DELL’OREFICE: «LA MULTINAZIONALE E IL MISE NON RESTINO SORDI ALL’ALLARME DEI LAVORATORI, URGENTE VERSIONE CHIARA ED UNIVOCA SU SORTI RETE VENDITA E DESTINO OCCUPAZIONALE»Roma, 2 maggio 2019 – Massiccia la partecipazione allo sciopero dei circa 8.700 dipendenti della catena francese di supermercati del Gruppo Auchan. La protesta, indetta dai sindacati nazionali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e articolata a livello territoriale dal 19 aprile al 2 maggio, ha registrato una media nazionale di adesione del 63% con punte del 100% nelle Marche e in Sicilia. La mobilitazione è stata decisa dai sindacati in seguito alle “voci sempre più insistenti di trattative per la cessione della rete di vendita Sma Simply ad altri gruppi, a partire da Conad” e “per dire no a cessioni e dismissioni che non conservino tutti i diritti dei lavoratori coinvolti, per difendere l’attuale perimetro della rete di vendita e per chiedere un piano di rilancio serio e convincente” recita il comunicato sindacale unitario diramato sui luoghi di lavoro. Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice «le organizzazioni sindacali hanno intercettato una concreta necessità di chiarezza rispetto alle scelte della multinazionale francese». «Il generoso contributo delle lavoratrici e dei lavoratori a questa mobilitazione va valorizzato e non derubricato a mera protesta» ha sottolineato il sindacalista esortando l’azienda ad avviare con i sindacati un «confronto di merito per ricercare soluzioni condivise per la gestione della fase di crisi». Dell’Orefice stigmatizza anche il silenzio del ministero dello Sviluppo Economico al quale i sindacati hanno sollecitato un intervento risolutivo sulla vertenza. «Sia l’azienda che il Mise non possono restare sordi ed inermi di fronte all’allarme lanciato dalle lavoratrici e dai lavoratori, è necessario al più presto avere dall’azienda una versione chiara, univoca e definitiva sulle sorti dei supermercati e degli iper ad insegna Sma Simply» ha dichiarato. «Le voci che continuano a rincorrersi rispetto a cessioni imminenti di parte del perimetro commerciale della stessa azienda – ha concluso il sindacalista – non possono costituire l’unico riferimento per i dipendenti che hanno tutto il diritto di apprendere da versioni ufficiali e non ufficiose cosa sarà del loro destino».
METRO ITALIA CASH&CARRY, GRANDE ADESIONE ALLO SCIOPERO PER IL CONTRATTO INTEGRATIVO AZIENDALE. SINDACATI E LAVORATORI CHIEDONO L’APERTURA DI UN VERO TAVOLO DI TRATTATIVA
Roma, 19 aprile 2019– Grande adesione allo sciopero dei dipendenti di Metro Italia indetto dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs. Dopo la rottura del tavolo di trattativa e la disdetta del contratto integrativo aziendale le lavoratrici ed i lavoratori del gruppo del Cash&Carry si erano mobilitati con iniziative territoriali: scioperi improvvisi, assemblee, volantinaggi e blocco delle flessibilità. Oggi 19 Aprile 2019 tutti insieme i dipendenti della multinazionale tedesca hanno incrociato le braccia per dire no ad un integrativo peggiorativo ed al regolamento aziendale. Metro Italia in questi anni ha progressivamente disinvestito sui propri dipendenti, aumentato invece i lavoratori in appalto a cui non riconosce gli stessi diritti e lo stesso salario. L’ultimo atto di questo progetto aziendale è stata la disdetta del contratto integrativo aziendale, pretendendo di ridurre ulteriormente il salario e di peggiorare l’organizzazione del lavoro. Metro Italia si rifiuta inoltre di fornire il dettaglio del piano industriale. Nei mesi scorsi sono stati annunciati improvvisamente licenziamenti nei punti vendita di Mantova e Pordenone che sono stati chiusi senza preavviso e quelli di Bari, Catania, Mestre e Verona che sempre senza preavviso sono stati ridimensionati. In questi giorni sono a rischio le lavoratrici ed i lavoratori del punto vendita di Bolzano che ha il contratto di affitto in scadenza e i dirigenti aziendali si rifiutano di chiarire quali sono i rischi occupazionali. Un comportamento che evidentemente non rispetta i dipendenti e le loro famiglie. Metro Italia è un’azienda in utile grazie al lavoro che i dipendenti svolgono ogni giorno con dedizione ed è inammissibile che si comporti con tale arroganza. L’adesione allo sciopero è stata straordinaria fin dai primi turni della mattina ed alcuni punti vendita hanno chiuso. In tutta Italia presidi e volantinaggi davanti per spiegare ai clienti le ragioni della mobilitazione, a Milano un gruppo di lavoratori in sciopero è andata a protestare sotto la sede per far sentire al gruppo dirigente la pressione della protesta. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs dichiarano che l’impresa deve rivedere la propria posizione e riaprire un vero tavolo di trattativa, le lavoratrici ed i lavoratori lo esigono.
EX MERCATONE UNO, SI COMPLICA LA VERTENZA DEI 2MILA LAVORATORI DEI NEGOZI ACQUISITI DA SHERNON HOLDING IN CONCORDATO PREVENTIVO.
BLANCA: «CONFIDIAMO NELLE AZIONI DEL TRIBUNALE COMPETENTE PER SALVAGUARDARE L’OCCUPAZIONE E LE PROFESSIONALITA'»Roma, 19 aprile 2019 – Si complica la vertenza dei lavoratori ex Mercatone Uno. Il previsto tavolo al ministero dello Sviluppo Economico non ha sciolto le perplessità dei sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs sulle prospettive del retail acquisito nel 2018 dalle società Cosmo e Shernon Holding. Procede, se pur a rilento, il cronoprogramma delle aperture dei 13 punti vendita a Marchio Cosmo – allo stato sono stati riavviati 4 negozi a Palermo, Alto Pascio, Mister Bianco e Castel Franco Veneto – e la direzione societaria ha ricollocato 93 lavoratori sui 200 complessivamente occupati prevedendo di completare il piano di aperture entro la fine dell’anno. Più incerta la situazione degli oltre 2mila dipendenti dei 55 punti vendita acquisiti da Shernon Holding; ad oggi risultano essere aperti solo 47 punti vendita che vedono impiegate poco più di 1800 risorse umane, i negozi sono sprovvisti di merce, non si è realizzata la ricapitalizzazione di 20mln di euro che sarebbe dovuta avvenire il 18 marzo scorso e la direzione societaria, senza alcun preavviso, ha presentato al Tribunale di Milano una istanza di concordato preventivo dichiarandosi impegnata su più fronti in negoziazioni con i creditori e con possibili azionisti. L’azienda, a rischio fallimento, avrebbe inoltre una esposizione debitoria pari a oltre 94mln di euro ed entro 30 giorni dovrà presentare al Tribunale competente un piano industriale che contemperi garanzie per i creditori e impegni certi di risanamento aziendale. Il tavolo al Mise è aggiornato al 30 maggio; in attesa di conoscere l’esito del Tribunale di Milano, le rappresentanze sindacali promuoveranno assemblee informative capillari nei luoghi di lavoro. La segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca ha stigmatizzato «per la grave situazione determinatasi e per l’evidente stato patologico in cui versano i punti vendita, ormai privi di merce, » ed ha sottolineato che «i dipendenti hanno ampiamente dimostrato senso di responsabilità, attaccamento al lavoro, dedizione e spirito di sacrificio confidando in un orizzonte prospettico». La sindacalista auspica «nell’opera che in questo breve lasso di tempo metterà in campo il pubblico ufficiale nominato dal tribunale meneghino al fine di far chiarezza sulla situazione e valutare tutte le azioni da porre in essere per salvaguardare i posti di lavoro non disperdendo gli sforzi profusi e le professionalità». «Attenzione desta anche sull’amministrazione straordinaria che avrebbe dovuto sovrintendere e verificare, ci chiediamo come si è arrivati a questo punto è come sarà possibile dare credibilità e fiducia ad un brand storico – ha concluso la sindacalista – Appare evidente che in questo momento possiamo solo attendere gli sviluppi della trattativa al ministero dello Sviluppo Economico».
Enasarco: approvato il Bilancio 2018. Positiva la crescita dell’Ente
Fondazione Enasarco: l’assemblea dei delegati ha approvato il Bilancio consuntivo. Il 2018 si chiude con un avanzo economico di 141 milioni di euro, mentre il patrimonio sale a oltre 7,5 miliardi.
IVS GROUP, LA SOCIETA’ LEADER DELLA RISTORAZIONE AUTOMATICA SIGLA CON I SINDACATI IL PRIMO CONTRATTO INTEGRATIVO AZIENDALE.
CAROFRATELLO: «ACCORDO WIN WIN, VALORIZZATA L’ATTIVITA’ DI IMPRESA E LA PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI»Roma, 18 aprile 2019 – Siglato il primo contratto integrativo aziendale applicato ai 3mila collaboratori di Ivs Group, gruppo italiano del vending, leader della ristorazione automatica e specialista della pausa tramite distributori automatici di bevande, snack e prodotti no food presente sul territorio nazionale con 180mila punti vendita e 80 filiali. L’intesa, siglata dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e dalla direzione societaria, interesserà i lavoratori di tutte le società del gruppo e resterà in vigore fino al 31 dicembre 2021. L’integrativo interviene sull’ambito di applicazione, sul sistema di relazioni sindacali ai due livelli – nazionale e decentrato – e sul sistema premiante, con la definizione del premio di produttività – già istituito per l’anno 2015 – correlato alle performance del personale addetto al caricamento dei distributori automatici del canale tradizionale. giorSul welfare l’intesa introduce la banca delle ore solidali con la possibilità di cedere ferie e permessi a colleghi in difficoltà – per l’assistenza a figli minori che hanno bisogno di cure costanti e per comprovate situazioni di grave necessità che riguardino parenti entro il 1° grado – e, in tema di conciliazione vita lavoro, prevede permessi retribuiti per i lavoratori che diventano nonni oltre a contemplare una norma ad hoc sulle tutele di genere, con l’espresso richiamo al contrasto alla violenza di genere e al riconoscimento di misure di miglior favore per le dipendenti inserite nei percorsi di protezione. L’integrativo dedica un paragrafo specifico alla certificazione Social Accountability 8000, percorso intrapreso da tutte le società del gruppo, per affermare la centralità del rispetto dei diritti dei lavoratori in una gestione di impresa socialmente responsabile. Di «contratto integrativo win win» parla Salvo Carofratello, il funzionario sindacale della Fisascat Cisl che ha seguito le trattative. «Quando sindacato e azienda riescono ad individuare punti di convergenza – ha aggiunto Carofratello – si riesce a definire una contrattazione decentrata di alto livello, capace di valorizzare l’attività professionale dei lavoratori nell’ambito di una attività di impresa che sa distinguersi in tema di responsabilità sociale, di partecipazione ai risultati aziendali e di rispetto dei diritti dei lavoratori».
SANTA PASQUA E FESTIVITA’ DEL 25 APRILE, 1° MAGGIO E 2 GIUGNO, I SINDACATI INVITANO ALL’ASTENSIONE DALLA PRESTAZIONE LAVORATIVA.
GUARINI: «NON C’E’ OBBLIGO CONTRATTUALE, MATERIA DELLE APERTURE COMMERCIALI SIA DEMANDATA A CONCERTAZIONE TRA PARTI SOCIALI E A CONTRATTAZIONE AZIENDA SINDACATI»Roma, 17 aprile 2019 – Lavorare nel giorno di festa non è un obbligo. Lo ricorda la Fisascat Cisl alla vigilia della Santa Pasqua e delle festività del 25 aprile, del 1° maggio e del 2 giugno. La categoria cislina ribadisce che non c’è l’obbligatorietà alla prestazione festiva e che nessuna riduzione o trattenuta, secondo quanto previsto dalla contrattazione nazionale di settore, sarà operata sulla retribuzione ai lavoratori come conseguenza della mancata prestazione. Numerose le iniziative a livello locale indette unitariamente dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. I sindacati invitano i lavoratori all’astensione in Lombardia, Veneto, Piemonte, Alto Adige, Liguria e Marche mentre in Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Puglia, Sardegna e Sicilia le tre sigle regionali hanno indetto una giornata di sciopero per la domenica di Pasqua e nelle festività di Pasquetta, 25 aprile e 1° maggio. In attesa dell’evoluzione legislativa annunciata nei mesi scorsi da esponenti del Governo sulla revisione della normativa sulle liberalizzazioni e sulla promozione della concorrenza e della competitività, la Fisascat Cisl rilancia la proposta unitaria presentata alla Camera dei Deputati in occasione della audizione concessa sul tema degli orari di apertura degli esercizi commerciali. Fulcro della proposta, fermo restando il divieto di apertura domenicale e festiva in linea di principio generale, la possibilità di prevedere deroghe per un massimo di 12 domeniche all’anno, stabilite dalle Regioni con apposito decreto dirigenziale da emanare di intesa con gli Enti Locali e sentito il parere delle associazioni imprenditoriali del commercio, dei consumatori e delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.~ Le tre sigle chiedono invece la chiusura nel corso delle 12 festività nazionali, civili e religiose del 1° gennaio, 6 gennaio, Pasqua e lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno, 15 agosto, 1° novembre, 8, 25 e 26 dicembre durante le quali non deve essere inoltre prevista la possibilità di deroga. «Ad oggi, nonostante i proclami di alcuni esponenti del Governo la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori del commercio al dettaglio e della grande distribuzione organizzata non è cambiata» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini. «L’esperienza concreta della liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali – ha sottolineato – ha ampiamente dimostrato che le misure varate dai Governi che negli anni si sono succeduti non solo non hanno determinato un aumento dei consumi ma hanno invece contribuito sul piano occupazionale ad una maggiore precarizzazione dei rapporti di lavoro, scardinando la contrattazione sull’organizzazione del lavoro costruita con le aziende, peggiorando le condizioni di lavoro e minando il faticoso equilibrio nella vita privata delle lavoratrici e dei lavoratori in un comparto ad occupazione prevalentemente femminile». Il sindacalista ha posto l’accento sulla «necessità di attribuire un ruolo centrale alla concertazione tra Parti Sociali, Regioni e Comuni, perché la disciplina degli orari è strettamente legata alle esigenze del territorio e dovrebbe trovare il suo equilibrio all’interno di un più generale e armonico piano degli orari nella programmazione delle aperture» come anche «sul ruolo della contrattazione di settore stipulata dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, in grado di definire una flessibilità contrattata e retribuita ad hoc». «D’altra parte non esiste il diritto all’acquisto – ha concluso il sindacalista – ed anche le lavoratrici ed i lavoratori del commercio, della distribuzione e dei servizi hanno diritto al riposo e a passare le festività con i propri cari».
METRO ITALIA, IL 19 APRILE IN SCIOPERO I 4MILA ADDETTI DEL GRUPPO DEL CASH&CARRY.
CEOTTO: «IL NEGOZIATO SIA RICONDOTTO AI TEMI DELLA PIATTAFORMA SINDACALE UNITARIA»Roma, 17 aprile 2019 – Conto alla rovescia per lo sciopero dei 4mila e 200 dipendenti dei 48 punti vendita del gruppo del Cash&Carry Metro Italia proclamato per venerdì 19 aprile dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. Alla base della mobilitazione nazionale l’indisponibilità aziendale a sottoscrivere il rinnovo del contratto integrativo. La protesta – a cui si aggiungono ulteriori 8 ore di sciopero da organizzarsi a livello territoriale e di magazzino – sarà accompagnata da numerose manifestazioni e sit-in in tutta Italia; nella capitale i sindacati hanno organizzato tre presidi davanti i punti vendita di Via Aurelia, Via Laurentina ed alla Rustica. I sindacati stigmatizzano “il totale disinteresse dell’impresa” e la posizione aziendale in ordine a organizzazione del lavoro, premio variabile, orario di lavoro e ristrutturazioni e chiusure di punti vendita; in un comunicato sindacale unitario chiedono “certezza dei turni di lavoro unici senza che le responsabilità siano scaricate sulle lavoratrici e sui lavoratori” e “relazioni sindacali di punto vendita per gestire le problematiche interne attraverso confronti ed accordi”. Sull’organizzazione del lavoro rivendicano una “gestione delle flessibilità orarie che risolva i problemi delle lavoratrici e dei lavoratori e non solo a favore dell’azienda” oltre alla “maggiore retribuzione per tutti sul lavoro domenicale, senza discriminare i lavoratori con la domenica lavorativa in contratto”. Per i sindacati è inoltre necessario il “confronto ed informazione preventivi sui problemi occupazionali e non la solita rincorsa dell’ultimo momento” e ancora a rivisitazione del sistema premiante con “Più salario variabile e più possibilità di raggiungere i premi, concordando con le organizzazioni sindacali sistemi incentivanti equi”. Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Mirco Ceotto «il confronto è da ricondurre sui contenuti della piattaforma unitaria, a cominciare dalle proposte sindacali su organizzazione e orario di lavoro come anche sul welfare e i diritti sociali che Metro Italia vorrebbe finanziare attraverso l’inaccettabile taglio del costo del lavoro dimostrando ancora una volta di avere un atteggiamento miope e indifferente rispetto alle esigenze dei lavoratori».
APPALTI PULIZIA SCUOLE, I SINDACATI DI CATEGORIA CGIL CISL UIL SOLLECITANO L’AVVIO DEL CONFRONTO SULLA INTERNALIZZAZIONE DEI SERVIZI E DELL’OCCUPAZIONE DEI 16MILA ADDETTI.
«STOP ALLA CAMPAGNA ELETTORALE GIOCATA SULLE SPERANZE DEI LAVORATORI DELLA CONVENZIONE CONSIP SCUOLE»Roma, 12 aprile 2019 – Avviare un confronto istituzionale sui contenuti del Decreto Interministeriale necessario per dare corpo e gambe all'internalizzazione dei servizi di pulizia, ausiliariato e decoro nelle scuole italiane – che dovrebbe attuarsi da gennaio 2020 secondo le previsioni della Legge di Bilancio 2019 – dove complessivamente sono occupati circa 16mila lavoratori. A chiederlo sono i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltrasporti che a più riprese nei mesi scorsi hanno sollecitato la ripresa del tavolo politico previsto dalle intese governative, così come fatto nella passata legislatura alla Presidenza del Consiglio. “Per i sindacati non è più sopportabile vedere tutti i giorni locandine e volantini di convocazioni di assemblee, in varie parti d'Italia, con la presenza ora del Presidente della Commissione Cultura della Camera, On. Gallo, ora del Sottosegretario del Miur, On. Salvatore Giuliano, per parlare dell'internalizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori occupati nei servizi di pulizia, di ausiliariato e di ripristino delle scuole, quando ad oggi non è stata scritta nemmeno una riga del Decreto Interministeriale che rende effettivo il provvedimento inserito nella Legge di Bilancio 2019” recita un comunicato sindacale unitario. “Ad oggi – prosegue la nota congiunta – nessuna risposta è arrivata e non risulta che né il Miur, né il Ministero del Lavoro, né il Ministero della Pubblica Amministrazione, né il Mef abbiano anche solo iniziato a parlarsi tra loro per vedere come costruire le regole del concorso per domande e titoli, senza il quale l'internalizzazione non può avere luogo”. “Nonostante ciò i diversi esponenti delle forze governative, solo a mero scopo elettorale, – affondano le tre sigle – non perdono occasione per andare in giro a dichiarare che tutto è fatto, non tenendo in nessuna considerazione quanta aspettativa si è creata tra le lavoratrici e i lavoratori intorno alla misura legislativa messa in campo con la Legge di Bilancio 2019. Le organizzazioni sindacali di categoria di Cgil, Cisl e Uil “vogliono ricordare al Presidente e al Sottosegretario che sono quasi 20 anni che le lavoratrici e i lavoratori, c.d. “Ex Lsu e Appalti Storici”, rincorrono i diversi governi per avere certezza del proprio posto di lavoro ad ogni anno scolastico e che ogni volta le soluzioni sono state trovate all’ultimo minuto solo dopo scioperi ed iniziative”. “Non giova, tra l’altro, il profondo silenzio del Ministro dell’Istruzione e del Ministro del Lavoro che pur essendo consapevoli che una parte delle lavoratrici e dei lavoratori, occupati oggi negli appalti, con l’internalizzazione perderà il posto di lavoro per mancanza dei requisiti – banalmente, anche se continueranno a fare il medesimo lavoro alle dipendenze della Pubblica Amministrazione, non hanno il titolo di studio utile per poter accedere a tale percorso – non si preoccupano di definire il Decreto Interministeriale, per evitare che ciò che è stato annunciato come una vera stabilizzazione di fatto si trasformi nella ricostituzione di un bacino di disoccupati o di nuovi lavoratori socialmente utili”. “Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltrasporti – conclude il comunicato unitario – chiedono con urgenza di dare avvio al tavolo politico di confronto con tutti i Ministeri coinvolti per dare risposte certe a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, invece di utilizzare una misura, che oggi è solo sulla carta, per raccogliere voti”.
SMA SIMPLY, SI SUSSEGUONO I RUMORS SULLA CESSIONE DELLA RETE VENDITA. I SINDACATI PROCLAMO SCIOPERO DAL 19 APRILE AL 2 MAGGIO.
DELL’OREFICE: «SI CONCORDINO SOLUZIONI IDONEE PER LA SALVAGUARDIA DEI LIVELLI OCCUPAZIONALI».Roma, 12 aprile 2019 – Sciopero in vista per i circa 8.700 dipendenti della catena francese di supermercati presente in Italia con 270 punti vendita. La protesta, articolata a livello territoriale dal 19 aprile al 2 maggio, è stata decisa dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs in seguito alle “voci sempre più insistenti di trattative per la cessione della rete di vendita Sma Simply ad altri gruppi, a partire da Conad” e “per dire no a cessioni e dismissioni che non conservino tutti i diritti dei lavoratori coinvolti, per difendere l’attuale perimetro della rete di vendita e per chiedere un piano di rilancio serio e convincente” recita il comunicato sindacale unitario. Le tre sigle “da più di due anni rivendicano il diritto di poter conoscere le reali intenzioni della famiglia Mulliez rispetto alle prospettive della azienda nel mercato italiano” ed è per queste ragioni che hanno “richiesto l’intervento del ministero dello Sviluppo Economico” oltre ad aver “risollecitato la direzione aziendale a fare chiarezza una volta per tutte sul destino di uno dei principali attori della distribuzione moderna organizzata”. I sindacati stigmatizzano in particolare l’indisponibilità aziendale ad avviare con i sindacati un “confronto di merito per ricercare soluzioni condivise per la gestione della fase di crisi e, fatto ancor più grave” di fornire risposte e un’informazione univoca “circa le paventate cessioni di supermercati ed iper”, atteggiamento datoriale che “risponde con la totale incapacità di impedire che siano i suoi stessi preposti a veicolare illazioni che gettano nel panico ogni giorno le lavoratrici e i lavoratori”. I sindacati puntano il dito contro la paventata vendita a spezzatino considerato che “fra le varie ipotesi ci sarebbe quella di vendere a diversi altri player della distribuzione moderna organizzata, a pezzi e a rate, molti se non tutti i punti vendita italiani”. I sindacati, ricordando “le recenti cessioni perfezionate sulla piazza di Roma, avvenute senza accordo con il sindacato territoriale” che hanno comportato “un sensibile peggioramento delle condizioni normative e salariali dei lavoratori interessati”, hanno ribadito la ferma contrarietà “a operazioni di vendita che si configurino come il classico spezzatino e a cessioni che non offrano garanzie di mantenimento degli attuali diritti e delle attuali tutele derivanti dalla contrattazione nazionale e integrativa per il lavoratori interessati”. Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice «la direzione aziendale farebbe bene chiarire in primis nei confronti dei propri dipendenti cosa intende fare e se ritiene ancora il mercato italiano un ambito da presidiare e nel quale continuare a fare business». «Questa fase di incertezza caratterizzata solo da rumors che si rincorrono senza che vi siano prese di posizione ufficiali da parte del management, deve finire subito» ha aggiunto il sindacalista auspicando «l’avvio di un confronto di merito finalizzato a concordare soluzioni idonee per la salvaguardia dei livelli occupazionali che metta al centro la difesa della occupazione, il rilancio della impresa e valorizzi finalmente il ruolo di corrette relazioni sindacali a tutti i livelli».
CARTA CARBURANTE ELETTRONICA: CONVENZIONE PER GLI ISCRITTI FISASCAT CISL
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