RAINERI (FIST CISL): «CONFRONTO TRA AZIENDA E SINDACATI E' NECESSARIO E PASSA DALLA CONQUISTA DI DIRITTI, SALARIO E SICUREZZA SUL LAVORO»ASCOLTA il ”Comunicato stampa Fist Cisl – Amazon Manifestazione”.Roma, 24 aprile 2018 – La Fist Cisl ha espresso piena solidarietà al sindacato tedesco del terziario Ver.Di. nel giorno clou dello sciopero indetto in Germania per migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti del colosso dell’e-commerce Amazon. La protesta culminerà oggi a Berlino dopo aver fatto tappa negli stabilimenti tedeschi di Lipsia, Werne, Rheinberg, Bad Hersfeld, Coblenza e Grabel. Alla manifestazione prenderà parte anche una delegazione di rappresentanti sindacali della Fisascat Cisl Parma e Piacenza. La mobilitazione è concomitante alla premiazione del Ceo di Amazon Jeff Bezos che proprio oggi riceverà a Berlino l’Axel Springer Award 2018, il premio annuale riconosciuto da una delle più grandi case editrici in Europa, l’Axel Spinger Se, a personalità straordinarie che sono "eccezionalmente innovative, creano nuovi mercati e mercati in evoluzione, modellano la cultura e assumono la loro responsabilità sociale" e, nel caso specifico, “per il progetto imprenditoriale visionario nella economia digitale” del fondatore della multinazionale statunitense. «Un progetto non tanto visionario e poco lungimirante visto che in Europa e nel mondo il sindacato a tutti i livelli è pronto a mobilitarsi. Oggi saremo al fianco del sindacato tedesco Ver.Di. convinti sia necessaria una azione più ampia e partecipata per migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti di Amazon in tutto il mondo» ha dichiarato il segretario generale della Fist Cisl Pierangelo Raineri. «Un passaggio possibile solo attraverso la definizione di un accordo globale sull’organizzazione del lavoro al tempo in cui innovazione, robot e velocità stanno dettando nuove regole nel mercato nelle quali per l’uomo non è facile inserirsi» ha aggiunto il sindacalista. «Garantire la qualità del lavoro ai lavoratori dell'era digitale, questo è il l'obiettivo del sindacato del terzo millennio. Da conquistare ci sono spazi sempre più qualificati, professionalità e nuove buste paga in grado di garantire un’esistenza dignitosa. Ai tempi della quarta rivoluzione industriale il confronto tra azienda e sindacati resta necessario e passa ancora dalla conquista di diritti, dal salario e dalla sicurezza sul lavoro» ha concluso il sindacalista. L’Italia ha fatto da apripista con lo sciopero del 24 novembre del 2017 indetto nello stabilimento di Castel San Giovanni a Piacenza nella giornata del Black Friday dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e dalle categorie dei somministrati Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uiltemp per una nuova organizzazione del lavoro; in Spagna il 21 e 22 marzo 2018 a Madrid si è svolto il primo sciopero partecipato al 98%; lo sciopero promosso in Germania in questi giorni è una nuova tappa del lungo percorso di mobilitazione avviato ormai da oltre un anno dal sindacato tedesco Ver.Di. per l’applicazione del contratto collettivo del commercio.
MEDIAMARKET, LA PROROGA DI DUE MESI DEL CONTRATTO DI SOLIDARIETA’ NON SCIOGLIE LE PERPLESSITA’ DEI SINDACATI. FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL E UILTUCS SOLLECITANO SOLUZIONI CONDIVISE SULLE SORTI DEI 700 DIPENDENTI COINVOLTI DALLA RISTRUTTURAZIONE.
Roma, 24 aprile 2018 – Permangono le incertezze nella vertenza dei lavoratori di Mediamarket, la catena di elettronica di consumo presente sul mercato con le insegne Mediaworld, Saturn e Media World Compra On Line. La proroga di due mesi fino al 30 giugno 2018 del contratto di solidarietà siglata oggi a Roma con la direzione aziendale non ha dissipato le perplessità dei sindacati di categoria Filcams Cgil Fisascat Cisl e UIltucs sulle sorti occupazionali dei circa 200 dipendenti dei 17 punti vendita Mediaworld coinvolti dalla riduzione oraria a Torino, Genova, Roma, Napoli, Caserta, Pompei, Molfetta, Cosenza e Sassari. «La proroga del contratto di solidarietà è uno strumento assolutamente provvisorio, che non rappresenta nessun passo avanti concreto. Le parti hanno dovuto prendere atto di distanze immutate sulle possibili soluzioni a quelli che per le organizzazioni sindacali restano esuberi e non semplicemente addetti da trasferire. L’impresa conferma che l’unica soluzione alternativa ai trasferimenti è quella di trovare volontari per la riduzione di orario e che qualora i volontari non fossero sufficienti si prospettano azioni unilaterali da parte dell’impresa» si legge in un comunicato sindacale unitario diramato al termine del confronto. «Mediamarket conferma di non voler trovare una soluzione collettiva con le organizzazioni sindacali rispettosa delle lavoratrici e dei lavoratori. Pertanto rimane incertezza sulle eventuali future criticità della rete vendita, la mancanza di risorse economiche per supportare strumenti che risolvano il problema occupazionale, negata anche la disponibilità a concedere ulteriore tempo ai lavoratori di Grosseto per verificare prospettive occupazionali con Unieuro così come resta invariata la situazione del trasferimento della sede» prosegue la nota congiunta. «Resta confermata la disponibilità di Filcams, Fisascat e Uiltucs a livello nazionale e territoriale a confronti con l’impresa, è altrettanto confermato che a nessun livello saranno condivisi accordi che non garantiscano una soluzione definitiva e collettiva» conclude il documento unitario. Il prossimo 4 maggio si svolgerà a Bergamo il confronto territoriale tra i sindacati di categoria e la direzione aziendale sul trasferimento della sede amministrativa da Curno a Verano Brianza; coinvolti circa 500 lavoratori che dal 1° ottobre – anche se i rumors parlano del trasferimento operativo già dal mese di luglio – saranno costretti a sobbarcarsi quotidianamente i 50 km che separano le due province lombarde. Il punto vendita di Grosseto ha intanto chiuso i battenti dal 1° aprile e i 25 dipendenti sono stati trasferiti in diversi negozi sul territorio nazionale mentre viene rinviata a fine mese la chiusura del punto vendita di Milano Stazione Centrale e per gli attuali 30 occupati si profila la ricollocazione negli altri negozi presenti nel capoluogo lombardo.
NATUZZI, 1.000 LAVORATORI A RISCHIO. SINDACATI: SUBITO LA CABINA DI REGIA
Roma, 20 aprile 2018 – È iniziato nel peggiore dei modi l’incontro tra sindacati e vertici di Natuzzi in Federlegno, con l’annuncio di Antonio Cavallera, direttore operativo delle risorse umane del gruppo di Santeramo in Colle, di 1.000 esuberi al termine del contratto di solidarietà, in scadenza a fine 2018, “una idea che abbiamo subito respinto al mittente”, come affermano le segreterie nazionali di FenealUil, Filca Cisl, Fillea Cgil, che erano presenti all’incontro insieme ai sindacati nazionali del commercio Filcams, Fisascat, Uiltucs. “Abbiamo ricordato all’azienda che il rilancio non può passare per il licenziamento di metà della forza lavoro attualmente impiegata e che i lavoratori sono chiamati da anni a sacrifici immani: è ora di assicurare loro un futuro sereno e di pensare all’economia del territorio, messo in ginocchio da una crisi senza precedenti”, si legge ancora nella nota dei sindacati, che hanno chiesto al governo, alle due regioni interessate, Basilicata e Puglia, e a tutte le istituzioni coinvolte “un impegno serio per il rilancio dell’azienda e di tutto il distretto del mobile imbottito.” Il confronto serrato e a tratti duro tra le parti ha portato ad un punto di incontro: “abbiamo incassato la disponibilità ad avviare un confronto serio e costruttivo per rilanciare la Natuzzi e restituire al Mezzogiorno un pezzo importante del suo già scarso patrimonio industriale. Per questo – annunciano i sindacati – verrà riconvocata la cabina di regia nazionale, con l’obiettivo di evitare quegli esuberi. Se l’azienda vorrà confrontarsi seriamente sul futuro del gruppo e sulle reali possibilità di rilancio, come sembra dall’incontro di oggi, ci troverà pronti”, concludono i sindacati. “Ci auguriamo che le parole di disponibilità del direttore operativo siano suffragate dai fatti, altrimenti nessuno di noi starà fermo a guardare l’ennesimo tsunami occupazionale.
VIOLENZA DI GENERE E MOLESTIE SUL LAVORO: LE NOVITA’ NEI CONTRATTI, PIU’ TUTELE PER LE DONNE.
VANELLI: «IL SINDACATO E’ IMPEGNATO PER CONTRASTARE IL FENOMENO, RILEVARE I RISCHI, EVITARE LE MOLESTIE E PREVENIRLE».Roma, 22 aprile 2018 – L'Istat stima che siano 8 milioni 816 mila le donne fra i 14 e i 65 anni che nel corso della vita hanno subito qualche forma di molestia sessuale e 1 milione 404 mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Un dato impressionante ma a lungo ignorato. Il caso Weinstein ha posto il tema all'attenzione mondiale con grande risalto anche in Italia. Ma prima della mobilitazione delle donne negli Stati Uniti, nel nostro Paese era già in corso un cambiamento concreto eppure poco evidente: i contratti aziendali e territoriali stanno via via recependo l'accordo sottoscritto a gennaio 2016 tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria sulle molestie e violenze nei luoghi di lavoro, ampliano in taluni casi le tutele previste dalla legge e contribuiscono a cambiare la consapevolezza generale sul problema. L’intesa afferma che le molestie o la violenza nei luoghi di lavoro sono inaccettabili e vanno denunciate; precisa inoltre che imprese e lavoratori hanno il dovere di collaborare al mantenimento di un ambiente di lavoro in cui sia rispettata la dignità di ognuno. Hanno recepito l'accordo i contratti nazionali della Pa, dei Trasporti, delle Poste e decine di contratti aziendali che in alternativa prevedono specifici codici di condotta o intese nell'ambito degli istituti di welfare: si va da grandi gruppi come Fs e Sodexo e Starhotel, a aziende come Tnt, Alpitour, Giglioli Production, Beldinini, Nexive, Terme di Salsomaggiore e Tabiano, Koinè Bologna, Smurfit Kappa, Aspiag. In molti accordi aziendali è prevista l'estensione dei periodi di congedo per le vittime di molestie nonchè in taluni casi, della copertura economica. Così il contratto di Ales stabilisce che il periodo di congedo retribuito per le vittime di violenza arrivi a 3 mesi; in Alpitour è previsto il congedo non retribuito per 6 mesi oltre quelli previsti per legge; in Comifar il congedo arriva a 1 anno, in Arval a 4 mesi. I lavoratori e le lavoratrici di Gucci hanno ulteriori 6 mesi di aspettativa non retribuita per violenza di genere. Ied prevede un sistema di tutele di genere attraverso campagne contro la violenza fisica e psicologica. Il contratto di Ikea contempla l'aspettativa per stalking e maltrattamenti familiari fino a 6 mesi. Ma i casi più interessanti sono quelli di Sodexo e di Starhotel: l'Italia è il primo paese ad aver recepito l'intesa internazionale fatta dal gruppo di servizi francese con il sindacato europeo Uita contro le molestie sessuali nei luoghi di lavoro, che impegna le parti al rispetto dei diritti fondamentali sui luoghi di lavoro e sulle attività di contrasto alla violenza di genere, a diffondere informazioni a tutti i dipendenti, a eseguire attività di formazione sul tema, a eseguire monitoraggi e definizioni di eventuali azioni. La catena alberghiera ha sottoscritto da parte sua un articolato che impegna l'impresa a contrastare fenomeni di molestie e violenza nei luoghi di lavoro anche ad opera dei clienti e a tutelare le vittime. (AGI) A livello territoriale, l'accordo più innovativo è quello raggiunto tra Alleanza delle cooperative, Cgil, Cisl e Uil e la Regione Emilia Romagna, finalizzato a contrastare comportamenti molesti e violenti nei luoghi di lavoro, a promuovere attività di formazione e informazione e adottare misure organizzative per prevenire le molestie e garantire la tutela delle vittime. In particolare, la Regione che si è impegnata a potenziare nei consultori i presidi di assistenza alle lavoratrici vittime di violenza nei luoghi di lavoro. "Le cose stanno cambiando – afferma Liliana Ocmin, responsabile donne, immigrati, giovani della Cisl. – vi è una maggiore consapevolezza e una nuova presa di coscienza. Se fino a qualche tempo fa era impossibile anche fare una stima su questa tipologia di violenza, spesso silenziosa, ora qualcosa si muove. Questo grazie al coraggio di quelle vittime che si sono rifiutate di continuare a sottacere la violenza per paura di ripercussioni sulla propria carriera professionale. Ma l'atto della denuncia avviene ancora troppo raramente, perchè quello che vediamo e apprendiamo dalle cronache è solo la punta dell'iceberg". Bisogna quindi aiutare le donne a rompere il silenzio: anche per questo stanno nascendo sportelli di ascolto dei sindacati che danno anche sostegno psicologico e legale. Il primo sportello è stato aperto a Bergamo e altri stanno operando in Sicilia, Campania, Abruzzo. (AGI) "L'attenzione sulle molestie sul lavoro si è accesa a livello nazionale e internazionale – fa notare Elena Vanelli, segretaria nazionale Fisascat, la federazione dei servizi, commercio e turismo che rappresenta in stragrande maggioranza lavoratrici – ma restano difficoltà a definire il fenomeno così come a convincere le vittime a denunciare. Tra gli imprenditori vi è resistenza a mettere nero su bianco cosa è una molestie ma stiamo cercando di farlo nel contratto nazionale. A livello di ente bilaterale sindacati-Confindustria, utilizzando il lavoro fatto dai sindacati europei, in particolare spagnolo e svedese, ci stiamo impegnando per redigere una sorta di manuale da dare a lavoratori e imprese, per rilevare i rischi di molestie, evitarle e prevenirle. Servono cose utili per debellare questa piaga". Un cambio di passo dovrebbe venire dalla prossima conferenza dell'Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) che si terrà dal 28 maggio all'8 giugno a Ginevra: qui dovrà essere approvata la proposta di convenzione contro la violenza di genere sul posto di lavoro. "I nostri obiettivi – spiega Ocmin – sono che l'Italia dia adesione e massimo supporto alla Campagna dell’Ilo “Stop Gender Based Violence at WorK”, ma chiediamo anche interventi mirati per promuovere in ogni contesto lavorativo la cultura di genere nel rispetto delle relazioni uomo-donna. Occorre diffondere l’Accordo Quadro del 2016 sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro nel privato come nel pubblico e sviluppare punti di ascolto per fornire alle vittime di molestie e violenza l’assistenza materiale e psicologica necessarie per intraprendere un percorso di superamento della condizione di disagio".Fonte: AGI
AUCHAN, PROSSIMI ALLA CHIUSURA GLI IPERMERCATI DI NAPOLI ARGINE E CATANIA LA RENA. 246 DIPENDENTI A RISCHIO OCCUPAZIONE, I SINDACATI PROCLAMANO LO STATO DI AGITAZIONE NAZIONALE.
CEOTTO: «URGENTE CHIARIRE LE STRATEGIE COMMERCIALI DELLA MULTINAZIONALE FRANCESE, LE CRISI AZIENDALI SI POSSONO RISOLVERE CON STRUMENTI ALTERNATIVI ALLA CESSAZIONE DI ATTIVITA’».ASCOLTA il "Comunicato Stampa Fisascat Cisl – Chiusure Auchan”.Roma, 23 aprile 2018 – Fronte sindacale compatto nella vertenza che ha coinvolto 246 lavoratori della multinazionale francese della grande distribuzione organizzata dipendenti degli ipermercati di Napoli Argine e di Catania La Rena, in difficoltà gestionale e prossimi alla chiusura dei battenti entro fine aprile. Le federazioni nazionali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, «alla luce dei comportamenti e atti unilaterali messi in atto» si legge in una nota congiunta trasmessa ai vertici aziendali, hanno proclamato lo stato di agitazione sull’intero perimetro aziendale dei 48 punti vendita dove complessivamente sono occupati circa 10mila addetti. Le tre sigle nei giorni scorsi hanno sollecitato l’attivazione di un tavolo di confronto al ministero dello Sviluppo Economico. E’ confermato intanto il negoziato con l’azienda programmato a livello nazionale per il prossimo 8 maggio. Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Mirco Ceotto «sarà necessario chiarire ed approfondire piani e strategie commerciali della multinazionale, ristabilire corrette relazioni sindacali e riprendere al più presto il confronto per il rinnovo della contrattazione integrativa di settore disdettata unilateralmente nel 2015». «Le crisi aziendali – ha concluso il sindacalista – si possono risolvere attraverso strumenti contrattuali alternativi alla chiusura ma finalizzati al mantenimento dei livelli occupazionali e del perimetro aziendale soprattutto nelle aree del Mezzogiorno d’Italia già pesantemente colpite dalla disoccupazione». Nelle scorse settimane la direzione di Auchan ha illustrato ai sindacati l’andamento gestionale: sono negativi i risultati del 2017 il -3.4% di clienti e il -2.4% di fatturato. Solo 14 ipermercati sarebbero in progressione, 6 prossimi alla parità e 28 in perdita oltre il -2%; nei reparti soffre soprattutto il settore non food, i reparti casa, comunicazione e bazar, mentre la minore regressione si registra nel settore food.
DEREGULATION, FISASCAT CISL: «NO ALLE APERTURE COMMERCIALI NEI GIORNI DI FESTA»
Roma, 20 aprile 2018 – La Fisascat ribadisce la forte contrarietà alle aperture commerciali nelle giornate di festività. Numerose le iniziative di mobilitazione in Lombardia, Piemonte, Liguria, Alto Adige, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Puglia e Sicilia indette unitariamente dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs contro le aperture commerciali nel corso delle festività del 25 aprile e del 1° maggio e del 2 giugno. Per il segretario generale della categoria cislina Pierangelo Raineri, «la liberalizzazione degli orari di aperura degli esercizi commerciali non ha sortito l’effetto sperato sugli aumenti di fatturato delle imprese» perché, ha aggiunto, «non è cresciuto il reddito dei consumatori». Il sindacalista ha posto l’accento sul ruolo della concertazione tra enti locali e sindacati «alla quale affidare la competenza sul calendario di aperture commerciali» e della contrattazione decentrata «per regolamentare una flessibilità contrattata e retribuita e la volontarietà della prestazione domenicale e festiva».
UNIGLOBAL UNION A ROMA PER L’ALLIANCE DEL COLOSSO DELL’E-COMMERCE AMAZON
Roma, 20 aprile 2018 – Si è svolta la riunione di Amazon Alliance promossa dal sindacato internazionale del terziario e dei servizi Uni Global Union. Presenti oltre 50 rappresentanti sindacali provenienti da Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Polonia, Slovacchia, Spagna Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti. Il meeting ha condiviso le attività svolte e le azioni di protesta promosse nei diversi Paesi per migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori del colosso dell’e-commerce. L’Italia ha fatto da apripista con lo sciopero del 24 novembre del 2017; in Spagna il 22 e 23 marzo 2018 a Madrid si è svolto il primo sciopero partecipato al 98%; il 24 aprile 2018 a Berlino in Germania il sindacato del terziario Ver.Di. promuoverà una manifestazione per protesta cpntro le condizioni di lavoro in concomitanza della premiazione del fondatore e Ceo di Amazon Jeff Bezos da parte di Axel Springer Award “per il progetto imprenditoriale visionario nella economia digitale” cita espressamente la stampa internazionale. Non tanto visionario visto che in Europa e nel mondo il sindacato è pronto a mobilitarsi per migliorare le condizioni di lavoro.La Fist Cisl ha espresso solidarietà al sindacato tedesco Ver.Di. »con l’auspicio che le diverse iniziative di mobilitazione siano funzionali alla definizione di un accordo globale sull’organizzazione del lavoro con la multinazionale statunitense»
SICUREZZA PRIVATA, LA FISASCAT CISL NEI LUOGHI DI LAVORO
Roma, 20 aprile 2018 – Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari, prosegue sui luoghi di lavoro l’attività di informazione sulle motivazioni dello sciopero nazionale dei lavoratori della sicurezza privata indetto dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs per il prossimo 4 maggio, posticipato all’8 maggio per il solo personale addetto al servizio di accesso ai varchi di imbarco passeggeri negli aeroporti. La mobilitazione, organizzata con manifestazione nazionale a Roma a Piazza Santissimi Apostoli, è finalizzata a sollecitare il rinnovo del contratto nazionale di settore scaduto nel 2015. Per la Fisascat Cisl, recita un volantino diramato sui luoghi di lavoro dalla Fisascat Cisl, «il contratto deve essere rinnovato, ma con una intesa equilibrata e non punitiva nei confronti dei lavoratori». La categoria stigmatizza «le posizioni negoziali inconcludenti e dilatorie assunte dalle associazioni del settore al tavolo negoziale» sulla riduzione della durata minima settimanale del part-time con l’abbattimento del limite fissato dal contratto nazionale in 24 ore; sull’abbassamento della maggiorazione per il lavoro supplementare; sull’introduzione del lavoro a chiamata ed intermittente; sull’innalzamento della percentuale di ricorso ai contratti a termine dal 20% al 30%; sulla mancata applicazione delle norme del codice civile in caso di cambio di appalto non più attraverso il trasferimento di ramo d’azienda. La categoria punta il dito anche sulle richieste datoriali sul superamento del sistema di orari stabiliti dalla contrattazione nazionale e sul ricorso a turni variabili e flessibili su fasce orarie determinate dalle imprese ma anche sull’innalzamento del normale orario di lavoro di 45 ore settimanali delle guardie particolari giurate adibite ai servizi di piantonamento con il riposo di due giorni su quattordici anziché di uno su sette. Irricevibili anche le proposte imprenditoriali sulla revisione del trattamento economico della malattia, sulla riduzione del periodo di comporto utile alla conservazione del posto di lavoro e sull’inasprimento delle sanzioni disciplinari e sulla complicazione delle procedure di accesso ai permessi ed ex Legge 104. «La mobilitazione – sottolinea il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice – anche contro la piaga dei contratti in dumping sottoscritti dai sindacati sprovvisti di qualsiasi elemento di rappresentatività reale – affonda il sindacalista – che rischiano di creare, in questo come in altri settori, una rincorsa al contratto collettivo più conveniente per le imprese a danno delle condizioni economiche e normative di decine di migliaia di lavoratori». Contratti «a perdere» per lavoratori esposti quotidianamente a rischi di ogni sorta e per i quali il sindacato respinge con fermezza l’attacco che le associazioni datoriali stanno sferrando al sistema dei diritti e delle tutele garantite dal contratto nazionale leader del settore.
TRONY, LA CURATELA FALLIMENTARE DEI 35 NEGOZI A GESTIONE DPS GROUP FORMALIZZA 458 LICENZIAMENTI. L’OFFERTA DI ACQUISTO SOLO PER 8 PUNTI VENDITA.
CEOTTO: «INCENTIVARE LE PROPOSTE DEI PLAYERS CHE TENDERANNO A SALVAGUARE IL MAGGIOR NUMERO DI LAVORATORI».ASCOLTA il ”Comunicato Stampa Fisascat Cisl – Licenziamenti DPS Trony”.Roma, 20 aprile 2018 – Verso l’epilogo la vertenza che ha coinvolto i lavoratori dei 35 negozi del marchio Trony in Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Puglia e Basilicata e della sede di Milano a gestione Dps Group in fallimento, sospesi e senza retribuzione da diversi mesi. La curatela fallimentare ha formalizzato la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 458 dipendenti; i sindacati di categoria hanno intanto trasmesso la richiesta di incontro per l’avvio dell’esame congiunto previsto dalle norme di Legge. Nel corso dell’ultimo confronto al ministero dello Sviluppo Economico il curatore aveva annunciato l’avvio del bando di gara pubblica per la cessione delle attività dichiarando l’esistenza di un’offerta di acquisto parziale che riguarderebbe solo 8 punti vendita. Mentre rimarrà aperto il tavolo al dicastero per la Fisascat Cisl «è necessario incentivare le proposte di acquisto che tenderanno a salvaguardare il maggior numero di posti di lavoro» ha dichiarato il segretario nazionale della categoria Mirco Ceotto. «Con l’apertura della procedura di licenziamento e l’avvio del bando di gara pubblica tenteremo di percorrere la strada della ricollocazione in altri players del settore, ma per la maggior parte dei lavoratori del marchio si apriranno purtroppo le porte della disoccupazione, sprovvisti di un ammortizzare sociale ad hoc considerato che sono esclusi dai trattamenti ordinari di sostegno al reddito» ha aggiunto. «E’ una vertenza che lascia grande delusione per l’esito di un fallimento emblematico dello stato di sofferenza del retail dell’elettronica di consumo schiacciato dalla concorrenza dell’e-commerce e dall’incapacità aziendale di rilanciarsi sul mercato» ha concluso il sindacalista.
VALTUR ANNUNCIA AL MISE 11 MANIFESTAZIONI DI INTERESSE. MA AVANZA LA MINACCIA “SPEZZATINO”
Roma, 19 aprile 2018 – A confronto con i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs al ministero dello Sviluppo Economico, il tour operator Valtur ha confermato le intenzioni di rinegoziare i contratti attivi e di cedere le strutture ricettive. La curatela fallimentare ha annunciato al dicastero 11 manifestazioni di interesse; all’omologa del Tribunale sul piano concordatario seguirà entro il prossimo 15 maggio l’avvio il bando di evidenza pubblica e l’apertura di un data room, un’interfaccia virtuale sulla proposta di vendita. Anche Cassa Depositi e Prestiti ha dichiarato l’intenzione di cedere i tre villaggi ex Valtur di Pila, Marilleva e Ostuni – acquisiti solo poche settimane fa per 75 milioni di euro – al Th Resorts di cui detiene il 46% della proprietà. Compatti i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs che hanno richiamato alla responsabilità il fondo investitore Investindustrial di Andrea Bonomi ed hanno sollecitato ad individuare un compratore unico capace di avviare un piano di rilancio che mantenga l'integrità del marchio e il perimetro aziendale ed occupazionale. Si svolgerà intanto il 2 maggio il confronto in sede sindacale sulla procedura di licenziamento collettivo avviata da Valtur per i 108 lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, a cui si aggiungono 123 lavoratori a tempo determinato. Per la funzionaria sindacale della Fisascat Elena Vanelli «ci vuole un serio impegno nella ricerca di un investitore che offra concrete prospettive di continuità e di rilancio ad una delle maggiori realtà italiane del settore del turismo e ai suoi lavoratori».