COMMERCIO E DEREGULATION, AVANTI LA MOBILITAZIONE CONTRO LE APERTURE NELLE GIORNATE DI FESTIVITA’.

RAINERI: «ALLA CONTRATTAZIONE DECENTRATA IL COMPITO DI REGOLAMENTARE LA FLESSIBILITA’ VOLONTARIA E RETRIBUITA».Roma, 29 marzo 2018 – Prosegue la mobilitazione sindacale contro le aperture commerciali nelle giornate di festività. Numerose le iniziative di protesta indette unitariamente a livello regionale dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs contro le aperture commerciali nel corso delle festività pasquali dell’1 e del 2 aprile, del 25 aprile e del 1° maggio. In Veneto i sindacati hanno avuto un confronto con il tavolo etico della Regione; in Emilia Romagna le sigle di categoria Cgil Cisl Uil hanno indetto uno sciopero “per il giorno 1° aprile e l’astensione dal lavoro per il 2 aprile invitando a aderire i lavoratori del commercio e gli addetti di tutte le festività svolte all’interno dei centri commerciali”; in Toscana i sindacati hanno indetto due giornate di sciopero per l’1 e il 2 aprile; nel Lazio i sindacati regionali, nel considerare “la scelta di alcune aziende della distribuzione di aprire al pubblico uno stravolgimento del vivere sociale della comunità democratica, fondata anche sul valore sociale della festività“ hanno indetto lo stato di agitazione ed hanno invitato i lavoratori a non fornire prestazioni lavorative nella domenica di Pasqua; in Puglia le tre federazioni hanno proclamato lo sciopero dei lavoratori della grande distribuzione per l’1 e il 2 aprile; in Sicilia le segreterie regionali hanno indetto 8ore di sciopero per le giornate del 2 aprile, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno. Il segretario generale della Fisascat Pierangelo Raineri ha ribadito la posizione della categoria sul tema del lavoro domenicale e festivo e sulle liberalizzazioni degli orari di aperura degli esercizi commerciali «che non hanno sortito l’effetto sperato sugli aumenti di fatturato delle imprese» perché, ha sottolineato, «non è cresciuto il reddito dei consumatori e dei lavoratori dipendenti sui quali grava una tassazione tra le più alte in Europa». Il sindacalista ha posto l’accento sul ruolo della concertazione tra enti locali e sindacati «alla quale affidare la competenza sul calendario di aperture commerciali» e della contrattazione decentrata «per regolamentare una flessibilità contrattata e retribuita e la volontarietà della prestazione domenicale e festiva».

Trony, negato l’esercizio provvisiorio dei 35 negozi a gestione DPS Group. Resta l’incognita della fase liquidatoria

CEOTTO: «NECESSARIE AZIONI DI SISTEMA PER NON DISPERDERE LE PROFESSIONALITA’».ASCOLTA il ”Comunicato Stampa Fisascat Cisl – Dps Trony”.Roma, 28 marzo 2018 – Si complica la vertenza dei circa 500 lavoratori dei 35 negozi del marchio Trony a gestione Dps Group. Il Giudice fallimentare del Tribunale di Milano non ha riscontrato le condizioni previste dalla normativa per fornire l’autorizzazione all’esercizio provvisorio dei punti vendita; il curatore fallimentare effettuerà intanto la pubblicità per poi procedere alla vendita ed agli altri atti di liquidazione che dovrebbero presumibilmente concretizzarsi entro un mese e mezzo. «I lavoratori restano con il fiato sospeso in quanto a seguito del non accoglimento dell’esercizio provvisorio il curatore fallimentare verosimilmente dovrà dare pubblicità alla messa sul mercato degli asset aziendali» ha dichiarato il segretario nazionale della Fisascat Cisl Mirco Ceotto. «Pur rispettosi delle determinazioni raggiunte dal giudice fallimentare competente crediamo sia necessario che l’iter di cessione che si attiverà da qui a breve abbia tempi stretti e sia finalizzato a conservare il maggior numero possibile dei punti vendita e, possibilmente, di occupati» ha aggiunto il sindacalista. «Siamo consapevoli che la fase liquidatoria che si è inaugurata non garantisce la continuità operativa dei rami aziendali e dell’occupazione. Per la Fisascat sarà prioritario, anche con il concorso degli enti locali presso cui insistono i punti vendita, approntare azioni di sistema per non espellere dal ciclo produttivo professionalità ed esperienze consolidate negli anni» ha concluso il sindacalista.

Eataly, si concretizza il welfare aziendale per i 2.000 addetti della catena fondata da Oscar Farinetti

VANELLI: «ATTUATE LE PREVISIONI DEL CONTRATTO INTEGRATIVO, PRIVILEGIATA UN’OFFERTA DI SERVIZI AD ALTA VALENZA SOCIALE» ASCOLTA il "Comunicato Stampa Fisascat Cisl – Eataly”.Roma, 28 marzo 2018 – Si concretizza il pacchetto del welfare aziendale previsto dalla contrattazione integrativa applicata ai circa 2mila addetti di Eataly, la catena di punti vendita specializzati nella vendita e nella somministrazione di generi alimentari italiani di alta qualità fondata nel 2007 oggi presente nel Bel Paese con 14 punti vendita e nel mondo con 10 negozi. In virtu’ di una intesa raggiunta tra i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs e la direzione aziendale, l’accantonamento di 300mila euro previsto dal contratto integrativo siglato nel 2015 sarà destinato ad ampliare le prestazioni offerte dal fondo di assistenza sanitaria integrativa di settore Fondo Est. Per 12 mesi, dal 1° maggio 2018 fino al 30 aprile 2019, i lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato potranno usufruire della nuova convenzione sanitaria e dell’ampliamento delle prestazioni fornite in materia di cure odontoiatriche, ortodontiche ed alle visite specialistiche; sarà possibile inoltre estendere la copertura assicurativa su base volontaria a figli, coniugi o conviventi a fronte del pagamento di un contributo. Soddisfazione in casa Fisascat Cisl. «Buone e proficue relazioni sindacali hanno consentito di raggiungere una intesa che integra e dà piena attuazione alle previsioni del primo contratto integrativo Eataly sul welfare aziendale privilegiando un’offerta di servizi ad alta valenza sociale» ha dichiarato la funzionaria sindacale della categoria Elena Maria Vanelli. «Positiva anche l’apertura di Eataly alla possibile estensione della copertura del Fondo Est.

Valtur, il tour operator avvia la procedura di licenziamento collettivo per 108 dipendenti e comunica la cessazione delle attività di villaggi estivi ed invernali

VANELLI: «NECESSARIO MANTENERE L’INTEGRITA’ DEL MARCHIO CHE RAPPRESENTA L'ITALIA NEL MONDO».ASCOLTA il "Comunicato Stampa Fisascat Cisl – Valtur”.Roma, 28 marzo 2018 – Vertenza in salita per i lavoratori Valtur. Il tour operator acquisito due anni fa dal gruppo Investindustrial di Andrea Bonomi ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per i 108 lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, a cui si aggiungono 123 lavoratori a tempo determinato, confermando il mancato avvio delle attività dei villaggi estivi di Capo Rizzuto, Favignana, Ostuni, Porto Rosa, Torre Chia, Simeri, Garden Club Toscana e Colonna Beach. Sarà interrotta anche l’attività dei villaggi internali Pila Marilleva, Sestriere e Principe di Marmolada. A confronto al ministero dello Sviluppo Economico, il tour operator ha inoltre confermato le intenzioni di rinegoziare i contratti attivi e di cedere le strutture ricettive incassando la contrarietà dei sindacati e del dicastero che ha richiamato alla responsabilità il fondo investitore. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno stigmatizzato la gravità del comportamento di una azienda che sviluppa occupazione prevalentemente stagionale per circa 1200 persone, in alcune zone d’Italia talvolta quasi la totalità dell’occupazione turistica. «Si concretizza il rischio vendita a “spezzatino” paventato con l’avvio della fase liquidatoria, è purtroppo evidente che non c’è nessuna intenzione di salvaguardare il perimetro aziendale di una azienda che rappresenta l'Italia nel mondo e che nel Mezzogiorno ha rappresentato una risorsa occupazionale ed economica fondamentale» ha dichiarato Elena Vanelli dell'ufficio sindacale Fisascat Cisl sollecitando la prosecuzione del tavolo al dicastero dello Sviluppo Economico. «Il ministero – ha precisato la sindacalista – ci ha informati dell’interesse da parte di alcuni imprenditori a rilevare il soggetto unico e ha sollecitato Valtur a verificare la possibilità di questa strada per mantenere l'integrità del marchio». «Come sindacati – ha aggiunto – abbiamo chiesto all'azienda di invertire la marcia e di trovare un compratore che mantenga l'unità del marchio» ha aggiunto. «Tenteremo di gestire in sede sindacale la procedura di licenziamento collettivo avviata proprio in procinto dell’apertura della stagione estiva» ha concluso la sindacalista.

Trony, il destino dei 500 dipendenti DPS Group legato all’autorizzazione del tribunale fallimentare

CEOTTO: «CESSIONE RAMO D’AZIENDA UNICA SOLUZIONE PER IL MANTENIMENTO DEI LIVELLI OCCUPAZIONALI E PER L’ACCESSO AGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI». ASCOLTA il ”Comunicato Stampa Fisascat Cisl – Trony”.Roma, 27 marzo 2018 – Ancora incerto il destino occupazionale dei 500 lavoratori dei 35 negozi della catena Trony a marchio Dps Group. Domani il Giudice fallimentare del Tribunale di Milano valuterà l’autorizzazione all’esercizio provvisorio dei punti vendita, requisito essenziale per formalizzarne la cessione ad eventuali investitori interessati all’acquisizione e al rilancio aziendale. E’ questo lo scenario che si prospetta al termine del previsto confronto al ministero dello Sviluppo Economico tra i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs e la curatela fallimentare della società del gruppo di distribuzione di elettronica di consumo. «Il nostro auspicio è che il Tribunale competente domani dia l’autorizzazione all’esercizio provvisorio dei punti vendita» ha dichiarato il segretario nazionale della Fisascat Cisl Mirco Ceotto. «Ci auguriamo che si palesino tempestivamente manifestazioni di interesse volte al mantenimento dei livelli occupazionali e a scongiurare la chiusura definitiva dei punti vendita, sarebbe l’unico modo per risollevare le sorti di almeno parte dei negozi attraverso un serio piano di rilancio e per consentire ai 500 lavoratori l’accesso agli ammortizzatori sociali in continuità non previsti in caso di cessazione di attività» ha concluso il sindacalista.

TERZIARIO, PROSEGUE IL TREND DI SVILUPPO DEL SETTORE DEI SERVIZI IN ITALIA PER FATTURATO E NUMERO DI OCCUPATI.

RAINERI (FIST CISL): «ALLA CRESCITA NON CORRISPONDE QUALITA’ DEL LAVORO, URGENTE ARGINARE DUMPING E DARE ATTUAZIONE ALLE INTESE SULLA RAPPRESENTANZA SOTTOSCRITTE CON LE ASSOCIAZIONI DELLE IMPRESE DEL TERZIARIO» ASCOLTA il "Comunicato Stampa Esecutivo Fist”.Roma, 26 marzo 2018 – Prosegue il trend di sviluppo del settore dei servizi in Italia, sia per fatturato che per numero di occupati e ore lavorate; i più recenti dati Istat segnalano una crescita del 3,4% su base annua, circa 8milioni di lavoratori e 7,7milioni di ore lavorate. La dinamica congiunturale del mercato del lavoro presenta una lieve crescita dell’occupazione nel settore, con un aumento del 3% su basa annua; l’aumento congiunturale è il risultato di un nuovo incremento dei dipendenti a tempo determinato – dove aumenta il lavoro in somministrazione al 13,5% – a fronte di un calo dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato e degli indipendenti. E’ con questa analisi di scenario che si sono aperti i lavori del Comitato Esecutivo della Fist Cisl, convocato a Roma per gli adempimenti statutari. E’ un bilancio positivo quello della federazione italiana dei sindacati del terziario nata nel 2014 dall’accorpamento delle federazioni cisline Fisascat e Felsa – rispettivamente del lavoro dipendente del commercio, turismo e servizi e del lavoro autonomo, atipico e somministrato – con il dato del tesseramento 2017 che ha raggiunto quota 408.421 registrando una crescita del 3.93% rispetto all’anno precedente. Le due federazioni sono impegnate l’una sui rinnovi contrattuali nel commercio turismo e servizi, che complessivamente riguarderanno nel 2018 circa 7milioni di lavoratori, l’altra sulla trattativa di rinnovo del contratto di lavoro somministrato che interessa una platea di circa 400mila lavoratori secondo la Nota Trimestrale sulle Tendenze dell’Occupazione elaborata dall’Istat, il 3,5% dell’occupazione dipendente, in crescita esponenziale (+26,9%) – con una forte accelerazione a partire dal primo trimestre 2017 (+22,5%) e confermata nel secondo e nel terzo trimestre del 2017 (+24,4% e 23,8%, rispettivamente) – prevalentemente nel settore dei servizi e nel commercio dove circa 65mila addetti sono somministrati. «L’obiettivo comune alle due federazioni è quello di dare una risposta ai diritti ed alle tutele dei lavoratori del terziario attraverso una contrattazione sempre più inclusiva delle nuove tipologie dei rapporti di lavoro in un mercato in continua evoluzione dove alla crescita dei fatturati non corrisponde ancora la crescita della qualità dell’occupazione» ha dichiarato il segretario generale della Fist Cisl Pierangelo Raineri. «Il settore dei servizi è esposto a logiche di mercato incontrollate e al criterio del massimo ribasso soprattutto nel settore dei servizi in appalto con evidenti ripercussioni sui livelli occupazionali e retributivi» ha aggiunto il sindacalista denunciando una piaga che attanaglia il settore quello del «dumping contrattuale generato da associazioni e sindacati non rappresentativi». «Bisognerà dare piena attuazione agli accordi sottoscritti con le maggiori associazioni di imprese del terziario sulla funzione della contrattazione collettiva nazionale, sulla misurazione della rappresentatività, sulle modalità di rilevazione della rappresentanza, sulla titolarità ed efficacia della contrattazione, sulle regole generali che presiedono alla determinazione della rappresentanza sindacale in azienda e sulla contrattazione di secondo livello da rafforzare insieme al welfare ed alla bilateralità» ha concluso il sindacalista.

COMMERCIO TURISMO E SERVIZI, AL CNEL DEPOSITATI OLTRE 70 CONTRATTI “PIRATA”.

RAINERI (FISASCAT CISL): «URGENTE ARGINARE IL DUMPING CONTRATTUALE, CRUCIALE LA QUESTIONE DELLA RAPPRESENTANZA».ASCOLTA il "Comunicato Stampa Fisascat Cisl – Contratti Pirata”.Santa Margherita di Pula (Ca), 21 marzo 2018 – Arginare il fenomeno del dumping e ripristinare il ruolo della contrattazione in tutti i diversi comparti del terziario, settore prevalente dell'economia italiana e dalle grandi prospettive occupazionali ma che soffre dell'alta frammentazione del lavoro e dell'impiego. E' questa una delle priorità della Fisascat, la federazione della Cisl del commercio, turismo e servizi, ribadita in occasione del Comitato Esecutivo di categoria, convocato in Sardegna, regione simbolo dei punti di forza e criticità dei settori rappresentati dalla categoria riunita a Santa Margherita di Pula a Cagliari per l'approvazione del bilancio consuntivo 2017 e per l'analisi dello stato dei rinnovi contrattuali di settore che interessano complessivamente oltre 8 milioni di lavoratori. «La recente tornata elettorale ha espresso soprattutto il disagio sociale di diversi milioni di elettori e di cittadini che non credono più in una soluzione tradizionale ai problemi delle famiglie e dei lavoratori. E' in questo contesto che il sindacato dovrà misurarsi ed affermare il ruolo di autonomia e della contrattazione, che dovrà tenere sempre più conto di una maggiore richiesta di tutela che arriva dai nostri iscritti» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Pierangelo Raineri nell'intervento introduttivo ai lavori stigmatizzando la preoccupante situazione contrattuale esistente nel commercio, turismo e servizi. «Al Cnel risultano registrati come contratti in “vigore” nel settore commerciale ben 67 contratti nazionali “pirata” sottoscritti da 75 sindacati e da 110 associazioni datoriali non rappresentativi, ma anche in altri settori, come ad esempio nei pubblici esercizi, nei servizi socio sanitari assistenziali educativi di natura privata e nei servizi di vigilanza, trovano applicazione intese siglate da associazioni minoritarie che riducono drasticamente diritti e tutele e cancellano norme faticosamente conquistate negli anni dai sindacati maggiormente rappresentativi» ha affondato il sindacalista. «Se da un lato è dunque necessario affrontare il tema della rappresentanza anche delle associazioni datoriali, dall'altro è urgente che proprio i sindacati maggiormente rappresentativi abbiano come unico comune obiettivo il rinnovo dei contratti di settore, riproponendo la centralità dei diritti e la stabilizzazione dell'occupazione» ha sottolineato il sindacalista ricordando che «nei settori del commercio, turismo e servizi ben 3milioni di lavoratori attendono il rinnovo contrattuale nel peggiore dei casi da quasi cinque anni» e che «nel 2018 scadranno i contratti per oltre 4milioni di lavoratori». Per il sindacalista «occorrerà portare avanti e realizzare concretamente la riforma del modello contrattuale e dunque sviluppare più contrattazione decentrata ma anche affermare una contrattazione nazionale che garantisca le tutele necessarie ed un salario contrattuale adeguato e che sappia potenziare i sistemi di welfare esistenti proiettandoli alla long term care considerate le previsioni di invecchiamento demografico nel nostro Paese» ha aggiunto Raineri. Ma non solo. Il sindacalista ha posto l'accento anche sulle prospettive di sviluppo della bilateralità nella funzione del sostegno al reddito, considerato che proprio i milioni di lavoratori del commercio turismo e servizi sono esclusi dai trattamenti ordinari. «In futuro occorrerà generare nuovi strumenti contrattuali in seno alla bilateralità, a cominciare dalla costituzione dei fondi di solidarietà bilaterali partecipativi istituiti dalla Legge Fornero e cogliere le opportunità normative sull'ampliamento strutturale della funzione di integrazione salariale per i lavoratori coinvolti dai processi di esodo e dalle chiusure aziendali ma anche nelle prestazioni di prepensionamento per i lavoratori che non distano più di cinque anni dal raggiungimento del diritto alla pensione».

RILANCIO DEL PAESE, IGNAZIO GANGA (CISL): «AL SINDACATO IL COMPITO DI CONTRASTARE LE DISEGUAGLIANZE SOCIALI»

ASCOLTA il "Comunicato Stampa Fisascat Cisl – Intervento Segr.Conf. Cisl Ganga”. Santa Margherita di Pula (Ca), 21 marzo 2018 – «Il nostro Paese sta attraversando una fase complessa e delicata sul piano politico. Il progetto di Sindacato della Cisl fonda l'essenza della ripartenza italiana sul valore della “partecipazione”, strumento per tenere insieme imprese, posti di lavoro, lavoratori, generazioni, generi, territori ed etnie dando voce e ricercando soluzioni ai loro problemi» lo ha dichiarato il segretario confederale Cisl Ignazio Ganga intervenendo ai lavori del Comitato Esecutivo della Fisascat Cisl in programma in Sardegna a Santa Margherita di Pula (Ca). «Se vogliamo avere futuro dobbiamo rafforzare la nostra missione originale sul fronte della rappresentanza irrobustendo il potere della contrattazione consapevoli che nella nostra capacità di contrattare continuerà a esprimersi anche nel futuro la nostra funzione, in quanto mai come oggi la forza e il potere dei lavoratori continua a sottostare nella nostra capacità di negoziare» ha sottolineato il sindacalista. «Più lavoro c'è, più è regolare e continuativo, più è retribuito in modo equo, più è sano e tutelato, più ampia ed equilibrata è la distribuzione dei redditi e delle protezioni sociali e più questo Paese potrà farcela ed è su questo principio che abbiamo costruito l'ultima intesa sulla previdenza, il ragionamento su Europa, Lavoro, fisco e welfare, l'intesa con Confindustria, il negoziato sui contratti pubblici» ha aggiunto. «Mai come oggi è fondamentale lavorare per consolidare la buona occupazione. Diciamo questo considerato che il Paese, anche alla luce dei recenti dati, dimostra che il lavoro fa fatica a recuperare gli indici di passate congiunture dove il lavoro strutturato, quello a tempo indeterminato continua a dimostrare difficoltà a consolidarsi soprattutto per i più giovani costituendo un problema grave e specifico per il Paese» ha poi sottolineato Ganga.   «Nella consapevolezza che non esiste equità e giustizia senza il lavoro e i diritti, il Sindacato dovrà ancora impegnarsi per combattere le grandi diseguaglianze del momento che generano alcuni grandi sogni di questo secolo che avanza: il lavoro e la previdenza per tutti e soprattutto per i giovani, la lotta alla povertà, la conciliazione fra vita e lavoro anche attraverso forme di riduzione dell'orario. Ma per tutto questo serve tanto più Sindacato, serve un Sindacato “agile e moderno”, ulteriormente proiettato a interpretare i sommovimenti in atto nel mercato del lavoro e a guidare questa nuova stagione di impegno sociale e politico» ha concluso il sindacalista.

SINDACATO, NEL 2017 IL TESSERAMENTO DELLA FISASCAT CISL CRESCE DEL 4,43% E RAGGIUNGE QUOTA 366.899 ISCRITTI.

GUARINI: «FONDAMENTALE L'iMPEGNO DELLE FEDERAZIONI TERRITORIALI NELLA TUTELA DEI DIRITTI INDIVIDUALI».ASCOLTA il ”Comunicato Stampa Fisascat Cisl – Tesseramento Fisascat”.Santa Margherita di Pula (Ca), 21 marzo 2018 – Bilancio 2017 positivo per la Fisascat, la federazione sindacale del commercio, turismo e servizi della Cisl. Il tesseramento dello scorso anno ha infatti raggiunto quota 366.899, con un incremento di 15.553 iscritti, pari ad una crescita del 4,43% rispetto al 2016. La crescita soprattutto nel settore dei servizi; la presenza femminile è predominante nel tesseramento della categoria con il 62,58% di donne e il 37,42% di uomini; circa il 14% dei tesserati è inoltre composto da lavoratrici e lavoratori immigrati.Il dato – divulgato in occasione della riunione del Comitato Esecutivo Fisascat convocato per l'approvazione del Bilancio Consuntivo 2017 – conferma il trend di sviluppo degli ultimi anni: dal 2006 il dato associativo è cresciuto dell'89,49% con 181.484 lavoratori che hanno scelto di aderire alla categoria cislina. Le Regioni dove si è registrato il maggior incremento del tesseramento sono state la Sardegna, le Marche, l'Abruzzo-Molise con una crescita su base annua rispettivamente del +11.60%, del +9.34% e del +7.64%. In Umbria, Basilicata, Valle d'Aosta, Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna la crescita si attesta intorno al 6%. A livello territoriale la crescita maggiore si è registrata nella provincia sarda di Nuoro, dove il tesseramento è passato da 1.821 a 2.329 unità, pari al +27.9%; segue la provincia di Sondrio con un +23.15% e la provincia di Viterbo dove l'incremento è stato del 22,60%. Le Federazioni territoriali che hanno registrato un incremento che si attesta tra il 10% e 20% sono il Sulcis-Iglesiente, Oristano, Toscana Nord, Foggia, Olbia, Agrigento, Caltanissetta, Enna, La Spezia, Cagliari, Bergamo, Emilia Centrale, Palermo-Trapani, e Parma-Piacenza. «Il sindacato resta il punto di riferimento per migliaia di lavoratrici e di lavoratori del commercio, turismo e servizi, molti dei quali coinvolti dalle molteplici procedure di mobilità avviate dalle aziende in crisi sia a livello nazionale che territoriale» ha commentato il segretario organizzativo della Fisascat Cisl Davide Guarini. «A livello decentrato è stato fondamentale l'impegno delle federazioni territoriali nella tutela dei diritti individuali minati dalla crisi degli ultimi anni e dall'avvento della digitalizzazione, ed è per questo che la federazione nazionale continuerà a sostenerle anche economicamente» ha aggiunto il sindacalista confermando l'erogazione del contributo destinato alle attività degli sportelli territoriali Fisascat Cisl Opendoors, operativi dal 2016, al servizio delle lavoratrici e dei lavoratori del commercio, turismo e servizi. «Crediamo sia utile proseguire nella diffusione a livello decentrato nei servizi di informazione sulle opportunità fornite dalla contrattazione nel commercio, turismo e servici e dal sistema della bilateralità e del welfare integrativo, un servizio a disposizione anche dei tanti immigrati che nel nostro Paese svolgono attività lavorativa nei comparti rappresentati dalla Fisascat Cisl, che sempre più ha tra gli obiettivi anche quello dell'integrazione» ha sottolineato Guarini. «Certo la contrattazione dovrà avere sempre più la capacità di sviluppare la qualità dell'occupazione – ha concluso il sindacalista – soprattutto nel comparto dei servizi privati in appalto, particolarmente esposto a logiche di mercato incontrollate e al massimo ribasso, con le inevitabili ripercussioni sui livelli occupazionali e retributivi».

Trony: chiusi 40 negozi per fallimento Dps,500 lavoratori a casa

Ceotto: «Chiesto tavolo al Mise, retail schiacciato dall’e-commerce» ASCOLTA il "Comunicato Stampa Fisascat Cisl – Trony”.Roma, 19 mar. – Chiusi circa 40 negozi Trony: cinquecento lavoratori senza piu' un posto di lavoro e centinaia di clienti che non sanno come entrare in possesso della merce ordinata. Venerdi' alle ore 18 e' arrivata la comunicazione di fallimento di Dps group, a cui fanno capo una quarantina di punti vendita della catena che commercializza elettrodomestici e apparecchiature elettroniche in tutta italia. I dipendenti – raccontano i sindacati – hanno ricevuto solo un messaggio wahtsapp che avvisava della chiusura del posto di lavoro. Nessuna comunicazione e' arrivata alle segreterie delle organizzazioni sindacali nazionali di categoria. E i consumatori, che in alcune citta' gia' da tempo avevano avuto la sorpresa di scaffali quasi vuoti, hanno trovato la saracinesca abbassata: molti aspettano di sapere che fine hanno fatto ordini e anticipi e giovani coppie temono per le loro lista di nozze. La vicenda inizia piu' di un anno fa: a giugno 2017 Dps della famiglia Piccinno adotta lo strumento della cessione di ramo d'azienda per passare 40 punti vendita alla societa' Vertex, che fa sempre capo alla famiglia. Poi pero' vertex retrocede i negozi in due momenti, a gennaio (16) e la settimana scorsa (23); restano fuori i punti vendita di Taranto e Mestre. Dps chiede il concordato preventivo e il 25 gennaio il tribunale nomina un commissario giudiziale, Alfredo Haupt. Il 15 marzo viene dichiarato il fallimento e il curatore fallimentare resta Haupt. Vertex da parte sua ha presentato la domanda di concordato preventivo il 9 marzo scorso.Per i sindacati e' una doccia fredda, visto che avevano cercato possibili soluzioni: gia' nel 2015 erano stati fatti i contratti di solidarieta' difensivi con una riduzione media dell'orario di lavoro del 20%. Ma gli sforzi non si erano rivelati sufficienti: il protrarsi della crisi economica finanziaria e il conseguente stallo dei consumi portano Cds, che al momento aveva in forza 615 lavoratori sull'intero territorio nazionale, a licenziare 163 persone e a chiudere i punti vendita di Milano, Taggia (Im) e Torino. Al momento della cessione a Vertex, i dipendenti ammontavano a 508. A marchio Trony ci sono altri quattro punti vendita che fanno capo ad un'altra societa', la Frc: quello di Genova ha chiuso, quello di Napoli e' stato ceduto in affitto di ramo d'azienda a Piazza Italia (con il passaggio di tutti i 41 lavoratori) mentre per gli altri due, a Milano e Verona (complessivamente 64 lavoratori), non si vedono spiragli: e' stata infatti avviata la procedura di mobilita' e non e' stato trovato alcun accordo con i sindacati. Infine, vi sono i negozi Trony affiliati o gestiti da privati che hanno avuto l'uso del marchio: alcuni potrebbero subire conseguenze indirette dalla situazione in cui versa Vertex, che in alcuni casi e' il fornitore della merce, ma che hanno la capacita' di stare sul mercato autonomamente. In crisi, infatti, non e' propriamente Trony, ma Dps. Alla notizia del fallimento, i sindacati hanno organizzato un sit in a Bari, davanti ad uno dei tre negozi della citta' chiusi: "In piazza non c'erano solo i lavoratori – riferisce Barbara Negli, segretaria della Filcams Cgil Puglia – anche tanti clienti che dovevano ritirare la merce e non sapevano a chi rivolgersi". "I dipendenti sono a casa senza una comunicazione ufficiale ed io ho inviato una mail al curatore fallimentare per avere le necessarie spiegazioni". Oggi i sindacati hanno inviato una richiesta congiunta al ministero dello Sviluppo economico per avere un incontro urgente. "Siamo molto preoccupati per la situazione di tutto il mercato dell'elettronica e degli elettrodomestici – afferma Ivana Veronese, segretaria nazionale Uiltucs – che subisce la concorrenza del commercio online. Siamo preoccupati per i lavoratori Trony che pagano una gestione aziendale che non ha saputo guardare avanti e che ha cercato di mettere pezze quando era ormai troppo tardi. Purtroppo ora abbiamo molte famiglie che non sanno se avranno un futuro lavorativo e si domandano se il curatore fallimentare riuscira' a vendere i negozi ad altri imprenditori. Per questo chiediamo che la questione sia posta all'attenzione del governo". "La preoccupazione per il settore c'e' da tempo – fa notare Mirco Ceotto, segretario nazionale Fisascat Cisl – perche' la concorrenza dell'e-commerce e' sempre piu' pesante. In particolare ora per i lavoratori di Trony chiediamo un tavolo al Mise, dal momento che non sono garantiti gli ammortizzatori sociali in caso di chiusura. Ma anche durante il fallimento, i punti vendita potrebbero essere acquistati da altri imprenditori, in modo da salvaguardare lavoro e sviluppo del territorio".Fonte: Agi