DELL’OREFICE: «L'AZIENDA CHIARISCA SE RITIENE ANCORA IL MERCATO ITALIANO UN AMBITO NEL QUALE CONTINUARE A FARE BUSINESS»Roma, 26 marzo 2019 – Fronte sindacale compatto nella vertenza dei lavoratori Sma Simply, la catena francese di supermercati del Gruppo Auchan presente in Italia con 270 punti vendita e circa 8.700 addetti. Prosegue lo stato di agitazione proclamato nei mesi scorsi dai sindacati di categoria Filcams Cgil Fisascat Cisl e Uiltucs vs le dismissioni e le cessioni nell’ambito del processo di progressiva trasformazione del modello distributivo in una logica multiformat annunciato dalla direzione aziendale, operazione che ad oggi ha coinvolto oltre 300 dipendenti della catena di supermercati. In un comunicato sindacale congiunto diffuso tra i lavoratori le tre sigle puntano il dito contro “le voci sempre più insistenti di trattative per la cessione della rete di vendita Sma Simply ad altri gruppi, a partire da Conad” e stigmatizzano la paventata vendita a spezzatino considerato che “fra le varie ipotesi ci sarebbe quella di vendere a diversi altri player della distribuzione moderna organizzata, a pezzi e a rate, molti se non tutti i più di 270 punti vendita italiani”. I sindacati ricordano “le recenti cessioni perfezionate sulla piazza di Roma, avvenute senza accordo con il sindacato territoriale” comportando “un sensibile peggioramento delle condizioni normative e salariali dei lavoratori interessati”. I sindacati puntano il dito anche contro i “fallimentari piani di rilancio commerciale” avviati dal Gruppo Ari che “sta attraversando una profonda crisi da ormai 10 anni”. “L’unico risultato che l’azienda si può intestare è quello di aver tagliato il costo del lavoro, creando un profondo senso di sfiducia fra gli addetti che vivono e lavorano senza certezze sul loro futuro” affonda la nota congiunta. “Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs da più di due anni rivendicano il diritto di poter conoscere le reali intenzioni della famiglia Mulliez rispetto alle prospettive e alle reali intenzioni dell’azienda di sua proprietà nel mercato distributivo italiano” prosegue il comunicato unitario. Le tre sigle si rendono “disponibili a condividere un percorso di governo di questa difficile fase di crisi con obbiettivo di garantire gli attuali livelli occupazionali” ricordando di aver lottato affinchè “eventuali cessioni ad altre catene o gruppi, avvenissero non solo nel rispetto della legge ma offrissero garanzie concrete per il futuro degli addetti”. “Sma Simply – stigmatizzano – ha per tutta risposta alzato un muro, rifiutandosi di fornire corrette informazioni, evitando qualsiasi confronto di merito, manifestando insofferenza per le nostre richieste e, fatto ancora più grave, totale assenza di idee e progetti per aggredire la verticale caduta dei ricavi”. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs ribadiscono la ferma contrarietà “a operazioni di vendita che si configurino come il classico spezzatino e a cessioni che non offrano garanzie di mantenimento degli attuali diritti e delle attuali tutele derivanti dalla contrattazione nazionale e integrativa per l lavoratori interessati”. Le tre sigle si dichiarano infine disponibili sin “da subito ad un negoziato vero e trasparente sul futuro della rete di vendita che metta al centro la difesa della occupazione, il rilancio della impresa e valorizzi finalmente il ruolo di corrette relazioni sindacali a tutti i livelli”. Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice «la direzione aziendale farebbe bene chiarire in primis nei confronti dei propri dipendenti cosa intende fare e se ritiene ancora il mercato italiano un ambito da presidiare e nel quale continuare a fare business».
METRO ITALIA CASH&CARRY NON FIRMA IL NUOVO INTEGRATIVO, IL 19 APRILE È SCIOPERO NAZIONALE DEI 4MILA ADDETTI.
CEOTTO: «IL NEGOZIATO SIA RICONDOTTO AI TEMI DELLA PIATTAFORMA SINDACALE UNITARIA»Roma, 27 marzo 2019 – Scatta lo sciopero per i circa 4mila e 200 dipendenti dei 48 punti vendita del gruppo del Cash&Carry Metro Italia. Alla base della protesta, indetta dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs per il 19 aprile a livello nazionale a cui si aggiungono ulteriori 8 ore di sciopero da organizzarsi a livello territoriale e di magazzino, l’indisponibilità aziendale a sottoscrivere il rinnovo del contratto integrativo. “Un atto grave che si è consumato dopo mesi di trattativa surreale, in cui l’impresa ha esclusivamente ribadito le proprie posizioni in un monologo sordo alle esigenze delle lavoratrici~e dei lavoratori. A ottobre del resto, il nuovo gruppo dirigente si è permesso, senza neanche~aver mai visto un magazzino e, per stessa ammissione dell’impresa, non avendo ancora definito gli obiettivi, di disdettare il contratto integrativo” recita un comunicato unitario diffuso tra i luoghi di lavoro. I sindacati stigmatizzano la posizione aziendale in ordine a organizzazione del lavoro, premio variabile, orario di lavoro, ristrutturazioni e chiusure di punti vendita. “Davanti alle pregiudiziali poste dall’azienda ogni mediazione è risultata impossibile e agli effetti che la disdetta produrrà saranno a carico delle lavoratrici e dei lavoratori, l’ennesimo atto dell’azienda che punta a tagliare sul costo del lavoro” prosegue la nota congiunta. “Le segreterie nazionali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs unitamente alla delegazione trattante e alle strutture territoriali, – conclude il comunicato – non possono esimersi dal chiamare le lavoratrici e i lavoratori alla lotta affinché l’azienda muti radicalmente il proprio atteggiamento”. Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Mirco Ceotto «le proposte avanzate dall’azienda in sede di trattativa sono totalmente insufficienti e la proclamazione dello sciopero si è resa inevitabile». «Il confronto – ha concluso il sindacalista – è da ricondurre sui contenuti della piattaforma unitaria, a cominciare dalle proposte sindacali su organizzazione e orario di lavoro come anche sul welfare e i diritti sociali che Metro Italia vorrebbe finanziare attraverso l’inaccettabile taglio del costo del lavoro dimostrando ancora una volta di avere un atteggiamento miope e indifferente rispetto alle esigenze dei lavoratori».
VIGILANZA PRIVATA, IL 25 MARZO IN SCIOPERO PER IL NUOVO CONTRATTO GLI ADDETTI AI SITI AEROPORTUALI E AL SERVIZIO DI ACCESSO AI VARCHI.
BLANCA: «IL RINNOVO E’ L’UNICA STRADA PERCORRIBILE PER RISPONDERE ALLE ESIGENZE DEI LAVORATORI E DEL MERCATO»Roma, 22 marzo 2019 – Incroceranno le braccia per l’intero turno di lavoro del 25 marzo gli addetti ai servizi di vigilanza privata nei siti aeroportuali compreso il personale addetto al servizio di accesso ai varchi. La mobilitazione, indetta lo scorso gennaio dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, segue lo sciopero del 1 e il 2 febbraio quando migliaia di lavoratori hanno partecipato in massa alle manifestazioni promosse a Milano e Napoli. Alla base della protesta la inattesa chiusura al tavolo di trattativa delle associazioni imprenditoriali di settore Univ, Anivip, Assiv e delle imprese cooperative Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Federlavoro e Servizi e Agci Servizi, indisponibili a trovare una intesa per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto nel 2015, applicato ai circa 70mila addetti. La trattativa si è arenata sul trattamento economico e sui tecnicismi connessi al cambio di appalto. Il negoziato a non ha sciolto i nodi in ordine a bilateralità, contrattazione di secondo livello, classificazione del personale e salute e sicurezza, temi sui quali i sindacati hanno presentato una concreta proposta di riforma. La segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca stigmatizza «il drastico rallentamento delle trattative in fase di stallo e la riproposizione di richieste impercorribili». Per la sindacalista «quello che traspare dall’atteggiamento dilatorio delle associazioni imprenditoriali è l’inaffidabilità e la chiara volontà di lasciar passare altro tempo a discapito delle esigenze di un settore e dei lavoratori che ogni giorno affrontano sacrifici pur di mantenere il posto di lavoro, spesso anche in situazioni di dumping salariale e normativo divenuto purtroppo realtà in espansione in questo comparto dei servizi dove si opera prevalentemente in regime di appalto». Blanca ribadisce «la necessità e l’urgenza di definire un contratto nazionale di lavoro che possa garantire un quadro di regole e di tutele certe oltre ad un aumento salariale che riconosca la professionalità di chi vi opera». «Il settore necessita di uno strumento regolatore anche rispetto alle tariffe applicate» ha aggiunto ribadendo che «il rinnovo del contratto nazionale è l’unica strada per rispondere alle esigenze e per superare le gravi problematiche emerse in questi anni». «Auspichiamo che il particolare momento storico coadiuvi tutte le parti nell’assunzione di responsabilità, non derogabili ad altri, poiché solo tutti gli attori, imprese e lavoratori, conoscono le dinamiche di mercato, i reali bisogni e solo loro, insieme, possono trovare le giuste leve atte a rispondere ad un processo in costante trasformazione» ha concluso la sindacalista.
TERZIARIO, RAINERI (FIST CISL): «SALARIO MINIMO E RAPPRESENTANZA MATERIE DA LASCIARE IN CAPO A CONTRATTAZIONE E CONCERTAZIONE TRA PARTI SOCIALI, URGENTE CONTRASTARE DUMPING ED INVESTIRE IN FORMAZIONE E INNOVAZIONE»
Roma, 21 marzo 2019 – Bilancio 2018 positivo per la Fist Cisl. La federazione dei sindacati del terziario della Cisl ha chiuso il tesseramento dello scorso anno a quota 422.751 iscritti, con una crescita di 14.330 nuovi tesserati rispetto al 2017, pari ad un incremento del 3,51%. Dal 2013 – anno della costituzione – al 2018 la crescita è stata del 21% pari a 74.914 iscritti; le donne rappresentano il 61,70% della quota associativa, gli uomini il 38,30%. I dati sono stati analizzati dal comitato esecutivo della categoria, in assise a Roma per l’approvazione del bilancio consuntivo 2018 e per fare il punto sullo stato della contrattazione realizzata dalle federazioni di seconda affiliazione Fisascat Cisl e Felsa Cisl. Lo scenario di riferimento parla di un settore, quello del terziario e dei servizi, che, pur confermandosi comparto prevalente dell’economia italiana – con un valore aggiunto del 74% ed oltre il 70% dell’occupazione, pari a più di 16milioni di addetti – ha fortemente risentito del calo della domanda domestica ed internazionale e dell’indebolimento del mercato degli ultimi mesi. La riduzione dei prezzi operata dalle aziende per stimolare le vendite ha evidenti ripercussioni sulla qualità dell’occupazione che, sebbene in crescita, è fortemente caratterizzata da precarietà e da rapporti di lavoro a termine come anche da livelli di reddito, specialmente nel comparto dei servizi, fortemente condizionati dalle tariffe imposte da un mercato che opera prevalentemente in regime di appalto. Per il segretario generale della Fist Cisl Pierangelo Raineri «appare evidente la necessità di potenziare sempre più l’intervento della contrattazione ai vari livelli nel commercio, turismo e servizi ma anche le tutele per i lavoratori atipici, autonomi e somministrati in crescita esponenziale nei diversi comparti del terziario privato». «Le recenti sottoscrizioni dei contratti nazionali della grande distribuzione organizzata, della distribuzione cooperativa e del lavoro in somministrazione si muovono proprio in questa direzione» ha aggiunto il sindacalista sottolineando che «salario minimo e rappresentanza sono materie da lasciare in capo alla contrattazione ed alla concertazione tra Parti Sociali». Per il sindacalista l’intervento legislativo potrebbe avere pesanti ripercussioni sulle retribuzioni contrattuali definite dalle associazioni comparativamente più rappresentative. «Con l’introduzione di un salario minimo di legge il settore sarebbe maggiormente esposto al fenomeno del dumping contrattuale che oggi più che mai è necessario contrastare» ha affondato Raineri evidenziando che «così come proposto non farebbe altro che abbassare di gran lunga la paga oraria contrattuale, senza tenere poi conto della componente del welfare contrattuale riferito all’assistenza sanitaria integrativa ed alla previdenza complementare». «I percorsi di formazione professionale, anch’essi garantiti dalla contrattazione e dalla bilateralità – ha poi aggiunto il sindacalista – saranno sempre più essenziali per assicurare salari adeguati, per garantire una occupazione di qualità e per accrescere la professionalità degli addetti del terziario privato, soprattutto nel settore dei servizi alla persona socio sanitari assistenziali ed alle famiglia che si conferma comparto in espansione in Italia in linea ai cambiamenti demografici in atto che posizionano il nostro Paese tra i più vecchi al mondo». Raineri ha posto l’accento anche «sul ruolo della contrattazione decentrata che, intervenendo sull'organizzazione del lavoro, l'articolazione degli orari, la regolamentazione e consolidamento dei rapporti di lavoro, il riconoscimento delle professionalità e la conciliazione fra necessità produttive e organizzative delle persone, può essere una leva importante per far crescere la produttività e le retribuzioni ad essa correlate» come anche «saranno sempre più essenziali gli investimenti in innovazione e sviluppo in un settore che si interfaccia in misura crescente con la tecnologia e dove l’e-commerce raggiungerà il 40% delle transazioni per l’acquisto di beni e servizi». «Il completamento delle infrastrutture e delle grandi direttrici di comunicazione e gli accordi commerciali che coinvolgeranno anche il nostro Paese, come la Tav e la Via della Seta con la Cina, – ha concluso il sindacalista – sono opportunità che l’Italia non può lasciarsi sfuggire, per evitare di rimanere esclusi dai mercati internazionali e da un export che, soprattutto negli anni di crisi, ha mantenuto alta la bandiera italiana».
CASINÒ CAMPIONE D’ITALIA
CEOTTO: «AUSPICHIAMO IMMINENTE CONVOCAZIONE DA PARTE DEL COMMISSARIO STRAORDINARIO. SI LAVORI PER RIAPERTURA CASA DA GIOCO»Roma, 20 marzo 2019 – «È incredibile che le Istituzioni continuino ad essere insensibili nei confronti di una comunità, quella di Campione d’Italia, che si sta sciogliendo per mancanza di sussistenza, e che le stesse Istituzioni siano sorde alla chiamata di lavoratori e cittadini italiani che oggi non sono più in grado di mantenere una vita dignitosa» così il segretario nazionale della Fisascat Cisl Mirco Ceotto ha commentato l’esito dell’incontro odierno tra il Prefetto di Como Ignazio Coccia, le confederazioni Cgil, Cisl E Uil comasche e le federazioni di categoria rappresentanti i lavoratori del Casinò di Campione Fisascat, Uilcom, Slc, Ugl Terziario, Snalc Cisal e Libersind Confsal, per discutere le problematiche connesse alla chiusura del casinò e alle conseguenze per i lavoratori e l’intera comunità Campionese. Il sindacalista ha sollecitato «l’imminente convocazione da parte del Commissario Straordinario della Casa da Gioco di Campione D’Italia Maurizio Bruschi, persona di lunga esperienza al ministero dell’Interno, che confidiamo possa valutare insieme ai sindacati le condizioni per giungere alla riapertura del Casinò, unica fonte di sussistenza per gli oltre 500 lavoratori impiegati». «Siamo convinti che se la politica farà la sua doverosa parte la casa da gioco potrà avere ancora una vita e un futuro, così come tutti i lavoratori delle imprese di Campione d’Italia» ha aggiunto il sindacalista sottolineando che «lo scenario che dovrà affrontare il Commissario Straordinario è quello della recente sentenza della Corte d’Appello che ha aumentato l’incertezza annullando la sentenza di primo grado che dichiarava fallita la Società Casino di Campione, rimettendo in discussione l’intero iter giudiziario». Anche il Prefetto di Como Ignazio Coccia ha intanto comunicato la disponibilità al confronto con le Parti Sociali, ribadendo ai sindacati «il concreto passo avanti che può rappresentare la nomina di Bruschi come Commissario», rimarcando «il ruolo centrale che continueranno ad avere i competenti dicasteri dell’Interno, del Lavoro e delle Finanze ai quali continuerà a raffigurare la drammatica realtà che sta vivendo la comunità Campionese in questi mesi».
LAVORO E INVESTIMENTI, AL VIA IL CONFRONTO GOVERNO SINDACATI. CGIL CISL UIL CONTRARI ALL’INTRODUZIONE DEL SALARIO MINIMO DI LEGGE
Roma, 15 marzo 2018 – Lavoro, rilanciare l’occupazione e gli investimenti per dare un futuro al Paese. Questo, l’obiettivo dell’incontro tra i sindacati confederali Cgil Cisl Uil e il ministro del lavoro Di Maio I sindacati hanno espresso soddisfazione per la scelta dell'esecutivo di avviare tavoli di confronto, che si svilupperanno sia in sede tecnica che in sede politica a Palazzo Chigi. Il confronto proseguirà nelle prossime settimane su sblocca-cantieri, decreto crescita e sviluppo. previdenza e politiche attive del lavoro e, infine, rappresentanza e salario minimo, tema anche al centro delle audizioni in Commissione Lavoro del Senato. I sindacati hanno chiesto anche di affrontare la questione della legge sulle esternalizzazioni delle municipalizzate, fisco, autonomia differenziata e la questione del Mezzogiorno. Una discussione è prevista anche sulla normativa dei rider. L’ipotesi di fissare per legge un salario minimo, uguale per tutti, non convince sindacati e imprese che respingono il principio di una legge che entra nel campo della contrattazione. Cgil, Cisl e Uil si dicono fortemente preoccupate da probabili effetti collaterali pericolosi. E puntano il dito sulla proliferazione dei contratti pirata ”poco e per nulla rappresentativi”; e ancora il provvedimento spiazzerebbe la contrattazione comportando per le aziende nessun altro obbligo che l’applicazione della paga di legge.. Per la leader della Cisl Annamaria Furlan «i minimi tabellari dei contratti nazionali, che coprono circa il 90% dei lavoratori, sono da estendere al rimanente 10%». In Commissione al Senato l’Istat ha sostenuto che l’introduzione del salario minimo rischierebbe di essere un incentivo per il sommerso; e comporterebbe un aggravio di costi per circa 1,5 milioni di imprese. Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Davide Guarini, la conseguenza dell’introduzione di un salario minimo sarebbe «una fuga dal contratto nazionale di lavoro il quale non si limita solo a fissare solo i minimi di retribuzione ma integra il trattamento economico del lavoratore con molte altre voci riferite per esempio al welfare dell’assistenza sanitaria integrativa e della previdenza complementare». «Nel commercio, turismo e servizi – ha sottolineato il sindacalista – oltre l’85% dei lavoratori è coperto dalla contrattazione collettiva e il nostro impegno deve essere profuso per quel restante 15% che rimane fuori da ogni regola contrattuale. Ribadiamo la valutazione assolutamente negativa del provvedimento che rischia inficiare sulla contrattazione collettiva stipulata dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative facendo venire a meno l’importante ruolo della rappresentanza» ha aggiunto il sindacalista evidenziando anche «il pericolo di innesto del meccanismo di dumping a sfavore di chi applica integralmente i contratti leader, viziando in tal modo il contesto economico e produttivo».
CONTRATTO INDUSTRIA TURISTICA, AL VIA LE TRATTATIVE CON LE ASSOCIAZIONI DI CONFINDUSTRIA
Roma, 15 marzo 2019 – Hanno preso il via le trattative tra i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs e le associazioni di Confindustria Aica e Federturismo per il rinnovo del contratto nazionale dell’Industria Turistica il 31 gennaio 2018. Le due associazioni imprenditoriali hanno affermato come il settore abbia finalmente superato la crisi che ha condizionato gran parte della scorsa tornata contrattuale, ma come anche il mercato attuale continui ad essere fortemente condizionato da fattori che impediscono andamenti stabili e buone prospettive a medio e lungo termine. La crescita esponenziale del mercato turistico globale infatti viene solo parzialmente intercettata dalla ricettività italiana che sconta ancora storiche criticità quali un pesante deficit infrastrutturale, e una domanda fortemente vincolata dalla stagionalità. Sull'immediato futuro pesa il rischio di un innalzamento del prezzo dell'iva e la situazione economica recessiva del paese. I sindacati hanno illustrato i contenuti della piattaforma rivendicativa che punta essenzialmente ad affrontare le sfide della digitalizzazione e dello sviluppo delle nuove tecnologie che sempre più prendono piede nel settore dell'ospitalità. Per i sindacati formazione e aggiornamento professionale costanti, una bilateralità più efficace, nuove regole nei percorsi di esternalizzazione, dovranno concorrere a qualificare il lavoro. La trattativa, secondo Filcams Fisascat e Uiltucs dovrà essere l'occasione per trasmettere un messaggio forte al Governo sulla importanza del ruolo della contrattazione come autorità salariale e normativa autonoma e alternativa rispetto ai paventati interventi legislativi in materia di salario minimo. Il confronto proseguirà il 6 maggio a Milano.
METRO ITALIA, SI ALLUNGANO LE DISTANZE AL TAVOLO PER IL NUOVO INTEGRATIVO
Roma, 15 marzo 2019 – Si allungano le distanze al tavolo tra i sindacati e la direzione aziendale di Metro Italia per il nuovo integrativo applicato ai circa 4mila dipendenti dei 48 punti vendita del gruppo del Cash&Carry. La proroga della validità per due mesi non è servita a sciogliere i nodi del negoziato. Sul lavoro domenicale e festivo i sindacati, che hanno deciso di proseguire con lo stato di agitazione, giudicano del tutto insufficienti le proposte avanzate dall'azienda, rimarcando che la proposta di unificare la maggiorazione per il lavoro domenicale al 60% comporterebbe un vantaggio per l'azienda e un danno economico per lavoratori. Categoricamente esclusa anche la proposta aziendale di portare il numero minimo di domeniche a 14, per di più rendendole esigibili anche in mancanza di accordo sindacale a livello di punto vendita. Respinta, sull’organizzazione del lavoro, la programmazione oraria di 38 ore settimanali per tutti i dipendenti. Le tre sigle stigmatizzano poi l’introduzione dell’orario spezzato con il superamento del turno unico e continuato di 6 ore o 6 ore e 20 minuti giornaliere. Il confronto è aggiornato al 20.
EUROSPIN DISPONIBILE A SOTTOSCRIVERE IL PROTOCOLLO SULLE RELAZIONI SINDACALI
Roma, 13 marzo 2019 – Eurospin, prosegue anche nel 2018 il trend di crescita e sviluppo della catena italiana leader nel settore discount. La direzione aziendale ha comunicato ai sindacati l’apertura di 30 nuove sedi nel 2019 e ha confermato la disponibilità ad uno specifico incontro sui diritti di informazione come anche sulla proposta sindacale di definire un protocollo in tema di relazioni sindacali da declinare sia a livello locale che a livello decentrato con specifico approfondimento sulle problematiche connesse all’organizzazione e all’orario di lavoro. Il tavolo è aggiornato al 25 marzo e al 18 aprile.
INTEGRATIVO METRO ITALIA, PER I SINDACATI PROPOSTE AZIENDALI INSUFFICIENTI
Roma, 12 marzo 2019 – Un comunicato aziendale datato 5 marzo "fa il punto" – evidentemente dal punto di vista dell'azienda – sullo stato della trattativa per il rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale di METRO Italia C&C. Detto comunicato fornisce un'immagine fuorviante del complesso negoziato in corso e non chiarisce che allo stato attuale, anche alla luce dell'ultimo incontro svoltosi il 6 marzo, le posizioni della delegazione sindacale sono lontanissime da quelle dell'azienda su tutti i punti oggetto del negoziato e solo il senso di responsabilità del Sindacato non ha determinato una rottura. La delegazione sindacale ritiene del tutto insufficienti le proposte avanzate dall'azienda in materia di lavoro domenicale e festivo, rimarcando che la proposta di unificare la maggiorazione per il lavoro domenicale al 60% comporta un vantaggio per l'azienda e un danno economico in capo ai lavoratori chiamati a prestare il proprio lavoro tutte le domeniche. Anche la proposta aziendale di portare il numero minimo di domeniche a 14 (per di più rendendole esigibili anche in mancanza di accordo sindacale a livello di punto vendita) è stata categoricamente esclusa. L'intenzione dell'azienda di portare l'orario lavorativo effettivo di tutti i dipendenti a 38 ore settimanali entro il 2020 è stata categoricamente respinta. La questione non è neppure risolvibile in termini di compensazione economica, al di là della risibile proposta fatta dall'azienda in tal senso. Il punto è che – come dimostrato da quanto avvenuto nel magazzino di Bari – qualsiasi accordo collettivo su questo punto andrebbe in ogni caso confermato a livello individuale. Le OO. SS. non firmeranno mai una simile aberrazione. Quanto alla cosiddetta conciliazione tempi vita-lavoro, abbiamo denunciato che attraverso di essa l'azienda intende in realtà superare l'attuale turnazione fondata sul turno unico e continuato di 6 ore o 6 ore e 20 minuti giornaliere per introdurre l'orario spezzato e la verticalizzazione dell'orario lavorativo su alcuni giorni della settimana. Questa ipotesi non potrà mai rientrare nel testo del contratto, neanche attraverso l'escamotage di una sperimentazione su un numero limitato di punti vendita e la asserita adesione volontaria delle lavoratrici e dei lavoratori. L'azienda esprime l'auspicio che il confronto continui "in modo aperto e collaborativo". Il confronto è stato senz'altro aperto, nel senso che la delegazione trattante ha apertamente espresso la propria assoluta indisponibilità ad aderire alle richieste dell'azienda. Quanto al "collaborativo" sarebbe ora che l'azienda dimostrasse di aver capito che i punti da essa sollevati non sono suscettibili di essere accolti e vanno semplicemente rimossi dal tavolo negoziale. Se ciò non avverrà già dal prossimo incontro previsto per il 20 marzo lo stato di agitazione operante in azienda evolverà necessariamente in azioni di mobilitazione più stringenti.