CONTRATTO LAVORO DOMESTICO, PROSEGUE IL TAVOLO PER IL CONTRATTO

Roma, 11 aprile 2019 – Prosegue la trattativa tra i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federcolf e le associazioni imprenditoriali di settore Fildaldo, Domina per il nuovo contratto nazionale del lavoro domestico scaduto nel 2016. Un confronto proficuo finalizzato alla disamina di ciascun articolo contrattuale proposto. Il tavolo ha affrontato le previsioni della piattaforma sindacale unitaria presentata nelle scorse settimane; le associazioni imprenditoriali hanno accolto favorevolmente quanto proposto in tema di malattia e maternità mentre una battuta di arresto si è registrata sul riconoscimento del corso di formazione erogato dall’ente bilaterale Ebincolf per la qualificazione delle competenze. Le associazioni datoriali hanno accolto a pieno la modifica della lettera di assunzione sebbene tali tematiche necessitano di ulteriori approfondimenti. Le parti si sono impegnate a rivedere la classificazione del personale al fine di di uniformare le qualifiche con la certificazione riconosciuta dall'ente di formazione di settore. I sindacati hanno espresso forti perplessità rispetto le proposte datoriali in ordine al riposo settimanale in giornata diversa dalla domenica; agli scatti di anzianità in cifra fissa; all’insegnante di sostegno nelle scuole paritarie e sull’organizzazione del lavoro, al part time a minimo trenta ore per i conviventi. Per la segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca «Il settore ha bisogno di un rinnovo contrattuale». «Il rapporto fiduciario tra lavoratore e assistito – ha aggiunto – è un rapporto delicatissimo e in continuo divenire basato sulla quotidianità e, al contempo, non si può in detto rapporto non tener conto che, spesso, col passare del tempo, all'interno dei nuclei familiari, il carico di lavoro aumenta, da uno ci si ritrova a dover assistere a più persone, e tali situazioni devono esser riconosciute e disciplinate nell'alveo normativo ed economico». La trattativa è aggiornata al 22 maggio a Roma.

SHERNON HOLDING EX MERCATONE UNO, IL 18 APRILE IN SCIOPERO GLI OLTRE 2MILA DIPENDENTI.

BLANCA: «VENUTI MENO GLI AFFIDAMENTI E GLI IMPEGNI CONTRATTUALI»Roma, 11 aprile 2019 – Incroceranno le braccia il prossimo 18 aprile gli oltre 2mila lavoratori dipendenti della Shernon Holding, l’azienda che lo scorso anno ha acquisito i 55 punti vendita a marchio Mercatone Uno in Amministrazione Straordinaria. Lo sciopero generale, indetto dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs, sarà supportato da un sit-in a Roma davanti la sede del ministero dello Sviluppo Economico in concomitanza dell’incontro tra le parti convocato alle ore 14.00 dal dicastero. Alla base della protesta l’incertezza in cui versano i punti vendita, sottolineano i sindacati in un comunicato sindacale unitario, stigmatizzando l’assenza di merce nei negozi, i magazzini completamente vuoti, il ritardo nel pagamento degli stipendi e i fornitori che ritirano la merce già consegnata e che hanno smesso di effettuare le consegne. Senza preventiva comunicazione ai sindacali Shernon Holding ha poi presentato istanza di ammissione al Concordato Preventivo presso il Tribunale di Milano e l’Amministratore Delegato ha scelto di trasmettere l’informativa ai singoli lavoratori “che non solo si sono sentiti offesi, ma anche presi in giro da una comunicazione priva di qualunque credibilità” affondano le tre sigle nella nota congiunta. I sindacati sottolineano che “è responsabilità del Mise e dei Commissari Straordinari farsi carico di gestire una situazione così drammatica e che ancora è nel percorso dell’Amministrazione Straordinaria”. La segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca avverte che il sindacato «vigilerà al fine di salvaguardare i posti di lavoro» La sindacalista stigmatizza di aver appreso la notizia sulla richiesta di concordato preventivo «solo ieri» e che «sin da subito i sindacati hanno notato una stranezza della quale verrà chiesto conto al Mise» sulla scelta del Tribunale di Milano al quale è stata presentata l’istanza di concordato» e ancora che «sono già venuti meno gli affidamenti e gli impegni contrattuali» e che «non si esclude la possibilità di richiedere al Mise la rescissione del contratto per gravi inadempienze». «Senza tralasciare – aggiunge Blanca – che i 55 punti vendita insistono in prossimità di importanti snodi viari e pertanto con forti potenzialità commerciali». «I commissari e il Mise, dopo giorni di assordante silenzio, dovranno responsabilmente assumere delle decisioni tempestive. In caso contrario – ha concluso la sindacalista -metteremo in campo tutte le azioni per tutelare i lavoratori da troppi anni vessati dall’incertezza e per non disperdere le competenze professionali e un capitale umano e immobiliare significativo».

APPALTI PULIZIA SCUOLE, SENZA TREGUA LA VERTENZA DEI LAVORATORI DEL LOTTO 5 DI FROSINONE E LATINA.

FRONTE SINDACALE COMPATTO: «DARE SEGUITO ALLE PREVISIONI DELLA LEGGE DI BILANCIO 2019, INTERNALIZZARE I SERVIZI IN APPALTO E MANTENERE I LIVELLI OCCUPAZIONALI»Roma, 9 aprile 2019 – Fronte sindacale compatto nell’annosa vertenza dei lavoratori addetti ai servizi di pulizia e decoro nelle scuole di Frosinone e Latina. In un comunicato unitario Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti denunciano lo stallo conseguente ai ricorsi giudiziari che impediscono il cambio appalto con il forte rischio di interruzione delle attività didattiche “Se fino al 2 aprile scorso era convinzione di tutti che finalmente si era giunti alla fine dell’odissea delle lavoratrici e dei lavoratori occupati nei servizi di pulizia, di ausiliariato e di ripristino del decoro delle scuole di Frosinone e Latina – recita la nota congiunta – per effetto della definitiva assegnazione della gara-ponte e il conseguente cambio di appalto, dopo che sia il Tar di Roma sezione staccata di Latina, sia il Consiglio di Stato avevano decretato l’inefficacia delle sospensive monocratiche per l’attribuzione dell’appalto – dal 3 u. s. la convinzione è andata in frantumi perché è stato di nuovo bloccato tutto”. “Con decreto del 29 marzo il Presidente del Tar di Latina aveva confutato la sua stessa decisione rispetto alla sospensiva cautelare monocratica concessa all’ATI Ma. Ca.-Servizi Generali-Smeraldo il 14.03.2019 e con sentenza definitiva pubblicata il 3 u. s. chiudeva in via definitiva la sequela di ricorsi messi in atto per oltre 9 mesi dall’ATI sostenendo l’infondatezza e l’inammissibilità degli stessi. Di fronte alla conclusione a cui è giunto il Tar di Roma sezione staccata di Latina e la pronuncia del Consiglio di Stato emessa qualche giorno prima, su cui si era proceduto a fare il cambio di appalto presso il Ministero del Lavoro, le lavoratrici e i lavoratori hanno festeggiato, confidando che fosse finito l’incubo di quasi 20 mesi con stipendi a zero, pur lavorando, e pregustato l’assunzione con le nuove società assegnatarie” prosegue il comunicato unitario. “Purtroppo – stigmatizzno le tre sigle – la felicità è durata meno di 24 ore perché Servizi Generali, società facente parte dell’ATI di cui Ma. Ca. è la mandataria, ha presentato un nuovo ricorso per chiedere la sospensiva monocratica immediata dell’aggiudicazione, su cui il Presidente del Tar di Latina ha prontamente risposto positivamente impedendo così il cambio di gestione dell’appalto e convocando la discussione di merito il 17 aprile prossimo. Nel mentre che tutto ciò accadeva, gli Istituti Scolastici di Frosinone e Latina, sulla base dei provvedimenti amministrativi intervenuti nei giorni precedenti, procedevano alla sottoscrizioni dei contratti attuativi di appalto con le nuove imprese assegnatarie per permettere il regolare svolgimento del servizio di pulizia – servizio essenziale e strumentale al funzionamento delle scuole”. Una situazione che rischia di avere pesanti conseguenze. “Visto il precipitare della situazione molti Istituti Scolastici hanno sospeso la definizione dei contratti di appalto e a fronte dell’ennesima sospensiva del Tar, i Dirigenti scolastici non sono in grado di sapere se e chi, a questo punto, eseguirà i servizi di pulizia rendendo possibile il regolare svolgimento delle attività scolastiche.I Dirigenti scolastici sono altresì consapevoli anche della grave condizione in cui si trovano le lavoratrici e i lavoratori che operano in appalto in quanto non sanno se sono dipendenti delle società dell’ATI Ma. Ca., tenuto conto che Smeraldo ha mandato lettere di licenziamento con conclusione del rapporto di lavoro al 31.03.2019, se la stessa ATI proseguirà nelle attività di pulizia o se solo Ma. Ca. e Servizi Generali continueranno a dare il servizio e chi dipendente di Smeraldo è comunque fuori dal posto di lavoro”. I sindacati stigmatizzano anche le motivazioni indicate nel decreto presidenziale del Tar di Latina. “Ora il paradosso del paradosso è che il decreto presidenziale del Tar di Latina che sospende l’aggiudicazione dell’appalto, nelle motivazioni riporta testualmente: “Ritenuto che nelle more della suddetta valutazione occorre garantire la conservazione dell’interesse dedotto in giudizio alla salvaguardia dei livelli occupazionali attuali”. Le tre sigle sottolineano ancora che“a nulla è valso l’intervento opposto dai legali del sindacato, che con immediato atto depositato al Tar, ha chiarito che i lavoratori sono tutelati dalla clausola sociale del cambio di appalto prevista nel contratto nazionale – che obbliga il nuovo assegnatario ad assumere tutti gli addetti che operano nell’appalto – e nemmeno aver rappresentato che l’uscita di Ma. Ca, Servizi Generali e Smeraldo permetteva di regolarizzare una condizione di corretta retribuzione ed interrompere un rapporto di lavoro su cui gli Ispettorati di Frosinone e Latina hanno accertato il mancato pagamento di contributi e lavoro nero. Inoltre in questi giorni sono scattati 25 pignoramenti verso le stesse società a causa del mancato rispetto dei verbali di conciliazione individuale che dovevano sanare le mancate retribuzioni”. E ancora che “quanto stà accadendo sull’appalto dei servizi di pulizia delle scuole di Frosinone e Latina non è solo il trionfo dell’illegalità in un appalto pubblico con pieno sostegno dei cavilli giuridici e burocratici che le imprese come Ma. Ca. e Servizi Generali sanno ben agire, ma è la dimostrazione che grazie a questo perverso sistema la pubblica amministrazione viene sconfitta ed è impotente nonostante si batta per ridare regolarità alla conduzione dei propri appalti come ha fatto il Miur”. Senza tralasciare il fatto che “il sistema dei ricorsi da parte delle imprese che gestiscono gli appalti tiene sotto scacco la pubblica amministrazione è inoltre provato dal fatto che dopo la sentenza definitiva, che ha di fatto chiuso un capitolo della storia – oltre al ricorso di Servizi Generali – altre due società hanno presentato un ricorso per bloccare l’assegnazione della gara-ponte: l’una perché vanta di non essere stata invitata alla gara e l’altra perché pur avendo partecipato ritiene di aver forse diritto a subentrare al posto di chi è risultata assegnataria, predisponendo chiaramente un ulteriore blocco dell’assegnazione lasciando nel caos più totale le scuole, il rischio di interrompere un servizio essenziale e i lavoratori in balia di aziende che non pagano stipendi e contributi”. Una situazione che per i sindacati necessita di una risposta risolutiva. “Di fronte a tutto ciò Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltrasporti confermano che la scelta già fatta nella legge di bilancio 2019 di internalizzare i servizi oggi in appalto, compresi i lavoratori, è la scelta ottimale per risolvere quanto stanno subendo le scuole e i lavoratori, nonché mettere fine ad un sistema che permette alle imprese che operano in appalto di approfittarsi di soldi pubblici”. “Le stesso Organizzazioni Sindacali chiedono che data la grave situazione in cui versano le lavoratrici e i lavoratori di Frosinone e Latina, per primi, ma anche di altri lotti della convenzione Consip Scuole, di anticipare già all’anno scolastico 2019/2020 il processo di internalizzazione senza aspettare l’1 gennaio 2020, previsto dalla legge, così da mettere fine il prima possibile al calvario che stanno vivendo le maestranze ed evitare alle scuole di rimanere in ostaggio di situazioni ingestibili che mettono a rischio l’erogazione di un diritto costituzionale quale quello dell’istruzione”.

PART TIME VERTICALE CICLICO, IL PARLAMENTO EUROPEO PUBBLICA LA PETIZIONE DELLA FISASCAT CISL SUL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI PREVIDENZIALI.

GUARINI: «LA NOSTRA E' UNA BATTAGLIA DI CIVILTA', I LAVORATORI A TEMPO PARZIALE SONO DISCRIMINATI»Roma, 5 aprile 2019 – Arriva al cuore delle istituzioni europee l’azione promossa dalla Fisascat Cisl per il riconoscimento dei diritti previdenziali dei lavoratori che svolgono la prestazione lavorativa in part time verticale ciclico – oltre 100mila in Italia in tutti i settori produttivi – con l'articolazione della prestazione lavorativa a tempo pieno solo su alcuni giorni del mese o di determinati periodi dell'anno. Il Parlamento Europeo ha infatti pubblicato la petizione presentata nel 2018 dalla categoria cislina. La competente Commissione per le Petizioni ha reputato dunque ricevibile l'istanza ed ha richiesto alla Commissione Europea di svolgere una indagine preliminare sui vari aspetti del problema segnalato. Sul portale web dedicato del Parlamento Europeo è possibile consultare l’azione promossa dalla Fisascat Cisl;previa registrazione è possibile sostenere la petizione n° 0983/2018 indicando nella sezione l’anno di presentazione, il tema, lo status e il Paese (2018 – occupazione – ricevibile – Italia). La richiesta della categoria cislina verte sul riconoscimento dell’anzianità contributiva per tutte le 52 settimane dell’anno a prescindere dai periodi per i quali sono versati i contributi e dunque sulla possibilità che i contributi da accreditare ai lavoratori in regime part-time verticale ciclico siano riproporzionati sull'intero anno a cui si riferiscono, anziché essere versati solo in relazione a prestazioni lavorative eseguite in una frazione di questo. Attualmente l'Inps prevede un trattamento differenziato tra i lavoratori che effettuano il part time verticale ciclico e quelli che effettuano il part time orizzontale, riconoscendo a questi ultimi l'intera anzianità contributiva ed ai primi la sola anzianità relativa ai periodi lavorati. «L’effetto di questa situazione è che i lavoratori in regime di part time verticale ciclico hanno un trattamento peggiore rispetto ai lavoratori a tempo pieno visto che i periodi di interruzione della prestazione lavorativa non gioverebbero né ai fini della prestazione previdenziale, né dell'anzianità contributiva» ha stigmatizzato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini evidenziando che «in Italia non esiste una previsione di Legge specifica per i lavoratori in part time verticale ciclico e l’Inps continua ad attenersi ad una sua circolare del 1986 sostenendo di non applicare deroghe se non si modifica la normativa italiana di riferimento, continuando a calcolare l'anzianità lavorativa dei lavoratori in part time verticale ciclico sulla base dell'effettivo lavoro prestato escludendo i periodi non lavorati». «I lavoratori di fronte a tale ingiustizia per vedere riconosciuto il loro diritto sono costretti a rivolgersi al Giudice generando negli ultimi anni un lungo contenzioso legale costoso sia per chi lo intraprende, sia per la collettività, sia per gli uffici che amministrano la giustizia» ha aggiunto Guarini evidenziando che «I sindacati e i Patronati hanno interessato alla questione il ministero del Lavoro senza alcun esito» e che «solo attraverso le decisioni della Corte di Cassazione, emesse in virtù dei ricorsi individuali, i lavoratori vedono riconoscersi un diritto sacrosanto». «La nostra è una battaglia di civiltà, La Fisascat Cisl ha deciso di sottoporre il problema all’attenzione del Parlamento Europeo affinché sia svolta ogni possibile azione per la tutela dei diritti previdenziali dei lavoratori interessati – ha aggiunto – La nostra richiesta al Parlamento Europeo va inquadrata nel contesto normativo del diritto dell'Unione Europea e dell’Accordo quadro sul lavoro a tempo parziale raggiunto tra Unice, l'unione delle confederazioni europee dell'industria e dei datori di lavoro, il Ceep, il centro europeo dei datori di lavoro e delle imprese a partecipazione pubblica, e dalla Ces, la confederazione europea dei sindacati». «Ad oltre 20 anni da quella intesa, recepita dal Consiglio europeo – ha concluso il sindacalista – è necessario proseguire nel percorso di soppressione delle discriminazioni nei confronti dei lavoratori a tempo parziale».

VIGILANZA PRIVATA E SERVIZI INTEGRATI DI SICUREZZA, RIPRENDE IL NEGOZIATO PER IL NUOVO CONTRATTO NAZIONALE. SUL TAVOLO IL SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE E IL CAMBIO DI APPALTO

Roma, 4 aprile 2019 – E’ ripreso a Firenze il negoziato per il nuovo contratto nazionale di lavoro della vigilanza privata e dei servizi fiduciari scaduto nel 2015 e atteso da oltre 70mila addetti del settore. Il tavolo negoziale tra i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e le associazioni imprenditoriali di settore Univ, Anivip, Assiv e le imprese cooperative Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Federlavoro e Servizi e Agci Servizi,ha affrontato il tema della classificazione unica del personale del comparto Vigilanza. In base alla normativa vigente degli attuali Decreti Ministeriali, si è discusso di classificazione unica distinta in 3 macro aree per ciascun livello: impiegati, decretati e non decretati. Le associazioni datoriali, recependo la proposta sindacale e condividendola, hanno posto l’accento sull’ineludibile impatto economico. «Per la Fisascat Cisl – ha sottolineato la segretaria nazionale della categoria Aurora Blanca «il tema è fondamentale per ridare dignità e prestigio al settore, nonché al riconoscimento delle competenze e l’accento va posto piuttosto sulle competenze, sulla professionalità, sulla formazione, sui rischi connessi alla mansione specifica per combattere il continuo e costante depauperamento del comparto, sempre più fagocitato da gare al massimo ribasso e da fenomeni di dumping contrattuale». Sul tavolo, aggiornato al 16 e 17 aprile a Bologna, anche il tema del cambio di appalto «capitolo delicatissimo che può essere considerato cuore pulsante delle dinamiche occupazionali nel settore». La sindacalista auspica di «riuscire a definire i testi sulle materie sulle quali si è registrata condivisione e di iniziare a parlare di contrattazione di secondo livello».

UNICOOP TIRRENO, SI’ ALLE LINEE GUIDA SULLA RISTRUTTURAZIONE DEI NEGOZI DEL SUD DEL LAZIO. I 145 ESUBERI SARANNO GESTITI CON GLI INCENTIVI ALL’ESODO E AI TRASFERIMENTI.

DELL’OREFICE: «SALVAGUARDATO IL PRINCIPIO DELLA VOLONTARIETA’ ESPRESSA DAI LAVORATORI»Roma, 4 aprile 2019 – Fumata bianca al tavolo tra i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs e la direzione della cooperativa di consumatori Unicoop Tirreno. Al centro del confronto la ristrutturazione della rete commerciale del Sud del Lazio, con la chiusura dei quattro punti vendita di Pomezia via Cavour, Velletri, Aprilia e Frosinone e la riorganizzazione dei tre negozi di Colleferro, Genzano e Pomezia Via del Mare mentre il negozio di Fiuggi non sarà interessato dalla riorganizzazione. Le parti hanno siglato l’accordo sulle linee guida sulla ristrutturazione. L’intesa prevede che nessuno dei 145 lavoratori coinvolti dal piano esuberi verrà licenziato; è previsto un piano di incentivazione economica all’esodo volontario pari a 37mila euro lordi con il criterio della non opposizione al licenziamento. Per chi opterà volontariamente per il trasferimento l’incentivo varia da 2.500 euro netti fino ad un massimo di 7.500 euro netti. Garanzie anche sui trasferimenti operati dall’azienda con l’integrale applicazione delle condizioni economiche previste dal contratto integrativo vigente. A livello territoriale rimarrà aperto il confronto per verificare il piano di riorganizzazione. Per i sindacati «l’accordo è la migliore soluzione al problema degli esuberi ma resta il rammarico per la scelta della cooperativa di chiudere i quattro negozi se pur alcuni avevano perdite rilevanti. Le politiche commerciali attuate da Unicoop Tirreno sono state evidentemente inefficaci, eclatante la recente trasformazione del punto vendita di Colleferro in Ipercoop». Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice «l’intesa raggiunta salvaguarda il principio della volontarietà per quanti vorranno uscire dal perimetro aziendale ed investe su percorsi di mobilità interni all’impresa con un dignitoso incentivo in termini di ristoro per le distanze da sostenere». La vertenza Unicoop Tirreno ha ancora molte criticità da affrontare che verranno verificate nelle prossime settimane. «Le imprese cooperative, per i valori che incarnano nell’ambito dell’economia del nostro paese – ha concluso il sindacalista – dovrebbero essere maggiormente sensibili alle ricadute sociali che i piani di riorganizzazione e ristrutturazione inevitabilmente producono».

MEDIHOSPES: SINDACATI, NESSUNA SOLUZIONE AL TAVOLO SUI LICENZIAMENTI: “PORTEREMO IL CONFRONTO IN SEDE MINISTERIALE”

Roma, 2 aprile – “Il confronto di oggi con Medihospes relativo alla procedura di licenziamento collettivo di gran parte del personale della cooperativa sociale non ha portato ad alcuna soluzione. Porteremo il confronto in sede ministeriale, data la rilevanza nazionale della procedura e in considerazione della crisi generale di tutto il settore dei servizi di accoglienza che coinvolge circa 40mila operatori”. Queste le parole di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Cisl fisascat in seguito all’incontro con la cooperativa, cominciato il 19 marzo scorso. “La cooperativa sociale Medihospes Onlus occupa 2103 dipendenti distribuiti sull’intero territorio nazionale, e dichiara un esubero di 351 unità lavorative, collegati alla riorganizzazione imposta dalle strette maglie del decreto sicurezza – spiegano i sindacati -. Questa procedura di licenziamento non è altro che la punta dell’iceberg dello stato di crisi in cui verso tutto il settore operante nella gestione dei servizi di accoglienza per gli immigrati, considerando le numerose procedure analoghe aperte sul territorio nazionale”. “È necessario che vengano individuati e concordati strumenti e soluzioni che consentano di affrontare la grave crisi occupazionale del settore attraverso l’apertura di un tavolo istituzionale con il coinvolgimento delle parti sociali tra cui le associazioni datoriali” concludono.

SNAITECH S.P.A., SIGLATO IL NUOVO INTEGRATIVO APPLICATO AI 750 DIPENDENTI DELLA SOCIETA’ DEL SETTORE GIOCO.

DEMURTAS: «ACCORDO DI TRANSIZIONE APRIPISTA PER UN CONTRATTO PIÙ RISPONDENTE AL PROGETTO ORGANIZZATIVO»Roma, 1 aprile 2019 – Buone notizie per i 750 dipendenti di Snaitech, società italiana attiva nel settore del Gioco presente a Lucca, Roma e Milano. I sindacati di categoria Fisascat Cisl e Uiltucs e la direzione aziendale hanno siglato presso la Confcommercio di Milano Lodi e Monza Brianza il contratto integrativo aziendale definendo così una unica disciplina contrattuale per tutti i lavoratori dopo la recente integrazione in Snaitech delle società del Gruppo Cogemat/Cogtetech e della società Trenno s.r.l.. L’intesa risponde alla necessità di consolidare l’attuale sistema di relazioni sindacali sviluppatesi nell’ambito di un percorso negoziale che nell’ultimo triennio ha visto le parti confrontarsi durante la fase di razionalizzazione e semplificazione organizzativa e il passaggio al contratto nazionale del terziario, distribuzione e servizi. Ambito di applicazione, relazioni sindacali e diritti di informazione, orario di lavoro, sistema premiante e welfare aziendale sono i punti cardine del contratto. L’intesa, in vigore dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2019, introduce una maggiorazione del 40% dal 1° aprile 2019 per il lavoro festivo e contempla l’istituzione in via sperimentale della Banca delle Ore. Il premio di risultato, fino a 2.800 euro correlato al conseguimento del Risultato Incrementale erogato nel mese di luglio 2020 ed alla presenza effettiva sul posto di lavoro, potrà essere convertito tutto o in parte, secondo la normativa vigente, in servizi di welfare tramite un portale web dedicato al catalogo di flexible benefit. Il welfare aziendale prevede l’assistenza sanitaria integrativa, l’accesso a percorsi di formazione professionale attraverso l’ausilio di una piattaforma e-learnig oltre a permessi retribuiti per visite specialistiche e ad un intervento economico mirato al reinserimento del neo genitore – fino a 350 euro mensili – finalizzato al pagamento della retta per la frequenza all’asilo nido per i figli età compresa tra 0 e 3 anni. A partire dal mese di settembre 2019 si aprirà il confronto tra le parti per il rinnovo contrattuale. Soddisfazione in casa Fisascat Cisl. Per il funzionario della categoria Marco Demurtas che ha seguito le trattative «si tratta di un accordo di transizione che rappresenta l’apripista per un contratto integrativo più rispondente alle esigenze dei lavoratori e più confacente al progetto organizzativo avviato dalla società del comparto gioco e alla conseguente applicazione del contratto nazionale del terziario, distribuzione e servizi».

COOP ALLEANZA 3.0, SIGLATO L’ACCORDO SUI 507 LICENZIAMENTI.

DELL’OREFICE: «GARANTITA LA CONTINUITA’ OCCUPAZIONALE PRIMA DI OGNI ALTRA STRADA, ATTENZIONE MASSIMA NEI PERCORSI DI RICOLLOCAZIONE»Roma, 29 marzo 2019– Sviluppi nella vertenza che coinvolge i lavoratori dipendenti di Coop Alleanza 3.0. I sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno siglato con la direzione aziendale della più grande cooperativa di consumatori d’Europa l'accordo nell'ambito della procedura di licenziamento collettivo avviata per 507 unità del personale di sede e dei profili impiegatizi di Castenaso, Modena, Reggio Emilia, Ravenna, Mirano e Pordenone e attivi nella rete di vendita in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Campania e Sicilia. L’intesa contempla il criterio della non opposizione al licenziamento con un incentivo all’esodo di 40.000 € per i IV livelli full time – da riparametrare per gli altri livelli e da riproporzionare per i part-rime – e la ricollocazione presso altri negozi della rete commerciale entro i 30 km dal domicilio di ciascun lavoratore. Qualora il trasferimento andasse oltre tale soglia il lavoratore potrà richiedere di accedere all'incentivo all'esodo. In caso di attribuzione a mansioni inferiori dei lavoratori in esubero, che non avessero precedentemente aderito al piano di incentivazione, l'azienda, previo confronto territoriale con i sindacati, si è impegnata a destinare il lavoratore alle mansioni del livello di appartenenza. Il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice evidenzia che «l’accordo ha quale leva principale la ricollocazione del personale presso la rete vendita e in subordine la risoluzione incentivata dei rapporti di lavoro». «Con questa scelta netta le parti hanno voluto garantire, anche in una fase delicata e complessa che l’impresa cooperativa sta attraversano, la continuità occupazionale prima di ogni altra strada» ha aggiunto il sindacalista sottolineando che «l’intesa si è concentrata anche rispetto alle distanze chilometriche che i lavoratori dovranno percorrere in ragione della ricollocazione, introducendo il principio che i negozi da proporre a ciascun dipendente dovranno essere il più possibile prossimi al domicilio del lavoratore e assicurando al contempo la stessa intensità di incentivazione all’esodo per i lavoratori che venissero trasferiti oltre i 30 km». «Un principio di fondamentale importanza – afferma il sindacalista – in quanto la Legge attualmente prevede il riconoscimento del diritto alla Naspi qualora la risoluzione consensuale intervenga a seguito del rifiuto del lavoratore al proprio trasferimento ad altra sede della stessa azienda distante oltre 50 km dalla residenza del lavoratore e/o mediamente raggiungibile in 80 minuti o oltre con i mezzi di trasporto pubblici». Solo poche settimane fa le parti avevano siglato il protocollo di intesa per la gestione della riorganizzazione annunciata da Coop Allenza 3.0 che prosegue con il piano di dismissioni avviato nel 2018 con la chiusura delle sedi secondarie; nel 2019, dopo la chiusura della sede di Ravenna, abbasserà la saracinesca la sede siciliana; entro il 2021 chiuderanno i battenti le articolazioni amministrative secondarie presenti in Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia.

TERZO SETTORE SOCIO SANITARIO ASSISTENZIALE EDUCATIVO, SIGLATO IL NUOVO CONTRATTO NAZIONALE APPLICATO AI 400MILA DIPENDENTI DELLE COOPERATIVE SOCIALI.

 SODDISFAZIONE IN CASA FISASCAT CISL.Roma, 28 marzo 2019 – Dopo una lunga e serrata trattativa in tarda notte i sindacati di categoria Fp Cgil, Fp Cisl, Fisascat Cisl, Uiltucs, Uil Fpl e le associazioni imprenditoriali Legacoopsociali, Confcooperative Federsolidarietà, Agci Solidarietà hanno siglato il nuovo contratto nazionale delle cooperative sociali. L’ipotesi di accordo, che sarà sottoposta alla consultazione dei lavoratori, è stata raggiunta a circa 6 anni dalla scadenza del precedente contratto ed interessa oltre 400mila addetti ai servizi privati alle dipendenze delle oltre 30mila cooperative sociali nel comparto socio sanitario assistenziale educativo ed alle attività connesse. Convenzionalmente il contratto ha decorrenza retroattiva dal 1/1/2017 e resterà in vigore fino al 31 dicembre 2019. Il trattamento economico prevede un aumento a regime di 80€ al livello medio C1 erogati in tre tranche (35 euro a novembre 2019, 25 euro ad aprile 2020; 20 euro a settembre 2020) oltre ad un una tantum di 300 euro di cui 200 euro erogati alla sottoscrizione definitiva dell’intesa e 100 euro erogati nel mese di luglio 2019. Aumenta anche il contributo al welfare contrattuale a carico del datore di lavoro riferito alla previdenza complementare. Ambito di applicazione, relazioni sindacali, diritti di informazione e struttura della contrattazione – confermata ai due livelli nazionale e decentrata -, norme di garanzia del funzionamento dei servizi essenziali, mercato e organizzazione del lavoro, orario di lavoro e welfare sono i principali capitoli dell’ipotesi di accordo che definisce un nuovo sistema di classificazione del personale – con l’introduzione di figure professionali che lavorano in ambiti assistenziali e socio assistenziali anche riferite all’assistenza domiciliare ed ai servizi alla persona – oltre alle linee guida su sistema premiante territoriale e sulla banca delle ore. L’accordo recepisce integralmente la nuova normativa sul contrasto alla violenza di genere disciplinando un articolato ad hoc sul congedo per le donne vittime di violenza. Corollario dell’intesa un accordo di impegno tra le parti sulla corretta e completa applicazione delle previsioni della contrattazione nazionale di settore volto a sviluppare il confronto sulle tematiche del terzo settore anche con le istituzioni competenti, il Mise, la Conferenza Stato Regioni e l’Anci. Le parti rinnovano l’impegno a sostenere l’attività degli Osservatori Provinciali sulla Cooperazione, istituiti presso gli Ispettorati Territoriali del Lavoro, come sede di contrasto al mancato rispetto della contrattazione siglata dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative. Il segretario nazionale della Fisascat Cisl Fabrizio Ferrari ha espresso «grande soddisfazione per una intesa raggiunta dopo anni di stallo, che definisce un importante aumento economico e rivisita gli articolati contrattuali anche riferiti ai sistemi di classificazione del personale, rendendoli più aderenti alle tipologie professionali che operano in un settore in profonda trasformazione e che nei prossimi anni avrà una evoluzione significativa, considerati il progressivo invecchiamento della popolazione e la riduzione degli interventi di welfare pubblico». Per il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini «la sottoscrizione dell’intesa rappresenta un importante avanzamento della contrattazione di settore dove ci auguriamo questo accordo possa essere considerato leader nel comparto, sia per dimensioni occupazionali sia per la presenza capillare nel territorio, dove i lavoratori dovranno essere sempre più qualificati e i profili professionali dovranno essere sempre più rispondenti alle esigenze di un mercato dall’alta valenza sociale». «Il nostro auspicio – ha concluso il sindacalista – è che si possa definire il graduale allineamento economico e normativo della contrattazione esistente in un comparto in crescita esponenziale e dalle alte capacità di incremento occupazionale che necessita di regole certe ed esigibili».