, anche in fase di conversione del collegato allo sport, siano definite norme di tutela ad hoc con il superamento dell’anacronistica discriminazione operata dalla normativa esistente (Legge 91/81).

Coronavirus. I leader di Cgil Cisl Uil scrivono alle associazioni datoriali ed al Premier Conte: “Pronti a sospendere le attività lavorative ed i servizi facendo ricorso agli ammortizzatori sociali e con accordi regionali”

Roma, 10 marzo 2020. "Cari Presidenti, la drammaticità della situazione e le misure urgenti, varate ieri dal Governo, per contenere la diffusione del virus COVID-19 sull’intero territorio nazionale, ci impongono di affrontare insieme una nuova situazione e valutare iniziative immediate a salvaguardia della salute delle lavoratrici e dei lavoratori, in tutti i luoghi di lavoro e nel Paese. Ad oggi registriamo in molti luoghi di lavoro l’estrema difficoltà di rispettare le disposizioni previste dei diversi DCPM per il contenimento dell’infezione da coronavirus". Lo scrivono i Segretari generali di Cigl Cisl Uil, Landini, Furlan e Barbagallo, in una lettera indirizzata ai presidenti delle associazioni datoriali ed inivata per conoscenza al Presidente del Consiglio dei Ministri, Conte. "Fermo restando la diversità delle situazioni nelle singole Regioni -proseguono i leader delle confederazioni sindacali- e la necessità di garantire i servizi essenziali e le attività che si ritengono indifferibili, pensiamo sia il momento di concordare, ove ritenuto necessario, una riduzione modulata (dal rallentamento fino alla sospensione momentanea) della attività lavorativa manifatturiera e dei servizi, utilizzando al tal fine gli ammortizzatori sociali legislativamente disponibili o che saranno resi disponibili dai provvedimenti che sono in discussione e, ove se ne conviene, gli strumenti previsti dai CCNL. Lavorare in sicurezza e tutelare la salute nei luoghi di lavoro per sconfiggere il Virus sono la condizione necessaria per rilanciare, il più presto possibile, la nostra economia e difendere l’occupazione. Da qui al 3 aprile (data in cui scadono i decreti del Governo) ed in ogni caso fino al contenimento definitivo del Virus servono un coordinamento ed una azione comune. Ci rivolgiamo a voi affinché sia possibile mandare messaggi comuni e chiari alle lavoratrici e ai lavoratori ed ai datori di lavoro. L’obiettivo, attraverso un coinvolgimento delle strutture locali datoriali sindacali e le Istituzioni regionali, è di negoziare intese specifiche capaci a livello territoriale e nei luoghi di lavoro, di gestire la situazione difficile ed inedita che ci troviamo a dover affrontare. Vi proponiamo, infine, di rivolgerci comunemente al Presidente del Consiglio, che ci legge per conoscenza, affinché nel prossimo decreto siano prese adeguate decisioni sul sistema degli ammortizzatori sociali e tutti gli interventi di sostegno al lavoro, alle famiglie e alle imprese".

Indicazioni sull’emergenza Covid-19

Alcune prime indicazioni sulla base dei recenti decreti per l'emergenza generata dal virus Covid-19. Il primo consiglio è quello più ovvio: chiunque sia in condizione di svolgere l'attività con il telefono ed il computer, resti a casa! Gli appuntamenti, se non sono urgenti, possono attendere. Diversamente, ossia chi è obbligato a muoversi per indispensabili visite a clienti o presso la sede della casa mandante, deve:1-    Avere con sè il modulo di autocertificazione che trovate in allegato, cercando di compilarlo nel modo più dettagliato possibile. Gli appuntamenti vanno presi il/i giorno/giorni prima e vanno indicati i vari spostamenti che si faranno nel modo più preciso possibile. Comprendiamo che questo possa comportare qualche difficoltà ad alcuni di voi, ma più precisi sarete e meno possibilità avrete di incorrere in sanzioni. Questo vale sia che vi spostiate da provincia a provincia sia nel caso in cui operiate in una sola provincia;2-    Insieme all'autocertificazione, girate con una vostra visura camerale. Se non ne avete una recente, chiedete al vostro commercialista di farvene una e di girarvela per email, che successivamente stamperete;3-    Portate con voi i contratti di agenzia che avete in essere, come ulteriore prova della vostra attività. Se non avete un contratto di agenzia scritto, chiedete alle vostre case mandanti una dichiarazione dove confermano che operate per loro conto in qualità di agenti di commercio o procacciatori;Sembrerà esagerato, ma essendo disposizioni nuove non possiamo correre il rischio di cadere in sanzioni quindi dobbiamo poter provare in tutti i modi l'urgenza dello spostamento. Per quanto riguarda le voci relative ai contributi per gli Agenti di Commercio che Governo ed Enasarco hanno stanziato, vi confermiamo che, al momento, nessuno ha chiarito chi può chiederli, come poterli chiedere e dove chiederli. La nostra Associazione di Categoria è costantemente in contatto con i rappresentanti del Governo per sollecitare interventi per la vostra Categoria, ma comprenderete che la situazione è straordinaria e tutti stanno subendo danni da questa situazione.   Per questo motivo, vi invitiamo ad attendere nostre comunicazioni più precise, che vi daremo non appeno verranno rese note. Vi invitiamo a comunicarci prontamente eventuali difficoltà con le forze dell'ordine, nel caso in cui non ritenesero sufficiente la documentazione prodotta. Trattandosi di regole nuove, abbiamo bisogno di capire anche noi come vengono interpretate, per poi fare i giusti interventi presso le varie istituzioni.Restiamo a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento.

“Solo Agenti in Enasarco” per il riconoscimento di “lavoro usurante”

Vivere la quotidianità di un Agente di Commercio non è cosa da tutti. Una vita sempre di corsa, sovente lontano da casa, per nulla priva di stress e di tensioni: difficile non ammettere la caratteristica usurante della professione di Agente di Commercio. Per questo Solo Agenti in Enasarco ritiene doveroso promuovere una riflessione che porti al raggiungimento di due importanti risultati: l’abbassamento dell’età pensionabile per la Categoria, in virtù del riconoscimento della fattispecie di “lavoro usurante” per gli Agenti di Commercio.