Gioco Legale, fronte sindacale compatto: prevedere la riapertura del settore chiuso dal 2020, scongiurare la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro

Roma, 22 aprile 2021 – Nel cronoprogramma delle graduali riaperture disposte dal Governo prevedere il riavvio del Gioco pubblico in concessione, chiuso dal 2020, per contrastare il boom del gioco illegale e scongiurare la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro.

A tenere accesi i riflettori sul settore i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. Il comparto occupa complessivamente circa 150mila addetti di cui circa 120mila dipendenti della distribuzione specializzata del gioco, delle Sale Bingo, delle sale scommesse e Gaming Halls, tutt’ora in sospensione dal lavoro e in regime di ammortizzatori sociali.

Riflettori che le organizzazioni sindacali intendono mantenere accesi anche con una mobilitazione di piazza, già annunciata in occasione della partecipatissima assemblea nazionale del 26 marzo.

A pesare sullo stato di crisi del settore anche le normative regionali di limitazione dei luoghi del gioco pubblico e il contrasto regolatorio tra Stato e Regioni sulle scelte distributive del gioco regolamentato, in stallo dal 2017, situazione che da sé, ancora prima della crisi pandemica, ha creato un bacino di disoccupazione e di precarietà in un contesto del tutto mutato che richiede pragmatismo e senso di responsabilità sociale.

I sindacati rilanciano sulle soluzioni condivise dalle Parti Sociali firmatarie della contrattazione di settore sulla riapertura in sicurezza, con la sottoscrizione di Protocollo e Avvisi Comuni – tra i più avanzati del terziario – finalizzati al contenimento del contagio da Covid-19. In particolare, i sindacati sollecitano l’avvio del confronto istituzionale sulla riorganizzazione del settore, scevra da pregiudizi ideologici, che contempli una sintesi tra i temi della salute pubblica, la tutela occupazionale e il contrasto alle attività illegali.

Per Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs bisogna interrompere la discriminazione subìta dai lavoratori del settore del Gioco pubblico in concessione nel contesto delle misure attuate contro la pandemia e considerare i luoghi del gioco parimenti alle altre attività aperte al pubblico a rischio equivalente, con l’adozione delle misure per la difesa della salute dei lavoratori e delle lavoratrici, oltre che dei clienti.

Parallelamente, per i sindacati è necessario continuare il confronto con le imprese in ordine ai cambiamenti organizzativi conseguenti alla pandemia (smartworking, dimensionamento delle sale) avendo come obiettivo il mantenimento dei livelli occupazionali e la costruzione di un sistema stabile di relazioni sindacali che punti alla qualità del lavoro e al riconoscimento delle professionalità.

 

 

 

Covid-19, dopo il Protocollo Governo Parti Sociali arrivano le prime indicazioni Inail per i vaccini nei luoghi di lavoro

Guarini: «Introdurre una corsia più veloce per arrivare ad avere un livello di vaccinati in grado di rendere più sicuri i luoghi di lavoro che hanno anche la caratteristica di essere aperti e frequentati da un pubblico, da un’utenza e dalla clientela. Si auspica che i lavoratori del commercio e dei servizi vedano valorizzato il proprio ruolo ed il contributo fornito alla collettività ininterrottamente dal primo manifestarsi di questa crisi epidemiologica sino ad oggi».

Roma, 16 aprile 2021 - Dopo la sottoscrizione del protocollo Governo Parti Sociali sull’avvio delle vaccinazioni nei luoghi di lavoro arrivano le prime indicazioni dell'Inail. Il documento, elaborato dall’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro insieme ai ministeri del Lavoro e della Salute, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e alla struttura commissariale, chiarisce i requisiti e le procedure per l'attivazione dei punti vaccinali territoriali destinati alle lavoratrici e ai lavoratori. 

Tra i requisiti preliminari per l’avvio delle attività: la popolazione lavorativa sufficientemente numerosa. Per favorire le realtà più polverizzate sono possibili modalità organizzative promosse anche nell’ambito della bilateralità. La vaccinazione in azienda dovrà prevedere la presenza dei materiali, delle attrezzature e dei farmaci necessari allo svolgimento in sicurezza delle attività, e di strumenti informatici che permettano la registrazione dell'avvenuta inoculazione del vaccino, secondo le modalità fissate a livello regionale. L'istituzione dei punti vaccinali nelle imprese – evidenzia il documento – dovrà garantire  i requisiti di efficacia, efficienza e sicurezza previsti per tutti i cittadini in ogni contesto della campagna di vaccinazione anti-Sars-CoV-2.

Il documento affronta tutti i passaggi legati all'organizzazione dell'attività; dalle modalità di adesione delle imprese all'iniziativa, che deve essere comunicata all'azienda sanitaria di riferimento, agli oneri, che sono tutti a carico del datore di lavoro o delle rispettive associazioni di categoria, ad eccezione dei vaccini, dei dispositivi per la somministrazione (siringhe/aghi), e degli strumenti formativi e per la registrazione delle vaccinazioni.

Costituiscono presupposti imprescindibili della vaccinazione in azienda la disponibilità di vaccini, la disponibilità dell'azienda, la presenza del medico competente o di personale sanitario adeguatamente formato, la sussistenza delle condizioni di sicurezza per la somministrazione di vaccini, l'adesione volontaria ed informata da parte dei lavoratori e la tutela della privacy.

L'impresa in cui avvengono le vaccinazioni anti-Sars-CoV-2 deve programmare anche la somministrazione della seconda dose. La registrazione deve essere effettuata subito dopo la somministrazione, durante il periodo di osservazione post-vaccinazione della durata di almeno 15 minuti. E’ anche necessario prevedere la presenza di risorse adeguate in grado di gestire le reazioni avverse a rapida insorgenza che dovranno essere registrate utilizzando le modalità di segnalazione previste dalla Regione o Provincia autonoma di riferimento e, in ogni caso, indirizzate alla competente Azienda sanitaria per le necessarie valutazioni. L’azienda sanitaria ha la supervisione dell’intero processo e potrà effettuare controlli sullo stato dei luoghi, sui requisiti essenziali e sulla correttezza delle procedure. 

«Nell’ambito sia delle indicazioni ad interim così come degli altri documenti di tipo applicativo diramati dagli organi preposti non si evince una focalizzazione sulle categorie di lavoratori maggiormente esposte al rischio contagio» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini sottolineando che «sarebbe auspicabile che, in un’ottica di contrasto al virus, si introduca una corsia più veloce per arrivare ad avere un livello di vaccinati in grado di rendere più sicuri i luoghi di lavoro che hanno anche la caratteristica di essere aperti e frequentati da un pubblico, da un’utenza e dalla clientela e che più di altri rischiano di propagare il virus». «In tale ottica – ha concluso il sindacalista – si auspica che i lavoratori del commercio e dei servizi vedano valorizzato il proprio ruolo ed il contributo fornito alla collettività ininterrottamente dal primo manifestarsi di questa crisi epidemiologica sino ad oggi».

 

Esselunga, il Bilancio del 2020 si chiude con 718milioni di Mol e 270milioni di utile netto

Dell’Orefice: «Il risultato gestionale conferma il qualificato e generoso contributo profuso dalle lavoratrici e dai lavoratori nell’ultimo drammatico anno, non abbassare la guardia contro il Covid-19»

Roma, 16 aprile 2021 - Andamento positivo per la società italiana della grande distribuzione organizzata Esselunga presente in Lombardia, Liguria, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Lazio con 180 punti vendita tra supermercati e store e oltre 23.740 dipendenti. La società ha chiuso il 2020 con circa 718 milioni di margine operativo lordo e 270 milioni di utile, peraltro con una inflazione interna dei prodotti a scaffale dell’1,1%, a dimostrazione che gran parte degli investimenti effettuati sono stati destinati alle politiche dei prezzi rivolte alla clientela.

I dati sono stati illustrati ai sindacati di categoria Cgil Cisl Uil nel corso del programmato incontro sui diritti di informazione. Per effetto del processo di fusione, finalizzato a razionalizzare l’assetto azionario del Gruppo, si registra anche un debito di 1,8miliardi di euro.

La Fisascat Cisl, presente al tavolo con il segretario nazionale Vincenzo Dell’Orefice, ha commentato positivamente il risultato gestionale «che conferma il qualificato e generoso contributo profuso dalle lavoratrici e dai lavoratori nell’ultimo drammatico anno».

La categoria cislina ha sottolineato anche il calo di attenzione rilevato sulle policy da attivare per il contenimento del contagio da Covid-19 all’interno delle strutture di vendita; la Fisascat Cisl in particolare ha richiamato la necessità di non abbassare la guardia e di concentrarsi sul contingentamento della clientela.

L’azienda ha confermato la disponibilità ad aggiornare l’incontro sull’organizzazione del lavoro, nello specifico sul cosiddetto “modello polivalenza” in atto in una pluralità di punti vendita e che consisterebbe nell’impiego di profili professionali adibiti a mansioni diverse al fine di contenere, a detta dell’azienda, il ricorso alle prestazioni di lavoro straordinarie per accrescere la produttività media ed abbattere gli oneri connessi al lavoro.

Altro tavolo di confronto riguarderà il tema dell’e-commerce attività svolta per il tramite di personale esterno, dipendente di società cooperative. Per Dell’Orefice «è necessario capire le caratteristiche, e possibilmente i volumi, garantiti dalla funzione e-commerce e comprendere quali siano le integrazioni tra l’e-commerce la rete fisica e le modalità di impiego del personale coinvolto alle dipendenze di altri soggetti, che andrebbero costantemente monitorati». «In primis – ha concluso il sindacalista – perché il settore e-commerce, soprattutto per gli investimenti che Esselunga ha fatto, avrà un peso importante per la costruzione del conto economico di questa importante realtà della grande distribuzione organizzata».  

 

DL Sostegni. Agenti e Rappresentanti di Commercio, Sindacati: modificare il sistema di calcolo dei contributi a fondo perduto

Guarini (Fisascat Cisl): «Rapportare il sostegno economico alla reale perdita di fatturato subita dalla categoria»

Roma, 15 aprile 2021 – Modificare il sistema di calcolo dei contributi a fondo perduto destinati agli agenti e ai rappresentanti di commercio, in attività finanziaria e ai collaboratori, categoria di lavoratori che ha particolarmente subìto gli effetti della chiusura delle attività e delle limitazioni imposte dal Governo per il contenimento della pandemia da Covid-19.

E’ la richiesta delle federazioni sindacali di categoria Fisascat Cisl, Filcams Cgil, Uiltucs, Fnaarc, Usarci e Ugl, in una missiva trasmessa al Presidente del Consiglio Draghi e ai ministri dello Sviluppo Economico e del Lavoro Giorgetti e Orlando.

Nella nota congiunta le federazioni di categoria ripercorrono il calvario patito dall’intera categoria che ogni anno “intermedia più del 70% del Pil” italiano. Nel valutare positivamente il contributo a fondo perduto previsto dal recente Decreto Sostegni, “un passo in avanti rispetto ai provvedimenti del precedente Governo, con il superamento della logica dei Codici Ateco ed un raffronto sul fatturato in un arco temporale ben più ampio”, i sindacati esprimono forti perplessità sul requisito previsto dal Decreto Sostegni adottato per l’accesso al contributo a Fondo Perduto, ossia “l’applicazione di una percentuale sulla differenza tra la media mensile delle fatture emesse nel 2020 e nel 2019”, criterio che non solo “non fornisce un parametro reale sulla perdita subita” ma che ha utelriormente “penalizzato molti agenti di commercio e agenti in attività finanziaria che non hanno ricevuto alcun ristoro, nonostante le ingenti perdite di fatturato, perché non erano in grado di presentare i documenti idonei a dimostrarlo”.

In particolare Fisascat Cisl, Filcams Cgil, Uiltucs, Fnaarc, Usarci e Ugl chiedono di utilizzare, “per il calcolo della perdita subita, nell’eventualità dell’emanazione di un nuovo decreto con il sistema dei contributi a fondo perduto, la differenza tra la media delle fatture emesse da luglio a dicembre 2020 e la media delle fatture emesse da luglio a dicembre 2019”.  Questo perché, spiegano nella nota congiunta, “il diritto alla provvigione sorge quando l'azienda per la quale lavora l'Agente di Commercio consegna o fattura al cliente il prodotto o il servizio fornito o, al più tardi, nel momento in cui il cliente paga la fornitura del prodotto o servizio” e “il pagamento di questa provvigione, però, per effetto delle previsioni del Codice Civile, non avviene nel momento stesso in cui la stessa matura” ma, nella maggioranza dei casi “in un mese successivo al trimestre, o al mese, di riferimento”. In taluni settori con vendite stagionali (abbigliamento, calzature ecc..), sottolineano, “le provvigioni vengono pagate anche con un anno di ritardo rispetto alla vendita”.

L’utilizzo del criterio proposto dai due sindacati, con il riferimento “alla differenza tra la media delle fatture emesse da luglio a dicembre 2020 e la media delle fatture emesse da luglio a dicembre 2019”, “renderebbe più semplice comprendere la reale perdita di fatturato subita dagli Agenti di Commercio e dagli Agenti in attività finanziaria e dai loro collaboratori”. 

«Riteniamo importante che anche agli intermediatori commerciali e finanziari sia consentito l’accesso ai ristori come previsto per le altre categorie di lavoratori autonomi» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini sottolineando che «è essenziale che il calcolo di perdita del fatturato, funzionale alla quantificazione del sostegno economico, sia fatto sulle perdite reali registrate in questo drammatico ultimo anno». Il sindacalista, auspica «la convocazione di un incontro con le istituzioni per valutare il miglior percorso volto a rispondere adeguatamente alle istanze degli Agenti e dei Rappresentanti di Commercio, in attività finanziaria e dei collaboratori» e «il superamento della discriminazione subìta dalla categoria».

 

 

 

 

DL Sostegni. Agenti e Rappresentanti di Commercio, Sindacati: modificare il sistema di calcolo dei contributi a fondo perduto

Guarini (Fisascat Cisl): «Rapportare il sostegno economico alla reale perdita di fatturato subita dalla categoria»

Roma, 15 aprile 2021 – Modificare il sistema di calcolo dei contributi a fondo perduto destinati agli agenti e ai rappresentanti di commercio, in attività finanziaria e ai collaboratori, categoria di lavoratori che ha particolarmente subìto gli effetti della chiusura delle attività e delle limitazioni imposte dal Governo per il contenimento della pandemia da Covid-19.

E’ la richiesta delle federazioni sindacali di categoria Fisascat Cisl, Filcams Cgil, Uiltucs, Fnaarc, Usarci e Ugl, in una missiva trasmessa al Presidente del Consiglio Draghi e ai ministri dello Sviluppo Economico e del Lavoro Giorgetti e Orlando.

Nella nota congiunta le federazioni di categoria ripercorrono il calvario patito dall’intera categoria che ogni anno “intermedia più del 70% del Pil” italiano. Nel valutare positivamente il contributo a fondo perduto previsto dal recente Decreto Sostegni, “un passo in avanti rispetto ai provvedimenti del precedente Governo, con il superamento della logica dei Codici Ateco ed un raffronto sul fatturato in un arco temporale ben più ampio”, i sindacati esprimono forti perplessità sul requisito previsto dal Decreto Sostegni adottato per l’accesso al contributo a Fondo Perduto, ossia “l’applicazione di una percentuale sulla differenza tra la media mensile delle fatture emesse nel 2020 e nel 2019”, criterio che non solo “non fornisce un parametro reale sulla perdita subita” ma che ha utelriormente “penalizzato molti agenti di commercio e agenti in attività finanziaria che non hanno ricevuto alcun ristoro, nonostante le ingenti perdite di fatturato, perché non erano in grado di presentare i documenti idonei a dimostrarlo”.

In particolare Fisascat Cisl, Filcams Cgil, Uiltucs, Fnaarc, Usarci e Ugl chiedono di utilizzare, “per il calcolo della perdita subita, nell’eventualità dell’emanazione di un nuovo decreto con il sistema dei contributi a fondo perduto, la differenza tra la media delle fatture emesse da luglio a dicembre 2020 e la media delle fatture emesse da luglio a dicembre 2019”.  Questo perché, spiegano nella nota congiunta, “il diritto alla provvigione sorge quando l'azienda per la quale lavora l'Agente di Commercio consegna o fattura al cliente il prodotto o il servizio fornito o, al più tardi, nel momento in cui il cliente paga la fornitura del prodotto o servizio” e “il pagamento di questa provvigione, però, per effetto delle previsioni del Codice Civile, non avviene nel momento stesso in cui la stessa matura” ma, nella maggioranza dei casi “in un mese successivo al trimestre, o al mese, di riferimento”. In taluni settori con vendite stagionali (abbigliamento, calzature ecc..), sottolineano, “le provvigioni vengono pagate anche con un anno di ritardo rispetto alla vendita”.

L’utilizzo del criterio proposto dai due sindacati, con il riferimento “alla differenza tra la media delle fatture emesse da luglio a dicembre 2020 e la media delle fatture emesse da luglio a dicembre 2019”, “renderebbe più semplice comprendere la reale perdita di fatturato subita dagli Agenti di Commercio e dagli Agenti in attività finanziaria e dai loro collaboratori”. 

«Riteniamo importante che anche agli intermediatori commerciali e finanziari sia consentito l’accesso ai ristori come previsto per le altre categorie di lavoratori autonomi» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini sottolineando che «è essenziale che il calcolo di perdita del fatturato, funzionale alla quantificazione del sostegno economico, sia fatto sulle perdite reali registrate in questo drammatico ultimo anno». Il sindacalista, auspica «la convocazione di un incontro con le istituzioni per valutare il miglior percorso volto a rispondere adeguatamente alle istanze degli Agenti e dei Rappresentanti di Commercio, in attività finanziaria e dei collaboratori» e «il superamento della discriminazione subìta dalla categoria».

 

 

 

Covid-19. Governo-Parti Sociali, accordo sui vaccini in azienda, volontari e per tutti a prescindere dalla tipologia contrattuale

Guarini: «E’ necessario che le imprese manifestino questo interesse e che le associazioni imprenditoriali e le associazioni sindacali si confrontino sulla opportunità di impegnare la bilateralità settoriale nel sostenere l'impiego di energie, risorse, capacità organizzative e gestionali per vincere la dura battaglia contro il virus che da ormai troppo tempo sta piegando il nostro Paese»

Roma, 9 aprile 2021 –  Il potenziamento della campagna vaccinale nazionale passerà anche dalla vaccinazione dei lavoratori direttamente in azienda. Lo prevede l'accordo firmato tra Governo, imprese, sindacati e l’Inail con il sostegno dei ministeri del Lavoro, della Salute e dello Sviluppo Economico.

Un canale, quello aziendale, parallelo alla rete ordinaria: costituirà infatti, si legge nel Protocollo, un'attività di sanità pubblica nell'ambito del Piano strategico nazionale per la vaccinazione anti-Covid-19 predisposto dal Commissario Straordinario, il Generale Figliuolo. E non si tradurrà in norme vincolanti: presupporrà l'adesione volontaria dei datori di lavoro e dei lavoratori. Tutte le aziende potranno candidarsi liberamente; non è previsto nessun requisito minimo di carattere dimensionale così come la vaccinazione sarà offerta a tutti i lavoratori, "a prescindere dalla tipologia contrattuale".

Se la vaccinazione verrà eseguita in orario di lavoro, prosegue il Protocollo, il tempo necessario "sarà equiparato a tutti gli effetti all'orario di lavoro". Esclusa inoltre espressamente la responsabilità penale degli operatori sanitari per eventi avversi nelle ipotesi di uso conforme del vaccino mentre i costi per la realizzazione e la gestione dei piani aziendali, inclusi quelli per la somministrazione, "sono interamente a carico del datore di lavoro".

Restano a carico dello Stato la fornitura dei vaccini, dei dispositivi per la somministrazione (siringhe/aghi) e la messa a disposizione degli strumenti formativi previsti e degli strumenti per la registrazione delle vaccinazioni eseguite. Il protocollo assicura la vaccinazione anche a quei lavoratori le cui aziende non sono tenute alla nomina del medico competente oppure non possano fare ricorso a strutture sanitarie private: possono infatti avvalersi comunque "delle strutture sanitarie dell'Inail" e, in questo caso, trattandosi di iniziativa vaccinale pubblica, gli oneri restano a carico dell'ente.

Governo, imprese e sindacati hanno poi firmato anche l'aggiornamento del Protocollo delle regole anti contagio, per il contrasto e il contenimento del Covid, cui devono uniformarsi datori di lavoro e

lavoratori: il testo è stato adeguato ai cambiamenti intervenuti nel corso della pandemia. Sciolti anche gli ultimi nodi che sembravano aver riportato in discussione il documento. E' stata reintrodotta la regola per cui "la mancata attuazione del Protocollo, che non assicuri adeguati livelli di protezione, determina la sospensione dell'attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza". Risolti anche i capitoli relativi all'aggiornamento del documento di valutazione del rischio che non è più incluso nel testo mentre è stata semplificata la parte relativa alla parte mascherine, alle trasferte e al reingresso al lavoro dopo la positività.

In particolare, si legge nel testo, "i lavoratori positivi oltre il 21 esimo giorno saranno riammessi al lavoro solo dopo la negativizzazione del tampone molecolare o antigenico effettuato in struttura accreditata o autorizzata dal servizio sanitario" mentre per le trasferte il datore di lavoro deve tenere in conto "il contesto associato alle diverse tipologie di trasferta/viaggio previste, anche in riferimento all'andamento epidemiologico delle sedi di destinazione". Anche l'utilizzo del Lavoro Agile da parte dei datori di lavoro privati entra di diritto nell'aggiornamento del Protocollo che sollecita le imprese a garantire il massimo utilizzo di questa nuova forma di lavoro per quelle attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza, nonché per quelle non sospese.

Il ministro del Lavoro Orlando ha parlato di «accordi perfettibili» ed ha auspicato che «lo stesso spirito che ha portato alla sottoscrizione delle intese possa caratterizzare anche i impegnativi appuntamenti, dalla riforma gli ammortizzatori sociali, alle crisi industriali oltre alla gestione nel concreto delle riaperture e della ripartenza». Per il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra «la sottoscrizione delle intese sulle vaccinazioni nei luoghi di lavoro, così come la revisione e l’aggiornamento del Protocollo condiviso del 24 aprile 2020 rappresentano un segnale di grande responsabilità delle Parti Sociali».

Positivo il commento della Fisascat Cisl che da tempo sollecita l’accesso prioritario al piano vaccinale per i lavoratori del commercio e dei servizi, in prima linea sin dalla prima fase emergenziale epidemiologica. Per il segretario generale Davide Guarini «è necessario che le imprese manifestino questo interesse e che le associazioni imprenditoriali e le associazioni sindacali si confrontino sulla opportunità di impegnare la bilateralità settoriale nel sostenere l'impiego di energie, risorse, capacità organizzative e gestionali per vincere la dura battaglia contro il virus che da ormai troppo tempo sta piegando il nostro Paese». «La bilateralità di settore ha dato un contributo significativo nelle fasi 1 e 2 della crisi pandemica» ha aggiunto il sindacalista sottolineando che «questa nuova opportunità offerta dalle recenti intese dovrà essere colta affinchè il settore del terziario globalmente inteso, che occupa oltre il 70% della forza lavoro in Italia e concorre al 40% del nostro Pil, possa finalmente ripartire in totale sicurezza sia per le lavoratrici e i lavoratori occupati che per i fruitori dei servizi».

 

Contrattazione di secondo livello, Ocsel Cisl – Fisascat: cresce il ricorso allo smart working

Guarini: «Lo scenario prospettico deve indurci ad elaborare ed allestire per tempo garanzie e tutele di nuova generazione per i lavoratori del futuro»

Roma, 9 aprile 2021 – Nel panorama delle relazioni sindacali nel commercio, turismo e servizi nel 2020, complice anche la pandemia, la contrattazione di secondo livello si è incentrata prevalentemente sulle crisi aziendali, con il 51% degli accordi riferiti al ricorso agli ammortizzatori sociali Covid.

Il dato, rilevato dalla consultazione dell’Osservatorio Ocsel Cisl sulla contrattazione di secondo livello, è stato illustrato in occasione dell’ultimo Comitato Esecutivo Fisascat Cisl dell’8 aprile 2021. Degli oltre 15mila accordi presenti nella Banca Dati Ocsel emerge che oltre il 45% delle intese è riconducibile ai settori del terziario privato (commercio, turismo e servizi).

Tra le materie oggetto di contrattazione la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, il welfare, pari opportunità e i servizi ai lavoratori, la formazione professionale, le tutele sociali (maternità, paternità, conciliazione vita lavoro), diritti di informazione. In materia di organizzazione del lavoro, il 44% delle intese ha riguardato lo svolgimento della prestazione lavorativa in part-time, il 27% il ricorso all’apprendistato, il 30% il ricorso allo smart working.

«La fotografia scattata dall’Osservatorio Ocsel Cisl testimonia una netta prevalenza dei temi oggetto di contrattazione collettiva riferibili alle nuove esigenze riconducibili al drammatico periodo che stiamo vivendo» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini. «Il significativo lavoro contrattuale operato sul lavoro agile – ha aggiunto il sindacalista – è un indicatore che da solo apre uno scenario prospettico che deve indurci ad elaborare ed allestire per tempo garanzie tutele di nuova generazione per i lavoratori del futuro». «Un lavoro reso affrancandosi dai tradizionali luoghi fisici e dai nastri orari, che per molti profili professionali a breve rischieranno di essere uno sbiadito ricordo del passato – ha concluso il sindacalista – impone al sindacato una radicale riprogrammazione delle priorità».

 

Fondo Nuove Competenze, raggiunte le intese con le imprese del “fai da te” Bricocenter e Leroy Merlin Italia

Blanca: «I progetti formativi presentati ad Anpal per l’approvazione intendono recepire le trasformazioni del mercato intervenute a fronte della pandemia e trasformarle in opportunità, certi che tutto ciò possa migliorare il posizionamento dei due brand sul mercato, favorendo al contempo un nuovo piano di sviluppo delle carriere, anche in un’ottica di genere, e di inclusione dei giovani nel mercato del lavoro»

Roma, 9 aprile 2021 – Prosegue con il confronto sulla definizione degli accordi per l’accesso al Fondo Nuove Competenze istituito presso l’Agenzia Nazionale delle Politiche Attive del Lavoro, Anpal Servizi, con una dotazione di 730 milioni di euro complessivi, disponibili fino ad esaurimento.

Tra le intese più recenti quelle sottoscritte dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uitucs e le imprese del “fai da te”, Bricocenter e Leroy Merlin Italia, entrambe aziende di vendita al dettaglio di prodotti edili e ferramenta, per la manutenzione e la decorazione di case, terrazze e giardini, dove complessivamente sono occupati oltre 9mila dipendenti.

In premessa alle due intese il riferimento al “mutato contesto di business in conseguenza alla pandemia, che ha determinato significative innovazioni di prodotto e di servizio nonché differenti modalità di svolgimento della prestazione lavorativa” e l’espresso richiamo “all’interesse delle Parti  per consentire la rimodulazione dell’orario di lavoro finalizzata ad attuare appositi percorsi di sviluppo delle competenze dei lavoratori” con la precisazione che “la rimodulazione non comporterà alcuna conseguenza sulla retribuzione corrisposta ai lavoratori interessati ai progetti formativi”, tantomeno “sugli aspetti contributivi e previdenziali”.

I due progetti per lo sviluppo delle competenze, finalizzati alla promozione dell’innovazione organizzativa e di processo e al rafforzamento della capacità di operare sul mercato, prevedono la valorizzazione delle professionalità acquisite dai lavoratori, la personalizzazione dei percorsi di apprendimento anche in base al ruolo ricoperto in azienda oltre all’attestazione delle competenze trasversali acquisite al termine dei percorsi di apprendimento che si concluderanno entro 90 giorni dalla data di approvazione da parte di Anpal della domanda di accesso al Fondo Nuove Competenze.

Un Comitato di Pilotaggio appositamente costituito, partecipato pariteticamente da rappresentanti delle parti sindacali e aziendali, monitorerà il buon andamento dell’attività formativa nonché la verifica dei risultati, anche in termini di inclusione e progressioni di carriera.

I 1.403 dipendenti di Bricocenter potranno partecipare “a percorsi di sviluppo delle competenze, per un numero di 168.100 ore, fermo restando il rispetto del limite massimo di 250 ore per ciascun dipendente” come previsto dalla normativa; oltre 426mila le ore complessive di formazione destinate ai 7.646 dipendenti di Leroy Merlin Italia.

La segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca ha sottolineato che «le due intese, volte a preservare i livelli occupazionali e le retribuzioni, sono finalizzate ad implementare le competenze dei lavoratori certificando al contempo le competenze in uscita e intendono favorire percorsi di crescita professionale e di stabilizzazione occupazionale». «I due progetti formativi presentati ad Anpal per l’approvazione – ha aggiunto la sindacalista – si affiancano ai piani di formazione realizzati con il contributo della bilateralità contrattuale nel recente passato, intendono recepire le trasformazioni del mercato intervenute a fronte della pandemia e trasformarle in opportunità, coniugando le nuove richieste della clientela con altrettanta professionalità e competenza, certi che tutto ciò possa migliorare il posizionamento dei  due brand sul mercato, favorendo al contempo un nuovo piano di sviluppo delle carriere, anche in un’ottica di genere, e di inclusione dei giovani nel mercato del lavoro». «Il nostro auspicio – ha concluso Blanca – è che i progetti vengano approvati dall’Anpal in tempi rapidi e possa così essere erogata la formazione».

 

 

 

Scenario economico e sociale nell’Era Covid-19, Comitati Esecutivi Fist Cisl e Fisascat Cisl a confronto

Roma, 9 aprile 2021 – Era Covid e scenario economico e sociale al centro del dibattito dei Comitati Esecutivi di Fist Cisl e Fisascat Cisl, convocati in modalità telematica per gli adempimenti statutari.

In esame gli effetti della pandemia nei diversi settori produttivi e sul mercato del lavoro, con le recenti stime Istat sul crollo dell’occupazione dal mese di febbraio 2020, con una perdita stimata del 4,1%, pari a 945mila unità di lavoro perse in questo tragico anno, di cui 590mila dipendenti e 355mila autonomi, e un tasso di disoccupazione complessivo che ha raggiunto quota 10,2%. A pagare il prezzo maggiore della crisi le donne, ma anche i precari, gli autonomi e i giovani under 35 con un -8,1% pari a 417mila posti di lavoro cancellati e con un tasso di occupazione che sprofonda sotto la soglia critica del 40%, attestandosi al 38,3%. Il tasso di inattività ha raggiunto quota 37% con oltre 700mila persone che hanno smesso di cercare lavoro. Cresce anche il tasso di inattività giovanile attestandosi al 52,4%; oltre la metà dei giovani che non ha un lavoro non lo cerca nemmeno. Si tratta di oltre 6,4 ragazze e ragazzi.

I due organismi statutari hanno analizzato anche le previsioni del nuovo Decreto Covid, in vigore dal 1° aprile con le misure per contenere l’epidemia da covid-19 e in materia di vaccinazioni anti Sars-CoV-2 oltre ad approfondire le previsioni del Decreto Sostegni. Analizzate in particolare le norme del Decreto Sostegni riferite all’art. 8, che maggiormente interessano i lavoratori del terziario rappresentati da Fisascat Cisl e Felsa Cisl, con l’introduzione di ulteriori 28 settimane di cassa integrazione in deroga e di assegno ordinario in deroga per i lavoratori coinvolti dalla sospensione o dalla riduzione delle attività per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica; in analisi anche le previsioni dell’art. 10 del provvedimento normativo con una ulteriore indennità onnicomprensiva di 2.400 euro per i lavoratori che hanno già beneficiato delle indennità del Decreto Ristori, erogata dall'Inps in via automatica oltre ad una nuova indennità, pari sempre a 2.400 euro, da erogarsi su domanda da presentare entro il prossimo 30 aprile, a favore dei lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali, di lavoratori dipendenti o autonomi nonchè di lavoratori dello spettacolo e dello sport, per questi ultimi con un decalage variabile in base ai requisiti.

Il segretario generale Davide Guarini ha rilanciato la posizione confederale Cisl «sulla necessità di prorogare il blocco dei licenziamenti alla fine di ottobre, in costanza di utilizzo degli ammortizzatori sociali Covid» auspicando che «in sede di conversione in Legge si possano apportare delle migliorie significative al Decreto Sostegni». Per il sindacalista «sono necessarie politiche espansive macro economiche, nuove misure di sostegno al reddito, un’attenzione sull’economia reale e sulla persona, investimenti pubblici» come è altrettanto essenziale «favorire la stabilità internazionale».

«Da un rilancio dei settori del turismo e del commercio si avrà una maggiore percezione della ripresa in quanto finanche l’ubicazione materiale di queste attività, che si affacciano nelle piazze e nelle nostre città – ha sottolineato – contribuisce a risollevare le sorti di interi contesti territoriali e a ridare più slancio all’economia». «La scommessa della ripresa – ha concluso – va giocata sul terziario, settore prevalente dell’economia italiana, in tutte le sue segmentazioni».

 

 

 

Covid-19, Dell’Orefice: «E’ allarme, quasi 1 morto su lavoro su 10 nel commercio»

«Molti contagi lavoratori commercio non denunciati, a Pasqua rischio assembramenti nei supermercati»

Roma, 1 aprile 2021 – «Dagli ultimi dati Inail sulle denunce di infortuni per Covid-19 aggiornati al 28 febbraio, emerge qualcosa di strano perché le denunce tra gli addetti del settore del commercio sono l'1,8% del totale, mentre i decessi codificati per Covid-19 nello stesso settore sono il 9,4% del totale. Quindi, quasi uno su 10. C'è un'asimmetria evidente, sembra quasi che ci si contagia di meno e si muore di più. In realtà, i dati vogliono dire molto probabilmente che per molti contagi per Covid-19 di lavoratori del commercio non viene fatta denuncia e quindi non vengono codificati dall'Inail come infortuni». E' l'allarme che lancia, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Vincenzo Dell'Orefice, segretario nazionale della Fisascat Cisl, commentando le due morti in tre giorni per Covid-19 tra i lavoratori dei supermercati romani.

«A Pasqua, con la decisione di alcune grosse aziende di lasciare aperti i propri punti vendita – ha stigmatizzato il sindacalista – rischiamo di assistere a una situazione paradossale: zona rossa in tutta Italia con giardinetti e luoghi pubblici transennati, e supermercati aperti in cui si riverserà la maggior parte della gente con il grosso rischio che si creino pericolosissimi assembramenti».

Sulla situazione il sindacato chiede coerenza al Governo. «Non vogliamo fare catastrofismo e strumentalizzare – ha sottolineato Dell’Orefice – ma è una situazione che non si può tollerare. Rischiamo che, visto che l'unica cosa che si può fare a Pasqua è la spesa, i supermercati saranno pieni di gente».

«Noi, come sindacati, insieme alla principali associazioni datoriali di settore – ha aggiunto – abbiamo chiesto al precedente Governo e anche a questo di inserire i lavoratori del commercio tra le priorità nella campagna vaccinale». «D'altronde – ha evidenziato – la stessa Inail inserisce addetti alle vendite, addetti alle casse, addetti al banco e front-office, proprio per l'attività a contatto continuato con il pubblico, tra le categorie più a rischio dopo sanitari e soggetti fragili. Ma dal Governo finora non abbiamo ricevuto risposte concrete».

La speranza adesso, ha concluso Dell'Orefice, «è che nel programma annunciato dal Governo sulla vaccinazione nei luoghi di lavoro si comprenda l'importanza di dare priorità ai lavoratori del commercio che come attesta Inail rischiano il contagio più degli altri stando a contatto con il pubblico».