Roma, 3 dicembre 2019 – Prosegue in casa Fist Cisl il dibattito interno sulle proposte e sui contenuti da portare al confronto dei sindacati di categoria sulla definizione della piattaforma unitaria di rinnovo dei contratti nazionali del terziario distribuzione e servizi, della distribuzione moderna organizzata e della distribuzione cooperativa, che interessano complessivamente circa 2milioni e mezzo di lavoratori, di cui circa 100mila riconducibili al lavoro in somministrazione. Fisascat Cisl e Felsa Cisl, in un confronto intercategoriale, hanno socializzato sulle previsioni della contrattazione nazionale di settore e del recente rinnovo del contratto nazionale di lavoro in somministrazione, ragionando sulle possibili sinergie e sugli incastri realizzabili con particolare riferimento al ricorso al lavoro flessibile, al rafforzamento del welfare e alla rappresentanza nella distribuzione commerciale, temi sempre più stringenti soprattutto a livello decentrato e territoriale. A cominciare dalle norme del contratto nazionale del terziario, distribuzione e servizi – rinnovato nel 2015 la cui stesura è stata completata il 30 luglio di quest’anno – sapientemente illustrate dal segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice, è emersa la necessità di ampliare il sistema di relazioni sindacali esistenti e di favorire l’effettiva esigibilità della contrattazione di secondo livello dove valorizzare l’apporto del lavoro in somministrazione e delle forme atipiche di occupazione presenti nel settore anche utilizzate nei servizi esternalizzati e nel sistema degli appalto – attraverso intese territoriali ed aziendali sulla stagionalità nelle località a vocazione prevalentemente turistica – come anche di valorizzare il tema della rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro dove affermare la validità della contrattazione siglata dalle associazioni comparativamente maggiormente rappresentative. E’ il segretario nazionale della Felsa Cisl Daniel Zanda ad illustrare con estrema chiarezza le novità introdotte con il recente rinnovo del contratto di lavoro in somministrazione applicato a circa 800mila lavoratori. L’intesa – siglata da Assolavoro, l’Associazione nazionale delle agenzie per il lavoro, con Cgil,Cisl e Uil e i sindacati di categoria Nidil Cgil, Felsa Cisl e UilTemp – contempla nuove tutele, un diritto mirato alla formazione, incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato, alle stabilizzazioni e alla ricollocazione – attraverso la bilateralità di settore – e un welfare rafforzato. Aumenta il sostegno alla maternità e alla genitorialità, così come l'aiuto ai lavoratori disoccupati (portato fino a mille euro) e vengono introdotte le ferie solidali, che i lavoratori possono scambiare tra loro in caso di bisogno, e la clausola sociale di solidarietà, che garantisce la continuità occupazionale in caso di cambio di appalto. Il contratto ha inoltre introdotto un regime transitorio per i rinnovi dei contratti a termine, che scongiura la fuoriuscita di oltre 50mila persone dal lavoro in somministrazione; in virtù dell’intesa tutti i contratti sottoscritti tra le parti nel periodo 2014-2018 vengono conteggiati per un massimo di dodici mesi allentando così la stretta del decreto, che prevede un tetto massimo di 24 mesi, scongiurando così il turn over conseguente all’entrata in vigore del Decreto Dignità. Il dibattito, partecipato dai segretari generali regionali di Fisascat Cisl e Felsa Cisl, ha messo in luce l’urgenza di accrescere i diritti sindacali per i lavoratori in somministrazione come anche di ampliare gli strumenti di informazione e comunicazione. Sul mercato del lavoro emerge poi la necessità di garantire il diritto di precedenza nelle assunzioni nei percorsi di stabilizzazione come anche di affrontare l’annosa questione irrisolta dei lavoratori in part-time verticale ciclico che vedrà la Fist Cisl rilanciare il tema dell’equiparazione dei trattamenti previdenziali per le lavoratrici ed i lavoratori dei servizi dove si opera prevalentemente in regime di appalto e per periodi limitati. Essenziale poi la promozione del secondo pilastro previdenziale e dei fondi di previdenza complementare di origine contrattuale da divulgare a ritmo battente, anche dando seguito ai recenti accordi di collaborazione siglati con il Patronato Inas. E’ il segretario generale della Fist Cisl Davide Guarini, nell’intervento conclusivo dell’iniziativa congiunta delle federazioni di seconda affiliazione Fisascat Cisl e Felsa Cisl, a sottolineare che «il lavoro in somministrazione sconta il pregiudizio di diversi attori negoziali e sinora non si è riusciti a valorizzarlo come invece meriterebbe». «Il lavoro somministrato è lavoro garantito sia dal punto di vista economico che normativo» ha dichiarato il sindacalista evidenziando che «questa particolare fattispecie di occupazione potrebbe finanche agevolare l’accesso dei giovani nel mercato del lavoro e contribuire in maniera significativa al reinserimento delle categorie più vulnerabili». Il sindacalista ha poi rilanciato la posizione della Cisl sul tema della rappresentanza, sottolineando la necessità di «procedere con i sistemi di misurazione certificata anche nel settore della distribuzione commerciale, un passo essenziale per contrastare il dumping e valorizzare la contrattazione siglata dalle associazioni comparativamente maggiormente rappresentative». «Nel percorso dei rinnovi contrattuali – ha concluso il sindacalista – occorre accrescere diritti e tutele per i lavoratori dipendenti valorizzando l’apporto dei lavoratori in somministrazione e di altre forme atipiche che svolgono attività nel terziario privato».
Contratti Terziario, in scadenza per 4milioni di lavoratori. Al via la stagione dei rinnovi, la Fisascat a confronto sui contenuti delle piattaforme nel settore della distribuzione commerciale
Roma, 2 dicembre 2019 -Al via la stagione dei rinnovi contrattuali nel commercio, turismo e servizi. Sono oltre 3milioni e mezzo i lavoratori coinvolti dalla scadenza dei contratti nazionali. Terziario distribuzione e servizi, lavoro domestico e terzo settore socio sanitario assistenziale sono solo alcuni dei comparti interessati; per altre centinaia di migliaia di addetti del comparto dei servizi – multiservizi e vigilanza privata in primis – le trattative di rinnovo contrattuale sono in stallo ormai da diversi anni mentre nel settore proliferano i contratti pirata che riducono drasticamente salari, diritti e tutele garantiti invece dai contratti nazionali siglati dalle associazioni maggiormente rappresentative. Primo banco di prova dei sindacati di categoria la definizione della piattaforme unitaria per le lavoratrici ed i lavoratori occupati nella distribuzione commerciale in uno scenario contraddistinto da trasformazioni radicali con un ruolo sempre più marcato dell’ambito della vendita al dettaglio e della distribuzione di tipo associativo. I grandi player della Gdo – fiaccati dalla crisi che riverbera i sui effetti sulla contrazione costante dei consumi lasciano spazio alle esperienze emergenti dell’associazionismo distributivo. La recente operazione di acquisizione Conad/Auchan e lo sviluppo significativo del gruppo VèGè e di altre esperienze similari sono la prova evidente della fase di ristrutturazione del comparto distributivo soprattutto dal versante dell’offerta commerciale sempre più rivolta alla specializzazione e ad un format di prossimità; questo dato inevitabilmente influirà sugli assetti e sulle relazioni sindacali da qui in futuro. In questo nuovo scenario il protagonismo dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che ne promuovono e difendono gli interessi dovrà essere declinato sui nuovi diritti, tutele e garanzie: con questi obiettivi le parti dovranno porsi il comune traguardo della creazione di buona e stabile occupazione che coniughi sviluppo ed efficienza dell’impresa, qualità del lavoro e lotta al lavoro sommerso. I contratti del terziario distribuzione e servizi, della distribuzione cooperativa e della distribuzione moderna organizzata in scadenza il 31 dicembre 2019 al centro di un confronto/dibattito con il gruppo dirigente ed i delegati della categoria cislina in particolare dalla prima linea sono giunti stimoli e proposte per qualificare la proposta rivendicativa della federazione del commercio e dei servizi della Cisl in direzione di una maggiore attenzione ai bisogni sociali ed alle fragilità che sempre di più contraddistinguono le traiettorie professionali di lavoratrici e lavoratori sottoposti a regimi di flessibilità prestazionali intensivi e che sovente li porta a sacrificare spazi relazionali e di vita fuori dal lavoro. Il dibattito, ampiamente partecipato dalle rappresentanze sindacali, dalle delegate e dai delegati del comparto della distribuzione commerciale, ha messo in luce le difficoltà delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto strettamente connesse all’organizzazione del lavoro, tema demandato al secondo livello di contrattazione, e alla difficile conciliazione vita lavoro in un settore dove la totale liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi di lavoro si traduce con una flessibilità estrema, spesso ai limiti della sostenibilità. Ma non solo. Si ripropongono i temi dei sistemi di classificazione del personale come quello della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro ma anche la necessità di rendere obbligatoria l’adesione al secondo pilastro previdenziale di origine contrattuale e di definire sistemi partecipativi di sostegno al reddito ad hoc in un settore tradizionalmente escluso dal sistema ordinario degli ammortizzatori sociali. Salario, 2° livello di contrattazione, formazione professionale, sistemi di classificazione, welfare e bilateralità, mercato del lavoro, diritti sindacali, conciliazione vita lavoro, salute e sicurezza ma anche contrasto alle molestie, sostegno alla disabilità, long term caree dread desease e previdenza complementare: è questo l’ambito dentro il quale la Fisascat Cisl vuole portare il suo originale contributo non solo per l’elaborazione delle piattaforme unitarie nel settore della distribuzione commerciale ma soprattutto per ridefinire il ruolo e il contributo del lavoro nella grande distribuzione post moderna. Per la categoria cislina sarà anche importante in occasione del confronto con le altre organizzazioni sindacali – che prelude alla vera e propria apertura di un ciclo negoziale che si preannuncia tra i più complessi degli ultimi anni – focalizzare i temi della conciliazione vita lavoro, politiche di genere e della formazione professionale dei lavoratori. «E’ necessario dare al settore della distribuzione commerciale regole chiare che valgano per tutti in un sistema che sta vivendo un cambiamento epocale verso un modello di tipo associativo» ha dichiarato il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice nell’intervento introduttivo al dibattito sottolineando che la Fisascat Cisl vuole portare il suo contributo sui temi del salario, della rappresentanza, del ruolo del secondo livello di contrattazione e del welfare contrattuale» con un esplicito riferimento alla «conciliazione vita lavoro» e «all’introduzione di un reale ed effettivo diritto alla formazione e alla riqualificazione professionale da attribuire ad ogni singolo lavo, non solo al fine di arricchire le professionalità esistenti e per rendere più qualificate le imprese della distribuzione e del terziario ma anche per rafforzare le potenzialità in termini di occupabilità». «Il contratto nazionale, oltre a dare le congrue risposte in termini economico retributivi – ha chiosato Dell’Orefice – deve prevedere degli istituti normativi volti ad agevolare i regimi lavorativi e il diritto ad una reale vita relazione e sociale delle lavoratrici e dei lavoratori». «Inoltre – ha aggiunto – è lecito attendersi dal futuro confronto negoziale un esito che valorizzi al meglio la promozione di politiche di genere in settori nei quali la componente femminile è massimavente rappresentata». «Le parti per imprimere al proprio ruolo un carattere effettivamente utile alla perimetrazione di un sistema avanzato di relazioni sindacali dovranno lavorare all’introduzione nuovi diritti e nuove tutele anche in chiave solidaristica» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini sottolineando il ruolo della contrattazione nazionale «nel contrastare l’avanzamento del dumping ed anche gli effetti della polverizzazione che vive il settore». «Nel confronto con le altre organizzazioni sindacali per la definizione della piattaforma unitaria da presentare alle associazioni imprenditoriali – ha aggiunto il sindacalista – porteremo convintamente avanti la nostra posizione sulla formazione professionale e sul welfare contrattuale, strettamente connesso al potenziamento del secondo livello di contrattazione, e promuovere in misura crescente nei luoghi di lavoro il secondo pilastro pensionistico dei fondi di previdenza complementare di origine contrattuale». «Come sindacato, abbiamo una missione sociale – ha sottolineato – quello di migliorare le condizioni di lavoro e di vita degli addetti del settore anche pensando alle prospettive previdenziali garantendo al contempo la possibilità di accesso ai percorsi di cura e di assistenza con l’introduzione di meccanismi di long term care e dread desease per permettere ai lavoratori di vivere una vecchiaia dignitosa». In ultimo ma non meno importante per il sindacalista «contribuire a costruire sistemi partecipativi in grado di rendere le lavoratrici ed i lavoratori veri protagonisti del lavoro e del successo delle imprese».
Contratti Terziario, in scadenza per 4milioni di lavoratori. Al via la stagione dei rinnovi, la Fisascat a confronto sui contenuti delle piattaforme nel settore della distribuzione commerciale
Roma, 2 dicembre 2019 -Al via la stagione dei rinnovi contrattuali nel commercio, turismo e servizi. Sono oltre 3milioni e mezzo i lavoratori coinvolti dalla scadenza dei contratti nazionali. Terziario distribuzione e servizi, lavoro domestico e terzo settore socio sanitario assistenziale sono solo alcuni dei comparti interessati; per altre centinaia di migliaia di addetti del comparto dei servizi – multiservizi e vigilanza privata in primis – le trattative di rinnovo contrattuale sono in stallo ormai da diversi anni mentre nel settore proliferano i contratti pirata che riducono drasticamente salari, diritti e tutele garantiti invece dai contratti nazionali siglati dalle associazioni maggiormente rappresentative. Primo banco di prova dei sindacati di categoria la definizione della piattaforme unitaria per le lavoratrici ed i lavoratori occupati nella distribuzione commerciale in uno scenario contraddistinto da trasformazioni radicali con un ruolo sempre più marcato dell’ambito della vendita al dettaglio e della distribuzione di tipo associativo. I grandi player della Gdo – fiaccati dalla crisi che riverbera i sui effetti sulla contrazione costante dei consumi lasciano spazio alle esperienze emergenti dell’associazionismo distributivo. La recente operazione di acquisizione Conad/Auchan e lo sviluppo significativo del gruppo VèGè e di altre esperienze similari sono la prova evidente della fase di ristrutturazione del comparto distributivo soprattutto dal versante dell’offerta commerciale sempre più rivolta alla specializzazione e ad un format di prossimità; questo dato inevitabilmente influirà sugli assetti e sulle relazioni sindacali da qui in futuro. In questo nuovo scenario il protagonismo dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che ne promuovono e difendono gli interessi dovrà essere declinato sui nuovi diritti, tutele e garanzie: con questi obiettivi le parti dovranno porsi il comune traguardo della creazione di buona e stabile occupazione che coniughi sviluppo ed efficienza dell’impresa, qualità del lavoro e lotta al lavoro sommerso. I contratti del terziario distribuzione e servizi, della distribuzione cooperativa e della distribuzione moderna organizzata in scadenza il 31 dicembre 2019 al centro di un confronto/dibattito con il gruppo dirigente ed i delegati della categoria cislina in particolare dalla prima linea sono giunti stimoli e proposte per qualificare la proposta rivendicativa della federazione del commercio e dei servizi della Cisl in direzione di una maggiore attenzione ai bisogni sociali ed alle fragilità che sempre di più contraddistinguono le traiettorie professionali di lavoratrici e lavoratori sottoposti a regimi di flessibilità prestazionali intensivi e che sovente li porta a sacrificare spazi relazionali e di vita fuori dal lavoro. Il dibattito, ampiamente partecipato dalle rappresentanze sindacali, dalle delegate e dai delegati del comparto della distribuzione commerciale, ha messo in luce le difficoltà delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto strettamente connesse all’organizzazione del lavoro, tema demandato al secondo livello di contrattazione, e alla difficile conciliazione vita lavoro in un settore dove la totale liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi di lavoro si traduce con una flessibilità estrema, spesso ai limiti della sostenibilità. Ma non solo. Si ripropongono i temi dei sistemi di classificazione del personale come quello della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro ma anche la necessità di rendere obbligatoria l’adesione al secondo pilastro previdenziale di origine contrattuale e di definire sistemi partecipativi di sostegno al reddito ad hoc in un settore tradizionalmente escluso dal sistema ordinario degli ammortizzatori sociali. Salario, 2° livello di contrattazione, formazione professionale, sistemi di classificazione, welfare e bilateralità, mercato del lavoro, diritti sindacali, conciliazione vita lavoro, salute e sicurezza ma anche contrasto alle molestie, sostegno alla disabilità, long term caree dread desease e previdenza complementare: è questo l’ambito dentro il quale la Fisascat Cisl vuole portare il suo originale contributo non solo per l’elaborazione delle piattaforme unitarie nel settore della distribuzione commerciale ma soprattutto per ridefinire il ruolo e il contributo del lavoro nella grande distribuzione post moderna. Per la categoria cislina sarà anche importante in occasione del confronto con le altre organizzazioni sindacali – che prelude alla vera e propria apertura di un ciclo negoziale che si preannuncia tra i più complessi degli ultimi anni – focalizzare i temi della conciliazione vita lavoro, politiche di genere e della formazione professionale dei lavoratori. «E’ necessario dare al settore della distribuzione commerciale regole chiare che valgano per tutti in un sistema che sta vivendo un cambiamento epocale verso un modello di tipo associativo» ha dichiarato il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice nell’intervento introduttivo al dibattito sottolineando che la Fisascat Cisl vuole portare il suo contributo sui temi del salario, della rappresentanza, del ruolo del secondo livello di contrattazione e del welfare contrattuale» con un esplicito riferimento alla «conciliazione vita lavoro» e «all’introduzione di un reale ed effettivo diritto alla formazione e alla riqualificazione professionale da attribuire ad ogni singolo lavo, non solo al fine di arricchire le professionalità esistenti e per rendere più qualificate le imprese della distribuzione e del terziario ma anche per rafforzare le potenzialità in termini di occupabilità». «Il contratto nazionale, oltre a dare le congrue risposte in termini economico retributivi – ha chiosato Dell’Orefice – deve prevedere degli istituti normativi volti ad agevolare i regimi lavorativi e il diritto ad una reale vita relazione e sociale delle lavoratrici e dei lavoratori». «Inoltre – ha aggiunto – è lecito attendersi dal futuro confronto negoziale un esito che valorizzi al meglio la promozione di politiche di genere in settori nei quali la componente femminile è massimavente rappresentata». «Le parti per imprimere al proprio ruolo un carattere effettivamente utile alla perimetrazione di un sistema avanzato di relazioni sindacali dovranno lavorare all’introduzione nuovi diritti e nuove tutele anche in chiave solidaristica» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini sottolineando il ruolo della contrattazione nazionale «nel contrastare l’avanzamento del dumping ed anche gli effetti della polverizzazione che vive il settore». «Nel confronto con le altre organizzazioni sindacali per la definizione della piattaforma unitaria da presentare alle associazioni imprenditoriali – ha aggiunto il sindacalista – porteremo convintamente avanti la nostra posizione sulla formazione professionale e sul welfare contrattuale, strettamente connesso al potenziamento del secondo livello di contrattazione, e promuovere in misura crescente nei luoghi di lavoro il secondo pilastro pensionistico dei fondi di previdenza complementare di origine contrattuale». «Come sindacato, abbiamo una missione sociale – ha sottolineato – quello di migliorare le condizioni di lavoro e di vita degli addetti del settore anche pensando alle prospettive previdenziali garantendo al contempo la possibilità di accesso ai percorsi di cura e di assistenza con l’introduzione di meccanismi di long term care e dread desease per permettere ai lavoratori di vivere una vecchiaia dignitosa». In ultimo ma non meno importante per il sindacalista «contribuire a costruire sistemi partecipativi in grado di rendere le lavoratrici ed i lavoratori veri protagonisti del lavoro e del successo delle imprese».
Portieri e dipendenti proprietari di fabbricati, siglato il nuovo contratto nazionale. Aumento salariale di 50€, aggiornate le indennità economiche e migliorata la copertura nei periodi di malattia
Guarini: «Il rinnovo risponde efficacemente alle esigenze reali dei lavoratori»Roma, 26 novembre 2019 – Nuovo contratto nazionale per i 40mila portieri e dipendenti da proprietari di fabbricati. I sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs hanno siglato con l’associazione imprenditoriale Confedilizia il rinnovo contrattuale atteso da 5 anni. Sulla parte economica l’intesa, in vigore dal 1 gennaio 2020 fino al 31 dicembre 2022, contempla un incremento salariale di 50,00 € erogati in due tranche (25,00€ dall'1 gennaio 2020 e 25,00€ dall'1 gennaio 2021) ed ulteriori 5,00 € dal 1 gennaio 2022 da destinare al welfare (sanità integrativa per i familiari conviventi). Si integrano anche le indennità di funzione a cominciare dalla indennità di raccolta e/o confezionamento e/o trasporto e/o movimentazione dei rifiuti con il riconoscimento di 0,50 € aggiuntivi per ciascuna unità immobiliare oltre all’indennità di ritiro pacchi con il riconoscimento di 1,0 € per ogni unità immobiliare nel caso di prevalente uso abitativo e 1,30 € in caso di prevalente uso non abitativo (uffici). Si innalza la copertura economica in caso di malattia con l’indennità al 60% della retribuzione dal 3 al 20 giorno mentre riducono da 3 a 2 dei giorni di carenza. Dal 1 gennaio 2020 è previsto il pagamento anche dei giorni di carenza per eventi morbosi che superano i 9 giorni (in luogo dei 14 giorni attualmente previsti dal contratto nazionale) che si ridurranno a 8 giorni dal 1 gennaio 2022. Soddisfazione in casa Fisascat Cisl. E’ il segretario nazionale della categoria Vincenzo dell’Orefice a sottolineare «il difficile equilibrio raggiunto in sede di rinnovo del contratto ha consentito di intervenire su tre aspetti significativi in primis l’incremento delle retribuzioni tabellari in linea con le previsioni inflative per il periodo 2020/2022, e l’ aggiornamento delle indennità con l'introduzione ex novo di un istituto economico ad hoc per rispondere alle evoluzioni mansionistiche che la categoria sta conoscendo per effetto del fenomeno degli acquisti on line e della conseguente gestione dei pacchi recapitati e, soprattutto, con il significativo miglioramento della copertura complessiva dei giorni di assenza per malattia». «Rinnovare il contratto collettivo dopo una trattativa complessa ed in un periodo nel quale le gestioni condominiali, che ricadono anche su nuclei familiari e non solo sui fruitori professionali, risentono della crisi generale in cui versa il Paese non è un fatto scontato» ha aggiunto il sindacalista. Per il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini «se il rinnovo porta anche delle acquisizioni significative sul piano del miglioramento economico delle prestazioni lavorative con l'aggiornamento delle indennità già previste e con l'introduzione di nuove indennità e se si aumentano le garanzie legate allo stato di malattia, il rinnovo del contratto nazionale oltre a non essere un fatto scontato, ha un valore ed un significato ancora più importanti, in quanto dà risposte concrete a bisogni ed esigenze reali».
Giornata internazionale vs la violenza sulle donne, contrattazione nel commercio, turismo e servizi amplia in misura crescente le misure di contrasto alle molestie
Guarini: «I luoghi di lavoro diventino opportunità di riscatto sociale ed economico per chi ha subito violenza»Roma, 24 novembre 2019 – La violenza sulle donne resta una piaga da debellare. Gli ultimi dati Istat rielaborati dalla Polizia di Stato scattano una fotografia agghiacciante: in Italia sono quasi 3milioni e 700mila le donne che hanno subito almeno un tipo di violenza fisica, sessuale o psicologica, violenze considerate gravi nel 90% dei casi. Un fenomeno che si verifica anche nei luoghi di lavoro dove, stima l’ultima indagine Istat sulla sicurezza dei cittadini 2016, sono un milione 404mila le donne che nel corso della loro vita hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro, per l’assunzione o per il mantenimento del posto di lavoro e gli avanzamenti di carriera; rappresentano l’8,9% delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione. Una piaga che si riflette inevitabilmente sulle scelte delle donne che la subiscono costrette a cambiare il lavoro o a rinunciare alla carriera ma anche licenziate o mai assunte.La contrattazione nel terziario privato, dove si concentra oltre il 70% dell’occupazione in Italia a carattere prevalentemente femminile, negli ultimi anni si è concentrata sul contrasto alla violenza sulle donne, anche nei luoghi di lavoro, ampliando le tutele previste dalla Legge con l’inserimento di specifici codici di condotta o intese nell'ambito degli istituti di welfare sociale.«Ogni nostra quotidiana azione – ha dichiarato la coordinatrice donne e politiche di genere della Fisascat Cisl nazionale – deve essere propedeutica ad un cambiamento concreto e culturale che attraverso la tolleranza zero cancelli totalmente la violenza sulle donne in qualsiasi ambito».«Sono urgenti misure concrete condivise da istituzione e parti sociali per debellare la violenza sulle donne volte anche ad affermarela necessaria autonomia lavorativa e finalizzate all’inserimento nel mondo del lavoro» ha aggiunto il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini sottolineando che «la contrattazione nel commercio, turismo e servizi prevede in misura crescente specifiche norme di supporto concreto alla lavoratrice che ha subìto violenza, anche attribuendo un ruolo specifico alla bilateralità di settore nelle attività di prevenzione, formazione e monitoraggio attraverso sportelli dedicati». «I luoghi di lavoro – ha concluso il sindacalista – devono divenire sempre più una opportunità di riscatto sociale per chi ha subìto molestie e ricatti ma anche opportunità di riscatto economico, superando il gap salariale uomo donna che attanaglia prevalentemente i comparti privati».La contrattazione nazionale e il contrasto alla violenza sulle donne nei luoghi di lavoroIl contratto nazionale del terziario, distribuzione e servizi, applicato alla più vasta platea di lavoratori del settore privato in Italia con oltre 3milioni e mezzo di addetti, già nel rinnovo contrattuale del 2004 ha introdotto un “Codice di condotta relativo ai provvedimenti da adottare nella lotta contro le molestie sessuali” confermato anche nell’ultima intesa di rinnovo del 2015; anche il contratto nazionale della distribuzione cooperativa contempla dal 2011 un articolato sulle misure da adottare in tema di prevenzione e repressione delle molestie sessuali nell’ambiente di lavoro.Un impegno condiviso anche nei recenti rinnovi contrattuali dei pubblici esercizi, della ristorazione collettiva e del turismo, delle cooperative sociali e delle agenzie di viaggio e turismo, con l’introduzione di un codice di tutela in linea con la normativa europea, che impone alle imprese precise norme di comportamento a difesa delle vittime di molestie e di atti di violenza nei luoghi di lavoro anche prevedendo azioni di contrasto, segnalazione o denuncia con l’introduzione del divieto di licenziamento previsto dalla finanziaria 2018.Le intese internazionali sul contrasto alla violenza di genereIl tema è fortemente sentito anche a livello internazionale. Tra gli accordi più significativi si annovera l'intesa internazionale, recepita in Italia, raggiunta nel 2018 tra la direzione aziendale di Sodexo, il gruppo francese leader mondiale dal facility management, con il sindacato mondiale Uita contro le molestie sessuali nei luoghi di lavoro; l’intesa impegna le parti al rispetto dei diritti fondamentali sui luoghi di lavoro e sulle attività di contrasto alla violenza di genere, a diffondere informazioni a tutti i dipendenti, a eseguire attività di formazione sul tema, a eseguire monitoraggi e definizioni di eventuali azioni.Nel 2019 Uita e la catena alberghiera francese Accor Invest hanno firmato un accordo sulle misure per la lotta alle molestie sessuali nei luoghi di lavoro che adotta una politica di tolleranza zero sulle molestie e riconosce il ruolo indispensabile dei sindacati e della negoziazione collettiva per eliminare la violenza dai luoghi di lavoro.Le misure di contrasto alla violenza di genere nella contrattazione integrativa La contrattazione integrativa di settore amplia in misura crescente il sostegno alle vittime di violenza con azioni di contrasto nei luoghi di lavoro e prevedendo l'estensione dei periodi di congedo per le vittime di violenza.Nel contratto integrativo applicato ai dipendenti della catena alberghiera Starhotel un articolato impegna l'impresa a contrastare fenomeni di molestie e violenza nei luoghi di lavoro anche ad opera dei clienti e al contempo a tutelare le vittime. Un tema sentito anche in casa del colosso mondiale dell’hotellerie Gruppo Marriott sia a livello internazionale che in Italia, dove impresa e sindacati hanno definito un protocollo di intesa ad hoc sul contrasto alla violenza di genere ed alle molestie sessuali che è parte integrante del contratto integrativo.Nei recenti rinnovi dei contratti integrativi Ivs Group, Nh Hotels, Eden Viaggi, Carlson Wagonlit Travel Italia e nel contratto H&M è prevista la conservazione del posto di lavoro fino a 6 mesi di aspettativa non retribuita riconosciuta in aggiunta alle previsioni di Legge.Anche negli integrativi Dm Drogherie Markt, Synlab le parti si impegnano a contrastare le molestie e le violenze nei luoghi di lavoro; alle lavoratrici inserite nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere è inoltre riconosciuto il diritto di astenersi per un periodo di congedo retribuito fino ad un massimo di 3 mesi oltre ai 3 mesi previsti dalla normativa vigente.Il contratto Alpitour riconosce sei mesi di aspettativa non retribuita alle vittime di violenza di genere inserite nei programmi certificati dai servizi sociali del Comune, dai centri antiviolenza o dalle Case Rifugio oltre quelli previsti per legge; le parti si sono impegnate ad adottare misure adeguate, anche di natura sanzionatoria, nei confronti di chi pone in essere molestie e violenze; le vittime riceveranno sostegno e, se necessario, verranno assistite nel processo di reinserimento.L’integrativo Ales estende il periodo di congedo retribuito fino a 6 mesi per le vittime di violenza; in Comifar il congedo arriva a 1 anno, in Arval a 4 mesi. I lavoratori e le lavoratrici di Gucci possono usufruire di misure a sostegno delle vittime di violenza di genere con la previsione di congedi ad hoc per l’accesso ai percorsi di protezione; in aggiunta al periodo massimo di astensione di tre mesi tutte le dipendenti inserite in percorsi di protezione relativi alla violenza di genere possono usufruire di ulteriori 60 giorni di aspettativa non retribuita.Anche l’integrativo Ied prevede un sistema di tutele di genere attraverso campagne contro la violenza fisica e psicologica e aggiunge un mese di congedo retribuito ai tre mesi previsti dalla normativa vigente. Il contratto di Ikea contempla l'aspettativa per stalking e maltrattamenti familiari fino a 6 mesi. In linea con la recente raccomandazione Ilo anche l’integrativo Lagardere introduce importanti norme sociali e di tutela sul contrasto alle molestie sessuali.
Conad/Auchan, Distribuzione Margherita formalizza ai sindacati la procedura di fusione per incorporazione
Dell’Orefice: «Urgente dare risposte in termini di ricollocazioni e politiche attive per dare una prospettiva occupazionale anche alle figure professionali impiegate nelle funzioni centrali e nelle attivita’ logistiche» Roma, 21 novembre 2019 – Margherita Distribuzione S.p.A. (la nuova denominazione sociale di Auchan Italia) ha formalmente comunicato ai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs l’avvio della procedura che porterà alla fusione per incorporazione nella società di tutta la galassia ricompresa nel gruppo Auchan in Italia. Il processo di semplificazione è propedeutico alla fuoriuscita dal perimetro commerciale di buona parte dei punti vendita attualmente gestiti da Margherita Distribuzione. Per i sindacati anche l’occasione di confronto offerta dall’avvio della procedura di fusione servirà per riprendere le fila di una discussione complessa che stenta a focalizzarsi su aspetti dirimenti quali la ricollocazione degli esuberi che potrebbero consistere in un numero variabile tra i 3.105 e i 6.197 dipendenti. Per la Fisascat Cisl è necessario procedere non solo con le misure di razionalizzazione in ambito societario ma soprattutto dare risposte in termini di ricollocazioni e politiche attive per dare una prospettiva occupazionale non solo alle lavoratrici ed ai lavoratori direttamente impiegati nei punti vendita che saranno oggetto di integrazione a Conad o di trasferimento ad altri operatori ma anche a tutte le figure professionali impiegate nelle funzioni centrali e nelle attività logistiche. Il segretario nazionale della categoria cislina Vincenzo Dell’Orefice ha stigmatizzato la poca chiarezza sul destino delle sedi amministrative e commerciali del Gruppo Auchan. «Non si intravedono allo stato attuale delle soluzioni concrete e non si capisce quale sarà il contributo che il sistema Conad vuole mettere in campo per queste figure professionali» ha dichiarato il sindacalista sottolineando che «il sistema Conad non ha acquistato solo una rete commerciale dal valorizzare ma ha acquisito un compendio aziendale composto da varie funzioni». «La responsabilità sociale che ha assunto chi ha acquisito il gruppo – ha concluso Dell’Orefice – riguarda la generalità delle lavoratrici e dei lavoratori impiegati nelle società del Gruppo Auchan».
Appalti pulizia scuole, dal 1° gennaio 2020 al via l’internalizzazione del servizio. Fronte sindacale compatto. Necessarie risposte per tutti, la bozza di decreto interministeriale mette a rischio 5mila lavoratrici e lavoratori
Roma, 18 ottobre 2019 – Nessuno resti escluso. È quanto sostenuto dalle rganizzazioni sindacali rispetto al giusto e importante processo di internalizzazione dei servizi di pulizia, ausiliariato e mantenimento del decoro nelle scuole statali italiane previsto dal 1° gennaio 2020. A pochi giorni dalla mobilitazione e da un partecipato sciopero nazionale, i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti rilanciano sulla necessità di definire una soluzione per la continuità occupazionale di tutti i 16mila addetti ex Lsu e Appalti Storici coinvolti. La bozza di Decreto Interministeriale, che ad oggi prevede 11.236 assunzioni dirette, paventa una perdita occupazionale di 4.783 lavoratori. Una situazione inaccettabile per i sindacati, che rivendicano una gestione coordinata della vertenza attraverso l’attivazione di una cabina di regia che coinvolga perlomeno i ministeri dell’Istruzione, del Lavoro e dell’Economia, al fine di garantire la contestualità degli interventi utili alla piena occupazione di tutti i lavoratori coinvolti. Dire che con questa manovra si risparmiano 170 milioni di Euro, fino ad oggi utilizzati per dare un lavoro e un salario ai 16mila lavoratori impiegati, significa avallare quasi 5mila licenziamenti. Situazione che Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti contrasteranno con tutte le iniziative necessarie I sindacati, infine, sollecitano l 'attivazione del tavolo di confronto e interventi integrativi finalizzati ad una gestione flessibile del processo di internalizzazione, che dovrà avere i caratteri dell’inclusività e dell’adeguatezza degli strumenti e delle risorse per confermare a tutte le lavoratrici e lavoratori un posto di lavoro e un reddito anche dopo il 1 gennaio 2020.
Conad/Auchan, si riduce a 154 il numero dei negozi acquisiti dal consorzio di dettaglianti. Massiccia l’adesione allo sciopero su tutto il territorio nazionale
I sindacati richiamano al senso di responsabilità sociale: «Si preservi il patrimonio delle risorse umane»Roma, 30 ottobre 2019 – Sofferto e articolato il tavolo riaperto al Mise tra il gruppo dirigente di Auchan Sma, la direzione della Bdc Srl e i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs, in presenza del Vice Capo di Gabinetto Giorgio Sorial e del sottosegretario Alessandra Todde, sul destino della rete commerciale della multinazionale francese della grande distribuzione organizzata acquisita dal Consorzio di Dettaglianti Conad. Va in soffitta il piano quinquennale declinato dalla Bdc in occasione dei precedenti incontri con i sindacati; l’operazione dovrebbe avere un timing molto più ristretto e concludersi entro il mese di giugno 2020. Oltre ai 109 negozi oggetto di trasferimento e dei 5700 addetti occupati – operazione che avverrà da ottobre 2019 a marzo 2020 – Conad procederà all’acquisizione di soli 45 altri punti vendita mentre sarebbero già in corso le trattative con un primario gruppo della Gdo per altri 31 negozi. Secondo quanto comunicato al tavolo dalla Bcd le trattive sulla cessione di ulteriori 52 negozi, con 1735 dipendenti, sarebbero giunte ad un livello avanzato; nulla è dato sapere sui restanti 32 negozi della rete sui quali sono attivi 2207 dipendenti. L’esubero presentato dal gruppo Auchan – quantificato originariamente in circa 6200 unità ricavati dalla maggiore incidenza del costo del lavoro rispetto al sistema Conad – si ridurrebbe a 3105 lavoratori; circa 3100 lavoratori saranno ricollocati per il tramite dei trasferimenti nella rete commerciale. Nell’ambito dei 154 punti vendita che transiteranno al sistema Conad 29 negozi saranno oggetto della riduzione delle superfici – dal 30 al 50% in media da realizzarsi entro la fine del 2020 – per conformarsi al livello organizzativo del Consorzio di Dettaglianti. Per quanto riguarda la logistica dovrebbe concretizzarsi l’assorbimento del sistema Conad dei centri logistici di Chiari, Melfi e Grantorto e, in prospettiva, si potrebbe aprire la strada dell’integrazione per i centri logistici di Fiumicino, Santa Palomba e Osimo. A complicare la situazione il pronunciamento dell’Antitrust sui 33 punti vendita Sma confluiti al Gruppo Arena; almeno in 20 mercati territoriali l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha sollevato delle obiezioni con l’apertura dell’istruttoria. Per i sindacati «il confronto con Bdc e Conad deve conoscere un innalzamento in termini qualitativi». Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs richiamano ad «un’assunzione di responsabilità corale che non si limiti solo a impresa e organizzazioni sindacali, ma veda la partecipazione attiva degli Enti Locali, in particolare delle Regioni per la ricollocazione dei lavoratori». «E’ fondamentale che la vertenza non lasci nessuno indietro perchè Conad – affondano i sindacati – non ha acquisito solo il retail, ma anche le funzioni e i dipendenti che non operano esclusivamente nelle rete commerciale». A fare da corollario alla giornata di mobilitazione la massiccia adesione allo sciopero, in media superiore all’85% su tutto il territorio nazionale, per i sindacati «concreta e visibile condivisione delle lavoratrici e dei lavoratori alla posizione dei sindacati e che dimostra chiaramente anche l’attaccamento all’impresa e al lavoro». Per Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs infine «Conad deve rispettare gli impegni presi sulla continuità dell’impresa acquisita e non tentare di fare forzature» e ancora «bisogna agire con senso di responsabilità per salvaguardare non solo il patrimonio aziendale ma anche il patrimonio delle risorse umane qualificate che rappresenta il valore aggiunto dell’impresa».
Sanità: Cgil Cisl Uil, tutelare lavoratori e servizi Sereni Orizzonti spa società coinvolta in indagine per frode
Roma, 25 ottobre 2019 – «Apprendiamo dalla stampa di un’operazione che ha fatto emergere un complesso sistema di frode ai danni delle Regioni Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia, in cui sarebbe coinvolta la società Sereni Orizzonti Spa, che gestisce delicati e importanti servizi rivolti ad anziani minori e adolescenti. Società che abbiamo più volte segnalato nel tempo per scorrette applicazioni contrattuali. La nostra attenzione va, oltre che all’utenza e al servizio, a lavoratrici e lavoratori che non possono in alcun modo ritrovarsi a pagare il conto di una situazione su cui non hanno alcuna responsabilità». Questo il commento di Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs sull’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Udine, coordinata dalla Procura della Repubblica, e che vede coinvolta la società Sereni Orizzonti Spa. «Abbiamo più volte segnalato, nel corso del tempo, le scorrette applicazioni contrattuali operate dall’azienda ai danni delle lavoratrici e dei lavoratori. Se le accuse di frode fossero confermate, verrebbe dimostrata la giustezza delle nostre denunce – sottolineano i sindacati -. Ciò nonostante, in questa fase così drammatica, la nostra attenzione va ai lavoratori e all’utenza, vere vittime di una situazione che può avere risvolti gravi. Attenderemo l’evolversi delle indagini. Intanto opereremo in ogni modo per tutelare servizi e lavoratori. Lo faremo mantenendo con loro uno stretto rapporto, struttura per struttura, a partire dai prossimi giorni» concludono.
Conad/Auchan-Sma. Il 30 ottobre il tavolo al Mise, in sciopero i 18mila lavoratori coinvolti dalla maxi operazione di acquisizione. Dell’Orefice: «Tutti gli attori al confronto istituzionale assumano un ruolo responsabile e costruttivo»
Roma, 28 ottobre 2019 – Incroceranno le braccia mercoledì 30 ottobre i 18mila lavoratori della rete Auchan/Sma coinvolti dalla maxi operazione di acquisizione avviata dal Consorzio Nazionale Dettaglianti Conad. Lo sciopero, proclamato dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, sarà supportato da un presidio organizzato davanti al ministero dello Sviluppo Economico in concomitanza del tavolo convocato al dicastero. Alla manifestazione romana sono attesi circa 600 lavoratori dell’intera rete, comprese le sedi e la logistica, provenienti da tutta Italia. Dopo lo strappo consumato nelle scorse settimane al tavolo sul passaggio dei primi 109 negozi e dei 5700 lavoratori coinvolti, i sindacati puntano il dito contro la mancanza di garanzie sulle tutele occupazionali rivendicando un vero piano di rilancio della rete vendita e certezze sul futuro dei lavoratori. «Con la mobilitazione dei lavoratori Auchan/Sma – ha dichiarato il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice – intendiamo rafforzare la posizione negoziale espressa al tavolo di confronto con i rappresentanti delle imprese e far comprendere che non solo le sigle sindacali, ma tutte le lavoratrici ed i lavoratori, richiedono garanzie rispetto alla continuità operativa, commerciale e occupazionale del compendio di gruppo rappresentato non solo dai negozi ma anche dalla rete logistica e dagli uffici amministrativi e commerciali di Rozzano, Brescia, Ancona, Roma e Vicenza». «Una buona riuscita della mobilitazione – ha aggiunto il sindacalista – farà comprendere a tutti i soggetti coinvolti l’importanza che questa vertenza ricopre non solo per una parte significativa del territorio nazionale ma anche per il settore della Grande Distribuzione Organizzata nel suo complesso». Per Dell’Orefice «è fondamentale che l’approccio fin qui avuto dalla Bdc si modifichi radicalmente ed evitare che Auchan/Sma si trasformi in una bad company dove resteranno gestioni passive ed esuberi». «E’ prioritario richiedere ed ottenere dalla società che controlla Auchan precise linee di investimento e un quadro chiaro della cessione dei punti vendita che saranno operate da qui in futuro oltre che le necessarie garanzie occupazionali per tutti i lavoratori» ha chiosato il sindacalista sottolineando che «I sindacati insieme ai lavoratori non possono limitarsi ad essere passivi spettatori dello smantellamento dell’impresa e della parte più performante della rete vendita». «Il salvataggio del perimetro di impresa, commerciale e occupazionale – ha concluso il sindacalista – è una corsa contro il tempo che deve vedere tutti gli attori coinvolti interpretare un ruolo responsabile e costruttivo».