Dell’Orefice: «Nessuna garanzia sulla ricollocazione dei 13.291 addetti, manca l’assunzione di responsabilità delle sei cooperative del sistema Conad sulla ricollocazione dei lavoratori a rischio»Roma, 9 dicembre 2019 – Scatta lo sciopero di 16 ore per i 13.291 lavoratori di Distribuzione Margherita, la nuova denominazione sociale di Auchan Italia. La mobilitazione, indetta dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs al termine dell’incontro con la direzione aziendale nell’ambito del confronto sulla procedura di fusione per incorporazione, è articolata con due giornate di sciopero, una di 8 ore a livello nazionale il 23 dicembre 2019, l’altra sempre di 8 ore da stabilirsi al livello territoriale. Alla base della protesta la disdetta della contrattazione integrativa di Sgd SpA e la mancanza di una assunzione di responsabilità delle sei Cooperative del sistema Conad sulla ricollocazione delle lavoratrici e dei lavoratori addetti alle funzioni centrali e delle sedi logistiche di Rozzano, Calcinate, Grantorto, Truccazzano, Osimo, Offagna, Santa Palomba, Melfi, Cagliari e Fiumicino. I sindacati stigmatizzano anche la proposta aziendale di strutturare le relazioni sindacali in seno al mondo Conad ad un mero confronto di informativa annuale in cui i soggetti imprenditoriali rassegnano delle informazioni rispetto a svariati temi di tipo gestionale. Le perplessità dei sindacati anche sul ricorso agli ammortizzatori sociali, «non tanto rispetto al fatto che non siano funzionali all’attuale fase critica che l’azienda nel suo complesso sta vivendo da un punto di vista gestionale – ha precisato il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice – ma in ordine alla dichiarata volontà dei rappresentanti di Margherita Distribuzione SpA di voler procedere alla “perimetrazione”, sia in termini delle superfici che degli occupati, dei prossimi rami aziendali da cedere al sistema Conad, al fine di consegnare alle imprese consorziate che subentreranno nella titolarità dei punti vendita i format del modello Conad già realizzati». «Se i sindacati accettassero di addivenire ad una soluzione così come prospettata da Margherita Distribuzione SpA – ha aggiunto il sindacalista – questa società, che comunque entro giugno 2020 si libererà dell’attività di vendita diretta di beni alimentari e non, verrebbe a configurarsi come un serbatoio di soli esuberi impossibili da ricollocare nell’ambito di un’organizzazione aziendale comunque destinata a ridursi in tempi strettissimi». Il sindacalista stigmatizza la posizione di Margherita Distribuzione SpA «venuta al tavolo unicamente con l’obiettivo di rilanciare, chiedendo ai sindacati di affrontare temi talmente irrealistici da rasentare la presa in giro». «Peraltro, tale metodo, teso a “perimetrare” i negozi prima del passaggio a Conad – ha concluso il sindacalista – rappresenterebbe una forte soluzione di discontinuità anche rispetto alle cessioni dei 109 punti vendita già oggetto delle cessioni ed avrebbe certamente un effetto domino nell’ambito del settore nel suo complesso». Sullo sfondo il primo pronunciamento dell’Antitrust, con le sovrapposizioni rilevate in ben 147 mercati locali; l’Agcom dovrebbe giungere ad emettere un provvedimento finale entro il 20 gennaio 2020. Sono nel frattempo intercorsi già due incontri tra i rappresentanti di Margherita Distribuzione SpA e la stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nei quali il management di BDC Italia SpA avrebbe reso informazioni di dettaglio concernenti la complessa operazione che consta sia dell’acquisizione del compendio aziendale rappresentato dal Gruppo Auchan che della successiva cessione di singoli negozi a imprese sia facenti parte del sistema Conad od a altri soggetti commerciali.
Appalti scuole statali: il Miur ha pubblicato l’atteso Decreto Ministeriale sul processo di internalizzazione. I sindacati scendono in campo, domani in piazza con Cgil Cisl Uil
Roma, 9 dicembre 2019 – Il ministero dell’Istruzione e della Ricerca ha pubblicato l’atteso Decreto Ministeriale sul processo di internalizzazione dei servizi di pulizia, ausiliariato e decoro nelle scuole italiane, slittato al 1° marzo 2020, confermando le 11.263 assunzioni ma anche le migliaia di licenziamenti. Non si fa è fatta attendere la risposta dei sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti, che domani 10 dicembre, nel ribadire le rivendicazioni sull’annosa vertenza che complessivamente coinvolge 16mila addetti Ex Lsu e Appalti Storici, scenderanno in Piazza con Cgil Cisl Uil nell’ambito delle manifestazioni che hanno programmato per denunciare la mancanza di risposte adeguate alle tante crisi aperte nel nostro Paese, delle quali quella degli Appalti Scuole è una delle più gravi e complesse. «Il testo del Decreto Ministeriale – recita un comunicato sindacale unitario – pur recependo alcune proposte delle nostre organizzazioni sindacali, a partire dal riconoscimento dei periodi di sospensione per i lavoratori degli appalti storici, non garantisce il posto di lavoro e il reddito a tutti i 16mila dipendenti oggi occupati negli appalti di pulizie e ausiliariato delle scuole statali di ogni ordine e grado».Per le tre sigle «i posti disponibili – stabiliti n 11.263 unità – sono notevolmente inferiori al personale presente oggi nell’appalto migliaia di lavoratori non hanno i requisiti per l’internalizzazione». Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti puntano il dito vs la mancanza di «certezze sul mantenimento del reddito attuale per tutte le persone» e vs «il taglio di 170 milioni di euro – accantonate con la Legge di Bilancio 2019 – risorse che oggi sono utili a dare risposte e soluzioni per tutte le lavoratrici e lavoratori». E ancora «il Decreto individua una ulteriore Procedura Selettiva da concludersi entro il 1°gennaio 2021, ma per le Organizzazioni Sindacali non è ancora una risposta sufficiente, non ci deve essere la politica dei due tempi!». Lo slittamento al 1° marzo 2020 delle assunzioni in ruolo, deciso dal Miur – stigmatizzano i sindacati – deve essere utilizzato per individuare le soluzioni per garantire lavoro e reddito a tutti, per questo che, nonostante le richieste, ci sono stati negati». Per Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti Uil «è inaccettabile che una positiva e storica operazione che stabilizzerà migliaia di lavoratrici e lavoratori, per mancanza di ascolto e coraggio da parte del governo e della politica, produca contestualmente perdita di salario e, soprattutto, perdita di posti di lavoro!».
Manitalidea: 10 mila lavoratrici e lavoratori ancora senza stipendio. Martedì 10 dicembre a Roma, in piazza Santi Apostoli per le iniziative di mobilitazione di Cgil, Cisl E Uil
Roma, 9 dicembre 2019 – Nuova proprietà per MANITALIDEA che ha anticipato, tramite un comunicato stampa, i contenuti e le azioni del Piano Industriale e il nuovo “piano strategico”. Lasciano, però, molti dubbi e perplessità, gli strumenti, le soluzioni e la tempistica contenuti nel piano industriale approvato dall’assemblea dei soci: i debiti verso banche e finanziarie, i debiti di natura tributaria, la rinuncia alle gare Consip, i rapporti con le società consorziate. Il rischio è il continuo reiterare di comportamenti ed azioni volti a far pagare ai lavoratori una crisi in capo alla responsabilità del gruppo dirigente vecchio e nuovo dell’impresa. Manitalidea ha infatti inviato alle committenze la “richiesta” di pagamento in surroga, sapendo che tale procedura richiede tempi e atti che non sono compatibili con la situazione drammatica in cui versano i lavoratori che da luglio non ricevono lo stipendio. Manitalidea sfugge dalla responsabilità sociale verso le migliaia di lavoratrici e lavoratori che in questi anni hanno contribuito a far crescere l’impresa. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti Uil ritengono inaccettabile che l’entrata in campo di un nuovo investitore non abbia minimamente modificato le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori che oramai sono al limite della tenuta sociale. 10 mila lavoratrici e lavoratori senza stipendio da luglio sono una condizione vergognosa da ascriversi alla esclusiva responsabilità del gruppo dirigente di MANITALIDEA e alla inerzia del Governo, della politica e dei Ministeri coinvolti. E’ inaccettabile che il Governo e i Ministeri competenti, chiamati dal Sindacato a prendersi in carico una situazione gravissima, che visti i numeri e le dinamiche, è al pari delle molte crisi che affliggono i lavoratori del nostro Paese, siano completamente assenti. Per queste ragioni le lavoratrici e i lavoratori di Manitalidea e delle società del Consorzio Manital saranno presenti martedì 10 dicembre a Roma, in piazza Santi Apostoli nell’ambito delle iniziative di mobilitazione di CGIL, CISL e UIL.
Ex Ilva, si mobilita anche l’indotto dei servizi in appalto con oltre 6mila addetti in tutta Italia. I sindacati proclamano sciopero il 10 dicembre, in piazza per il lavoro a Roma con Cgil Cisl Uil
Roma, 6 dicembre 2019 – Si mobilita anche l’indotto dei servizi in appalto che ruota intorno agli stabilimenti Ex Ilva ArcelorMittal di tutta Italia contro 6.300 esuberi ipotizzati dal colosso indiano al tavolo con le federazioni di categoria del comparto metalmeccanico. I tagli dei posti di lavoro e della produzione dell’acciaio si ripercuotono inevitabilmente nel sistema esternalizzato dei servizi, dove complessivamente operano 6 mila addetti, distribuiti nei settori delle pulizie industriali, della ristorazione, della vigilanza – circa 5mila solo nello stabilimento tarantino – oltre alle centinaia di addetti impiegati nelle attività riferite ai comparti alberghiero, distribuzione commerciale e lavanderie, riconducibili ai servizi funzionali dell’impresa. I sindacati di categoria hanno proclamato per martedì 10 dicembre due azioni di sciopero di 24 ore indette da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti per i lavoratori delle aziende in regime di appalto nel settore servizi di pulizia e servizi integrati/multiservizi e da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs per i lavoratori addetti ai servizi di ristorazione e vigilanza. La manifestazione dell’intero indotto dei servizi in appalto confluirà nella iniziativa unitaria Cgil Cisl Uil già programmata a Roma in Piazza Santi Apostoli. I sindacati esprimono grande preoccupazione sul piano industriale presentato da ArcelorMittal ad appena un anno dall’insediamento e dalla stipula del contratto di affitto per la gestione dell’impianto siderurgico. L’ipotesi del taglio di 6.300 posti di lavoro e della produzione dell’acciaio coinvolge direttamente anche i lavoratori degli appalti che, sin dalla estate scorsa, hanno subìto la perdita di numerosi posti di lavoro e drastiche riduzioni delle ore lavorate e delle retribuzioni. Per i sindacati è assolutamente prioritario lavorare congiuntamente per la realizzazione di una fabbrica ecosostenibile in Italia, che assicuri una prospettiva di serenità futura e garanzie in termini di sicurezza e salute alle migliaia di lavoratori e lavoratrici che quotidianamente entrano negli stabilimenti ArcelorMittal di tutta Italia, spesso per uno stipendio al limite della sopravvivenza.
Lavoro festivo, la deregulation sugli orari di apertura dei negozi continua a produrre danni irreparabili sulla vita di milioni di lavoratori del commercio e della Gdo
Guarini: «La politica faccia propri gli equilibri raggiunti con la contrattazione collettiva»Roma, 6 dicembre 2019 – La festività dell’Immacolata Concezione dell’8 dicembre ripropone il tema del lavoro domenicale e festivo. Il Natale è alle porte e la deregulation sugli orari di apertura degli esercizi commerciali introdotta con il Decreto Salva Italia nel 2011 continua produrre danni irreparabili sulla vita di milioni di lavoratrici e lavoratori del commercio al dettaglio e della grande distribuzione organizzata, chiamati ad uno sforzo supplementare per garantire l’apertura al pubblico dei negozi, degli ipermercati e dei centri commerciali, comprimendo il tempo da dedicare alle relazioni familiari ed alle celebrazioni religiose. «I politici che durante le campagne elettorali hanno spesso sproloquiato sul tema delle aperture commerciali si sono rifugiati in un cono d’ombra e nel più assordante silenzio rispetto all’annunciata revisione della normativa sulle liberalizzazioni, da più parti contrastata a parole ma da nessuna combattuta» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini. «Le lavoratrici ed i lavoratori del commercio e della grande distribuzione non hanno diritto come altri a trascorrere in serenità con le loro famiglie le giornate di festa, ritenute per la generalità dei lavoratori momenti nei quali riscoprire le ragioni più vere della vita in famiglia e del rapporto con amici e conoscenti» ha stigmatizzato il sindacalista sottolineando che «colpisce che, ad ormai otto anni dalla introduzione della infausta liberalizzazione delle aperture commerciali propagandata quale soluzione demiurgica per far crescere l’economia italiana e per rilanciare l’occupazione, non siano cresciuti né i fatturati delle imprese né tantomeno i livelli occupazionali, ma si siano piuttosto moltiplicati i casi di crisi aziendale con il solito corollario di pesanti ristrutturazioni e di licenziamenti collettivi». «L’apertura indiscriminata degli esercizi commerciali a distanza di tempo – ha poi evidenziato Guarini – non ha indotto il decisore politico, né tantomeno le associazioni imprenditoriali e men che meno i grandi gruppi commerciali, a riflettere su quale china pericolosa abbia imboccato il settore della grande distribuzione organizzata». «Il commercio oggi muore per eccesso di deregolamentazione, la regola di non avere regole sta disertificando l’offerta commerciale con esiti sconcertanti: multinazionali che abbandonano il nostro Paese e riposizionamento delle politiche di acquisto, anche rispetto all’ascesa del comparto delle vendite on line, in sfregio alla qualità della vita dei lavoratori». «Con questo andamento involutivo nessuno pensa a riaffermare le ragioni di un consumo critico e consapevole che dovrebbe non prescindere dal rispetto delle persone che nel commercio al dettaglio e nella grade distribuzione organizzata lavorano» ha poi chiosato Guarini sottolineando che «per la Fisascat Cisl è finito il tempo della contemplazione passiva delle macerie lasciate dalla deregulation e criticamente occorre ridare al settore quella razionalità che negli ultimi anni è andata persa» e che «la chimera delle aperture h24 7 giorni su 7 mostra la sua inconsistenza che paghiamo quotidianamente a caro prezzo». Guarini rilancia il ruolo della contrattazione collettiva. «L’autonomia negoziale in questi anni sul tema del lavoro domenicale e festivo – ha dichiarato – si è contraddistinta per avere assunto un ruolo equilibrato ed improntato alla responsabilità, anche stabilendo intese che si orientano sulla volontarietà della prestazione liberamente espressa dalle lavoratrici e dai lavoratori e su un modello di organizzazione del lavoro e di flessibilità contrattata e condivisa». Guarini suggerisce alla politica «di fare propri gli equilibri raggiunti dalle parti sui contenuti dei contratti collettivi applicati ai lavoratori del settore dove è possibile trovare risposte equilibrate, consapevoli e sostenibili e non slogan e trovate demagogiche che cavalcano esclusivamente l’onda dei consensi».
Dialogo sociale nelle libere professioni, al Parlamento EU la conferenza finale del progetto promosso dai sindacati e Confprofessioni
Roma, 5 dicembre 2019 – Dialogo sociale nelle libere professioni, nell'aula "Aldo Moro" del Parlamento Europeo a Bruxelles si è tenuta la conferenza finale del progetto europeo promosso in Italia dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e l’associazione imprenditoriale Confprofessioni. Avviato 2 anni fa, il progetto ha coinvolto la rappresentanze dei dipendenti e dei datori di lavoro delle libere professioni di Italia, Malta, Belgio e Francia. L'importanza dello sviluppo del dialogo sociale in questo settore nell'ambito dello sviluppo del pilastro dei diritti sociali in Europa è stato ben delineato dal Presidente del Parlamento Europeo Davis Sassoli, che ha partecipato ai lavori. «Senza il dialogo sociale non c’è un vero sviluppo, abbiamo bisogno del sindacato per rafforizare il modello sociale» ha dichiarato Sassoli sottolineando che «l’Europa ha uno straordinario punto di vista: mettere al centro le persone. Abbiamo bisogno di un Europa più forte per affrontare le sfide globali e il dialogo sociale arricchisce le nostre iniziative» ha poi evidenziato ricordando che «si apre una stagione in cui le istituzioni europee saranno impegnate nel quadro pluriennale finanziario con la programmazione di spesa nei prossimi 7 anni per la costruzione di una Europa unita e coesa». Tra i relatori in rappresentanza della Fisascat Cisl il funzionario nazionale Dario Campeotto. «Da tempo sosteniamo che il sistema delle professioni è fondamentale per il buon funzionamento delle relazioni tra Istituzioni, Imprese, Lavoratori, Cittadini" ha dichiarato il sindacalista". “è come il sistema circolatorio nel corpo umano: permette all'intero organismo di vivere bene trasportando i dati che servono dal centro alla periferia e viceversa» ha poi aggiunto il sindacalista illustrando l’esempio della bilateralità di settore creata in Italia che «dimostra come la mutua solidarietà crei valore riconoscendosi ogni attore in un valore comune di appartenenza». Alla conferenza finale ha preso parte anche la segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca.
Unicoop Tirreno, prosegue il negoziato per il nuovo contratto integrativo
Roma, 6 dicembre 2019 – Prosegue la trattativa di rinnovo del contratto integrativo aziendale applicato ai 5mila dipendenti della cooperativa di consumatori del consorzio coop Unicoop Tirreno. Sul tavolo il sistema delle relazioni sindacali e l’orario di lavoro. I sindacati hanno stigmatizzato la proposta aziendale che non prevede nessun ruolo negoziale del livello decentrato a livello di singola unità produttiva – rilanciando i contenuti della piattaforma unitaria che prevede espressamente la fase negoziale decentrata – ed hanno espresso forti perplessità sulla mancanza di un confronto di merito in tema di organizzazione e orario di lavoro considerato l’approccio dell’impresa teso unicamente a dilatare i tempi del negoziato. I sindacati, consapevoli delle difficoltà del confronto partito tutto in salita, hanno richiesto ed ottenuto un fitto calendario di incontri; le trattative riprenderanno il 30 gennaio 2020 per poi proseguire il 5 e 19 febbraio, il 4 e 18 marzo e l’8 maggio. Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice «la situazione certamente non semplice in cui si dibatte Unicoop Tirreno dovrebbe indurre le parti a ricercare un equilibrio condiviso e non penalizzante per le lavoratrici ed i lavoratori in tempi ragionevoli». Il sindacalista ha stigmatizzano l’andamento del negoziato che, ha dichiarato, «mortifica le parti coinvolte e rischia di sminuire il responsabile lavoro di quanti ritengono che la contrattazione integrativa aziendale possa costituire un forte fattore propulsivo per dare risposte apprezzabili sia alla Cooperativa che ai propri dipendenti».
Ex Mercatone Uno, nuovo tavolo al Mise. 14 le manifestazioni di interesse per l’acquisto di 44 punti vendita. Probabile proroga del mandato commissariale
Roma, 5 dicembre 2019 – E’ tornata nuovamente al ministero dello Sviluppo Economico la vertenza dei lavoratori Ex Mercatone Uno attualmente in cassa integrazione a zero ore da fine maggio 2019. All’incontro del 3 dicembre partecipato dai rappresentanti del dicastero, dai rappresentanti delle 14 Regioni dove hanno sede i negozi e dai sindacati di categoria Cgil Cisl Uil i tre Commissari dell’amministrazione straordinaria hanno comunicato che, rispetto allo stato di avanzamento della procedura di cessione, risultano esser pervenute 14 manifestazioni di interesse afferenti solo 44 punti vendita del perimetro aziendale del Gruppo Mecatone Uno in A.S. e che le stesse prevedono il riassorbimento parziale degli attuali livelli occupazionali. Le manifestazioni, non propriamente conformi al regolamento di vendita, sarebbero allo stato ancora oggetto di valutazione, approfondimento e interlocuzione con i soggetti interessati finalizzate ad un miglioramento delle stesse. Al momento, i commissari hanno comunicato che non sono pervenute offerte per 8 PdV: Crevoladossola, Caltignana, Serravalle Scrivia, Villafranca D’Asti, Castegnato, Verdello, Capena e Bari e che sono in attesa di un riscontro da parte della CVE, proprietaria di alcune delle superfici interessate dalla cessione, sulle quali è ancora pendente un sequestro. A fronte di tutto ciò, la triade commissariale ha precisato che presenterà richiesta di proroga del proprio mandato ora prevista al 31 dicembre 2019. La Fisascat Cisl, presente al tavolo con la segretaria nazionale Aurora Blanca, ha espresso forte preoccupazione sulla mancanza di dettagli in merito al settore merceologico nel quale operano i potenziali acquirenti, sulla tempistica occorrente per avere un quadro di riferimento più definito a fronte del fatto che le licenze solo al momento sospese, certezza della solidità economica e finanziaria delle potenziali acquirenti e sugli effetti occupazionali strettamente connessi alle manifestazioni di interesse che diventeranno vincolanti. «Le perplessità emerse allorquando abbiamo letto il bando di vendita hanno trovato riscontro durante l’ultimo incontro. – ha dichiarato la sindacalista sottolineando che si tratta «di una ancora paventata (manifestazione di interesse e non di offerte vincolanti) soluzione spezzatino che non darà garanzie occupazionali a tutti coloro che attendono risposte dal 24 maggio 2019». «Ad agosto 2018, con la precedente triade commissariale fu ceduto il complesso aziendale, – ha precisato Blanca – seppur per un breve periodo, alla Shernon Holding, con la perdita immediata di ben 888 posti di lavoro e la riduzione dell’orario di lavoro e di conseguenza la riduzione reddituale e contributiva per coloro ai quali doveva esser garantito il posto di lavoro per almeno 24 mesi». «Shernon è stata una parentesi infausta che poteva sicuramente esser gestita in modo differente. Durante l’incontro presso il Mise tenutosi nei primi mesi dell’anno in corso, l’avvocato Russo, oggi curatore della stessa, aveva già paventato l’ipotesi di fallimento e nessuno si è preoccupato di dar continuità ai rapporti in essere. Era una soluzione fattibile ed invece si è preferito abbassare le serrande, con aggravio non solo per i dipendenti tutti ma anche con la compromissione di un brand sinonimo di sacrifici ma soprattutto di vittorie» ha chiosato la sindacalista. «Stiamo assistendo ad una continua e costante richiesta di sacrifici da parte delle maestranze ormai sfinite che non vedono alcun barlume di speranza.La proroga della A.S. e conseguentemente dell’ammortizzatore sociale non destano sorrisi in chi aveva ed ha riposto nelle istituzioni tutte speranze e aspettative» ha poi stigmatizzato Blanca evidenziando i tanti coni d’ombra della vertenza. «Ci è stato detto che non bisogna parlare di esuberi ma ci chiediamo come non farlo di fronte a informazioni parziali non certamente rosee ed una pianificazione ed una tempistica che oseremo dire del tutto incerta. Quali sono le soluzioni per coloro che insistono negli otto punti vendita non oggetto di cessione? Quali quelle che si intendono porre in essere per coloro che non verranno acquisiti?» ha dichiarato rimarcando la disponibilità «a non parlare di esuberi ma solo di fronte a soluzioni concrete consentiranno di salvaguardare tutti i posti di lavoro nella trasparenza e nell’ottica che gli impegni assunti vengono rispettati». La sindacalisa ha poi sottolineato che «gli ammortizzatori sociali per noi sono una scialuppa di ausilio non la panacea dei mali». «I commissari si sono autodefiniti “tre medici in sala operatoria” di fronte ad un paziente “terminale”. Certo a fronte di ciò e consapevoli della gravità in cui versa l’azienda nonché il mercato, riteniamo che non vi siano soluzioni semplici e definite a priori ma sicuramente è necessario e imprescindibile il ruolo del sindacato e della contrattazione» ha dichiarato ancora Blanca che sottolinea «l’urgenza di stipulare accordi nazionali e territoriali finalizzati a definire clausole sociali atte a salvaguardare l’occupazione e a non disperdere le competenze. Inutile dire che molti in questo momento potrebbero manifestare interesse solo per le mura e le licenze, attendendo che il tempo si consumi in sala operatoria». «Se la procedura concorsuale messa in campo dal Mise è di tipo conservativo e l’interesse prioritario al quale tutti intendono concorrere è questo – ha concluso la sindacalista – la Fisascat Cisl è disponibile ad interagire e a sottoscrivere con tutti gli attori qualsiasi accordo vincolante che vada in questa direzione».
Thyssenkrupp Elevator Technology, la solidarieta’ della Fisascat Cisl nella giornata di mobilitazione promossa dai sindacati europei e dal CAE contro l’incertezza sul futuro occupazionale dei lavoratori addetti ai servizi di manutenzione e sviluppo scale
Roma, 4 dicembre 2019 – La Fisascat Cisl esprime piena solidarietà ai lavoratori della Thyssenkrupp Elevator Technology addetti ai servizi di manutenzione e sviluppo delle scale mobili e degli ascensori, circa 52mila nel mondo di cui circa 500 operativi in Italia ai quali viene applicata la contrattazione del terziario distribuzione e servizi, nella giornata della mobilitazione promossa dai sindacati europei e dal Comitato Aziendale Europeo contro l’incertezza generata dalla crisi dell’acciaio e per ottenere risposte certe sul futuro occupazionale. Nei giorni scorsi la protesta ha coinvolto i 2mila dipendenti Thyssenkrupp del comparto siderurgico in sciopero contro il taglio annunciato dei posti di lavoro che coinvolgerà circa 6mila dei 160.000 dipendenti nelle sedi di tutto il mondo del gruppo industriale tedesco, in crisi da molto tempo ed in rosso in mancanza di investimenti che garantiscano liquidità finanziaria. «Nella giornata della mobilitazione europea siamo vicini ai lavoratori della Thyssenkrupp Elevator Technology ad oggi senza certezze sul futuro dell’impresa e quindi occupazionale» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini. «E’ evidente che la crisi dell’acciaio e della siderurgia coinvolge direttamente anche i lavoratori del terziario e dei servizi» ha aggiunto il sindacalista sottolineando che «è altrettanto essenziale investire a livello globale in un settore che coinvolge migliaia di addetti ai servizi di manutenzione e sviluppo delle reti mobili come nel caso della Thyssenkrupp Elevator Technology e gli addetti ai servizi di pulizia industriale, ristorazione e vigilanza in appalto nel caso Ex Ilva Arcelor Mittal e non solo a causa della crisi del mercato dell’acciaio e dei dazi americani, ma anche a causa del rallentamento della produzione». «E’ necessaria una risposta corale delle Parti Sociali – ha concluso il sindacalista – per garantire la sostenibilità sociale ed ambientale e per non disperdere il patrimonio delle risorse umane».
Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari: contratto scaduto dal 2015, trattative in stallo. I sindacati scrivono ai Ministeri del Lavoro e dell’Interno: le istituzioni ristabiliscano le regole
Roma, 4 dicembre 2019 – Sono in stallo da oltre 40 mesi le trattative di rinnovo del contratto nazionale di lavoro della Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari, scaduto dal 2015, applicato ai circa 70mila addetti del comparto dei servizi. Dopo le numerose iniziative di mobilitazione – l’ultima tornata con lo sciopero unitario dell’1 e del 2 agosto, differito al 6 settembre per gli addetti alla vigilanza nei siti aeroportuali – i sindacati di categoria Filcams Cgil Fisascat Cisl e Uiltucs accendono ancora una volta i riflettori sullo stallo dei negoziati, al palo nonostante i molteplici tentativi di riavviare il confronto in un sistema che opera prevalentemente in regime di appalto e particolarmente esposto al dumping. In due missive trasmesse ai ministeri del Lavoro e Dell’Interno le tre sigle chiedono di avviare un confronto in sede istituzionale finalizzato alla risoluzione della vertenza. I sindacati puntano il dito contro le procedure di assegnazione delle gare di appalto indette da committenze centrali, regionali e locali, in cui il prezzo del servizio è persino inferiore al costo del salario. Il contenimento dei costi, denunciano i sindacati, si realizza anche con la riduzione delle guardie giurate – con decreto e porto d’arma – a fronte di un aumento del numero degli addetti generici, senza decreto e disarmati ma anche con l’applicazione della contrattazione in dumping sottoscritta da organizzazioni sindacali non rappresentative falsando le regole di una corretta concorrenza. Nelle due note i sindacati richiamano inoltre le Prefetture a svolgere i compiti di vigilanza e controllo delle norme esistenti, compreso il potere di revoca della licenza alle aziende irregolari.A complicare la situazione il mancato aggiornamento delle tabelle per la determinazione del costo del lavoro – ferme al 31 dicembre 2015 – con l’inevitabile impatto sulle gare di appalto e sulle committenze a svantaggio dei lavoratori e sulla qualità del servizio reso. Durante le assemblee promosse dai sindacati nei luoghi di lavoro per informare i lavoratori sullo stato della vertenza per il contratto i rappresentanti sindacali hanno proposto il testo delle due lettere indirizzate ai ministri dell’Interno e del lavoro; le due missive hanno già raccolto migliaia adesioni da parte delle guardie particolari giurate e degli altri lavoratori del comparto sicurezza con oltre 10.000 firme in 86 aziende coinvolte in 48 provincie italiane. «Si parla spesso, forse troppo, di “sicurezza” nel Paese – affermano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs in un comunicato congiunto – ma ci si dimentica colpevolmente della condizione in cui versano questi lavoratori che, giornalmente, si espongono a rischio di incolumità per tutelare i beni e le persone». «Il rinnovo del contratto nazionale di lavoro della vigilanza privata e dei servizi fiduciari – stigmatizzano le tre sigle – incontra da tempo difficoltà e lungaggini, a causa dell’atteggiamento delle associazioni imprenditoriali che cercano ostinatamente di “risparmiare” su salari e tutele». «Nel caso della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza si va persino oltre – affondano i sindacati – anche le norme esistenti vengono eluse o violate, costringendo le organizzazioni sindacali e i lavoratori ad azioni vertenziali per farle valere». «E’ ora che il ministero dell’Interno e il ministero del Lavoro ristabiliscano le regole» concludono le tre sigle.